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protezione del clima e riflessi sulle imprese
- Subject: protezione del clima e riflessi sulle imprese
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 18 Apr 2004 10:21:29 +0200
da ecodallecittà martedi 9 marzo 2004 Executive summary del rapporto "Riflessi sulle imprese di una politica di protezione del clima", predisposto dal Kyoto Club per conto di Fiera Milano International e presentato al convegno tenutosi il 2 marzo 2004 a Next Energy a cura di Gianni Silvestrini Novità in arrivo nel 2004 sul fronte delle fonti rinnovabili e dell' efficienza energetica. E' stato infatti approvato il decreto di recepimento della Direttiva europea sulla produzione di elettricità da fonti rinnovabili che contiene diversi elementi di novità, a iniziare dalla possibilità di valorizzare adeguatamente l'elettricità solare da moduli fotovoltaici. Destinata ad avere anche maggiori conseguenze è la prossima apertura anche nel nostro paese del mercato dell'efficienza energetica che implicherà investimenti di 1 miliardo di euro in un quinquennio e il coinvolgimento di diversi attori, dai distributori elettrici e del gas alle Regioni, dalle Energy service companies ai produttori di tecnologie ad alto rendimento. Entrambe le nuove norme sono state concepite per contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. E proprio per valutare le possibili implicazioni sulle imprese delle strategie di riduzione delle emissioni di gas serra, è stato predisposto un apposito studio dal Kyoto Club, un'associazione di oltre 90 fra imprese ed enti locali. La ricerca, presentata a Milano il 2 marzo all'apertura della mostra convegno Next Energy, ha analizzato 10 settori calcolando le riduzioni delle emissioni di gas serra ottenibili in uno scenario tendenziale e in uno "spinto" in un arco temporale esteso al 2015. Per un'analisi completa degli effetti occorrerebbe utilizzare modelli macro-economici che evidenzino gli impatti intersettoriali delle scelte compiute. Alcuni settori infatti sono destinati ad avvantaggiarsi da una politica "climatica" e altri potranno esserne svantaggiati. Il bilancio netto dipende dalla struttura industriale dei diversi paesi e dall'efficacia delle politiche di intervento che verranno adottate. Lo studio del Kyoto Club si limita a considerare la possibile evoluzione per alcune tecnologie che potranno avvantaggiarsi da una politica incisiva sul fronte climatico. I primi quattro comparti analizzati riguardano prodotti che consentono di minimizzare i consumi finali dell'energia (illuminazione, frigoriferi, isolamento termico e superfici vetrate dell'edilizia residenziale), altri quattro comparti riguardano l'impiego delle fonti rinnovabili (eolico, biomasse, solare termico e solare fotovoltaico) e gli ultimi due sono riferiti alla conversione di energia ad alta efficienza (mini-cogenerazione, caldaie termiche). La ricerca ha consentito di calcolare per il periodo 2005-2015 le riduzioni delle emissioni di gas serra in uno scenario tendenziale e in uno "climatico spinto", in presenza cioè di una precisa volontà di indirizzo a livello nazionale e internazionale. Un aspetto originale di questo studio è dato dalla valutazione delle implicazioni sui comparti industriali coinvolti nella produzione delle tecnologie analizzate. In un periodo di difficoltà economiche è infatti importante verificare l'efficacia delle politiche che vengono adottate in relazione agli investimenti effettuati. I risultati delle analisi evidenziano la possibilità di ottenere consistenti risparmi energetici sul lato delle tecnologie più efficienti nell'uso finale dell'energia, -11 miliardi kWh/a (TWh/a), e di generare quantità non marginali di elettricità sia dalle fonti rinnovabili, 15 TWh/a, che dalla mini-cogenerazione, 13 TWh/a. Nei 10 settori analizzati le emissioni di anidride carbonica nello scenario tendenziale al 2015 si ridurrebbero per una quantità pari a 11 milioni di tonnellate (Mt) (Fig. 1). Nell'ipotesi di una politica "climatica" incisiva, alla stessa data le riduzioni possono invece risultare 2,7 volte superiori (25 Mt/a CO2). Come riferimento alle grandezze in gioco si consideri che nel periodo 2008-12 secondo il Protocollo di Kyoto l'Italia dovrebbe tagliare 90-100 milioni di t/a di CO2 (considerando anche gli interventi effettuabili all' estero e contabilizzabili nel nostro paese). Il valore aggiunto dei comparti analizzati varia in funzione non solo delle quantità di prodotti venduti, ma dal loro costo unitario. Poiché i prodotti a elevata efficienza energetica sono caratterizzati anche generalmente da un maggior costo, la loro diffusione implica maggiori entrate per le industrie del settore. E' interessante evidenziare come lo scenario "Kyoto" porterebbe nell'arco temporale 2005-2015, un fatturato per i diversi settori pari a 49 miliardi di Euro (Fig. 2), con un incremento del 60% rispetto all'evoluzione delle entrate di uno scenario tendenziale. Va inoltre considerato che per alcune tecnologie le esportazioni rappresentano uno sbocco importante. Per molti di questi comparti, la carta dell'efficienza energetica può dunque risultare un elemento decisivo nel vincere la sfida della competitività nei mercati internazionali. Il costo dell'energia risparmiata (Cer) può in effetti risultare molto contenuto nelle tecnologie di risparmio. Nella fig. 3 è riportato il Cer per le soluzioni che consentono di ridurre il consumo di elettricità e si nota come risulti quasi sempre inferiore al costo del kWh in bolletta (10-15 c?