acqua , come ridurre gli sprechi



da eco dalle città

mercoledi 23 luglio 2003

Acqua: come ridurre gli sprechi al tempo della siccità

L'Italia ha sete. Il caldo record ha ormai fatto scattare l'allarme siccità
e con essa l'emergenza idrica. Terre bruciate, fiumi ai minimi storici,
coltivazioni in fumo.
Tra preghiere e processioni per l'arrivo della pioggia, si moltiplicano gli
inviti delle autorità a limitare il consumo idrico dei cittadini. Ma quanto
effettivamente servono questi appelli? (Nel caso dei consumi elettrici si
direbbe non molto, visto che dopo il blackout si è raggiunto il 17 luglio il
record storico dei consumi italiani). E allora bastano le parole, i consigli
tipo "fate la doccia invece che il bagno" per far fronte all'emergenza
estiva? Lo abbiamo chiesto alle autorità degli Ambiti Territoriali Ottimali,
gestori dei servizi idrici.
Silvano Ravera, direttore dell'Ato Torinese, l'Autorità d'Ambito più grande
d'Italia, che fa capo a ben 306 comuni.
"Abbiamo fatto tre quadri della siccità, da cui risulta che i casi gravi di
siccità nella nostra zona sono diminuiti negli primi 15 giorni di luglio.
Adesso però stanno aumentando di nuovo quelli meno gravi. In alcuni comuni
con maggiori difficoltà sono state emesse ordinanze (una ventina in tutto),
cioè non ci si è limitati a invitare al risparmio di acqua, ma si è
stabilito che l'uso distorto dell'acqua potabile (per esempio il suo
utilizzo per innaffiare i giardini) può essere punito con una multa.
Risultati? A partire dal 7 luglio fino alla settimana successiva, nell'area
più metropolitana, si sono registrati 300 litri al secondo in meno di acqua
potabile consumata sui quasi 6000 litri di media". Dunque sembrerebbe che
nel caso del consumo idrico gli appelli funzionino. "Sì. Il calo è stato del
5%, mentre la popolazione dei comuni in cui sono state emesse le ordinanze è
assai inferiore al 5% del totale".
Facciamo presente a Ravera che nel frattempo però giovedì 17 si è registrato
il massimo storico nei consumi elettrici. "Già, ma nel caso elettrico non mi
risulta siano stati fatti inviti ufficiali da parte di prefetti e dalla
Protezione Civile, né tanto meno ordinanze per limitare l'uso di energia
elettrica".
Ma è più facile risparmiare sui consumi idrici piuttosto che su quelli
elettrici? "Be', se uno innaffia il prato si vede che sta facendo qualcosa
che non va, mentre se uno usa la lavatrice alle 11 del mattino lo fa nel
chiuso della sua casa. E poi non ci sono tariffe elettriche differenziate a
seconda delle fasce orarie, per cui i consumatori non sono incentivati a
risparmiare nelle ore del mattino, quando la situazione energetica è più
grave".

Paolo Peruzzi, direttore Ato Firenze

"La soluzione per contenere gli effetti dell'emergenza idrica non è quella
di risparmiare sul consumo civile. In altre parole, una strategia nazionale
efficace e capace di affrontare queste emergenze non può basarsi
esclusivamente su un invito ai cittadini a farsi una doccia in meno.
L'uso potabile ammonta a circa 8 miliardi di metri cubi di acqua per uso
civile, altri 8 sono destinati all'uso industriale, 6 alla produzione di
energia elettrica, mentre la parte del leone la fa l'agricoltura, con i suoi
20 miliardi di acqua consumati. Dal punto di vista delle azioni è allora
inutile indirizzare l'attenzione verso la componente minoritaria del
consumo, la cui dotazione idrica pro-capite non denuncia sprechi di risorse
rispetto alla media europea. Le politiche di contenimento andrebbero invece
rivolte verso quei settori che consumano di più, come l'industria e
l'agricoltura, adoperando per esempio in quest'ultimo settore tecnologie di
irrigazione in grado di favorire risparmi idrici".

Roberto Tamburini, direttore dell'Ato Astigiano-Monferrato

"Se gli appelli e/o le ordinanze sono in grado di influenzare i consumi dei
cittadini? Bella domanda, ma non ho una risposta suffragata da dati. Credo
comunque che in generale ci sia abbastanza sensibilità da parte dei
consumatori e che dunque una risposta positiva ci sia. Certo, per ottenere
un risparmio idrico realmente importante, più che chiedere ai cittadini di
rinunciare ad innaffiare il prato, servirebbero interventi infrastrutturali
sugli acquedotti per diminuire effettivamente le perdite di acqua. In quel
caso davvero la risorsa non sarebbe persa".

Vanni Carraro, direttore dell'Ato Bacchiglione

"Il problema è complesso e tocca, secondo me, due punti. Il primo riguarda
la difficoltà di controllare l'uso idrico: non ci sono al momento strutture
adatte, autorità con queste competenze. E comunque risulterebbe assai
difficoltoso verificare se a casa sua uno fa la doccia piuttosto che il
bagno.
Il secondo invece deriva dalla convinzione che le abitudini sbagliate si
correggono con i piani tariffari, come prevede la legge Galli, più che con
le ordinanze. Per esempio, aumentando le tariffe alle industrie, queste
cominciano a reciclare l'acqua. Perciò se si paga in base ai consumi, la
gente riduce gli sprechi, è sicuro".