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Capitini e Rifkin
- Subject: Capitini e Rifkin
- From: "Gagliardii Angelica" <angelicagagliardi at libero.it>
- Date: Thu, 25 Dec 2003 18:45:03 +0100
----- Original Message ----- From: "Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini" <capitini at tiscalinet.it> dal cosinrete.it RIFKIN E CAPITINI "Il tempo libero deve rendere ogni lavoratore più capace di partecipare attivamente al controllo e al miglioramento del tempo di lavoro: ognuno che lavora deve essere più istruito, meglio informato dei problemi di tutti... Il tempo libero va utilizzato per l'attività civica di partecipazione ai problemi del miglioramento della comunità in cui viviamo, il villaggio, la città, la regione; per l'attività politica, per l'attività sindacale, per l'attività pacifista... Il tempo libero va utilizzato per esercitare liberamente quella attività creativa che uno preferisce, cercando non soltanto di ricevere, di vedere, di imparare, ma anche di fare... Il tempo libero va utilizzato anche per il raccoglimento, per il silenzio, per le nostre riflessioni... Il tempo libero va utilizzato per svilupparci igienicamente e sportivamente e per curare il nostro corpo e il nostro sistema psichico e nervoso... Il tempo libero può produrre il miglior capitale che ci sia: l'uomo libero." (Aldo Capitini, IL POTERE DI TUTTI, pag.166/67) Il noto economista americano, Jeremy Rifkin, concludeva così un suo intervento in "L’Espresso" del 21 dicembre 2003: "…Oggi, le nuove macchine intelligenti possono sostituire in larga misura l'attività fisica e mentale dell'uomo. Se l'introduzione di nuove tecnologie, che fanno risparmiare tempo e lavoro, ha consentito un sensibile aumento della produttività, ciò ha determinato un progressivo aumento della disoccupazione o della sottoccupazione. Ridurre la forza lavoro, tuttavia, significa ridurre per ciò stesso il reddito e quindi la domanda, impedendo la crescita economica. Questo è il nuovo lato strutturale che imprenditori e uomini politici, al pari di molti economisti, sono riluttanti a riconoscere. Tradizionalmente, la soluzione del dilemma era fornita dal movimento operaio organizzato. I sindacati, e i partiti politici che rappresentavano i loro interessi, svolgevano una funzione di contrappeso rispetto al potere manageriale, costringendo le imprese a condividere i frutti degli incrementi di produttività con le maestranze, attraverso aumenti salariali, riduzioni dell'orario e miglioramenti delle condizioni di lavoro e dei servizi sociali. Ma, in molti paesi, la forza dei sindacati è stata indebolita dai processi di globalizzazione e soprattutto dalla capacità dei dirigenti d'azienda di trasferire capitali e attività produttive altrove giocando a rubamazzo. E’ ormai chiaro che gli aumenti della produttività, di per se stessi, non migliorano condizioni dei lavoratori. Per rilanciare la domanda bisogna rendere partecipi dei loro benefici i dipendenti. Ma poiché i dirigenti delle aziende non faranno mai questo di propria iniziativa, l'unico sistema efficace per accrescere la domanda è quello di ridar vigore al movimento sindacale, estendendo il suo raggio d'influenza geografico in modo che possa far fronte a quello del capitale finanziario. Sindacati, associazioni di rappresentanza dei consumatori e delle comunità locali e partiti politici dovrebbero creare reti di comunicazione diretta fra i cittadini su scala globale per contrapporre al gioco a rubamazzo la solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni locali. Si tratta, indubbiamente, di un'impresa non facile, ma, in ultima analisi, solo organizzando un movimento internazionale di cittadini e lavoratori in risposta alle fluttuazioni dei capitali nel mondo, sarà possibile ridistribuire ovunque la maggior ricchezza prodotta e stimolare i consumi. Ma è altrettanto importante sviluppare nuove idee per creare posti di lavoro, compresa l'introduzione della settimana di 30 ore (da cui potrebbero derivarne molti milioni) e nuove forme di occupazione nel terzo settore non profit. L’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù. L’Era dell'Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa. Dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a scopi utilitari, dedicando più tempo all'arricchimento della vita sociale." Aldo Capitini riassumeva queste conclusioni con la cifra di Liberalsocialismo. Noi siamo d’accordo con lui. Non ci spaventa la campagna mediatica contro il socialismo, finanziata con spreco dai sostenitori del capitalismo. E’ liberalsocialista la proposta di Rifkin per contrapporre, al gioco a rubamazzo dei capitalisti, la solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni locali, attraverso reti di comunicazione diretta fra i cittadini su scala globale, create da sindacati, associazioni di rappresentanza dei consumatori e delle comunità locali e partiti politici. E’ il secondo potere capitiniano, creato dai cittadini dal basso, con il doppio fine di educare tutti alla gestione degli affari pubblici e di preparare la sostituzione nonviolenta del potere superiore con il secondo, quando fosse appoggiato dalla maggioranza dei cittadini. Purtroppo, i movimenti, che dovrebbero essere il motore propulsivo di questa rete, a quanto si vede e si legge spendono energie in azioni mirate e isolate, o in discussioni molto accademiche. Sembrano lontani dagli scenari di Capitini e Rifkin, i loro leader non hanno capacità di convincere né mezzi per agire, di Capitini accolgono soltanto l’ appello pacifista. Non intuiscono l’importanza di idee che venendo dai tempi lontani di Capitini approdano alle sponde americane di oggi con Rifkin. Aspettiamo con fiducia che se ne accorgano, riflettano, e poi agiscano. " Tutto questo va bene, ma non basta perché il benessere ed il potere non sono fini, ma mezzi per migliorarci, per essere uomini migliori, più umani, più buoni, più capaci di avvicinarsi alla verità, alla bellezza, alle alte vette della vita dove si vive qualcosa di più eterno, di più libero della stessa politica e della stessa economia." (Aldo Capitini, RISPETTO DELL'UMANITA' nel "CORRIERE DI PERUGIA", 19 agosto 1944)
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