acqua sicura scheda



da panorama.it
lunedi 22 marzo 2004

ACQUA SICURA

Meglio il rubinetto o la minerale?

di  Silvia Bombelli

 13 mila acquedotti italiani sono rigorosamente controllati. Oltre a
filtraggio e disinfezione a monte, ogni comune svolge 62 test. In più ci
sono i depuratori domestici: modelli e caratteristiche. E le minerali? Ecco
tutto quel che si deve sapere per scegliere e per leggere le etichette.

Il corpo umano è composto all'incirca dal 60 per cento di acqua. Quindi
dividendo per 100 il proprio peso e moltiplicando la cifra ottenuta per 6 si
può calcolare approssimativamente il contenuto di idrogeno e ossigeno (H2O).
Per esempio, in una donna di 60 chili 36 sono rappresentati da acqua. Un po'
di più se soffre di ritenzione idrica, un po' di meno se è disidratata.
Mentre nel primo caso, salvo complicazioni da grave disfunzione renale, a
pagarne le conseguenze è solo l'aspetto (cellulite e conseguente fragilità
capillare degli arti inferiori), nel secondo si può andare incontro a
disturbi più gravi a carico di tutti gli organi.

Oltre alla funzione di «diluente» del sangue, l'acqua serve a mantenere
l'equilibrio e il turgore delle cellule. Se non sono gonfie in modo ottimale
anche gli scambi con l'esterno come l'eliminazione delle tossine e
l'assorbimento dei nutrienti vengono alterati.
Basti pensare che per le normali funzioni digestive stomaco, pancreas e
intestino utilizzano 7 litri d'acqua. La pelle sana, poi, contiene il 15 per
cento d'acqua, responsabile della sua difesa dagli agenti esterni e della
sua luminosità ed elasticità. Una volta che lo strato superficiale ha perso
troppa acqua, la pelle si sgonfia e diventa più pigra. Tende cioè a
immagazzinarne meno della quota originaria.

QUANTA NE DOBBIAMO BERE

Impossibile valutare con precisione di quanta acqua abbiamo bisogno. Certo è
che chi fa attività sportiva, vive in ambienti caldi o per costituzione
traspira abbondantemente ha più bisogno di bere degli altri. Anche a riposo
consumiamo più acqua di quanto crediamo: dai 2 ai 4 litri sotto forma di
sudore, oltre un litro con l'evacuazione intestinale e la diuresi. Un altro
terzo di litro attraverso le microscopiche goccioline emesse durante la
respirazione e mentre parliamo. Quindi altrettanta ne dovremmo bere.
In generale gli uomini devono bere di più perché la massa muscolare in
proporzione è superiore a quella delle donne, e anche gli anziani perché la
loro riserva d'acqua è più bassa di quando avevano vent'anni: 52% contro
60%, senza contare il fatto che con l'età si sente meno lo stimolo della
sete. Regolato da una ghiandola cerebrale che non sempre funziona a dovere,
l'ipotalamo, anche nei giovani tende spesso a presentarsi quando la
disidratazione è già in stato avanzato.
La condotta preventiva consiste quindi semplicemente nel bere spesso, adagio
e privilegiando liquidi a temperatura ambiente per evitare l'effetto shock.
Specialmente quando fa caldo. I primi sintomi della disidratazione?
Stanchezza, secchezza delle mucose e difficoltà nella diuresi.

SANI DENTRO, MIGLIORI ANCHE FUORI

Durante l'affaticamento intenso, compresa la pulizia della casa, la
temperatura corporea aumenta molto velocemente. Senza la traspirazione, che
serve proprio a mantenerla costante, l'mmaginaria colonnina di mercurio
dentro di noi crescerebbe di 2 gradi ogni 10 minuti. Insomma, non
sopravviveremmo a lungo se non grazie all'acqua dispersa con la sudorazione.
Se l'idratazione degli organi può avvenire solo dall'interno, la pelle
riesce a bere anche dalla vasca da bagno. Se non funziona proprio come una
spugna, è vero che l'effetto balneare può quantomeno fermare il fenomeno di
perdita dei liquidi, un po' come accade quando si ha molta sete e basta
bagnare la bocca per sentirsi meglio.
Per abbassare la temperatura corporea un bagno fresco addizionato di
sostanze naturali unisce l'effetto anti afa a quello di bellezza. Basta
aggiungere all'acqua un litro e mezzo di camomilla per calmare i rossori
post spiaggia, la stessa dose di infuso di rosmarino e timo per sgrassare le
pelli con tendenza all'acne o di salvia e maggiorana per chi soffre di
secchezza dell'epidermide.

