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smaltimento di rifiuti "in bianco" i meccanismi della magia
- Subject: smaltimento di rifiuti "in bianco" i meccanismi della magia
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 27 Apr 2004 06:47:32 +0200
da diritto all'ambiente.it domenica 14 marzo 2004 SMALTIMENTO DEI RIFIUTI " IN BIANCO": CLAMOROSA INCHIESTA DEI CARABINIERI CON UNDICI ARRESTATIE CENTINAIA DI INDAGATI - I TERRENI USATI COME PATTUMIERE ED I RIFIUTI TRASFORMATI "PER MAGIA" IN MATERIE PRIME. A cura del Dott. Maurizio Santoloci magistrato - direttore sito internet www.dirittoambiente.com I terreni usati come pattumiere per rifiuti pericolosi di ogni tipo. Gli smaltimenti dissimulati "in bianco" attraverso la ripulitura giuridica dei rifiuti che partono come tali ed arrivano come "materie prime" grazie ad abili giochi cartacei e documentali. Da tempo sul nostro sito ed in occasione di seminari e convegni andiamo ribadendo che questi sono i nuovi fronti dei crimini ambientali. Che trovano peraltro alimento anche in interpretazioni arcaiche e distorte delle norme anche da parte di alcuni amministrazioni che ritengono i terreni ormai la destinazione naturale di ogni tipo di rifiuti con presunte chiavi di deregulation costituite da fertirrigazioni, utilizzi agronomici, spandimenti e riutilizzi a fini agricoli. Pratiche che in realta' in tantissimi casi nascondono puramente e semplicemente smaltimenti di immense quantita' di fanghi, liquami, reflui e schifezze di ogni tipo su terreni incolti destinati a corpo ricettore e pattumiera privilegiata (ed economica) di ogni tipo di rifiuto industrialel. Puro o "ripulito" giuridicamente attraverso giri di carte e documenti che, come per magia, trasformano i rifiuti in "materie prime" o sostanze utili per i terreni. Rinviamo ai diversi articoli pubblicati sul nostro sito che affrontano questi temi, con un comun denominatore che lega spandimento di fanghi abusivi, fertirrigazione con liquami zootecnici illegali, spandimenti di reflui da frantoi oleari illeciti ed altre pratiche che hanno un dato comune: l'utilizzo dei terreni (fittiziamente) agricoli per smaltimenti a basso costo, dietro il paravento delle sigle di pratiche agricole di facciata. I danni per gli ecosistemi sotterranei, e la falde acquifere in modo particolare, sono facilmente immaginabili e le conseguenze, non immediatamente visibili, sono proiettate negli anni futuri in modo indefinito ed incontrollato. Il Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente (NOE) in Veneto ha smasherato ancora una volta, l'ennesima attivita' dedita appunto a smaltire i rifiuti con tali meccanismi. Una nota pubblicata su "lanuovaecologia.it" in data 8 Marzo 2004 spiega perfettamente i meccanismi del crimine ed i termini dell'inchiesta: " Ecoreati - In provincia di Venezia undici arresti e centinaia di indagati - Houdini e la magia dello smaltimento illecito Sgominata un'organizzazione criminale che faceva carte false per trasformare in inerti i rifiuti pericolosi. Una fitta rete di collusioni che ha interessato intermediari, trasportatori, titolari di centri di stoccaggio e laboratori di analisi Undici ordinanze di custodia cautelare e un centinaio di indagati. Il nome dell'operazione dei carabinieri, Houdini, del Nucleo operativo ecologico di Venezia e del reparto carabinieri Tutela ambiente di Roma la dice lunga sulla destrezza dei protagonisti di un traffico di rifiuti pericolosi in varie città italiane. Il blitz scattato nelle prime ore di stamane è coordinato dalla procura di Venezia. L'accusa per i soggetti raggiunti dal provvedimento restrittivo è di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, falso ideologico materiale, immissione nell'aria di polveri e fumi inquinanti. L'operazione è denominata "Houdini" per l'abilità