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traffico urbano , presente, futuro, soluzioni.
- Subject: traffico urbano , presente, futuro, soluzioni.
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 26 Apr 2004 06:54:02 +0200
da sole24ore.it Martedì 20 Aprile 2004 TRAFFICO Troppo lento: bocciato il trasporto pubblico I risultati del rapporto presentato alla Conferenza di Riva del Garda. Nel futuro più telematica nelle aziende di Nicoletta Cottone e Roberto Giuliante RIVA DEL GARDA - Italiani insoddisfatti dei trasporti pubblici. Il dato emerge dal rapporto presentato alla 60ma edizione della Conferenza del traffico e della circolazione organizzata dall'Aci a Riva del Garda, dedicata quest'anno al "Trasporto pubblico locale, tra servizio sociale e opportunità di business". Il nostro Paese è in testa alla classifica degli insoddisfatti (35%), con uno scarto notevole su Germania e Olanda (25%) e sulla media europea (25 per cento). Gli insoddisfatti in Europa (classifica % dei paesi europei) Italia 33 Spagna21 Olanda25Portogallo21 Germania25Grecia19 Austria22Regno Unito18 Francia21Media UE23 Si protesta anche per la mancanza di efficaci informazioni agli utenti (22% in Italia, contro una media Ue del 15%) e per le carenze del costumer service predisposto dai gestori (23% contro il 15% Ue). Nonostante il parco vetture si stia svecchiando i bus sono ancora troppo lenti: la media è di 18.2 chilometri l'ora. Gli autobus più lenti? Quelli di Foggia, che viaggiano a una media di 9,5 chilometri l'ora. I più rapidi sono, invece, quelli di Vibo Valentia, che hanno una velocità di crociera di 40 chilometri l'ora, seguiti dai torpedoni di Lecce a quota 32,5 Km/h. I più veloci e i più lenti Classifica della velocità dei mezzi pubblici nelle città italiane I bus più "veloci" (media kmh) I bus più "lenti" (media kmh) Vibo Valentia40Foggia9,5 Lecce32,5Imperia12 Oristano30Latina12 Vercelli30Napoli12 Ravenna27Potenza12 Ascoli25Avellino13 Terni25Milano13,5 Pesaro24Catania13,6 Manca, comunque, una politica di sviluppo del territorio che tenga conto delle esigenze di mobilità, sono necessari servizi meno rigidi e più orientati alla flessibilità, come, ad esempio, trasporto a domanda e taxi collettivi. Per invertire la tendenza è anche necessario potenziare la qualità del servizio, migliorando le prestazioni, aumentando la velocità media dei mezzi e ampliando la rete delle corsie preferenziali. Secondo Franco Lucchesi, presidente dell'Aci, c'è una strada obbligata per risolvere il complesso nodo della mobilità urbana. "E' necessaria una Authority - dice Lucchesi - con responsabilità di governance della mobilità e del territorio, titolare di tutti gli strumenti decisionali necessari per dare sistematicità e lungimiranza alle scelte". Il trionfo di moto e ciclomotori In generale, comunque, i trasporti pubblici perdono progressivamente attrattività: l'inefficienza e i disservizi penalizzano fortemente l'utenza. Si continua a scegliere l'auto privata, producendo congestione del traffico, inquinamento atmosferico e acustico, incidenti e alti consumi di energia. Anche il trasporto urbano delle merci contribuisce alla circolazione in tilt. Crescono i volumi di traffico, ma diventano meno rilevanti (pari a un terzo) gli spostamenti sistemici (stesso percorso ogni giorno) su cui poggiavano le strategie di programmazione del trasporto pubblico locale. A partire dal 1998 il numero di moto e ciclomotori nelle grandi città è cresciuto al ritmo del 10% l'anno, con punte del 13% nel 1999 e nel 2000. La restrizione dell'accesso ai centri storici, attuata con sistemi di tariffazione delle soste e di estensione delle zone a traffico limitato hanno ottenuto risultati diversi da quelli previsti. Con il "riorientamento coercitivo" della domanda il risultato è stato, infatti, un modesto aumento della domanda di trasporto collettivo e un forte incremento nell'uso delle due ruote, esentate dal pagamento della sosta e con via libera nelle Ztl. Il trasporto pubblico, però, è più sicuro di quello privato, quaranta volte più delle due ruote, dodici delle quattro ruote. Positivo anche il progressivo svecchiamento del parco bus, con mezzi più moderni e meno inquinanti che utilizzano come carburante soprattutto metano. Dal 1999 al 2003 autobus urbani ecologici rispetto al totale (classifica in %) Autobus urbani ecologici: percentuale rispetto al totale Metano Elettrico Ibridi Diesel-elettrici 1999 2,11,92,40 2000 6,220,50 2001 8,21,81,82,5 2002 11,61,623,9 2003 212,50,63,6 Le politiche di efficienza Si punta su una nuova cultura della mobilità. Le politiche correttive di Traffic demand management (Tdm) cercano di incoraggiare le alternative concrete all'uso dell'auto privata (dall'utilizzo collettivo di mezzi, anche privati, al