summit per la governance tecnologica



da boiler
giornale di scienza, innovazione e ambiente
                 21.11.2003

INFORMATICA
Un summit per parlare di governance tecnologica

. I temi da discutere
. Parole o fatti?

 NAZIONI UNITE - A poche settimane dall'inizio del primo summit dell'Onu in
materia di tecnologie dell'informazione, il problema di chi debba
controllare Internet e sovvenzionare la sua diffusione nei paesi in via di
sviluppo è all'ordine del giorno nelle discussioni che coinvolgono gli
esecutivi di tutto il mondo. Oltre cinquanta capi di stato hanno confermato
la propria presenza all'incontro di Ginevra che si svolgerà dal 10 al 12
dicembre prossimo, ma ancora non si sa con esattezza su quali argomenti
saranno chiamati a esprimere la propria opinione. Portavoce di governo,
rappresentanti di aziende e di organizzazioni civiche hanno dunque deciso di
riunirsi anticipatamente la prossima settimana nella città svizzera per
cercare di attenuare le divergenze che finora li hanno divisi, cominciando
ad affrontare temi controversi come quello del controllo politico dei media
digitali, più volte trattati ma mai risolti.

I temi da discutere

 Gli organizzatori dell'incontro di dicembre, battezzato World Summit on the
Information Society, sottolineano la complessità degli argomenti in ballo, e
non si aspettano che la conferenza possa ottenere risultati poi così
significativi. Già stabilire delle linee guida generali per il controllo di
un'Internet globale ma al tempo stesso decentralizzata è una sfida non da
poco. «Probabilmente si arriverà semplicemente a tracciare un abbozzo di ciò
che andrebbe fatto», commenta Nitin Desai, consulente speciale al summit per
il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. All'incontro di
Ginevra, i leader mondiali dovranno ratificare una dichiarazione di ideali e
stabilire degli obiettivi. È prevista anche una seconda e ultima fase, in
Tunisia, a novembre del 2005. tra i principali temi da trattare:

1. Le decisioni chiave in merito al controllo e alla gestione del nucleo
fondamentale di Internet devono restare appannaggio del governo americano e
di un'organizzazione privata di esperti tecnici e commerciali nota con il
nome di Internet Corporation for Assigned Names and Number, o Icann? Alcuni
paesi, in particolare quelli che hanno da poco iniziato a utilizzare la
Rete, temono che un'eventualità del genere comprometta la loro influenza.
Per questo chiedono un ruolo di maggiore predominanza per i governi non
americani, e propongono l'istituzione - ratificata da un trattato - di un
organo di controllo internazionale.

2. Fino a che punto il summit dovrebbe esplicitamente sostenere il principio
della libertà di espressione? Le associazioni che si occupano di media e
diritti umani temono che, non affermando a dovere la necessità di tale
logica, governi autoritari come quello cinese possano usare il documento
come implicita giustificazione alla censura. A loro parere, la semplice
denuncia della faziosità e della pornografia sarebbe già sufficiente a
innescare l'elaborazione di un'adeguata regolamentazione di Internet e di
tutti i mezzi di informazione in generale.

3. È necessario creare un apposito ente di sovvenzione per risolvere il
problema del divario tecnologico tra paesi ricchi e poveri? Un gruppo di
nazioni africane, capeggiato dal Senegal, si è dichiarato particolarmente
favorevole a un approccio del genere, che garantirebbe uno stanziamento di
fondi senz'altro superiore agli attuali livelli di investimento. Altri,
però, temono che un'iniziativa simile finisca per irrigidire il meccanismo
delle sovvenzioni, trasformandolo in una lenta e ingombrante pratica
burocratica. «L'idea è lodevole, ma in generale la gente non è entusiasta al
pensiero di istituire un ente di finanziamento attivo su larga scala»,
spiega Bruno Lanvin, manager della Banca mondiale. «Tra l'altro la Banca
mondiale non sarà certo disposta a creare un organismo che sì, garantirà ai
paesi africani qualche milione di dollari in più, ma ne costerà altrettanti
in gestione».

Parole o fatti?

Tra gli altri temi affrontati, oltre alla questione cruciale dell'accesso
alle tecnologie dell'informazione, anche la sicurezza, le mail spazzatura,
la pubblicazione dei giornali scientifici. «Quando si inizia a parlare di
società dell'informazione, ci si avventura in un territorio così ampio che
le singole esigenze di ciascuno vengono con prepotenza alla ribalta»,
commenta George Sadowsky, direttore esecutivo della Global Internet Policy
Initiative, un'associazione statunitense di tutela degli utenti. «È facile
trovare nuovi argomenti di discussione, più difficile stabilire delle
priorità e scartare qualcosa», continua. «Si rischia di danneggiare
qualcuno. Ecco perché il processo è da sempre così complesso e doloroso».

Andrew McLaughlin, ex membro dell'Icann e ora docente ad Harvard di Politica
globale delle telecomunicazioni, disapprova completamente il summit, che
considera «solo un'ulteriore occasione di chiacchiericci improduttivi». L'
International Telecommunication Union, l'agenzia delle Nazioni Unite che ha
organizzato l'incontro, aveva già proposto la convocazione di un'assemblea
del genere nel 1998, tre anni dopo la realizzazione di un rapporto sulle
disparità di penetrazione del telefono nei vari paesi. L'Assemblea generale
dell'Onu ha approvato il progetto nel 2001. A detta dell'ambasciatore
svizzero Daniel Stauffacher, gli organizzatori dell'evento erano
inizialmente preoccupati che l'Occidente si interessasse meno alla questione
rispetto ai paesi in via di sviluppo e che quindi inviasse a partecipare all
'incontro rappresentanti politici di minore spessore. Al momento, però,
sembra che sia il Primo ministro francese che il cancelliere tedesco - oltre
ad altri 56 leader mondiali - abbiano già dato conferma della loro presenza.

Secondo le previsioni di Stauffacher, al summit dovrebbero partecipare tra
le cinquemila e le seimila persone, tra politici, uomini d'affari e
rappresentanti delle organizzazioni per i diritti civili. Il presidente
Bush, per ora, non fa parte dell'elenco. La delegazione americana sarà
capeggiata da David Gross,, coordinatore del Dipartimento di Stato per le
comunicazioni internazionali e la politica dell'informazione. Molti governi
e aziende di tutto il mondo, peraltro, saranno probabilmente presenti pur
non avendo dichiarato la propria adesione. Secondo Desai, sarà possibile
quantomeno mettersi d'accordo sugli obiettivi fondamentali - come sviluppo
della teleistruzione e della telesanità - per quanto verosimilmente
resteranno delle divergenze sui meccanismi di controllo e di finanziamento.
Secondo Alice Munyua, rappresentante al summit dell'Africa Civil Society
Caucus, questo forum servirà sicuramente solo ad accrescere la
consapevolezza e a incentivare iniziative mirate da parte dei singoli
governi. «Sarà un incontro vago e dai risultati incerti», commenta. «Non
spero assolutamente in una rivoluzione radicale a livello globale».