degli indagati nel "trasformare" i rifiuti pericolosi in non pericolosi o addirittura in materiale inerte. Dopo due anni di indagini, il Noe dei carabinieri ha individuato e disarticolato un'organizzazione di ecocriminali, «altamente specializzati» con base strategica nella provincia di Venezia. L'organizzazione, attraverso la falsificazione di documenti di trasporto, certificati di analisi e la simulazione di operazioni di recupero, per anni avrebbe illecitamente smaltito centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi presso siti non autorizzati dell'intero territorio nazionale, con gravissimo danno all'ambiente. L'indagine è partita nel 2001 con il sequestro a Rieti di una cava utilizzata per smaltire illecitamente rifiuti pericolosi. Ma, secondo quanto accertato dai carabinieri del Noe, sono numerosi in tutta Italia i siti destinati dai criminali ambientali per eliminare rifiuti pericolosi. Oltre alle cave che sarebbero utilizzate per la ricomposizione ambientale, figurano anche terreni agricoli e laghi naturali dove finivano rifiuti speciali pericolosi composti soprattutto da fanghi industriali, scorie e polveri prodotte da impianti siderurgici. In passato sono stati intercettati anche 300 fusti di pentasolfuro di fosforo (sostanza cancerogena altamente pericolosa per l'uomo e l'ambiente). Oltre agli arresti i carabinieri hanno eseguito decine di perquisizioni e altrettanti sequestri di aree, tra cui i due più grandi depositi italiani di stoccaggio. Fulcro del traffico sarebbero state le società **** (Venezia), uno dei più grandi impianti di gestione rifiuti d'Italia, già coinvolta in passate indagini, e **** (Venezia), le quali, secondo gli investigatori, hanno organizzato a livello nazionale l'illecito traffico avvalendosi di una fitta rete di collusioni, che ha interessato intermediari, trasportatori, titolari di centri di stoccaggio, recupero e smaltimento, laboratori di analisi, tutti saldamente inseriti nel contesto criminale. In comune il "modus operandi", finalizzato di fatto a far "scomparire" determinate tipologie di rifiuti speciali pericolosi (terre di bonifica, scorie e polveri di fonderia, fanghi industriali) mediante operazioni di miscelazione indiscriminata; il materiale veniva avviato poi allo smaltimento in discariche non idonee oppure utilizzato per ripristini ambientali, formazione di rilevati e sottofondi stradali, attività per produzione di ammendanti e fertilizzanti (compost). A conclusione dell'inchiesta, il Gip veneziano Licia Marino, su richiesta del pm Giorgio Gava, ha emesso 7 ordinanze custodia cautelare in carcere e 4 ordinanze di custodia cautelare arresti domiciliari.". I titoli dei giornali locali sono stati significativi. "Cosi' hanno avvelenato terreni e cave - Sostanze tossiche smaltite al risparmio per trarre profitto anche con la compiacenza di aziende agricole" ("Il Gazzettino" del 9/5/04) - " Colossale traffico di rifiuti pericolosi, undici arresti - Secondo i Carabinieri i titolari declassificavano il materiale per guadagnare sullo smaltimento. Settanta indagati" ("Il Gazzettino" del 9/5/04) - "Inquinavano mezza Italia, arrestati - L' accusa:rifiuti tossici usati come fertilizzanti - Ora vanno controllate le falde acquifere" - "Fanghi alla diossina come fertilizzanti" ("La Nuova Mestre" - 9/4/04) . Questa nuova ed ulteriore inchiesta segue quelle gia' mesi scorsi avviate e concluse sia dai Carabinieri che da altre forze di polizia, sempre con terreni destinatari di smaltimenti illegali ora di fanghi ora di liquami. In questo scenario di drammatico ed illegale impatto ambientale, appare stupefacente che in diverse sedi, anche autorevoli, c'e' ancora chi insiste a sostenere tesi giuridiche in base alle quali i fanghi, i reflui zootecnici, i rifiuti liquidi provenienti da vari tipi di insediamenti, se