RUBINETTI SICURI

Malgrado l'opinione negativa diffusa circa la bontà dell'acqua del
rubinetto, i 13 mila acquedotti italiani sono rigorosamente controllati.
Oltre al filtraggio e la disinfezione a monte con cloro, candeggina, ozono e
raggi ultravioletti, ogni comune controlla con 62 test (molti di più di
quelli obbligatori per le acque minerali) che l'acqua sia pulita e conforme
alla direttiva dell'Ue.
I livelli di atrazina, ammoniaca e altri inquinanti come gli idrocarburi
policiclici aromatici che avevano fatto scattare l'allarme acqua in alcune
regioni italiane circa 15 anni fa sono rientrati nella norma e bere l'acqua
del rubinetto non presenta alcun problema.
Il colore rosso o giallastro dipende dalle tubature (basta far scorrere
l'acqua per qualche minuto perché torni limpida) e quello biancastro dalla
pressione.

NON FILTRARE I SALI

Per migliorare il sapore dell'acqua del rubinetto si può scegliere un
depuratore domestico da applicare al rubinetto che trattiene residui clorati
e pesticidi (seppure nella norma, meglio eliminarli) rendendo l'acqua meno
aggressiva anche per le piante e la pelle. Da evitare quelli che filtrano i
sali minerali. È dimostrato infatti che l'acqua calcarea danneggia gli
elettrodomestici ma nutre l'organismo. Per comodità meglio scegliere modelli
di lunga durata (circa tre anni per consumi di una famiglia media, piccolo
giardinaggio compreso, 250 euro circa) dotati di contalitri che segnalano
quando è tempo di sostituire il filtro. Si evita così l'inconveniente
classico: la proliferazione di colonie batteriche dovuta alla scorretta
manutenzione.

E gli stick per il test dell'acqua fai da te? Sono abbastanza di moda,
costano circa 5 euro e sono strisce di plastica imbevute di reagente in
vendita presso ferramenta, farmacie e negozi di cibi naturali. Basta
immergerle due secondi in un bicchiere d'acqua per verificarne la qualità
(non la potabilità). Misurano solo la durezza (che aumenta al crescere di
concentrazione di calcare) e la presenza di nitrati. Comunque, prima di
decidere se vale la pena acquistare un depuratore o smettere di caricarsi al
supermercato di bottiglie d'acqua si può fare una prova.

MINERALE, CHE PASSIONE

In Italia si consumano oltre 10 miliardi di litri all'anno di minerale,
molto di più che nel resto d'Europa, di ben 259 marche, e il trend è in
crescita con in cima alla classifica quelle non gasate. A differenza delle
acque potabili d'acquedotto che possono provenire anche da fiumi e laghi (il
50% dei casi), le minerali possono essere raccolte esclusivamente da
sorgenti e falde sotterranee. Devono essere imbottigliate all'origine senza
additivi tranne l'anidride carbonica che ogni azienda può aggiungere a
piacere per l'effetto bollicine desiderato.
Oltre al fatto che l'acqua del rubinetto può essere trattata per
l'eliminazione di eventuali inquinanti (assenti all'origine nelle minerali,
seppure sottoposte a controlli meno severi delle prime) e che il volume di
nitrati leciti è leggermente inferiore nelle seconde (45 mg per litro contro
50), c'è un'altra differenza tra le due ed è quella che ha segnato il
successo tutto italiano delle acque imbottigliate. Possono contenere più di
1.500 mg di sali per litro, mentre quelle di acquedotto non devono superare
questa soglia e mediamente ne contengono un terzo.
Dato il valore terapeutico dei minerali disciolti, è naturale che molte
persone preferiscano investire denaro (da 50 centesimi per litro) per bere
liquidi più nutrienti.

QUALE SCEGLIERE

Come distinguere la minerale che fa al caso proprio? La prima e più semplice
distinzione riguarda l'effervescenza. Se l'anidride carbonica presenta
numerosi vantaggi, tra i quali la stimolazione dei movimenti peristaltici
(ovvero del transito del cibo ingerito) e un blando effetto disinfettante di
stomaco ed esofago dovuto all'acido calcico, chi soffre di gastrite e
gonfiore addominale normalmente peggiora il suo disturbo immettendo altro
gas nella pancia. Difficile però stabilire a priori se il fastidio dovuto
all'aumentata tensione epigastrica superi la sensazione di sollievo legata
alla digestione accelerata.
Ognuno dovrebbe trovare quindi da sé la giusta soluzione che può anche
passare per un mix di bollicine ai pasti e acqua liscia durante il giorno.