car pooling, dal car sharing ai taxi collettivi) potenziando le strategie nell'ambito della tecnica del traffico (riordino degli schemi di viabilità, zone pedonali, restrizioni al parcheggio, corsie riservate ai mezzi pubblici, piste ciclabili). La riduzione dei livelli di mobilità si persegue tramite tre strumenti: a) economici (flessibili) che scommettono su prezzi, tariffe e tasse; b) amministrativi (rigidi) che puntano su divieti e limitazioni; c) concertativi, come piani e accordi di programma. Finora le Amministrazioni hanno scelto soprattutto gli strumenti amministrativi rigidi, introducendo limitazioni più o meno estese alla circolazione automobilistica privata, cercando di orientare la mobilità verso il trasporto pubblico e la circolazione pedonale e ciclabile. "I risultati, però - sottolinea la ricerca - non sono stati confortanti, anche per il mancato coordinamento dei vari provvedimenti". Le politiche di prezzo, relative a parcheggi e a traffico stradale, sembrano lo strumento più idoneo per escludere la totale chiusura del traffico veicolare privato non residente nelle aree critiche, regolamentando la fruizione con lo strumento tariffario. I problemi? Da un lato riducono il traffico nel centro cittadino, dall'altro, però, possono contribuire all'esclusione sociale. "Alla congestione e all'inquinamento - dice Lucchesi - si è saputo rispondere solo con limitazioni e divieti, spesso inutili, come le targhe alterne e le domeniche a piedi. Misure indicative di una classe dirigente impreparata e miope, che interviene per arginare un fenomeno sfuggito di mano, usando la leva dei provvedimenti di emergenza". Nel futuro più telematica in azienda In arrivo servizi telematici per l'esercizio e lo sviluppo dei servizi offerti. La Tts Italia, in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria civile dell'Università romana di Tor Vergata, ha condotto un'indagine che ha coinvolto 52 aziende di trasporto locale. Nella gestione del servizio sono in arrivo sistemi telematici di cui fanno parte i sistemi di telecontrollo delle flotte tramite Gps, sensori veicolo-strada, smart card per la rilevazione delle presenze, sistemi di monitoraggio dell'utenza alle fermate (telecamere, conta persone), sistemi di gestione delle emissioni inquinanti. L'86% delle aziende già utilizza alcuni servizi di questo tipo, il 92% ne completerà l'introduzione entro il 2006. Sul fronte dell'informazione all'utenza si pensa a sistemi finalizzati alla programmazione anticipata dello spostamento, apparati sui veicoli in grado di fornire informazioni durante il viaggio. Il 75% delle aziende utilizza già almeno una di queste applicazioni. Per l'emissione di biglietti elettronici è ancora basso il livello di diffusione di questi sistemi, come le carte prepagate con banda magnetica (smart card) che si inseriscono in una obliteratrice e quelle con microchip (contact less), dove un lettore rileva la presenza a distanza. Per ora il 29% delle aziende utilizza smart card, mentre solo il 13% usa tecnologia contact less. Nel 2006, però, queste percentuali saliranno, rispettivamente, al 74% e al 61 per cento. 19 aprile 2004 da ecodelle città TRAFFICO, LONDRA DA OGGI 8 EURO PER ENTRARE IN CENTRO LEGAMBIENTE: "STRATEGIA MOLTO PIU' EFFICACE DELLE TARGHE ALTERNE" ECCO PERCHE' SI DEVE IMPORTARE IN ITALIA IL PEDAGGIO NELLE ZONE 'CRITICHE': IMMEDIATA RIDUZIONE DEGLI INGORGHI, NUOVE RISORSE ECONOMICHE PER IL TRASPORTO PUBBLICO, BUS E TRAM PIU' VELOCI ED EFFICIENTI C'è una immediata e stabile riduzione del traffico urbano non inferiore al 10-15%; con strade meno congestionate il trasporto pubblico di superficie viaggia a una velocità media maggiore e bus e tram possono - a parità di mezzi - effettuare più corse; le nuove risorse economiche a disposizione delle amministrazioni determinate dall'introduzione del ticket possono essere impiegate per il miglioramento della qualità del trasporto pubblico e per nuove infrastrutture (parcheggi di scambio, corsie preferenziali, metro di superficie.) idonee a rendere più sostenibile la mobilità. Questi i principali motivi che spingono Legambiente - in coincidenza con l'avvio del progetto di pedaggio urbano per le auto a Londra - ad appoggiare con forza l 'esperimento della capitale britannica e a sollecitare l'importazione di questa esperienza nel nostro Paese per le zone particolarmente 'critiche' delle città. "Il ticket per entrare in centro - spiega Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane di Legambiente - si rivela strategicamente molto più efficace delle targhe alterne nostrane o dei blocchi estemporanei della circolazione: agendo infatti sui livelli di traffico con continuità contribuisce con miglior successo alla diminuzione dei livelli di inquinamento e nello