diretti verso "un uso agricolo" sarebbero totalmente resi esenti sia dalla normativa sui rifiuti che dalle regole sugli scarichi. Nessun registro di carico e scarico, nessun fomulario, nessuna regola e nessun controllo. Tutto di "uso agricolo" e deregolamentato. E' logico che chi delinque, e lucra in modo smodato su tali affari criminali, fonda il proprio operato proprio su tale presunta deregulation strisciante che di fatto sortisce l'effetto di rendere tali rifiuti zona franca dai controlli e dunque di poter riversare sui terreni ogni devastante residuo industriale, puro o miscelato o "ripulito" giuridicamente, senza incorrere in alcun controllo e sottostare ad alcuna regola. Bravi i Carabinieri del Comando per la Tutela dell'Ambiente (NOE) che, evidentemente poco sensibili a tali strumentali ed artificiose argomentazioni, continuano a ritenere, senza dar credito a troppi sofismi ermeneutici , che i rifiuti industriali sono. rifiuti industriali anche e soprattutto se vanno buttati sui terreni. E seguono, controllano le filiere senza cadere nella trappola della presunta deregulation a tutti i costi che renderebbe casi come questo invisibile agli occhi degli (abili) investigatori. I rifiuti spesso scompaiono per magia, ma c'e' anche da dire che a volte qualche organo di controllo si fa imbonire troppo facilmente dalle arti magiche degli stregoni dei crimine ambientale. Ed i traffici proseguono indisturbati, visibili di fatto ma "invisibili" giuridicamente. Se, come i Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, applicando le norme in modo puntuale e rigoroso, si resta immuni da tali incantesimi, i risultati sono evidenti e palesi e dietro le magie si nascondono smaltimenti illegali a tutto campo. Dal canto nostro sono anni che sosteniamo questa tesi. Ci permettiamo di riportare un brano tratto dal nostro "Rifiuti - acqua - aria -rumore: tecnica di controllo ambientale" (Edizioni Laurus Robuffo) relativo al tema. " Le attività fraudolente per dissimulare gli smaltimenti illeciti - La"triangolazione" con il "giro bolla" Il reato di cui all'art. 53/bis (appunto residuale rispetto al ben più articolato pacchetto predisposto dalla "Commissione Ecomafia" del Ministero dell'Ambiente) tende ad affrontare il sistema, appunto organizzato ed affatto disarticolato, di persone, mezzi e strutture finalizzato in via preordinata e continuativa a dissimulare gli smaltimenti illeciti con il paravento di operazioni formalmente legali. Una delle principali operazioni di tal genere è la cosiddetta "ripulitura" formale dei rifiuti (un po' come si verifica per la "ripulitura" del denaro sporco.). In pratica, si organizzano (si sottolinea: si organizzano, non si improvvisano) una serie di trasporti articolati a livello nazionale con una serie di passaggi intermedi che servono per far passare i rifiuti sotto altri codici aventi un costo di lavorazione sempre più basso e certamente più conveniente e redditizio rispetto ai rifiuti pericolosi. Una vera e progressione declassificazione che avviene a piccoli passi. Alla fine il paradosso è che i rifiuti, così "ripuliti" come codici, vengono smaltiti illegalmente ma formalmente in modo perfettamente legale! Il metodo più semplice (ma più grossolano) è quello posto in essere già in fase iniziale di spedizione dal produttore che ricorre a certificazioni false per avallare l'emissione di documenti (formulario) con indicazioni di identificazione altrettanto false sulla natura dei rifiuti. Il fraudolento concetto interpretativo del "peso a destino", che pretende addirittura di lasciare in bianco il "campo" del peso nel formulario per la compilazione una volta giunti al sito di destinazione finale (!), completa spesso il quadro. In pratica, i rifiuti viaggiano con documenti virtuali (per il "peso a destino" rinviamo al