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commercio di animali e rischio salute
- Subject: commercio di animali e rischio salute
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 18 Jan 2004 08:07:08 +0100
da lanuovaecologia.it Giovedì 8 Gennaio 2004 FAUNA.|Dalla Lav l'allarme per le malattie esotiche Salto di specie Tartaruga in cattivitàTartarughe americane portatrici di salmonella, roditori africani malati di vaiolo, pappagalli senza difese immunitarie. Il commercio, spesso illegale, di animali ha moltiplicato la diffusione di numerose patologie. Spesso pericolose. Anche per l'uomo Pappagalli sempre più sofferenti della malattia del becco e delle piume, rettili vettori di salmonella, cani della prateria veicolo del cosiddetto "vaiolo delle scimmie", iguane portatrici di malattie tropicali. Gli allarmi sanitari non riguardano soltanto le cosiddette specie da reddito ma anche alcune di quelle da compagnia. «E spesso - sottolinea il presidente della Lega Antivivisezione, Gianluca Felicetti - non vengono presi sul serio». VOGLIA DI ESOTICO Tutto comincia quando la voglia di esotico supera i confini nazionali e si importano specie da paesi lontani. Il traffico illegale è quello che produce più danni.«Il grande traffico illegale di specie animali e vegetali - afferma il responsabile Cites (Convenzione sul commercio delle specie di fauna e flora in estinzione) del Corpo Forestale dello Stato, Ugo Mereu - riguarda un terzo di quello legale a livello mondiale, circa 7-8 miliardi di euro su 25 miliardi del commercio legale. Cifre importanti per il traffico illegale causa di tanti problemi». In particolare, da un punto di vista sanitario, per il traffico legale esistono in Italia precise norme di tutela. «L'animale importato regolarmente - ha sottolineato Mereu precisando di non essere un addetto sanitario - significa che è sano e che ha il via libera da un punto di vista delle normative internazionali sulla protezione». ILLEGALE E NON SOLO... Ma non è solo il commercio illegale a preoccupare. Animalisti e ambientalisti sottolineano i rischi di diffusione di patologie attraverso animali da compagnia che arrivano anche in modo regolare. Come i pappagalli. Nella popolazione italiana di questi volatili è in aumento la malattia del becco e delle piume (circovirus) che distrugge l'organo principale delle difese immunitarie. Da tre anni il fenomeno è studiato dal dipartimento di Medicina veterinaria dell'Università di Torino. «Abbiamo visto - sottolinea uno dei ricercatori, Elena Bert - che il trend è passato dal 6,5% all'8% mentre negli Usa si era partiti dal 5% e ora si è scesi dopo interventi ad hoc. E' allarmante inoltre che alcune partite arrivino in Italia con un 80% di positività. Fenomeno che incide seriamente sui nostri allevamenti». Il gruppo di Torino ha messo a punto un test ma in Italia per i pappagalli la legge non prevede controlli per questa malattia come invece sui volatili da reddito. L'Europa è il primo mercato al mondo per importazione di questi uccelli. In Italia il mercato annuale si aggira tra i 10-15 mila esemplari con un costo che varia dai 2000-2.500 euro per il cacatua più frequentemente venduto ai 10.000 euro per il cacatua oftalmica. DAI RODITORI ALL'UOMO Un altro esempio di rischio sanitario è rappresentato dalle tartarughe acquatiche alle quali è legato l'allarme salmonella. «In Italia - riferisce il responsabile sezione animali esotici Lav, Giovanni Guadagna - si importano un milione di esemplari l'anno di provenienza soprattutto americana ma anche del sud-est asiatico. Ma quanti sanno che i rettili sono portatori sani di salmonella e che quindi l'acqua va cambiata di frequente, occorre usare guanti e sapone antibatterico?». L'America, ha quindi riferito Guadagna, ha vietato la vendita sul suo territorio di queste tartarughe pur continuando a dare garanzie per l'esportazione. Infine il cane della prateria. «Questo roditore africano, importato negli Stati Uniti - ha spiegato Guadagna - ha veicolato tempo fa il vaiolo in una quarantina di americani». E L'ITALIA? L'Italia è tra i Paesi più attivi nel commercio internazionale di specie animali e vegetali, per un giro di affari intorno ai 25 miliardi di euro l'anno di cui un terzo derivanti da attività illegali. L'opera svolta dagli Organi preposti al controllo - sottolinea il ministero dell'Ambiente presso il quale è istituita l'autorità di gestione principale in Italia della Convenzione sul commercio internazionale - delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione, Cites - risulta pertanto indispensabile per la repressione di questo commercio illecito. Negli ultimi 6 anni, su oltre 500.000 controlli effettuati, sono stati sequestrati più di 50.000 esemplari. Circa 6.000 dei quali rappresentati da animali e piante viventi. BIODIVERSITA'||L'introduzione del rospo Bufo minaccia i rettili dell'Australia Serpenti avvelenati Rospo Bufo Marinus La scoperta del Museo di scienze naturali di Torino: l'anfibio importato dal centro america contiene sostanze tossiche. E se ingerito provoca la morte dei predatori Anche i serpenti fanno indigestione. Peccato però che quelli australiani, a furia di mandare giù i rospi introdotti dall'uomo, si stiano addirittura estinguendo. Il fenomeno è allarmante. Una recente ricerca presentata al Museo di scienze naturali di Torino ha mostrato gli effetti dell'introduzione in Australia di un rospo originario del Centro e Sud America, il Bufo Marinus. SECREZIONI TOSSICHE L'intento, come sempre, era dei più "nobili": il rospo forestiero aveva il compito di controllare la presenza di insetti nocivi nella coltivazione di canna da zucchero. Ma qualcosa è andato storto. Dopo l'introduzione, la colonia del rospo è sfuggita al controllo. In breve dal Queensland, la zona che li ospitò sin dal lontano 1935, i rospi si sono espansi fino ad occupare ben 863 mila chilometri quadrati. E benché tutti gli anfibi producano veleno per difendersi dai predatori, quello del Bufo è fra i più tossici. Alcune tribù africane e amazzoniche utilizzano addirittura queste secrezioni come veleno per le frecce. Le ghiandole del rospo marino infatti, secernono quantità imponenti di tossine che gli permettono di difendersi dai carnivori. La sua ingestione però, provoca non solo fenomeni convulsivi ma anche la morte del predatore. QUARANTANOVE SPECIE A RISCHIO Finora, comunque, le osservazioni erano rimaste ad un livello alquanto aneddotico, e non era ancora stato provato l'effetto della presenza (e della velenosità) di questo rospo su animali australiani. Ma la pubblicazione di questo recente studio conferma tutte le peggiori previsioni. E a farne le spese, sono state ben 49 specie di serpenti australiani, a rischio di estinzione per la presenza di Bufo Marinus. Ora si spera che nel più breve tempo possibile, i serpenti riescano a sviluppare comportamenti difensivi e a cancellare il rospo dal loro variegato menù. Anche perché, molte specie sono già minacciate dal fenomeno dell'urbanizzazione. Un caso emblematico di alterazione della fauna e del conseguente danneggiamento della biodiversità. (Marcella Miriello)
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