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bilancio sulla salute del nostro paese
- Subject: bilancio sulla salute del nostro paese
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 18 Dec 2003 07:01:46 +0100
da green planet 20 novembre 2003 IL BILANCIO SULLA SALUTE DEL NOSTRO PAESE Ad una settimana dal suo VII Congresso Nazionale (dal 24 al 30 novembre) nel corso della conferenza stampa per presentarne appuntamenti tematiche e ospiti nazionali e internazionali, Legambiente traccia, dati alla mano, un quadro complessivo dello stato dell'ambiente in Italia. Un'Italia sempre in bilico fra valorizzazione delle ricchezze ambientali e sfruttamento miope del territorio, così Legambiente nel suo bilancio ambientale descrive il nostro Paese. Un'Italia in cui le politiche ambientali, a parte poche eccezioni, sono sempre state claudicanti, e sulla quale pendono nuove pesanti minacce. Bene la crescita delle Aree protette e l'aumento delle certificazioni di qualità (EMAS e ISO 14001), molto bene l'agricoltura biologica e la tutela dei prodotti tipici. Male invece l'abuso di automobili, la pessima qualità dell'aria cittadina e le emissioni di gas serra in crescita costante. Male l'alto numero di reati ambientali, la montagna di rifiuti prodotti ogni anno, gli sprechi di acqua e il degrado idrogeologico del Paese. E poi ci sono il condono edilizio, le centrali con licenza d'inquinare, il patrimonio storico artistico da svendere all'incanto, le grandi e discutibili opere pubbliche, e le leggi ambientali riscritte chissà come per delega. Si tratta di un bilancio che, nonostante alcune voci positive, resta sicuramente in rosso. Legambiente sottolinea come, partendo da una situazione che chiaroscuro, con elementi di crescita accanto a situazioni di stallo - frutto dell'incapacità di avviare negli ultimi decenni strategie ambientali complessive e lungimiranti -, si corra il rischio di vanificare le conquista capitalizzate e aggravare situazioni già precarie. Se da una parte, infatti, sono cresciute la aree protette (siamo a più del 10% del territorio nazionale) con nuove importanti acquisizioni negli anni più recenti soprattutto per le aree marine; se l'agricoltura biologica compie passi da gigante arrivando a coprire l'8% della superficie agricola e aumenta il numero di prodotti italiani certificati Dop e Igp (+13% in un solo anno), su altri versanti le performance nazionali restano inaccettabili. Resta inaccettabile lo stato della mobilità (solo il 50% delle autovetture a norma Euro 1 o 2, ipetrofico il rapporto auto/abitante: uno a due; consumi di carburante che continuano a lievitare). E' grave la situazione della criminalità ambientale (20mila reati accertati, un giro d'affari attorno ai 2 milioni di euro), pessima la qualità dell'aria nelle città (calano CO e NO2, grazie al parziale rinnovo del parco auto, ma PM10 e Benzene fanno registrare un numero allarmante di superamenti annui delle soglie limite), insignificanti le politiche per la riduzione dei gas serra (+5,7% dal 1990) e inconsistente il sostegno alle energie pulite, drammatica la situazione del territorio (il 45% dei comuni è ad alto rischio idrogeologico). Come non bastasse, a far pendere il barometro ambientale verso la crisi ci si mettono provvedimenti omicidi come il condono edilizio, che svende il territorio agli abusivi, vanifica ogni politica di gestione territoriale ed erode il senso della legalità. Ma nel mirino di Legambiente c'è anche la Legge obiettivo, c'è la delega per riscrivere la normativa ambientale affidata al Governo che ha varato il condono e ci sono l'opera più o meno deliberata di indebolimento delle strutture pubbliche di tutela e controllo in campo ambientale (dall'Apat all'Enea) o l'idea sciagurata di risanare i conti dello Stato mettendo in vendita i beni culturali e paesaggistici. Se in passato, insomma, non sempre si è fatto bene, oggi, quando la sensibilità ambientale è più spiccata e non mancano gli strumenti anche culturali per appaiare sviluppo a ambiente, si rischia di fare peggio. Un giudizio complessivamente negativo che non impedisce però di cogliere alcuni segnali in controtendenza: a buona tenuta del ministro delle politiche agricole nel no agli ogm in agricoltura, o i vari casi che vedono esponenti di entrambi gli schieramenti politici attestati in materie importanti (la lotta all'inquinamento, il no al nuovo condono edilizio) su posizioni avanzate. E poi c'è una ripresa di vitalità nella sperimentazione di strade innovative da parte di settori dell'economia, di comunità locali, della società civile nel suo complesso. È il caso della miriade di economie locali cresciute sulla valorizzazione del made in Italy e delle produzioni tipiche, in una sintesi preziosa di tradizione e innovazione. È il caso dei primi segni di rinascita di quell'Italia dei piccoli comuni in cui si trova custodito gran parte dell'intreccio tra natura e cultura che rappresenta la quintessenza dell'identità italiana; come delle positive esperienze di governo che si registrano in tante città grandi e piccole, frutto in parte dell'elezione diretta dei sindaci che rimane ad oggi la più efficace e innovativa tra le riforme istituzionali varate nell'ultimo decennio. È il caso, ancora, del crescente protagonismo dei cittadini, sempre meno disposti a delegare la rappresentanza delle proprie ragioni che si tratti di battersi per un ambiente più pulito, di difendere i diritti sociali, di reclamare il rispetto dei valori costituzionali, di manifestare per la pace. L'AMBIENTE IN ITALIA, IL BILANCIO DI LEGAMBIENTE LE NUOVE MINACCE Condono edilizio L'Italia è già martoriata dal fenomeno dell'illegalità edilizia, fenomeno che investe principalmente le regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) e che si intreccia con gli affari della malavita. Aprire i termini di un nuovo condono significa fornire un lasciapassare a chi ignorato le leggi, significa legittimare gli affari delle cosche e incentivare la costruzione di nuove case illegali. Negli anni del condono Craxi - Nicolazzi, infatti, le costruzioni abusive fecero registrare un'impennata dell'80% ('82-'84); in quelli del primo condono Berlusconi del 40% ('93-'94). Viste le cifre indicate da Tremonti nel decretone, oggi potrebbero essere sanate più di 250mila costruzioni abusive. Legge obiettivo La mobilità è uno dei fattori più critici per l'ambiente: dall'aumento delle emissioni (+20% quelle dei trasporti, rispetto al 1990) al traffico cittadino, fino all'occupazione del territorio. Per questo la Legge Obiettivo - coi suoi corridoi agevolati che scavalcano gli Enti locali, col suo ridurre la Via ad un mero passaggio burocratico, con la discutibile gestione degli appalti - non intacca, e anzi rafforza, una struttura dei trasporti predominata e dipendente dal trasporto stradale su gomma. La dotazione stradale e autostradale italiana è nettamente superiore a quella europea. Nonostante questo, quella autostradale è cresciuta del 70% in 30anni, contro la sostanziale immobilità della rete ferroviaria. Legge delega Per i prossimi quattro anni il Parlamento sarà esautorato dalla discussione sul riordino dell'intera normativa ambientale: le norme che regolano materie delicatissime - tutela dell'acqua, dell'aria, difesa suolo, gestione dei rifiuti, parchi, danno ambientale e valutazione di impatto ambientale - frutto di decenni di mediazioni istituzionali, economiche e sociali, verranno riscritte dalle stesse mani che hanno firmato il condono edilizio. Decreti Marzano e antiblack-out Nel decreto Marzano sul Riordino del settore energetico, persino la combustione rifiuti diventa una fonte di energia pulita. Il mercato dei certificati verdi e delle rinnovabili andrà conseguentemente gambe all'aria: nessuna promozione di fonti energetiche pulite sarà più possibile. Sull'onda emotiva dei black-out, programmati o meno, le centrali più inquinanti sono state autorizzate a infrangere i limiti imposti per le emissioni in atmosfera e per la temperatura delle acque reimmesse nei fiumi. Altro disincentivo allo sviluppo energetico sostenibile e nuova spallata alla qualità ambientale. La prova del nove la fornisce il forte rallentamento nella crescita dell'energia eolica: l'anno scorso sono stati installati impianti per 106 MW, 157 in meno del 2001. L'incremento annuale, insomma, è sceso dal 63% ad un misero 15%. Questo spiega anche perché la Germania abbia una quantità di Mw eolici installati (8.700) pari a dieci volte la nostra. Cartolarizzazioni e silenzio assenso Un altro tassello della politica di svendita dei beni del Paese per fare cassa e colmare l'incapacità di varare innovative politiche di sviluppo. A rischio i beni culturali e paesaggistici che magari non troviamo nei libri di storia dell'arte ma che intessono la trama di bellezza e pregio che rende l'Italia famosa nel mondo. LE VIRTÙ 1-Agricoltura