partecipazione giustizia natura



CNS Ecologia Politica n. 1-2, gennaio – luglio 2003,

 

PARTECIPAZIONE, GIUSTIZIA E NATURA

(di Giovanna Ricoveri)

La rivista che oggi mettiamo in rete è il primo numero della nuova serie di CNS, che torna ad essere

rivista trimestrale, per ora online (www.ecologiapolitica.it). Questa rivista è nata nel 1991 nel filone

dell'interesse suscitato da "Capitalism Nature Socialism. A Journal of Socialist Ecology", la rivista

trimestrale pubblicata a partire dal 1990 da James O'Connor in California, al fine di cercare una risposta

alla domanda: è il capitalismo compatibile con la difesa dei valori, naturali ed umani, associati alla difesa

della natura? può il socialismo offrire indicazioni e strumenti teorici e politici per uno sviluppo umano in

una natura sempre più alterata dalle attività antropiche? Sullo stesso problema erano sorte, negli stessi

primi anni novanta nel Novecento, la rivista spagnola Ecologia politica diretta da Joan Martinez Alier e

quella francese, Ecologie politique, diretta da Jean Paul Déleage.

Con vari titoli, ma sempre con la stessa linea culturale e ideale, questa rivista è apparsa come

Capitalismo Natura Socialismo per i primi tre anni con una società editoriale del quotidiano Il Manifesto,

come CNS Ecologia Politica per quattro anni con la casa editrice Datanews; è stata ferma per due anni, ed

è uscita con lo stesso titolo sul sito internet per i successivi due anni. Negli ultimi due anni è uscita con il

titolo CNS come fascicolo mensile (in genere nell'ultima domenica del mese, un po' nella tradizione dei

giornali socialisti degli ultimi anni dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento) sul quotidiano

Liberazione. I testi degli articoli dal 1998 in avanti sono disponibili in internet nel sito già ricordato. Da

quest’anno, il XIII, esce online sullo stesso sito, con il titolo CNS Ecologia politica.

Quanto alla linea editoriale, il punto principale è che vogliamo tornare ad essere come in passato una

rivista internazionale di approfondimento, con i tempi e gli spazi necessari all’approfondimento, perché

riteniamo che nel Terzo millennio la questione ambientale sia una discriminante ancora più necessaria che

in passato per rispondere alla globalizzazione distruttiva delle basi materiali e culturali della vita e della

convivenza.

Nei tredici anni della storia di CNS Ecologia politica ci sono stati eventi rivoluzionari: la

ristrutturazione dell'ex Unione sovietica, il potenziamento dell'Europa, una crescita economica

all'insegna, in tutto il mondo, del libero mercato globalizzato e di una crescente arroganza del capitalismo

che si manifesta con nuovi strumenti di dominio sui popoli e sulle risorse naturali, le due guerre contro

l'Iraq, quelle contro l’Afghanistan e la ex-Jugoslavia, e le infinite guerre "minori" sempre per la conquista

di materie prime, acqua, spazi, prodotti agricoli, l'affievolimento dei grandi valori e speranze del

socialismo e della solidarietà nazionale e internazionale, e nello stesso tempo il sorgere di nuovi

movimenti e di nuove speranze e di nuove voci critiche per il mondo così com'è, all'insegna della

convinzione che "un altro mondo è possibile".

La rivista continua a pensare che per il movimento di critica al capitalismo e alla globalizzazione

decisiva e fondamentale sia la nozione di sviluppo. E che, essendo lo sviluppo economico – il solo

realmente conosciuto e praticato – irriformabile, occorra uscire sia dallo sviluppo sia dell’economicismo.

Questa convinzione si fonda su un modo di intendere la questione ambientale come "seconda

contraddizione tra capitale e natura" (James O’Connor), come "violenza e non neutralità delle merci"

(Giorgio Nebbia), come "conflitti di classe di seconda generazione, non meno gravi e importanti di quelli

di prima generazione tra capitale e lavoro" (Joan Martinez Alier e Ramachandra Guha), i presupposti

teorici da cui la rivista prese le mosse oltre dieci anni fa.

