acqua, un paese agli sgoccioli



da lanuovaecologia.it



Mercoledì 16 Luglio 2003

L'INTERVENTO|I danni causati da cementificazione e regimazione dei fiumi
Un paese agli sgoccioli
I problemi irrisolti con 50 anni di schemi idrici, invasi, adduttrici,
grandi opere e ricerche di "nuova acqua". E le proposte a basso costo per
per fornire quantità aggiuntive al settore idropotabile

AcquaSiccità, il Po ai minimi storici

di Giulio Conte* e Antonio Massarutto**

Il cattivo rapporto dell'acqua con l'Italia (ma forse anche degli italiani
con l'acqua) si manifesta durante l'estate con la crisi idrica - nel Sud e
non solo - e in autunno con le consuete alluvioni. Siccità e inondazioni
sono due facce della stessa medaglia. L'acqua che ingrossa le piene,
infatti, è la stessa che viene a mancare durante le magre: cementificazione
e regimazione dei fiumi impediscono di "riempire" la nostra spugna-suolo nei
momenti d'abbondanza, e accelerano lo "smaltimento" dell'acqua al mare
(quasi fosse un rifiuto, anziché una risorsa), accentuando così sia le piene
sia le magre.

Eppure, invece di capire in che modo recuperare un equilibrio interrotto, a
ogni crisi idrica estiva si riaffacciano le proposte di nuove opere (dighe,
acquedotti, ecc.) per «dar da bere ai cittadini assetati». Sarebbe invece
tempo di fare un po' d'ordine, per capire le reali necessità del settore
idrico e rivedere politiche che si sono rivelate inefficaci. Il primo dato
da sfatare è che il nostro paese sia povero d'acqua. D'acqua in Italia ce
n'è tanta: tantissima nel Nord, tanta nel Centro e in gran parte delle
regioni del Sud, con l'eccezione di Puglia, Sicilia e Sardegna, dove,
comunque, le risorse idriche sono ampiamente sufficienti a dissetare non
solo gli abitanti ma anche una buona parte degli usi produttivi.

I problemi sorgono quando, nei critici mesi estivi, agli usi "abituali" si
aggiunge l'uso agricolo, con l'effetto che avrebbe un elefante che si
tuffasse per ultimo in una piscina. All'inizio del nuovo millennio, infatti,
l'agricoltura continua ad essere il maggior consumatore d'acqua d'Italia,
coprendo da sola circa il 50% dei consumi idrici: poiché i consumi irrigui
sono concentrati nei soli mesi estivi, si può stimare che da giugno e
settembre, tra il 70 e il 90% della domanda d'acqua venga dall'agricoltura.

Per far fronte alla domanda irrigua, sono state realizzati negli ultimi 50
anni decine di schemi idrici, invasi, adduttrici, e nuove opere sono
previste (compreso il famigerato acquedotto sottomarino Albania-Italia che
riappare quasi ogni estate). Ma conviene veramente cercare nuova acqua? Per
dare due numeri che aiutino a capire: l'acqua per l'irrigazione a pieno
campo genera un valore aggiunto di non più di 0,20 euro per metro cubo. Come
dire, che qualsiasi progetto di approvvigionamento idrico all'agricoltura
che comporti un costo superiore è antieconomico. Le nuove opere viaggiano su
costi che sono almeno di un ordine di grandezza superiore per il solo
approvvigionamento (escluse cioè le spese per la distribuzione).

In realtà per eliminare le crisi stagionali basterebbe una modesta riduzione
delle quantità riservate agli usi irrigui - ad esempio con la diffusione di
sistemi di irrigazione a basso consumo - per fornire quantità aggiuntive al
settore idropotabile, a costi molto inferiori a quelli delle grandi opere.

14 luglio 2003

* Responsabile acque del Comitato Scientifico di Legambiente e Presidente
del Centro italiano per la riqualificazione fluviale
** Ricercatore presso il Dipartimento di scienze economiche, Università di
Udine e lo Iefe, Università Bocconi, Milano