/kWh) e in alcuni casi anche inferiore al costo di produzione dell'energia elettrica. Se per molte soluzioni legate all'efficienza energetica il vantaggio derivante dalla riduzione dei consumi energetici ne rende economicamente utile l'impiego dal punto di vista della collettività, nel caso delle fonti rinnovabili i costi risultano superiori rispetto alle soluzioni convenzionali. Se però si considerano anche le esternalità ambientali, il minor danno rispetto all'utilizzo delle fonti fossili rende interessanti alcune soluzioni (eolico, biogas) rispetto agli impianti a carbone o a olio combustibile esistenti. Per altre tecnologie, come il solare fotovoltaico, i prossimi 10-15 anni saranno decisivi per un drastico abbattimento dei costi che consentirà di garantire l'emergere di uno scenario energetico alternativo (in abbinamento con la produzione di idrogeno) e sostenibile dal punto di vista ambientale. In termini di potenza, nello studio è stato valutato un possibile incremento al 2015 di 5.500 MW per le 3 fonti rinnovabili considerate e di 2.900 MW per la minicogenerazione (fig. 4). Considerato che le industrie delle fonti rinnovabili non sono molto radicate nel nostro paese, è stata fatta un'analisi delle ricadute economiche di una politica di rapido sviluppo delle energie verdi. E' emersa una situazione meno critica del previsto, visto che per le tecnologie eoliche, solari termiche e solari fotovoltaiche una cifra compresa tra il 50 e il 75% del fatturato resta già oggi nel nostro paese e che questa percentuale potrebbe accrescersi in presenza di una accorta politica di indirizzo. Si è anche calcolato l'impatto sul carico della rete elettrica nei mesi estivi, periodo nel quale si concentrerà il picco della richiesta nei prossimi anni. Frigoriferi ad alta efficienza, lampade compatte fluorescenti e collettori solari consentirebbero nello scenario "spinto" di ridurre la richiesta di potenza di punta estiva di 1.100 MW (l'equivalente di due centrali di media taglia) e quella invernale di 1.700 MW (fig. 5). Un ulteriore contributo al soddisfacimento della punta estiva di 2.700 MW potrà venire dai nuovi impianti che utilizzano fonti rinnovabili e da quelli di minicogenerazione. Nello scenario tendenziale questo contributo è molto inferiore e può essere stimato in 300 MW per le soluzioni analizzate legate all'efficienza energetica e in 1.000 MW per le rinnovabili e la cogenerazione. Considerati gli aspetti strategici di lungo periodo, i vantaggi economici sul medio periodo e le sicure positività ambientali, quella delineata sembrerebbe dunque un'opzione da seguire con decisione. E del resto la politica dell'Unione Europea sollecita i singoli Stati a favorire questo percorso, come evidenziano le ultime Direttive sulle fonti rinnovabili e sull'efficienza energetica negli edifici o le proposte di Direttive sulla cogenerazione e sulla gestione della domanda. Ma quali possono essere i feed-back negativi legati all'espansione di questi settori? Per alcuni comparti, come per i frigoriferi, le caldaie, le superfici vetrate, l'illuminazione, si tratta di un passaggio a prodotti di qualità superiore che implica una rimodulazione della produzione all'interno degli stessi settori industriali. Certo le aziende più pronte si avvantaggeranno maggiormente, ma complessivamente si tratta di settori che avranno tutto da guadagnare da una politica spinta sul clima. In altri casi considerati in questo studio, come nell'isolamento termico degli edifici, non si tratta di una sostituzione di prodotti, ma di un aumento della diffusione di materiali che quindi non crea problemi ad altri settori (anzi la quota di valore aggiunto nella fase di installazione può rilevarsi superiore alla stessa vendita di prodotti isolanti). Per quanto riguarda infine la produzione elettrica con tecnologie che utilizzano fonti rinnovabili o in cogenerazione, a fronte di un valore aggiunto complessivo maggiore rispetto alla produzione elettrica convenzionale sostituita, la diffusione della generazione distribuita potrà incidere negativamente in alcuni settori dell'industria elettromeccanica, trattandosi di tipologie di impianti generalmente prodotti da aziende diverse. In conclusione, considerati gli aspetti strategici di lungo periodo, i vantaggi economici sul medio periodo e le sicure positività ambientali, andrebbe perseguita una accorta strategia climatica basata su di un equilibrato mix di interventi da fare in Italia e di altri da realizzare nei paesi dell'est e in quelli in via di sviluppo.
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