A fronte delle politiche neoliberiste, della privatizzazione dei commons e della dottrina della guerra

preventiva, diventa infatti sempre più chiaro che la questione ambientale non esprime più solo la

contrapposizione tra interessi materiali diversi (l’economia) ma anche la negazione delle culture e dei

saperi tradizionali (occidentalizzazione del mondo e rottura del legame sociale, Serge Latouche), e la

progressiva perdita di controllo delle persone sulla propria vita e sulle risorse naturali che ne sono il

fondamento (aria, acqua, terra, territorio, salute, cibo). E risulta sempre più chiaro inoltre che tutto questo

riduce la democrazia occidentale (formale) a simulacro di se stessa, come spiega Vandana Shiva in questo

stesso numero della rivista e nel suo libro più recente, Le guerre dell’acqua (Feltrinelli).

In questo quadro, il problema torna ad essere quello della democrazia e della partecipazione, della

giustizia e della natura, e cioè del controllo delle persone e delle popolazioni sulla propria vita e sulla

ricchezza naturale e sociale. E riemerge con prepotenza la politica "rivoluzionaria" del localismo e della

democrazia diretta cui fa appello l’ecologia sociale, che equipara la questione ecologica alla critica del

capitalismo e considera la gerarchia sociale come un problema persino più grave delle differenze di

classe.

Un aspetto importante, che vogliamo indagare e valorizzare, è quello che va sotto il nome di

movimenti per la giustizia sociale, e cioè le lotte sul territorio dei cittadini che – in tutte le parti del

mondo – difendono le loro condizioni "locali" di vita e di lavoro. Lotte contro gli inceneritori e le

discariche, l’elettrosmog e il nucleare, l’inquinamento acustico e quello idrico, gli ogm e l’adulterazione

dei cibi, le grandi dighe, le miniere e i pozzi petroliferi, ma anche contro l’insicurezza e la pericolosità del

posto di lavoro e la precarizzazione del lavoro. Sono lotte che spesso diventano anche lotte contro la

privatizzazione e mercificazione dei beni collettivi e della stessa vita.

Il Sud del mondo coniuga con grande naturalezza e semplicità le lotte contro lo sfruttamento e per

migliori condizioni materiali di vita e di lavoro con quelle contro la mercificazione delle risorse naturali e

per il controllo della natura, e cioè giustizia sociale e giustizia ambientale o ecologica. Nel Nord del

mondo invece questa sintesi è più difficile, ed è per questo che la questione ambientale stenta a diventare

la discriminante non solo delle forze politiche che si definiscono di sinistra ma anche del movimento

antiglobalizzazione e antiliberista.

Negli anni passati dall'inizio del nostro cammino abbiamo perso perché scomparso molti compagni e

collaboratori (Laura Conti, Ilio Adorisio, Rita Madotto) ma molti altri hanno apportato e apportano i loro

contributi qualificati e diversificati per provenienza culturale oltreché geografica con particolare

attenzione - come appare dal contenuto di questo numero, qui di seguito riportato nell'essenziale - sul

tema della democrazia reale e della partecipazione.

Vandana Shiva, Oscar Olivera e Fritijof Capra aprono il numero con focus su democrazia e lotta per

l’acqua. Abbiamo scelto i loro testi perché li riteniamo contributi importanti per la ridefinizione del

concetto di democrazia. Sono riflessioni che nascono da un cambiamento radicale di prospettiva e da

esperienze sociali e ambientali collettive rilevanti. Per Vandana Shiva gli attuali sistemi economici

erodono la base della democrazia perché la privano della democrazia economica ed ecologica e riducono

ogni aspetto della nostra vita a merce. Shiva delinea i punti chiave di una democrazia vivente, per tutte le

specie che abitano la Terra, e di una libertà vera che ci liber i dalla paura, dalla violenza, dai bisogni

primari, da modelli di produzione, commercio e consumo insostenibili e non etici.

