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energia risparmio energetico e innovazione
- Subject: energia risparmio energetico e innovazione
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 19 Apr 2004 07:05:32 +0200
da forumenergia.net mercoledi 31 marzo 2004 Il lavandino ad acqua calda e il davanzale attrezzato Quello che so sull'energia l'ho imparato da Mario Palazzetti, ma nonostante tutto il mio impegno resta incomparabilmente meno di quello che sa lui. Se tristo è il discepolo che non supera il suo maestro, io lo sono. Anche perché lui le cose non le sa soltanto, ma le sa mettere in pratica. Non ha fatto il professore universitario, ma il dirigente industriale. Cosa può aspettarsi dalla vita uno che sa bene qualcosa e sa trarne applicazioni pratiche, se non di essere ignorato? Così è stato per lui che, nel dibattito sull'esaurimento delle fonti energetiche fossili e sul loro impatto ambientale suscitato nei primi anni Settanta dal Club di Roma con la pubblicazione del libro I limiti dello sviluppo, decise di dire la sua non con le parole ma con i fatti, tanto i contributi teorici non mancavano ed erano per di più brillanti. Mentre il dibattito si polarizzava sulle fonti, tra i sostenitori del nucleare e i sostenitori delle rinnovabili, egli valutò che fosse prioritario accrescere l'efficienza delle trasformazioni e degli usi finali dell'energia. Qualunque fonte si utilizzi - fossile, nucleare, rinnovabile - per ricavarne energia utile - calore, elettricità, illuminazione, forza - occorre effettuare una serie più o meno lunga di trasformazioni, ognuna delle quali comporta una perdita energetica sotto forma di calore degradato, non facilmente utilizzabile. Nel bilancio di questi processi, le perdite sono molto maggiori dell'energia utile che si ricava. Pertanto, il modo più efficace per diminuire i consumi di fonti fossili e l'inquinamento ambientale che generano è accrescere al massimo i rendimenti con cui si usano, riducendo le inefficienze e gli sprechi. Ma questo è anche il pre-requisito per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che se permane l'attuale intensità dei consumi energetici non sono in grado di sostituirle in misura significativa. In un sistema economico fondato sulla crescita del prodotto interno lordo, proporsi di ridurre la domanda invece di accrescere l'offerta è un'eresia. Un'ipotesi che non trova ascolto perché non rientra nel paradigma culturale dominante, in cui sono immersi i due schieramenti avversari sulle fonti, divisi nel sostenere la preferibilità della propria su quella degli antagonisti, ma accomunati nel definirla come illimitata e pulita, con le stesse parole e le stesse argomentazioni. Nella più totale indifferenza degli uni e degli altri, a dio spiacente e agli inimici sui, Palazzetti si ostina a sostenere ormai da più di trent'anni, non a parole, ma con invenzioni mai messe finora seriamente in produzione, che la risorsa energetica più utilizzata nel corso degli ultimi secoli, l'unica in grado di ridurre i problemi ambientali causati dalle fonti fossili, è l'intelligenza umana quando è guidata dall'etica. Se una fonte alternativa illimitata e pulita, una manna che non costa nulla e non crea nessun impatto ambientale, non esiste, la somma di tanti miglioramenti parziali nei rendimenti dei processi di trasformazione e negli usi finali può dare invece risultati più grandi di quanto non si riesca a immaginare se ci si lascia irretire dai miti. Con queste premesse era inevitabile che l'incontro con Wolfgang Feist al convegno sulle case passive organizzato nel piccolo paese in cui vivo, fosse per lui stimolante. Entrambi danno la priorità all'efficienza energetica non solo perché ritengono che offra spazi di miglioramento molto più ampi di quanto si creda e li percorrono fino alle loro estreme possibilità, ma anche perché ritengono che sia la condizione necessaria per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. A partire da questa comune valutazione, hanno preferito fare che dire e stanno percorrendo strade complementari. Tornando dal convegno, Palazzetti ha cominciato a rimuginare sull'impianto centralizzato di ventilazione forzata con recupero di calore, pensando che lo scambio di energia termica tra l'aria calda viziata in uscita e l'aria fredda in entrata potesse essere effettuato in modo più efficiente e meno costoso con piccoli impianti su ogni finestra. Sei mesi dopo è andato a depositare il brevetto di un «davanzale attrezzato per il risparmio energetico, il condizionamento e la salubrità degli ambienti». Il prototipo che mi fa vedere è una scatola di metallo larga 110 centimetri, profonda 35 e alta 5, che si inserisce sotto le finestre al posto del davanzale e si può personalizzare esteticamente nel modo che si preferisce. Sui lati lunghi il coperchio è leggermente più largo del contenitore per lasciare all'aria la possibilità di entrare e uscire sia dall'interno che dall'esterno della casa, ma evitando che dall'esterno possa entrarvi la pioggia. Dentro il contenitore due piccole ventole aspirano l'aria, una dalla fessura interna, l'altra dalla fessura esterna, la incanalano in due circuiti inversi, tangenti ma non comunicanti, e la fanno uscire dalla parte opposta. Un condotto aspira dunque l'aria viziata dalla