il welfare di bassolino e il reddito di cittadinanza



il manifesto - 29 Gennaio 2004



Il welfare di Bassolino

La Campania approva una legge sul reddito di cittadinanza
350 euro al mese Questo l'importo per il reddito di cittadinanza di oltre
20mila famiglie

ALFONSO DE VITO

NAPOLI
Con l'approvazione martedì in tarda serata da parte del consiglio, la
Campania è arrivata prima tra le regioni italiane sulla sperimentazione di
un reddito di cittadinanza. Si tratta del trasferimento monetario di 350
euro mensili per 20.000 famiglie individuate sulla base del reddito (sotto i
5.000 euro l'anno) e di altri parametri che saranno definiti dal regolamento
di attuazione. In Campania le statistiche parlano di circa 20000 famiglie
che vivono molto al di sotto della soglia della povertà, ma attestano a
duecentomila quelle che hanno consumi inferiori all'80% della soglia di
povertà. La legge regionale appena varata è dunque una coperta ancora troppo
corta, ma in controtendenza rispetto ad una finanziaria che ha tagliato i
fondi alle istituzioni locali.

L'approvazione da parte del consiglio regionale è stata, sin da subito, una
strada in salita. Il percorso era, infatti, iniziato oltre un anno fa, con
un'iniziativa del Prc che in sede di discussione del bilancio aveva chiesto
di indirizzare sul reddito di cittadinanza 150 miliardi di vecchie lire
derivanti dalla vendita di beni regionali di non immediata utilità sociale
(Forza Italia ha però affermato che non c'è copertura finanziaria). Dopo
mesi di confronto nel tentativo di accogliere molte delle richieste arrivate
dalle forze politiche e sociali, il risultato è un pacchetto di servizi,
concentrato sulla lotta alla dispersione scolastica, sul diritto alla
mobilità e sulla prevenzione sanitaria, che accompagnerà il sostegno
monetario e sarà disponibile per tutti i membri del nucleo familiare. Ma la
vera novità è che alla misura potranno accedere cittadini italiani e
migranti risiedenti nella regione da almeno cinque anni.

«Per famiglie intendiamo i nuclei di convivenza, quindi anche le famiglie di
fatto - spiega Adriana Buffardi assessora alle politiche sociali. Ben
sappiamo che il reddito di cittadinanza è più di una misura di contrasto
alla povertà, ma la legge si autodefinisce sperimentale perché consapevole
che questa strada non potrà essere interamente percorsa senza una concreta
assunzione di responsabilità del governo centrale». Così si concretizza una
misura che, seppur parzialmente, prova a fare i conti con dati
inequivocabili: la regione è ai primi posti per i tassi di disoccupazione
strutturale e giovanile ed anche i recenti incrementi di produttività non
sembra abbiano sortito effetti particolarmente sensibili sul terreno occupaz
ionale. Il lungo iter che ne ha accompagnato l'approvazione ha avuto poi il
merito di proporre all'attenzione pubblica un confronto sui modelli di
welfare locale. Costretta nelle gabbie di risorse limitate la legge ha
dovuto misurarsi con un dibattito che è ancora aperto: sussidio di povertà o
nuovo status della cittadinanza, welfare dei diritti o delle «opportunità»?
I movimenti sociali ad esempio hanno criticato il carattere familiare
dell'erogazione e la sua poca entità monetaria.

In ogni caso ora l'attenzione si sposta sul regolamento attuativo che dovrà
individuare con precisione i criteri di selezione e i meccanismi di
erogazione dei servizi. «Il compito delle lotte sociali - secondo Mario
della Rete noglobal - sarà di ampliare la portata e la consistenza
dell'intervento».

«Questa legge per cui ci siamo battuti - spiega Franco Maranta consigliere
regionale del Prc - non è la migliore delle misure possibili, ma apre la
strada ad una battaglia nazionale per il salario sociale. E' grave però che
su iniziativa di An si sia affidata la verifica fra tre anni alla Giunta
esautorando l'unico organo elettivo, il consiglio, dalla sua funzione».

REDDITO DI CITTADINANZA
Tutto in famiglia

BENEDETTO VECCHI
La decisione del consiglio regionale della Campania di dare il via a una
sperimentazione di reddito di cittadinanza sono in controtendenza rispetto
alla costante, ma inesorabile contrazione dello stato sociale made in Italy
che ha caratterizzato da più di un decennio l'operato dei governi nazionali
e che ha subito un'accelerazione con quello preseduto da Silvio Berlusconi.
Attorno a questa proposta, presentata da Rifondazione comunista, la
discussione ha visto prendere la parola forze politiche, sindacati
confederali e di base, disoccupati, associazioni di migranti e tutti quei
movimenti sociali che cercano di contrastare le coseguenze delle politiche
neoliberiste tanto a livello nazionale che a livello locale. Una discussione
importante per una realtà come la Campania, segnata dal marchio della
disoccupazione di massa, dalla povertà, ma anche da un esercito in crescita
di uomini e donne che lavora in nero nelle spregiudicate e aggressive
fabbriche diffuse dell'abbigliamento, del settore alimentare e, più
recentemente, nell'assemblaggio della poca elettronica di consumo prodotta
in Italia. La decisione della giunta Bassolino segna quindi un passo avanti
rispetto allo stato delle cose. Segna cioè il discrimine tra un prima e un
dopo. E tuttavia il provvedimento votato martedì ha anche significative zone
d'ombra.

Il tema del reddito di cittadinanza è un tema che divide, che fa inarcare le
sopracciglie, accende gli animi. I suoi fautori sottolineano gli effetti
tellurici della «controrivoluzione neoliberista» che innalza la produttività
e distrugge i diritti sociali di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza è,
in questo caso, una misura che risponde adeguatamente ai rivoluzionati
laboratori della produzione incarnata nella figura del precario. I suoi
detrattori mettono invece l'accento sul lavoro come unità di misura della
cittadinanza piena e guardano alla piena occupazione come all'obiettivo da
raggiungere. Inoltre, ne esistono diverse versioni, dall'esperimento tentato
dal passato governo di centrosinistra sul «reddito di inserimento», a quella
elaborata da giuristi e economisti e definita come un «reddito minimo
sociale» da considerare alternativo al sussidio di disoccupazione.

Ce n'è anche un'ulteriore variante, che finora non è riuscita a trasformarsi
in proposta politica e che guarda al reddito di cittadinanza come un diritto
universale alla redistribuzione della ricchezza prodotta sganciato dalla
prestazione lavorativa. Per valutare il provvedimento della giunta Bassolino
conviene tenere a mente questa versione dato il suo carattere insieme
pragmatico e «radicale». Pragmatico perché non si sottrae alla discussione
sul reperimento fiscale del reddito da erogare, radicale perché non
considera più il lavoro come condizione della cittadinanza. Per la regione
Campania si ha diritto ai (pochi) denari stabiliti dal provvedimento se si è
poveri. Inoltre, è un reddito destinato alle famiglie e non ai singoli,
quasi che il vivere in famiglia svolga il ruolo che il lavoro ha svolto in
passato per definire la cittadinanza. Per Basssolino è il primo passo verso
un nuovo welfare state. Sta ora ai movimenti sociali non farlo diventare un
passo verso uno stato compassionevole dell'esclusione sociale.