stesso tempo, diversamente dal pari e dispari, consente ai cittadini una migliore organizzazione dei propri spostamenti. Inoltre, a differenza di altri interventi, non agisce sul medio lungo periodo, ma sull'oggi. Altra nota positiva è la possibilità di recuperare risorse economiche da destinare al trasporto pubblico, facendo pagare chi più utilizza l'auto e più contribuisce all'inquinamento. E i due elementi insieme - strade meno trafficate e più investimenti per il trasporto pubblico - possono innescare un circuito virtuoso che rende davvero concorrenziale il sistema bus-metropolitana-parcheggi di scambio rispetto all'auto privata". A Roma e Bologna - sottolinea Legambiente - ci sarebbe già la tecnologia (il sistema di telecamere a circuito chiuso) per una rapida introduzione di questo meccanismo. A Milano è in discussione da tempo una ipotesi di pedaggio di tre euro per l'accesso nella Cerchia dei Bastioni, il centro storico, mentre a Genova sta per partire una sperimentazione di questa misura anti-traffico. Insomma non sarebbero lunghi i tempi per introdurre anche nelle zone più trafficate delle nostre città, questo nuovo strumento di dissuasione del trasporto privato. "Quella che manca è la volontà politica - sottolinea Alberto Fiorillo - A Londra il sindaco Livingstone ha puntato molto su questo progetto e molte delle probabilità che possa essere rieletto il prossimo anno passano dal successo o dall'insuccesso del road pricing. A Livingstone insomma va riconosciuto il merito di aver messo ai primi posti della sua agenda politica la mobilità: un segno di forte attenzione al problema seguito da una decisione importante che, al contrario, non riscontriamo in nessuna città italiana dove prevalgono attendisti e temporeggiatori. Chissà che l'esperienza inglese non contamini anche la nostra penisola". Legambiente ha riassunto schematicamente i vantaggi (e le condizioni affinché diventino tali) del road pricing. Questi i vantaggi del road pricing.. se si realizzano queste condizioni 10-15% di traffico in meno. Le esperienze più consolidate di road pricing (Oslo e Singapore) evidenziano dal momento dell'introduzione del ticket una immediata riduzione del traffico privato del 10-15%. Aumenta la velocità media dei mezzi pubblici di superficie. La riduzione del traffico fa viaggiare più velocemente i bus. Questo consente - a parità di mezzi pubblici - di aumentare la frequenza e il numero delle corse, rendendo più efficiente il trasporto passeggeri. Incide sugli spostamenti sistematici e non su quelli occasionali. Il problema principale del traffico è dato dagli spostamenti sistematici in auto, cioè da quelle persone che quotidianamente usano la macchina per i propri spostamenti. Ed è proprio su questi che - facendo aumentare i costi - ha maggiore efficacia il road pricing. Non da soli in macchina. Il road pricing invita al car pooling: tra colleghi e amici ci si mette d'accordo per utilizzare una sola auto per dividere i costi del ticket di accesso alle zone a pagamento. Risorse economiche per il trasporto pubblico. Le entrate derivanti dal pedaggio possono migliorare il trasporto pubblico.Non poco e non troppo. La tariffa per entrare nella zona a pagamento non deve essere elevatissima, ma sufficiente a costituire un deterrente all'uso dell'auto. Dovrebbe essere vicina al costo di una giornata di parcheggio in centro. Gli 8 euro di Londra sono un buon punto di riferimento. Nessuna eccezione. Fatti salvi i residenti e i mezzi pubblici e di soccorso non ci devono essere eccezioni. Tutti gli altri automobilisti devono pagare. L'Italia è il Paese delle deroghe e queste potrebbero vanificare del tutto (o quasi) gli effetti positivi del ticket. Fasce orarie. La fascia oraria del pedaggio deve essere sufficientemente lunga e senza finestre, per evitare di concentrare gli ingorghi nelle ore di gratuità. Parcheggi a pagamento. Il road pricing non deve sostituire la tariffazione dei parcheggi ma affiancarsi ad essa. Anzi nelle zone limitrofe a quella dell'area interessata dal pedaggio il prezzo del parcheggio dovrà essere ritoccato verso l'alto e decrescere invece man mano che ci si allontana dalle zone congestionate. Isole pedonali e Ztl. Il road pricing non deve essere uno strumento di lotta al traffico alternativo, ma complementare. I risultati migliori si ottengono puntando sul combinato disposto di pedaggio, isole pedonali, ztl, corsie preferenziali, piste ciclabili. Vincolare gli incassi. I soldi incamerati con il road pricing dovranno tutti essere destinati a interventi per migliorare la mobilità. Il trasporto pubblico prima di tutto, ma anche parcheggi si scambio lontani dal centro e infrastrutture per rendere più sostenibile la mobilità
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