stanza e la porta all'esterno, l'altro aspira l'aria dall'esterno e la porta nella stanza, senza che sia necessario aprire le finestre. Nel suo percorso dentro il davanzale attrezzato l'aria in ingresso viene purificata da filtri fonoassorbenti e deodorata con carboni attivi, che un apposito sistema rigenera e pastorizza quando è necessario. In questo modo i ricambi possono essere effettuati in funzione delle necessità e vengono igienizzati, evitando di introdurre in casa gli inquinanti atmosferici e i rumori, come avverrebbe se si aprissero le finestre. A queste funzioni il davanzale attrezzato aggiunge il controllo della temperatura dell'aria esterna. Quando d'estate è inferiore e d'inverno superiore a quella interna i ricambi avvengono direttamente. Quando invece la temperatura esterna d'estate è più calda e d'inverno più fredda di quella interna, i due circuiti affiancati consentono di attivare uno scambiatore di calore per cui d'estate l'aria in ingresso cede il suo calore a quella in uscita ed entra in casa fresca, mentre d'inverno l'aria in uscita cede il suo calore all'aria fredda in entrata con un rendimento dell'85 per cento, innalzandola praticamente alla temperatura dell'ambiente da riscaldare. Con una portata di 40 metri cubi di aria all'ora sia in entrata che in uscita, questo davanzale è sufficiente per le esigenze di una o due camere. Inoltre, poiché con questa portata si possono introdurre solo flussi energetici compresi tra 0,5 e 1 chilowatt, se l'edificio rispetta gli standard delle case passive, può svolgere anche le funzioni di termosifone e condizionatore. Alla fascia climatica dell'Italia settentrionale, con una spesa inferiore a quella che occorre per acquistare un davanzale normale e un termosifone, consente di risparmiare circa 60 metri cubi di metano o 60 litri di gasolio nel solo riscaldamento invernale. In base a un principio analogo, venti anni fa Palazzetti aveva realizzato un lavandino termodinamico, che recupera il calore dell'acqua di scarico per riscaldare il flusso dell'acqua calda corrente. Lo start di questa giostra che si autoalimenta è dato da un riscaldatore elettrico collegato col rubinetto in modo da evitare le dispersioni termiche che si avrebbero lungo le tubazioni tra lo scaldabagno e i sanitari. Una volta avviato il processo, uno scambiatore di calore collocato nel sifone recupera la potenza termica dell'acqua calda che defluisce nello scarico e la fa confluire nel riscaldatore, che la integra per innalzare alla temperatura voluta l'acqua fredda proveniente dall'acquedotto. Così si riscalda soltanto il flusso tra il rubinetto e lo scarico del lavandino. Nei tubi da cui arriva al rubinetto l'acqua è ancora fredda, quando scende nel tubo di deflusso è di nuovo fredda. Questo dispositivo, in apparenza banale, con una potenza elettrica di 1,5 Watt eroga un getto d'acqua calda della potenza termica di circa 4,5 chilowatt. Il rapporto tra l'energia primaria che utilizza e l'energia derivata che fornisce è pertanto di 1 a 3, mentre nell'uso tipico dei lavabi con un sistema tradizionale di riscaldamento elettrico dell'acqua si ottengono rendimenti non superiori al 15 per cento. L'efficienza di questo lavandino consente dunque di ridurre circa 18 volte i consumi energetici per riscaldare l'acqua dei sanitari, che nei paesi industriali avanzati rappresentano circa il 5 per cento del totale dei consumi di fonti fossili e delle emissioni di CO2. È più conveniente economicamente, ecologicamente e in termini autosufficienza energetica costruire nuove centrali termoelettriche a cicli combinati alimentati a metano, o sostituire i milioni di scaldabagni elettrici ancora in funzione con milioni di apparecchi che recuperano l'energia termica dell'acqua calda di scarico? I grandi impianti che accrescono l'offerta di energia sono più o meno vantaggiosi di una miriade di piccole realizzazioni che consentono di ridurre la domanda? Come il davanzale attrezzato, il lavandino termodinamico può apportare un significativo contributo ad abbassare la soglia dei consumi energetici delle case passive sotto il limite massimo dei 15 chilowattora al metro quadrato all'anno. E la sua efficienza consente di alimentare a costi non proibitivi i suoi ridotti consumi elettrici con le fonti rinnovabili, per cui può contribuire a favorirne la diffusione ben più di quanto non siano riusciti gli incentivi di denaro pubblico a fondo perduto. Se non si sviluppa l' efficienza energetica, le fonti rinnovabili richiedono costi fuori mercato accettabili soltanto da chi sia convinto che l'etica non possa essere disgiu nta dal masochismo. Il lavandino termodinamico e il davanzale attrezzato, come tutte le innovazioni tecnologiche finalizzate a consumare meno energia possibile a parità di prestazioni, costituiscono due passaggi importanti del percorso che dalle case passive, a bassissimo consumo energetico, porta alle case attive, che producono più energia di quanta ne consumano, perché ne consumano poca e proprio perché ne consumano poca possono produrla con le fonti rinnovabili a prezzi concorrenziali. Tratto dal libro di prossima pubblicazione: Maurizio Pallante, Un futuro senza luce?, Editori Riuniti, Roma, febbraio 2004 m.pallante at libero.it
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