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videotelefonini d'assalto
- Subject: videotelefonini d'assalto
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 29 Jul 2003 08:07:45 +0200
il manifesto - 20 Luglio 2003 La videofonia d'assalto FRANCO CARLINI Comunità ristrette disegnate al cellulare BARBARA RONCAROLO La videofonia d'assalto H3G, il gestore italiano di telefonia con capitali cinesi (Hutchinson Whampoa) punta tutto sull'allargamento rapido della platea degli amanti del videotelefono. Una strategia rischiosa - fatta di spot, pagine di giornale, cellulari in omaggio - ma che ha una giustificazione teoretica: «Solo chi ha fame si sbatte e innova» FRANCO CARLINI LLa filosofia di Vincenzo Novari, amministratore delegato di H3G, è semplice: «solo chi ha fame si sbatte e innova, mentre i sazi tendono a stare fermi». Vale per gli immigrati e vale anche per la telefonia Umts dove la sua società, che ha un bisogno assoluto di conquistare clienti inventa forme aggressive di marketing, anche se a caro prezzo. Lo abbiamo incontrato il 14 luglio e la conversazione è finita con un appuntamento-scommessa: alle 15 del 14 luglio 2004 verificheremo insieme se nel frattempo la febbre della telefonia di terza Generazione (3G) è davvero scoppiata tra il grande pubblico, come Novari sostiene e pronostica, oppure se i tempi sono più lenti e impacciati, come pensa l'autore di queste righe. La differenza di opinioni tra i due partner di questa scommessa è anche di ruolo: Novari «deve» crederci, e d'altra parte se non ci credesse, non sarebbe in quel posto, cercando di attraversare - con i capitali cinesi del gruppo Hutchison Whampoa - una frontiera che pochi stanno percorrendo con convinzione: non gli americani, in cronico ritardo sui telefoni cellulari, non Tim, Vodafone, Orange, telefonica e gli altri europei del «mobile», perché hanno già i loro clienti Gsm e non sentono l'urgenza di essere all'avanguardia. Secondo Novari si sono persino impigriti, perché sazi, appunto. E gli tornano alla mente la metà degli anni `90, quando lui era nella nascente Omnitel che pochi prendevano sul serio, ma che la Tim di Gamberale ben presto imparò a temere, innescando cause legali una dietro l'altra, senza successo. Il vostro cronista invece deve essere scettico e diffidente per natura verso tutti coloro - i Gates e gli Ellison, le Ibm e le Sun - che annunciano rivoluzioni che non si avverano o che rivoluzionarie non sono. Resta il fatto, innegabile, che Novari di recente ne ha fatta un'altra delle sue, lanciando a grandi pagine di pubblicità un'offerta stracciata: due videotelefoni Nec al prezzo di uno. E anche ai precedenti acquirenti, che potevano sentirsi beffati dall'offerta, ne viene regalato un altro, suscitando sentimenti di eterna gratitudine. Per quanto assai dispendiosa, la mossa è cruciale perché cosa se ne fa uno di un apparato dotato di videotelefono se non sa nessuno con cui videotelefonare? Almeno che abbia un amico, un coniuge, un collega da guardare in faccia mentre parla. Così passi davanti al negozio della 3 (il marchio commerciale di H3G) in corso Buenos Aires a Milano e vedi la coda, che rapidamente svuotando i magazzini. Mossa di marketing centrata anche se tutti i dubbi restano riguardo alla utilità e desiderabilità di vedere l'interlocutore in faccia (ed essere visti) mentre si telefona. In ogni caso saranno i consumatori a decretare spietatamente successi e insuccessi delle applicazioni offerte. Se la 3 avrà ragione con le sue videotelefonate sarà addirittura una prima mondiale; se invece risulteranno pochi gli utilizzatori di tali prestazioni, allora saranno guai per i capitali cinesi, ma si potrà sempre dire che è stato un generoso tentativo. Che si tratti di una sfida da cardiopalma Novari è consapevole, perché avviene in un mercato già saturo di telefonini, dove i clienti vanno strappati a Tim, Vodafone e Wind, vincendo le inerzie e offrendo un qualcosa di più. Il quale di più, peraltro, non è ancora a punto: continuano a essere pochi gli apparecchi disponibili nei punti di vendita (perché i fornitori non ne sfornano più di tanti) e la rete con tecnologia Umts dove devono viaggiare tutti quei bit è lungi dall'essere ottimizzata. «Eppure io sento che c'è voglia di cose nuove - dice Novari - e siamo ben determinati ad approfittare della finestra temporale che i concorrenti ci stanno lasciando». Si riferisce al fatto che tutti gli altri operatori, in ogni paese d'Europa, hanno sì acquistato le licenze per le frequenze Umts, pagandole a prezzo salatissimo, ma che hanno scelto di graduare nel tempo il cambiamento della rete: per ora offrono una tecnologia intermedia, la seconda generazione e mezzo (Gprs) grazie alla quale si può già navigare e mandare messaggi multimediali, gli Mms fatti di una fotografia con un testo di accompagno, ma scottati da precedenti insuccessi (il tanto decantato Wap di due anni fa) offriranno i servizi mobili a banda larga, solo quando saranno collaudati e maturi; si pensa nel 2005. Su una cosa invece si può agevolmente concordare con Novari, ovvero sul fatto che le piattaforme cellulari di terza e magari di quarta generazione siano il terreno su cui sta avvenendo un cambiamento radicale dei modi di comunicare, una svolta paragonabile a quella dell'Internet. Magari non ci telefoneremo in faccia (non almeno chi scrive), ma la possibilità di essere sempre connessi, anche quando mobili, utilizzando poi le molteplici reti per lavorare, chiacchierare, leggere, vedere, divertirsi, è un orizzonte realistico e persino attraente. Delle reti cellulari adeguate (che oggi non sono) e degli apparati utente ben progettati (che oggi non sono), offerte a prezzi adeguati (cioè molto più bassi di quelli oggi in vigore), delineano uno scenario di utenti «always on» (sempre connessi, senza comporre numeri) che hanno in tasca uno strumento di relazione e di informazione bidirezionale, per la voce come per i dati e le immagini. Molto di più e anche molto di diverso dall'Internet attuale e dalla telefonia attuale. E allora il Wi-Fi, la tecnologia concorrente che oggi appare come un altro canale, persino vincente rispetto alla Terza generazione? Il Wi-Fi, osserva Novari, viene spinto anche grazie ai poderosi investimenti delle aziende americane che con esso puntano a mantenere la centralità dei personal computer, in contrapposizione alla leadership europea nella telefonia mobile simboleggiata da firme come Nokia, e Vodafone. Ma il modello dei punti di accesso a pagamento disseminati sul territorio (alberghi, aeroporti) non avrà un grande futuro. Se all'aeroporto di Amsterdam, si contano solo una ventina di utenti Wi-Fi al giorno, questo non dipende solo dalla relativa novità della tecnica, ma forse anche dalla differenza profonda tra accendere il laptop e lavorare, rispetto al più semplice sfoderare il telefonino avanzato e fare la posta. In termini di gradevolezza e praticità non è una differenza da poco.
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