paragrafo specifico del presente volume che affronta il tema in modo dettagliato). Ma i sistemi più sofisticati (e che proprio per questo denunciano già strutturalmenteun'attività organizzata e non improvvisata) sono quelli relativi alla "triangolazione" con il sistema del "giro bolla". In pratica, i rifiuti viaggiano a livello cartaceo e documentale da un sito di stoccaggio ad altro sito di stoccaggio , ubicati magari i regioni diverse, e presso ogni sito "perdono" un po' delle caratteristiche di codice identificativo e, per così dire, "dimagriscono" come peso formale e di pericolosità. La tipologia viene dunque di volta in volta resa meno impegnativa aggirando così le norme statali e/o regionali e per ovviare alle prescrizioni autorizzative dell'impianto a cui il rifiuto è destinato (che altrimenti non sarebbe ricevibile perché magari detto impianto è solo dedicato al recupero in senso stretto oppure può smaltire solo determinate categorie di rifiuti e non altre, tra cui quella in arrivo.). Per chiarezza: il rifiuto materialmente e fisicamente resta identico; la mutazione avviene solo sulla carta, perché i vari filtri di "ripulitura" concentrati negli "stoccaggi intermerdi" fittizi ogni volta lo declassificazione con operazioni fittizie (e non attuate realmente) fino a trasformarlo (ma solo e sempre sulla carta) come un rifiuto adatto e compatibile con il sito di destinazione. In pratica, il rifiuto spedito dal produttore con un determinato codice, viene "caricato" dal centro di stoccaggio fittizio ed annotato sul registro di carico e scarico; in un secondo momento, lo stesso centro lo spedisce di nuovo con nuova documentazione e con codice "declassificato" attestando un trattamento in realtà mai avvenuto. Questa operazione può essere ripetuta diverse volte fino a quando, gradualmente, il rifiuto assume il codice idoneo per un sito finale prefissato. Quest'ultimo, dunque, riceve e tratta di fatto un rifiuto che non poteva ricevere ma tutto avviene in modo solare e legale perché i documenti sono stati adeguati lungo il percorso con tali operazioni. Operazioni che, poi, si pretende essere state effettuate da un semplice "trasportatore" (e cioè un "vettore"). Si tratta, invece, come appare evidente, di un vero e proprio "gestore polivalente". Ma su questo punto specifico rinviamo al paragrafo che affronta il tema nel dettaglio. Ma i due sistemi sopra descritti molto spesso interagiscono e diventano alla fine una sola prassi che utilizza ambedue le metodiche, giacché si tende a simulare formalmente l'avvenuto smaltimento o recupero (spesso ciò è necessario per adattare il rifiuto alle iscrizioni di cui è in possesso il "trasportatore" (che in realtà non è tale ma è un "gestore"). Quest'ultimo sistema è ancora più disastroso come conseguenze, perché presuppone che i rifiuti, in realtà mai arrivati presso il sito finale, sono stati smaltiti illegalmente in modo occulto e praticamente "fatti sparire" sottoterra, in mare, in fognatura etc. Il costo è dunque zero ed i vantaggi a livello di lucro smodati. In tale ipotesi non si tratta di "ripulire" i rifiuti formalmente per farli giungere "legalmente" presso un sito non adatto, ma di non farli giungere affatto presso alcun centro. Il viaggio qui è veramente e totalmente "virtuale" e solo sulla carta, cosicché le copie del formulario vengono compilate in modo fittizio da un compiacente titolare di sito di destinazione e la forma documentale per i controlli è sempre salva. Tutte queste (ed altre) operazioni hanno in comune due particolari essenziali: una organizzazione di fondo (altrimenti non sarebbero ipotizzabili a livello pratico) dove tutti i soggetti attivi sono complici e nessuno è parte lesa, e lo sforzo di presentare l'attività posta in essere come formalmente lecita a livello documentale con costi superiori a quelli realmente maturati. Le false fatturazioni sono dunque fisiologiche in tali sistemi, giacché è necessario riequilibrare la differenza in più solo formalmente dovuta; e dunque il produttore (o soggetto di facciata e copertura in sua vece) deve emettere nei confronti del titolare del sito finale di destinazione fittizia false fatturazioni per operazioni inesistenti per compensare la pregressa e inversa fatturazione per le operazioni finali - smaltimento/recupero - che di fatto non sono mai state realizzate. Ma, lo abbiamo già accennato, tutto questo non si improvvisa. E servono persone, mezzi, luoghi, strutture, appoggi, ed anche "consulenti" esperti in grado di trovare i "cavilli" giusti per coprire formalmente le operazioni (ricordiamo, ad esempio, i pennivendoli che hanno maturato la teoria del "deposito temporaneo" extraziendale per legittimare i siti intermerdi di stoccaggio abusivo e che per un certo periodo di tempo, come i pifferai magici, hanno trovato un insperato seguito in diversi ambienti, così favorendo viaggi incontrollati di rifiuti in lungo ed in largo sul territorio nazionale, fino all'intervento chiarificatore della Corte Europea e della Corte di Cassazione). Questo comporta un criterio organizzativo prestabilito e permanente, con attività continuativa e riferita ad ingenti quantitativi di rifiuti. E proprio su tale punto si innesta la norma dell'art. 53/bis che tende a colpire tutte le attività organizzative e preparatorie in esame, indipendentemente poi dalle singole violazioni contravvenzionali specifiche poste in essere." Dalla manualistica alla realta' delle cose concrete il passo, purtroppo, e' stato breve. E le inchieste concluse e quelle in atto hanno confermato che, se possibile, la realta' e' peggiore della previsione di ipotesi in sede codicistica. A questo punto sarebbe auspicabile una riflessione collettiva, per ridimensionare tutte le teorie sostenute in varie sedi sulla presunta deregulation (a monte e verso il sito finale) dei rifiuti liquidi e fangosi di ogni tipo che vanno comunque sui terreni, per ristabilire il concetto che lo spandimento sulle aree agricole non e' la regola ma l'eccezione. I rifiuti di ogni tipo devono andare verso i centri di smaltimento o recupero controllati e soltanto in via derogatoria assolutamente eccezionale possono essere in minima parte e sotto rigidi controlli e veramente per fini agricoli essere sparsi sui terreni. Riportando dunque le regole al loro posto, e facendo cessare la prassi che ha preso il sopravvento sulla regola fino a diventare regola alternativa condivisa per diritto di fatto, si elimina dalla filiera degli smaltimenti criminali uno dei principali e piu' appetiti siti di destinazione per le attivita' illegali connesse al ciclo dei rifiuti. E si contribuisce cosi' a stroncare alla radice un fenomeno che, finche' potra' trarre alimento dalla prassi incontrollata in atto, andra' sempre a generare per forze di cose situazioni come quella che brillantemente i Carabinieri hanno - ancora una volta - scoperto, ma che non puo' essere e non sara' l'ultima perche' finche' ci sara' la possibile di lucro (smodato) in questi meccanismi, ci sara' inevitabilmente chi continuera' ad operare negli stessi termini e con gli stessi meccanismi. Queste sono inchieste difficili, lunghe ed altamente professionali. Sarebbe urgente moltiplicarle in modo proporzionato alle altre situazioni similari a rischio esistenti in Italia. Altro che deregulation e pretesa di "uso agricolo" esente da registri, formulari e controlli. Alcune amministrazioni pubbliche coraggiose in luogo dei soliti stereotipi sul preteso uso agricolo, hanno preso coscienza del gravissimo problema ed hanno adottato coraggiosi provvedimenti amministrativi tesi a stroncare gli spandimenti illegali sui terreni. La Provincia