commercio di animali e rischio salute



da lanuovaecologia.it

Giovedì 8 Gennaio 2004

FAUNA.|Dalla Lav l'allarme per le malattie esotiche

Salto di specie

Tartaruga in cattivitàTartarughe americane portatrici di salmonella,
roditori africani malati di vaiolo, pappagalli senza difese immunitarie. Il
commercio, spesso illegale, di animali ha moltiplicato la diffusione di
numerose patologie. Spesso pericolose. Anche per l'uomo

Pappagalli sempre più sofferenti della malattia del becco e delle piume,
rettili vettori di salmonella, cani della prateria veicolo del cosiddetto
"vaiolo delle scimmie", iguane portatrici di malattie tropicali. Gli allarmi
sanitari non riguardano soltanto le cosiddette specie da reddito ma anche
alcune di quelle da compagnia. «E spesso - sottolinea
il presidente della Lega Antivivisezione, Gianluca Felicetti - non vengono
presi sul serio».

VOGLIA DI ESOTICO
Tutto comincia quando la voglia di esotico supera i confini nazionali e si
importano specie da paesi lontani. Il traffico illegale è quello che produce
più danni.«Il grande traffico illegale di specie animali e vegetali -
afferma il responsabile Cites (Convenzione sul commercio delle specie di
fauna e flora in estinzione) del Corpo Forestale dello Stato, Ugo Mereu -
riguarda un terzo di quello legale a livello mondiale, circa 7-8 miliardi di
euro su 25 miliardi del commercio legale. Cifre importanti per il traffico
illegale causa di tanti problemi». In particolare, da un punto di vista
sanitario, per il traffico legale esistono in Italia precise norme di
tutela. «L'animale importato regolarmente - ha sottolineato Mereu precisando
di non essere un addetto sanitario - significa che è sano e che ha il via
libera da un punto di vista delle normative internazionali sulla
protezione».

ILLEGALE E NON SOLO...

Ma non è solo il commercio illegale a preoccupare. Animalisti e
ambientalisti sottolineano i rischi di diffusione di patologie attraverso
animali da compagnia che arrivano anche in modo regolare. Come i pappagalli.
Nella popolazione italiana di questi volatili è in aumento la malattia del
becco e delle piume (circovirus) che distrugge l'organo principale delle
difese immunitarie. Da tre anni il fenomeno è studiato dal dipartimento di
Medicina veterinaria dell'Università di Torino. «Abbiamo visto - sottolinea
uno dei ricercatori, Elena Bert - che il trend è passato dal 6,5% all'8%
mentre negli Usa si era partiti dal 5% e ora si è scesi dopo interventi ad
hoc. E' allarmante inoltre che alcune partite arrivino in Italia con un 80%
di positività. Fenomeno che incide seriamente sui nostri allevamenti». Il
gruppo di Torino ha messo a punto un test ma in Italia per i pappagalli la
legge non prevede controlli per questa malattia come invece sui volatili da
reddito. L'Europa è il primo mercato al mondo per importazione di questi
uccelli. In Italia il mercato annuale si aggira tra i 10-15 mila esemplari
con un costo che varia dai 2000-2.500 euro per il cacatua più frequentemente
venduto ai 10.000 euro per il cacatua oftalmica.

DAI RODITORI ALL'UOMO

Un altro esempio di rischio sanitario è rappresentato dalle tartarughe
acquatiche alle quali è legato l'allarme salmonella. «In Italia - riferisce
il responsabile sezione animali esotici Lav, Giovanni Guadagna - si
importano un milione di esemplari l'anno di provenienza soprattutto
americana ma anche del sud-est asiatico. Ma quanti sanno che i rettili sono
portatori sani di salmonella e che quindi l'acqua va cambiata di frequente,
occorre usare guanti e sapone antibatterico?». L'America, ha quindi riferito
Guadagna, ha vietato la vendita sul suo territorio di queste tartarughe pur
continuando a dare garanzie per l'esportazione. Infine il cane della
prateria. «Questo roditore africano, importato negli Stati Uniti - ha
spiegato Guadagna - ha veicolato tempo fa il vaiolo in una quarantina di
americani».

E L'ITALIA?

L'Italia è tra i Paesi più attivi nel commercio internazionale di specie
animali e vegetali, per un giro di affari intorno ai 25 miliardi di euro
l'anno di cui un terzo derivanti da attività illegali. L'opera svolta dagli
Organi preposti al controllo - sottolinea il ministero dell'Ambiente presso
il quale è istituita l'autorità di gestione principale in Italia della
Convenzione sul commercio internazionale - delle specie di flora e fauna
selvatiche minacciate di estinzione, Cites - risulta pertanto indispensabile
per la repressione di questo commercio illecito. Negli ultimi 6 anni, su
oltre 500.000 controlli effettuati, sono stati sequestrati più di 50.000
esemplari. Circa 6.000 dei quali rappresentati da animali e piante viventi.

BIODIVERSITA'||L'introduzione del rospo Bufo minaccia i rettili
dell'Australia

Serpenti avvelenati

Rospo Bufo Marinus La scoperta del Museo di scienze naturali di Torino:
l'anfibio importato dal centro america contiene sostanze tossiche. E se
ingerito provoca la morte dei predatori
Anche i serpenti fanno indigestione. Peccato però che quelli australiani, a
furia di mandare giù i rospi introdotti dall'uomo, si stiano addirittura
estinguendo.
Il fenomeno è allarmante. Una recente ricerca presentata al Museo di scienze
naturali di Torino ha mostrato gli effetti dell'introduzione in Australia di
un rospo originario del Centro
e Sud America, il Bufo Marinus.

SECREZIONI TOSSICHE

L'intento, come sempre, era dei più "nobili": il rospo forestiero aveva il
compito di controllare la presenza di insetti nocivi nella coltivazione di
canna da zucchero. Ma qualcosa è andato storto. Dopo l'introduzione, la
colonia del rospo è sfuggita al controllo. In breve dal Queensland, la zona
che li ospitò sin dal lontano 1935, i rospi si sono espansi fino ad occupare
ben 863 mila chilometri quadrati. E benché tutti gli anfibi producano veleno
per difendersi dai predatori, quello del Bufo è fra i più tossici. Alcune
tribù africane e amazzoniche utilizzano addirittura queste secrezioni come
veleno per le frecce. Le ghiandole del rospo marino infatti, secernono
quantità imponenti di tossine che gli permettono di difendersi dai
carnivori. La sua ingestione però, provoca non solo fenomeni convulsivi ma
anche la morte del predatore.

QUARANTANOVE SPECIE A RISCHIO

Finora, comunque, le osservazioni erano rimaste ad un livello alquanto
aneddotico, e non era ancora stato provato l'effetto della presenza (e della
velenosità) di questo rospo su animali australiani. Ma la pubblicazione di
questo recente studio conferma tutte le peggiori previsioni. E a farne le
spese, sono state ben 49 specie di serpenti australiani, a rischio di
estinzione per la presenza di Bufo Marinus. Ora si spera che nel più breve
tempo possibile, i serpenti riescano a sviluppare comportamenti difensivi e
a cancellare il rospo dal loro variegato menù. Anche perché, molte specie
sono già minacciate dal fenomeno dell'urbanizzazione.
Un caso emblematico di alterazione della fauna e del conseguente
danneggiamento della biodiversità.

(Marcella Miriello)