[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
riforma pensioni e domanda di lavoro
- Subject: riforma pensioni e domanda di lavoro
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 22 Oct 2003 06:48:48 +0200
da lavoceinfo.it venerdi 3 ottobre 2003 02-10-2003 Riforma delle pensioni e domanda di lavoro Pietro Garibaldi Nel dibattito in corso sulla riforma del sistema pensionistico, tutti concordano sulla necessità di aumentare la permanenza sul mercato del lavoro dei lavoratori più anziani. Le differenze di valutazione si manifestano sui modi per raggiungere tale obiettivo. Taluni, e il Governo in particolare, sostengono che sia sufficiente "incentivare" i lavoratori prossimi all'età pensionabile con un forte aumento retributivo. Altri, ritengono invece che per convincere i lavoratori a restare sul mercato sia necessario penalizzarne un'eventuale uscita, attraverso una riduzione della pensione tanto più alta quanto più bassa è la durata della carriera lavorativa. In un caso o nell'altro, si tratta di interventi sul lato dell'offerta di lavoro. Sorprendentemente, il dibattito sembra ignorare l'effetto dell' aumento della vita lavorativa sulla domanda di lavoro. Concordo sul fatto che la vita lavorativa vada comunque aumentata, ma ritengo sia utile riflettere anche sugli effetti di questa politica sulla domanda di lavoro. Lo schema retributivo tipico Tutte le imprese, e quelle più grandi in particolare, devono spesso risolvere il problema di come motivare i lavoratori più anziani. Il problema è particolarmente serio per alcuni lavoratori cinquantenni, spesso bloccati in una data posizione di carriera, e praticamente certi di rimanere in quella posizione. Un modo molto usato per motivare i lavoratori lungo la carriera, è semplicemente quello di legare gli aumenti retributivi alla performance individuale precedente. In altre parole, le imprese trovano spesso conveniente promettere un potenziale aumento salariale fino alla pensione, in modo che i lavoratori siano incentivati a impegnarsi anche quando le prospettive di carriera si siano ridotte. Questi tipi di incentivi sono molto comuni nelle grandi imprese. Conseguentemente, i lavoratori più anziani sono spesso pagati più dei lavoratori più giovani, non tanto per la loro superiore abilità, quanto piuttosto perché una retribuzione crescente è servita e continua a servire da stimolo. Uno schema retributivo di questo tipo implica che i lavoratori più anziani siano spesso pagati più di quanto producono all'azienda, mentre i lavoratori più giovani accettano di essere pagati meno del loro valore, con la speranza di rimanere in azienda fino alla pensione, ed essere poi ricompensati da un salario più alto. Questo schema retributivo necessita di un momento in cui i lavoratori più anziani lascino l'azienda. È proprio questo il motivo per cui gli economisti delle risorse umane sostengono la necessità di avere un'età legale e obbligatoria di pensionamento. Se infatti improvvisamente aumentiamo la permanenza in azienda dei lavoratori più anziani, finiamo per obbligare le imprese a sopportare una perdita, perché si troveranno ad avere in azienda per un periodo troppo lungo lavoratori che costano più di quanto producano. In altre parole, l'aumento della vita lavorativa determina un aumento del costo del lavoro per le imprese. E quando il costo del lavoro aumenta, la domanda di lavoro diminuisce. Morale, vi è un serio rischio che la riforma delle pensioni produca una diminuzione della domanda di lavoro. Paradossalmente, si rischia di aumentare l'offerta di lavoro e simultaneamente diminuire la domanda di lavoro. Se ciò avviene, ci potrebbe essere spiazzamento di lavoratori più giovani e/o con contratti temporanei. Un meccanismo delicato Ma la riforma previdenziale si deve comunque fare e la vita lavorativa deve necessariamente aumentare. Quali soluzioni si possono adottare per fronteggiare la probabile diminuzione di domanda di lavoro? Cosa si può fare se il Governo sceglierà la strada degli incentivi e dei premi per i lavoratori che decideranno di non usufruire delle pensioni di anzianità, come sembra probabile alla luce dagli ultimi interventi? Una soluzione sarebbe quella di destinare una parte del premio aggiuntivo alle imprese, sotto forma di riduzione degli oneri sociali per i lavoratori che decidono di rimanere più a lungo in azienda. Ovviamente, questo sgravio fiscale sarebbe da destinare soltanto ai lavoratori prossimi alla pensione di anzianità, mentre per quelli più giovani spetterebbe alla contrattazione aziendale il compito di aggiustare il profilo salariale in base ai nuovi vincoli pensionistici. Indubbiamente, uno sgravio fiscale per le imprese diventa un ulteriore sussidio al sistema imprenditoriale, un soggetto economico che forse assorbe già troppe risorse pubbliche. È vero, ma il meccanismo degli incentivi retributivi all'interno delle aziende è molto delicato, e quando si agisce unilateralmente su una sua parte, si deve anche tenere conto degli effetti dell'intervento sul resto degli ingranaggi.
- Prev by Date: 23/10 Modena: Cittadini, non clienti- Assemblea pubblica sul dopo Cancun
- Next by Date: riforma pensioni spartiacque fra generazioni
- Previous by thread: 23/10 Modena: Cittadini, non clienti- Assemblea pubblica sul dopo Cancun
- Next by thread: riforma pensioni spartiacque fra generazioni
- Indice: