videotelefonini d'assalto




il manifesto - 20 Luglio 2003


La videofonia d'assalto
FRANCO CARLINI

Comunità ristrette disegnate al cellulare
BARBARA RONCAROLO



La videofonia d'assalto
H3G, il gestore italiano di telefonia con capitali cinesi (Hutchinson
Whampoa) punta tutto sull'allargamento rapido della platea degli amanti del
videotelefono. Una strategia rischiosa - fatta di spot, pagine di giornale,
cellulari in omaggio - ma che ha una giustificazione teoretica: «Solo chi ha
fame si sbatte e innova»
FRANCO CARLINI
LLa filosofia di Vincenzo Novari, amministratore delegato di H3G, è
semplice: «solo chi ha fame si sbatte e innova, mentre i sazi tendono a
stare fermi». Vale per gli immigrati e vale anche per la telefonia Umts dove
la sua società, che ha un bisogno assoluto di conquistare clienti inventa
forme aggressive di marketing, anche se a caro prezzo. Lo abbiamo incontrato
il 14 luglio e la conversazione è finita con un appuntamento-scommessa: alle
15 del 14 luglio 2004 verificheremo insieme se nel frattempo la febbre della
telefonia di terza Generazione (3G) è davvero scoppiata tra il grande
pubblico, come Novari sostiene e pronostica, oppure se i tempi sono più
lenti e impacciati, come pensa l'autore di queste righe.

La differenza di opinioni tra i due partner di questa scommessa è anche di
ruolo: Novari «deve» crederci, e d'altra parte se non ci credesse, non
sarebbe in quel posto, cercando di attraversare - con i capitali cinesi del
gruppo Hutchison Whampoa - una frontiera che pochi stanno percorrendo con
convinzione: non gli americani, in cronico ritardo sui telefoni cellulari,
non Tim, Vodafone, Orange, telefonica e gli altri europei del «mobile»,
perché hanno già i loro clienti Gsm e non sentono l'urgenza di essere
all'avanguardia. Secondo Novari si sono persino impigriti, perché sazi,
appunto. E gli tornano alla mente la metà degli anni `90, quando lui era
nella nascente Omnitel che pochi prendevano sul serio, ma che la Tim di
Gamberale ben presto imparò a temere, innescando cause legali una dietro
l'altra, senza successo.

Il vostro cronista invece deve essere scettico e diffidente per natura verso
tutti coloro - i Gates e gli Ellison, le Ibm e le Sun - che annunciano
rivoluzioni che non si avverano o che rivoluzionarie non sono. Resta il
fatto, innegabile, che Novari di recente ne ha fatta un'altra delle sue,
lanciando a grandi pagine di pubblicità un'offerta stracciata: due
videotelefoni Nec al prezzo di uno. E anche ai precedenti acquirenti, che
potevano sentirsi beffati dall'offerta, ne viene regalato un altro,
suscitando sentimenti di eterna gratitudine.

Per quanto assai dispendiosa, la mossa è cruciale perché cosa se ne fa uno
di un apparato dotato di videotelefono se non sa nessuno con cui
videotelefonare? Almeno che abbia un amico, un coniuge, un collega da
guardare in faccia mentre parla.

Così passi davanti al negozio della 3 (il marchio commerciale di H3G) in
corso Buenos Aires a Milano e vedi la coda, che rapidamente svuotando i
magazzini. Mossa di marketing centrata anche se tutti i dubbi restano
riguardo alla utilità e desiderabilità di vedere l'interlocutore in faccia
(ed essere visti) mentre si telefona.

In ogni caso saranno i consumatori a decretare spietatamente successi e
insuccessi delle applicazioni offerte. Se la 3 avrà ragione con le sue
videotelefonate sarà addirittura una prima mondiale; se invece risulteranno
pochi gli utilizzatori di tali prestazioni, allora saranno guai per i
capitali cinesi, ma si potrà sempre dire che è stato un generoso tentativo.

Che si tratti di una sfida da cardiopalma Novari è consapevole, perché
avviene in un mercato già saturo di telefonini, dove i clienti vanno
strappati a Tim, Vodafone e Wind, vincendo le inerzie e offrendo un qualcosa
di più. Il quale di più, peraltro, non è ancora a punto: continuano a essere
pochi gli apparecchi disponibili nei punti di vendita (perché i fornitori
non ne sfornano più di tanti) e la rete con tecnologia Umts dove devono
viaggiare tutti quei bit è lungi dall'essere ottimizzata.

«Eppure io sento che c'è voglia di cose nuove - dice Novari - e siamo ben
determinati ad approfittare della finestra temporale che i concorrenti ci
stanno lasciando». Si riferisce al fatto che tutti gli altri operatori, in
ogni paese d'Europa, hanno sì acquistato le licenze per le frequenze Umts,
pagandole a prezzo salatissimo, ma che hanno scelto di graduare nel tempo il
cambiamento della rete: per ora offrono una tecnologia intermedia, la
seconda generazione e mezzo (Gprs) grazie alla quale si può già navigare e
mandare messaggi multimediali, gli Mms fatti di una fotografia con un testo
di accompagno, ma scottati da precedenti insuccessi (il tanto decantato Wap
di due anni fa) offriranno i servizi mobili a banda larga, solo quando
saranno collaudati e maturi; si pensa nel 2005.

Su una cosa invece si può agevolmente concordare con Novari, ovvero sul
fatto che le piattaforme cellulari di terza e magari di quarta generazione
siano il terreno su cui sta avvenendo un cambiamento radicale dei modi di
comunicare, una svolta paragonabile a quella dell'Internet. Magari non ci
telefoneremo in faccia (non almeno chi scrive), ma la possibilità di essere
sempre connessi, anche quando mobili, utilizzando poi le molteplici reti per
lavorare, chiacchierare, leggere, vedere, divertirsi, è un orizzonte
realistico e persino attraente.

Delle reti cellulari adeguate (che oggi non sono) e degli apparati utente
ben progettati (che oggi non sono), offerte a prezzi adeguati (cioè molto
più bassi di quelli oggi in vigore), delineano uno scenario di utenti
«always on» (sempre connessi, senza comporre numeri) che hanno in tasca uno
strumento di relazione e di informazione bidirezionale, per la voce come per
i dati e le immagini. Molto di più e anche molto di diverso dall'Internet
attuale e dalla telefonia attuale.

E allora il Wi-Fi, la tecnologia concorrente che oggi appare come un altro
canale, persino vincente rispetto alla Terza generazione? Il Wi-Fi, osserva
Novari, viene spinto anche grazie ai poderosi investimenti delle aziende
americane che con esso puntano a mantenere la centralità dei personal
computer, in contrapposizione alla leadership europea nella telefonia mobile
simboleggiata da firme come Nokia, e Vodafone. Ma il modello dei punti di
accesso a pagamento disseminati sul territorio (alberghi, aeroporti) non
avrà un grande futuro. Se all'aeroporto di Amsterdam, si contano solo una
ventina di utenti Wi-Fi al giorno, questo non dipende solo dalla relativa
novità della tecnica, ma forse anche dalla differenza profonda tra accendere
il laptop e lavorare, rispetto al più semplice sfoderare il telefonino
avanzato e fare la posta. In termini di gradevolezza e praticità non è una
differenza da poco.