Oscar Olivera è il portavoce della Coordinadora de l’agua y de la vida, strumento organizzativo usato

dalla popolazione del Cochabamba, una regione della Bolivia, nella lotta vittoriosa contro la

privatizzazione dell’acqua, diventata un esempio per i poveri del mondo. La sua riflessione parte proprio

dalla crisi di credibilità delle istituzioni e dei partiti del suo paese e dall’esper ienza collettiva di lotta,

assaggio di una democrazia più vera.

Fritijof Capra critica le misure restrittive della libertà e l’arma militare con cui gli Stati Uniti vogliono

contrastare il terrorismo, e punta sulla creazione di una vera sicurezza: bisogna rimuovere le cause sociali

e ambientali della violenza e del terrore e costruire comunità sostenibili.

Il dossier sull’acqua (Riccardo Petrella, Giuseppina Ciuffreda, Michael Goldman, Patrick McCully)

racconta una delle principali lotte per le risorse, obiettivi della maggioranza delle guerre militari ed

economiche in atto (Giorgio Nebbia, Michael Renner e The Ecologist). Ne abbiamo avuto un esempio

recente con la guerra in Iraq (Ugo Leone) mentre si prepara un complesso scontro nel vertice

dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) che si terrà nel settembre 2003 a Cancun (Walden

Bello).

Soggetti in movimento è il settore della rivista che racconta e analizza i soggetti antagonisti: individui,

associazioni, sindacati, movimenti diffusi in tutto il mondo, riuniti in gruppi di affinità e reti orizzontali e,

dal 2001, anche in Forum mondiali, continentali e tematici che tentano di elaborare alternative ambientali,

sociali, culturali ed economiche. Dal Sudafrica, Patrick Bond affronta i movimenti di resistenza di un

continente, l’Africa, considerato perduto (lo fa anche il testo di Michael Goldman su acqua, Sudafrica e

Banca mondiale), di cui la nostra rivista vuole invece esplorare le potenzialità.

Anna Pizzo e Giuseppe De Marzo scrivono dei prossimi Forum sociali: quello europeo del novembre

2003 in Francia e il quarto Forum mondiale in India nel gennaio 2004, con un bilancio delle attività finora

svolte. Del prossimo Forum tematico di Cartagena su narcotraffico, democrazia, diritti umani e guerre

scrive il sociologo colombiano Pedro Santana Rodriguez. Dopo l’assemblea mondiale tenuta durante il

Forum mondiale di Porto Alegre del 2003, Via Campesina sta preparando il congresso del decennale

(Riccardo Bocci), una prova del fuoco per la giovane rete che raccoglie la maggioranza delle

organizzazioni rurali che oggi resistono alla globalizzazione dell’agricoltura.

La critica dell’orizzonte culturale, che è alla base dello sviluppo insostenibile, e la nuova cultura che si

sta formando nel mondo trovano spazio nei settori Anticipazioni e Memoria. In questo numero

anticipiamo una parte di Giustizia senza limiti, l’ultimo libro di Serge Latouche, teorico del doposviluppo

e della società conviviale; e ricordiamo Ivan Illich, critico lucido della modernità, e Justus v on Liebig, il

padre della chimica organica.

Dopo le segnalazioni di Campagne e iniziative, spazio e attenzione particolari sono riservati alle

recensioni di libri e riviste, italiane e straniere. Abbiamo scelto una serie di libri che hanno attinenza con

l’ecologia sociale, la lotta per le risorse – acqua, petrolio e diamanti -, l’Africa, la giustizia sociale e

l’ambiente, l’economia. La sezione Documenti riservata a testi di gruppi, associazioni e sindacati,

pubblica questa volta il manifesto dell’Associazione culturale Ecologia politica. Ricerche per

l’alternativa, recentemente costituita a sostegno della nostra rivista.