biologica e certificazioni di origine L'Italia è leader mondiale per numero di aziende biologiche (56.000). L' agricoltura biologica copre oltre l'8% della superficie agricola utilizzabile. Questa superficie in un solo anno è cresciuta del 20% circa (2001). Siamo. Resta fortemente concentrata nelle regioni meridionali (69% delle superfici), con Sardegna, Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna in testa. Cresce anche il numero dei prodotti tipici di qualità con marchio DOP (per i prodotti il cui ciclo produttivo si svolge interamente in una delimitata area geografica) e IGP (quando ciò avviene solo per una parte del processo): oggi sono ben 132. Rispetto ad un anno fa, i nostri prodotti certificati sono cresciuti di oltre il 13%. I prodotti riconosciuti PTA (della tradizione agroalimentare regionale) sono ben 3700. Altro aspetto positivo: il consumo di pesticidi è calato del 10% rispetto al 1997 e del 25% rispetto al 1990. 2-Aree protette Il sistema nazionale delle aree protette interessa il 10% del territorio nazionale, per circa 3 milioni di ettari. E' un importante traguardo, la percentuale più alta d'Europa, che tocca picchi del 16% nel territorio Appenninico. Le aree naturali protette sono in tutto 772, di cui 22 parchi nazionali, 146 riserve naturali statali, 20 riserve marine statali, 105 parchi regionali, 335 riserve regionali. 3-Energia eolica In Italia, nonostante le insufficienti politiche si sostegno, l'eolico cresce e, seppure non vada oltre una potenza installata di 800 MW, comincia a imporsi come un settore competitivo. 4-Raccolta differenziata La raccolta differenziata è cresciuta dal 4 al 16,9% in 10 anni: un traguardo importante anche se non all'altezza delle indicazioni del decreto Ronchi (35%). A fronte di questo dato medio nazionale rimane però consistente il divario tra centro-nord e centro-sud. Importanti anche i progressi nel recupero degli imballaggi: nel 2002 siamo arrivati a recuperarne quasi il 56% (il mercato italiano vale, stima il Conai, 280 mln ? annui). 5-Agenda 21 Su 1940 adesioni alla Campagna europea Città sostenibili (primo passo per l'attivazione dell'Agenda 21), ben 711 sono diEnti locali italiani (il 37%). Caso unico al mondo, poi, quello di 27 delle nostre Aree protette che stanno sperimentano questo strumento nato eminentemente per i centri urbani. 6-Certificazioni ISO 14001 ed EMAS Negli ultimi due anni l'Italia ha fatto importanti passi per ridurre il gap che la divideva dagli altri Paesi europei, arrivando ad essere il quinto paese dell'Unione. Per quanto riguarda le ISO 14001, l'Italia si colloca tra i paesi più dinamici: tra il 2001 e il 2002 si sono registrate 858 nuove registrazioni, contro le 320 tedesche e le 375 francesi. Innovativo l'importante risultato raggiunto con l'ottenimento della registrazione EMAS da parte di un Parco italiano (il Parco del Monte Avic). 7- Siti Unesco L'Italia, insieme alla Spagna, detiene il più alto numero di siti appartenenti al Patrimonio dell'umanità istituito dall'Unesco: 37 contro i 27 della Francia o i 24 della Gran Bretagna. 8- Piste ciclabili Cresce la rete delle piste ciclabili. Nel 2002 sono aumentate del 18%, arrivando a quasi 1.500 chilometri. Ci sono piste ciclabili in 77 capoluoghi di provincia su 103. Tuttavia, rimane ancora lontano l'obiettivo di 2.000 chilometri su 100 città italiane previsto nel Piano Nazionale di Sviluppo Sostenibile del 1993. I VIZI 1-Illegalità ambientale e abusivismo edilizio Sono stati 19.453 i reati accertati nel 2002 in Italia. Nella classifica dell'illegalità ambientale, sta al primo posto la Campania (con 2.996 infrazioni accertate), seguita dalla Calabria (2.852) e dalla Sicilia (1.895). La Lombardia, con 999 reati accertati, è la prima regione del nord. Tra il 2001 e il 2002, l'abusivismo edilizio è cresciuto del 9%, dopo tre anni di contrazione del mercato del mattone illegale. Il numero di case abusive costruite in Italia ha superato la soglia delle 30mila, ben 2.544 in più rispetto al 2001, per un valore immobiliare complessivo di 2.102 milioni di euro. Il 55% del nuovo abusivismo edilizio si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (nell'ordine, come numero di case illegali, Campania, Sicilia, Puglia e Calabria), dove una casa su quattro è abusiva. 2-Rifiuti urbani e consumo di imballaggi La produzione di rifiuti urbani è cresciuta del 2% tra il 2000 e il 2001 arrivando a 29,3 mln tonnellate/anno. Tanto da vanificare i progressi della raccolta differenziata: la quantità d'immondizia che finisce in discarica o nell'inceneritore è la stessa di 10 anni fa (erano 25 mln di tonnellate nel '93, 24,5 nel 2001). E a un tasso doppio rispetto alla crescita dei consumi e dei rifiuti urbani, crescono gli imballaggi, aumentando del 23% tra il 1996 e il 2001. 3-Consumi energetici e dipendenza dal petrolio In dieci anni (dal 1990) i consumi energetici sono aumentati dell'13,3%. La crescita continua a essere guidata dai consumi per i trasporti e per gli usi civili. Le fonti energetiche primarie di origine fossile coprono ancora l'88% dei consumi. 4-Trasporto privato La densità automobilistica costituisce uno degli elementi più critici per le città italiane. C'è in Italia più di un'auto ogni 2 abitanti: oltre 33 milioni di vetture. Il parco veicoli ha un'età media di circa otto anni e continua a crescere significativamente la cilindrata delle autovetture (il 60% supera i 1200 cc). Mentre al nord la percentuale di quelle che rispecchiano gli standard Euro 1, Euro 2 e Euro 3 è del 63%, al centro scende al 59%, al sud e nelle isole arriva al 47%. Molto peggio gli autocarri (solo il 33% è adeguato agli standard europei) e i motocicli (17%). Un dato questo, che si riflette sui consumi di carburante, per i quali non si registra infatti nessuna riduzione: tra il 2000 e il 2001 le vendite di benzine e gasolio sono rimaste sostanzialmente stabili, mentre nel 2002 si è verificato un deciso aumento del gasolio (+7%) a discapito delle benzine, in calo del 2,7%. 5-Gas serra e qualità dell'aria Rispetto al 1990, anno di riferimento per l'obiettivo di riduzione del 6,5% da raggiungere entro il 2010 (protocollo di Kyoto), la crescita delle emissioni di gas climalteranti in Italia ammonta al 5,7%. Su scala europea, L'Italia è anzi il terzo Paese per crescita in valore assoluto delle emissioni lorde di CO2. Le emissioni prodotte dai trasporti sono cresciute del 20% rispetto al 1990. Nelle città calano CO e NO2, grazie al parziale rinnovo del parco auto, ma PM10 e Benzene fanno registrare un numero allarmante di superamenti annui delle soglie limite: 254 a Torino, 192 a Roma, 165 a Napoli, 145 a Milano, nel 2002. Nello stesso anno nessuna grande città è risultata in regola con tutti e quattro gli inquinanti considerati (NO2, PM10, benzene, CO2) 6-Territorio: incendi e dissesto idrogeologico Tra il 1992 e il 2001 sono stati percorsi dal fuoco oltre mezzo milione di ettari: - 4% rispetto al decennio precedente ma + 10% rispetto agli anni 70. In Italia sono ben 3671 i Comuni a rischio idrogeologico (il 45% del totale), il nostro territorio è stato martoriato, solo negli ultimi 10 anni, da ben 12993 eventi idrogeologici. 7-Ricerca e sviluppo La spesa italiana per ricerca e sviluppo si aggira attorno all'1,07% del Pil, contro 1,92% della media europea. Inferiore anche la spesa per l'educazione superiore: siamo a 2/3 della media europea, 1/3 rispetto a Svezia e Danimarca. Bassa la quota di personale tecnico scientifico - 3,3% sul totale della forza lavoro contro 5,15% della media europea - e la brevettualità: 14 richieste di brevetto ogni 100.000 lavoratori (192 in Germania, 112 in UK, 572 in Giappone, 123 negli Usa) 8-Acqua Ci sono gli abitanti assetati del Mezzogiorno, dove periodicamente per 7 persone su 10 è fatica sprecata aprire il rubinetto. C'è qualche campanello d'allarme anche al nord, con il Brenta, il Ticino e il Po pericolosamente a secco. Ci sono 200mila chilometri di acquedotti-groviera: nel percorso tra la sorgente e gli utenti finali si perdono per strada almeno 27 litri d' acqua su 100, gettati alle ortiche per le innumerevoli falle della rete o svaniti nel nulla a causa dei troppi furti e dei troppi allacciamenti abusivi. C'è una perniciosa frammentazione del servizio idrico: assicurano, si fa per dire, la distribuzione oltre 8.000 operatori pubblici e privati (mediamente 80 per ogni provincia italiana) che gestiscono più di 13mila acquedotti. C'è quel gigantesco buco nell'acqua di tutti quei faraonici progetti che avrebbero dovuto risolvere il problema una volta per tutte: tra il 1985 e il 2000 il settore idrico ha visto scorrere in dighe, invasi e interventi vari molto più di 25 miliardi di euro - pari al 18% della spesa complessiva in opera pubbliche - con i risultati che tutti possono valutare. Legambiente, 20 novembre 2003
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