ESAME DELLE ETICHETTE

Più complesso, ma solo in apparenza, l'esame delle etichette. Innanzitutto
si legge il pH: 7 se l'acqua è neutra, inferiore se acida e superiore se
basica. Un pH pari a 8 modera l'acidità di stomaco mentre se si avvicina a 6
facilita la digestione lenta. Poi si passa ai nitrati (NO3, azoto e
ossigeno), naturale elemento disciolto nell'acqua dovuto (molto pericolosi
sono invece i nitriti). Potendo scegliere, meglio optare per il basso tenore
di nitrati. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, 25 mg (10 per
neonati e gestanti).
Poi c'è la tabella dei sali, come potassio, magnesio, cloro, calcio, zinco,
preceduta dalla voce residuo secco, ovvero cosa resterebbe di quella
bottiglia se fosse eliminata per evaporazione la parte liquida. Esprime il
potere nutriente dell'acqua e in base alla sua composizione percentuale
rende possibile la classificazione delle minerali.
Quelle con residuo fisso oltre i 1.000 mg per litro, per esempio quelle
estratte da alcune sorgenti termali, sono curative e prima di consumarle è
meglio chiedere consiglio al proprio medico.

MINERALI AL MICROSCOPIO

Sull'etichetta i sali vengono chiamati con nomi diversi (bicarbonati e ione
idrocarbonico oppure cloruro e ione idrocloridrico sono la stessa cosa), ma
all'atto del confronto è la formula chimica che conta. Per tutte le acque
vale un'avvertenza: anche se microbiologicamente pure, invecchiando
peggiorano.
Vanno conservate al riparo dalla luce e dal calore e sono migliori quelle
conservate nel vetro. Per quanto riguarda la plastica, il Pet è più
resistente e meglio adatto alle frizzanti, per le naturali va bene anche il
Pvc o il Tretrapack.

Oligominerali

Meno di 500 mg per litro di sali. Adatte a chi soffre di calcoli renali,
ottime per miscelare il latte in polvere, le pappe e preparare tisane.

Ricche di fluoro
Oltre 1 mg per litro. Poco diffuse in Italia migliorano la resistenza dello
smalto alla carie e rinforzano la dentatura, tanto che in alcuni paesi
persino l'acqua potabile viene addizionata con il fluoro.

Ricche di ferro
Oltre 250 mg per litro. Indicate nei casi di anemia o per prevenirne
l'insorgenza, per esempio consumandole dai primi giorni della gravidanza.

Ricche di magnesio
Oltre 50 mg per litro. Favoriscono l'attività enzimatica responsabile della
corretta digestione con relativo assorbimento ottimale dei nutrienti e
reintegrano il magnesio disperso durante l'attività sportiva. Possono avere
un blando effetto lassativo.

Ricche di cloro
Oltre 200 mg per litro. Prevengono le infezioni gastrointestinali e
facilitano la metabolizzazione delle proteine. Non vanno confuse con le
acque clorate a fini di potabilizzazione perché il contenuto di questo sale
è limitato.

Ricche di solfati
Oltre 200 mg per litro. Aiutano la digestione ma sono le meno indicate per
chi soffre di colite. Possono infatti aumentare l'infiammazione delle pareti
gastrointestinali e avere effetto lassativo. Limitano l'assorbimento del
calcio pertanto sono controindicate per gli chi soffre di osteoporosi.

Ricche di bicarbonato
Oltre 600 mg per litro. Favoriscono la digestione limitando l'acidità
gastrica. Le acque naturalmente effervescenti sono quelle in cui carbonato e
calcio sono legati tra loro. Ottime per chi non ama quelle lisce ma soffre
di leggere gastriti, disturbi che tendono a peggiorare con troppe bollicine.

Ricche di calcio
Oltre 150 mg per litro. Indicate non solo per l'irrobustimento delle ossa e
dei denti ma anche per rinforzare i capelli. Rappresentano una valida
alternativa al latte e derivati per chi ha problemi di colesterolo e
necessita una buona integrazione di calcio.

Ricche di sodio
Oltre 200 mg per litro. Facilitano la diuresi e limitano la ritenzione
idrica quindi anche la formazione di cellulite. Sono indicate per gli
sportivi mentre gli ipertesi dovrebbero starne lontano. Per chi soffre di
pressione alta il contenuto di sodio dovrebbe essere inferiore ai 15 mg.