giovani al telefonino



il manifesto - 20 Luglio 2003


Comunità ristrette disegnate al cellulare
Strumento di isolamento del singolo dal mondo o prolungamento delle
possibilità di comunicazione?
BARBARA RONCAROLO
«Lo tengo sotto al cuscino. Così anche quando dormo ho il mio telefonino
vicino a me». A parlare è una diciottenne intervistata da Demos. L'istituto
britannico di ricerca ha analizzato il rapporto che le persone hanno con il
proprio telefonino, trovando curiose implicazioni psicologiche e sociali.
Per molti è uno strumento rassicurante: «è mio amico, anche quando sono in
un posto dove non conosco nessuno so che lui c'è». La sua presenza dà
sicurezza perché anche nella situazione più drammatica il telefonino è lì.
Per le ragazze è addirittura come una piccola guardia del corpo personale,
utile in caso di pericolo. E comunque, senza andare nello specifico, il
concetto chiave è «se sei connesso non sei più solo», perché hai con te una
specie di cyber-animaletto domestico che fa compagnia. Anzi, gli studiosi
sono arrivati a considerare il telefonino un'estensione della persona,
capace di definire la propria identità. Non a caso in Finlandia è diventato
di uso comune un neologismo inventato da Nokia per definire il cellulare; la
parola è «kanny» e significa appunto «prolungamento della mano». Per i più
giovani questo concetto è evidente: la ricerca della suoneria, della cover o
del gadget da applicare all'apparecchio (moda particolarmente diffusa in
Giappone, dove i telefonini vengono addobbati con campanellini, pupazzi e
gioielli) sono la prova che i teenager attraverso di lui definiscono il
proprio stile e manifestare la propria personalità.

Sempre analizzando un campione dai 15 ai 25 anni, i ricercatori inglesi
hanno notato il portatile dà ai ragazzini la sensazione di essere più
indipendenti: non farsi chiamare a casa, ma direttamente sul proprio
telefono, offre la sicurezza di gestire i propri rapporti in maniera
riservata, eludendo la sorveglianza degli adulti. Ed è proprio questa
dimensione altamente privata del cellulare che rende diffidenti i più
critici. Secondo alcuni questo mezzo sarebbe responsabile dell'isolamento
sociale delle persone che evitando i contatti con il resto del mondo, si
chiuderebbero nelle comunicazioni cellulari tra conoscenti.

La ricerca di Demos tuttavia segnala che non ci sono prove scientifiche al
riguardo, ma semmai che il telefonino ridisegna i rapporti sociali, dando
vita a insolite forme di aggregazione. Per sostenere questa tesi prendono il
caso degli Sms, considerati la vera rivoluzione mobile. Una delle loro
funzioni è di tenere in contatto persone che si frequentano poco: lo
dimostrano i picchi di traffico che si registrano a Natale, San Valentino o
in altre ricorrenze affettive. Ma i messaggini permettono anche di mantenere
unite delle piccole comunità. All'opposto di Internet, che è globale e mette
in comunicazione anche persone lontanissime che non si sono mai viste in
faccia, il cellulare si esprime bene in contesti «locali». È il tramite di
gruppi ristretti, che comprendono una cerchia limitata di persone con i
quali c'è già un rapporto confidenziale: familiari, colleghi di lavoro, ma
soprattutto amici. Se si tracciasse per ciascuno una mappa dei contatti che
intrattiene via Sms ne risulterebbe un circuito speciale, accomunato persino
da affinità di linguaggio. Importante in questo caso è la dimensione
psicologica. Le comunicazioni via sms sono esclusive: ogni messaggio è un
piccolo regalo da spacchettare. E' indice di un rapporto confidenziale con
l'altro, un segno di amicizia, di intimità. Per molte coppie i messaggini
sono pensieri da conservare, comunicazioni preziose e rapide che servono
anche solo per dire: «non sono lì con te, ma ti sto pensando». Per molti è
il modo per superare la timidezza ed esprimere in maniera informale emozioni
difficili da spiattellare a quattr'occhi: per sciogliere la tensione e
riappacificarsi dopo un litigio, iniziare un corteggiamento, chiudere una
relazione amorosa.

Recentemente la comunicazione è diventata anche collettiva: il telefonino è
utilizzato per chattare con diverse persone simultaneamente, ricreando una
comunità in movimento che segue le regole di un moderno nomadismo. La chiave
è la lista dei buddy, gli amici ammessi. In Giappone per esempio la lista è
quanto mai importante, dal momento che il gestore Ntt DoCoMo ha lanciato un
servizio di localizzazione degli amici. A chi lo richiede, il cellulare
segnala quando uno dei buddy è nelle vicinanze. Così, oltre a chattare, ci
si può anche incontrare. La capacità aggregante del cellulare secondo i
ricercatori è indubbia. Per questo invitano a sviluppare applicazioni che
possano coordinare attività sociali. Ma il richiamo per gli studiosi va
soprattutto alle amministrazioni. Questo mezzo giovane e agile andrebbe
sfruttato per ristabilire un dialogo con i cittadini, offrendo loro servizi
interattivi, che tengano conto delle esigenze di una vita sempre più mobile.