di Viterbo, ad esempio, notato un eccesso di "uso agricolo" di fanghi sui terreni del proprio territorio, ha varato in tempi brevissimi un nuovo regolamento teso a stroncare ogni forma di illegalita', soprattutto pretendendo la prova concreta e non aleatoria del reale fine agricolo (anche con foto delle colture e copia delle fatture di vendita dei prodotti agricoli derivati dagli spandimenti) ed intensificando i controlli e le denunce per le forme di illegalita' per gli spandimenti su terreni in realta' incolti. Rinviamo ad articoli specifici sul nostro sito per un approfondimento di questa iniziativa; il nuovo regolamento e' on line e sarebbe auspicabile una riflessione anche da parte di altre province su questo tema, superando la ormai arcaica tendenza alla deregulation amministrativa (che e' comunque fonte di fertilita' per le illegalita' che sfruttano a loro fine questi concetti ormai desueti). Si e' scritto dopo questo episodio sulla stampa "troppi cavilli per poter vigilare". Ma a nostro avviso per poter vigilare basta. voler vigilare. La realta' del nostro Paese e' che spesso chi ha le competenze in materia ambientale sostiene (anche gran voce) cha non ha le funzioni di polizia giudiziaria; e chi ha le funzioni di p.g. sostiene che non ha competenza in materia di reati ambientali; poi ci sono ancora interpretazioni di alcuni organi di polizia preposti ai reati ambientali che cavillano sugli orari e sostengono che "fuori servizio" e cioe' "fuori orari di lavoro" cessano le funzioni e le competenze (come dire: se il reato lo individuo entro le ore 14, va bene; ma dopo il timbro del cartellino esaurisco il turno e non sono piu' competente). Immaginiamo quale effetto deterrente possono avere verso i criminali ambientali queste realta' preposte al controllo e quali effetti repressivi possono sortire tali servizi di vigilanza nei confronti di forme sistematiche di smaltimento illegale che tra le maglie di queste continue polemiche trovano il palese dei balocchi per poter operare in tutta tranquillita'. I Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, come altri organi di polizia statale e locale (Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, molte Polizie Provinciali e Municipali), stanno dimostrando in questi mesi che, senza disquisizioni su funzioni/competenze/cavilli vari, e soprattutto con la coscienza del dovere istituzionale, unita a forte professionalita' e conoscenza delle norme e dei meccanismi illeciti, i controlli sono possibili con le leggi attuali ed i risultati sono concreti ed evidenti. Le inchieste si stanno ormai moltiplicando ed e' solo di alcuni mesi fa la notizia di altre clamorose verifichecon arresti portate avanti sia dai Carabinieri che dal Corpo Forestale che da diverse Polizie Provinciali. Ed il comun denominatore di tali inchieste, che ogni volta evidenzia l'impegno e la professionalita' dei diversi investigatori, e' comunque sempre lo stesso: i terreni agricoli come pattumiera e e magie per far scomparire i rifiuti. Cosa ne pensano i teorici della depenalizzazione dei reati ambientali di siffatte realta'? Immaginiamo una sanzione amministrativa come deterrente per questi episodi. E un verbale di contestazione amministrativa al posto degli ordini di custodia cautelare. Proviamo ad immaginare un approccio verso queste forme criminali con i Carabinieri che contestano un verbale amministrativo (e cioe' tali devastazione ambientali punite con la stessa tipologia del divieto di sosta di un'autovettura, anche se di quantificazione monetaria - teoricamente - superiore.). La realta' e la teoria negli illeciti ambientali sono entita' veramente diverse. E chi lavora nel teorico qualche volta dovrebbe scendere un po' nel mondo delle cose reali. Maurizio Santoloci
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