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summit per la governance tecnologica
- Subject: summit per la governance tecnologica
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 7 Dec 2003 08:24:16 +0100
da boiler giornale di scienza, innovazione e ambiente 21.11.2003 INFORMATICA Un summit per parlare di governance tecnologica . I temi da discutere . Parole o fatti? NAZIONI UNITE - A poche settimane dall'inizio del primo summit dell'Onu in materia di tecnologie dell'informazione, il problema di chi debba controllare Internet e sovvenzionare la sua diffusione nei paesi in via di sviluppo è all'ordine del giorno nelle discussioni che coinvolgono gli esecutivi di tutto il mondo. Oltre cinquanta capi di stato hanno confermato la propria presenza all'incontro di Ginevra che si svolgerà dal 10 al 12 dicembre prossimo, ma ancora non si sa con esattezza su quali argomenti saranno chiamati a esprimere la propria opinione. Portavoce di governo, rappresentanti di aziende e di organizzazioni civiche hanno dunque deciso di riunirsi anticipatamente la prossima settimana nella città svizzera per cercare di attenuare le divergenze che finora li hanno divisi, cominciando ad affrontare temi controversi come quello del controllo politico dei media digitali, più volte trattati ma mai risolti. I temi da discutere Gli organizzatori dell'incontro di dicembre, battezzato World Summit on the Information Society, sottolineano la complessità degli argomenti in ballo, e non si aspettano che la conferenza possa ottenere risultati poi così significativi. Già stabilire delle linee guida generali per il controllo di un'Internet globale ma al tempo stesso decentralizzata è una sfida non da poco. «Probabilmente si arriverà semplicemente a tracciare un abbozzo di ciò che andrebbe fatto», commenta Nitin Desai, consulente speciale al summit per il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. All'incontro di Ginevra, i leader mondiali dovranno ratificare una dichiarazione di ideali e stabilire degli obiettivi. È prevista anche una seconda e ultima fase, in Tunisia, a novembre del 2005. tra i principali temi da trattare: 1. Le decisioni chiave in merito al controllo e alla gestione del nucleo fondamentale di Internet devono restare appannaggio del governo americano e di un'organizzazione privata di esperti tecnici e commerciali nota con il nome di Internet Corporation for Assigned Names and Number, o Icann? Alcuni paesi, in particolare quelli che hanno da poco iniziato a utilizzare la Rete, temono che un'eventualità del genere comprometta la loro influenza. Per questo chiedono un ruolo di maggiore predominanza per i governi non americani, e propongono l'istituzione - ratificata da un trattato - di un organo di controllo internazionale. 2. Fino a che punto il summit dovrebbe esplicitamente sostenere il principio della libertà di espressione? Le associazioni che si occupano di media e diritti umani temono che, non affermando a dovere la necessità di tale logica, governi autoritari come quello cinese possano usare il documento come implicita giustificazione alla censura. A loro parere, la semplice denuncia della faziosità e della pornografia sarebbe già sufficiente a innescare l'elaborazione di un'adeguata regolamentazione di Internet e di tutti i mezzi di informazione in generale. 3. È necessario creare un apposito ente di sovvenzione per risolvere il problema del divario tecnologico tra paesi ricchi e poveri? Un gruppo di nazioni africane, capeggiato dal Senegal, si è dichiarato particolarmente favorevole a un approccio del genere, che garantirebbe uno stanziamento di fondi senz'altro superiore agli attuali livelli di investimento. Altri, però, temono che un'iniziativa simile finisca per irrigidire il meccanismo delle sovvenzioni, trasformandolo in una lenta e ingombrante pratica burocratica. «L'idea è lodevole, ma in generale la gente non è entusiasta al pensiero di istituire un ente di finanziamento attivo su larga scala», spiega Bruno Lanvin, manager della Banca mondiale. «Tra l'altro la Banca mondiale non sarà certo disposta a creare un organismo che sì, garantirà ai paesi africani qualche milione di dollari in più, ma ne costerà altrettanti in gestione». Parole o fatti? Tra gli altri temi affrontati, oltre alla questione cruciale dell'accesso alle tecnologie dell'informazione, anche la sicurezza, le mail spazzatura, la pubblicazione dei giornali scientifici. «Quando si inizia a parlare di società dell'informazione, ci si avventura in un territorio così ampio che le singole esigenze di ciascuno vengono con prepotenza alla ribalta», commenta George Sadowsky, direttore esecutivo della Global Internet Policy Initiative, un'associazione statunitense di tutela degli utenti. «È facile trovare nuovi argomenti di discussione, più difficile stabilire delle priorità e scartare qualcosa», continua. «Si rischia di danneggiare qualcuno. Ecco perché il processo è da sempre così complesso e doloroso». Andrew McLaughlin, ex membro dell'Icann e ora docente ad Harvard di Politica globale delle telecomunicazioni, disapprova completamente il summit, che considera «solo un'ulteriore occasione di chiacchiericci improduttivi». L' International Telecommunication Union, l'agenzia delle Nazioni Unite che ha organizzato l'incontro, aveva già proposto la convocazione di un'assemblea del genere nel 1998, tre anni dopo la realizzazione di un rapporto sulle disparità di penetrazione del telefono nei vari paesi. L'Assemblea generale dell'Onu ha approvato il progetto nel 2001. A detta dell'ambasciatore svizzero Daniel Stauffacher, gli organizzatori dell'evento erano inizialmente preoccupati che l'Occidente si interessasse meno alla questione rispetto ai paesi in via di sviluppo e che quindi inviasse a partecipare all 'incontro rappresentanti politici di minore spessore. Al momento, però, sembra che sia il Primo ministro francese che il cancelliere tedesco - oltre ad altri 56 leader mondiali - abbiano già dato conferma della loro presenza. Secondo le previsioni di Stauffacher, al summit dovrebbero partecipare tra le cinquemila e le seimila persone, tra politici, uomini d'affari e rappresentanti delle organizzazioni per i diritti civili. Il presidente Bush, per ora, non fa parte dell'elenco. La delegazione americana sarà capeggiata da David Gross,, coordinatore del Dipartimento di Stato per le comunicazioni internazionali e la politica dell'informazione. Molti governi e aziende di tutto il mondo, peraltro, saranno probabilmente presenti pur non avendo dichiarato la propria adesione. Secondo Desai, sarà possibile quantomeno mettersi d'accordo sugli obiettivi fondamentali - come sviluppo della teleistruzione e della telesanità - per quanto verosimilmente resteranno delle divergenze sui meccanismi di controllo e di finanziamento. Secondo Alice Munyua, rappresentante al summit dell'Africa Civil Society Caucus, questo forum servirà sicuramente solo ad accrescere la consapevolezza e a incentivare iniziative mirate da parte dei singoli governi. «Sarà un incontro vago e dai risultati incerti», commenta. «Non spero assolutamente in una rivoluzione radicale a livello globale».
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