l'importanza di produrre hardware



da lavoceinfo.it
29-01-2004

L'importanza di produrre hardware

Stefano Manzocchi

Le diagnosi e le terapie sulla fase di declino che attraverserebbe l'
economia italiana (tassi di crescita modesti; lenta dinamica della
produttività; diminuzione delle quote di export) sono diverse, ma su un
punto gli analisti concordano: l'Italia è indietro nell'adozione delle nuove
tecnologie dell'informazione (It) rispetto agli Stati Uniti, ma anche
rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Quanto è grave il ritardo
italiano in tema di It, e quali fattori vi contribuiscono?
La misura del ritardo italiano
Alcune risposte le conosciamo già. Un recente rapporto dell'Ocse ("ICT and
Economic Growth", 2003) colloca l'Italia nella fascia bassa tra i paesi
avanzati in tema di tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Mentre nella produzione di queste tecnologie il divario è pesantissimo (nel
periodo 1996-2001 ci collochiamo all'ultimo posto in termini di contributo
dell'industria IT al progresso tecnico aggregato), nell'adozione dell'It le
cose sembrerebbero andare un po' meglio (si veda Daveri e Tabellini su
lavoce.info per l'importanza relativa dei due fenomeni). Il tasso di
investimento italiano, pur basso rispetto a Stati Uniti, Giappone, Australia
e paesi scandinavi, non si discosta molto da quello di Germania, Austria e
Finlandia, e supera quello della Francia.
Tuttavia, il ritardo italiano è probabilmente più grave di quello che
appare. Proviamo a fare due operazioni.
Primo, guardiamo solo alla spesa per investimenti. Secondo, escludiamo dal
computo l'aggregato delle tecnologie della comunicazione (che comprende una
componente rilevante di merci di tipo tradizionale, come le valvole o i
cavi), e limitiamoci solo all'hardware e al software.
I tassi di investimento medi dell'ultimo decennio, per i paesi Ue e per gli
Usa, sono riportati nella tabella. (1)

L'Italia è agli ultimi posti per l'investimento in hardware e software, ben
lontana da Francia e Germania. Nelle classifiche Ocse la collocazione
italiana è migliore a ragione dell'investimento in communication equipment.
Non è quindi una questione di telefoni cellulari, che sono prevalentemente
beni di consumo e non d'investimento (per inciso, l'Italia è largamente in
testa alla speciale classifica dei paesi dove il numero dei contratti per
linee di cellulari eccede quello di linee fisse: si veda
http://www.weforum.org/pdf/Gcr/GITR_2003_2004/Progress_Chapter.pdf).
Anche concentrandosi sui beni d'investimento, siamo meno orientati degli
altri grandi paesi europei verso l'hardware e il software.

Il legame tra hard  software

Gli studi sugli effetti macroeconomici dell'It, sulla crescita economica o
sulla produttività, eccedono di gran lunga quelli sulle determinanti macro
dell'investimento in It, che però resta un tema cruciale visto il ritardo
italiano.
Il rapporto dell'Ocse menziona una serie di fattori che tenderebbero a
scoraggiare l'adozione di information technology: l'eccessiva
regolamentazione dei mercati del lavoro e dei prodotti; le incertezze
connesse all'utilizzo delle nuove tecnologie, per esempio all'e-commerce; la
disponibilità di personale qualificato.
Un'altra determinante della spesa per investimenti sembra essere il
differenziale nel costo dei beni, che però dovrebbe pesare meno nei
confronti tra paesi del mercato interno, rispetto al confronto tra Europa e
Stati Uniti.
Indicazioni importanti si ricavano dall'analisi econometrica dei dati
relativi a cinque paesi Ue (i quattro grandi e l'Olanda), rappresentativi
tra l'altro di fast, medium e slow adopters.
La prima conclusione è che le determinanti dell'investimento It sono diverse
tra hardware e software. Oltre ai fattori "classici" come tassi d'interesse,
profitti, tassi di crescita attesa della domanda, nel caso dell'hardware
appaiono rilevanti l'intensità nazionale di ricerca e sviluppo e il
vantaggio comparato nella produzione di It (approssimato dal grado di
copertura, definito come export/import di hardware). Nel caso del software,
emerge invece una chiara dipendenza degli investimenti correnti dall'
accumulazione pregressa di beni capitali di tipo hardware.
L'Italia è dunque ancor più indietro di quanto appare se consideriamo solo l
'investimento in hardware e software, escludendo le tecnologie delle
comunicazioni.
Per quanto riguarda l'hardware,questo ritardo è in parte un riflesso della
bassa intensità di ricerca e sviluppo, ma anche della performance molto
negativa dell'Italia come paese produttore di hardware. A sua volta, l'
investimento in software tende a seguire quello in hardware.
Sembra, quindi, illusorio ritenere che il ritardo italiano nell'adozione
dell'It si possa colmare senza un rafforzamento di quella filiera produttiva
nel nostro paese.
Tra la produzione e l'utilizzo delle It sembra sussistere una
complementarietà che talvolta viene trascurata quando si studiano gli
effetti delle nuove tecnologie.