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eolico: chi semina vento?
- Subject: eolico: chi semina vento?
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 17 May 2003 12:58:45 +0200
da lanuovaecologia.it 10 maggio 2003 Sabato 10 Maggio 2003 EOLICO|Il ricorso agli aerogeneratori per ridurre la dipendenza dal petrolio Chi semina vento AerogeneratoriTra pastoie burocratiche e concorsi di progettazione, tra operatori che s'impegnano e polemiche sull'impatto. Con l'Europa sempre più a gonfie vele e l'Italia che arranca. Guida ragionata per saperne di più sul pianeta dell'eolico RINNOVABILI|Nel nostro paese il trend era positivo ma... Italia a rischio bonaccia Pale eoliche in azioneLentezze amministrative, problemi legati alla connessione alla rete, impatto paesaggistico hanno costituito delle barriere all'ulteriore diffusione degli impianti eolici di Luca Benedetti Il 25% del fabbisogno elettrico soddisfatto con fonti rinnovabili. È questo l'obiettivo che la Direttiva europea 2001/77/Ce ha assegnato all'Italia per il 2010. Un traguardo superiore a quello, già ambizioso, del 20% individuato nel Libro Bianco italiano sulle fonti rinnovabili del 1999. Per soddisfare le richieste Un aerogeneratore della Direttiva europea sarà dunque necessario un grande sforzo. Le soluzioni che dovrebbero contribuire maggiormente sono l'eolico e le biomasse. E la tecnologia eolica sembra quella su cui possono concentrarsi le maggiori speranze di incremento a breve termine. In Italia negli ultimi anni si è assistito a un trend molto positivo: il tasso di crescita nel 2001 è stato del 63%, passando dai 418 MW del 2000 ai 682 MW del 2001 (il contributo dell'eolico al fabbisogno elettrico nazionale è stato comunque solo dello 0,4%). I 2.500 MW previsti dal Libro bianco italiano per il 2010 sembrerebbero, dunque, del tutto realistici per il raggiungimento degli scopi della Direttiva europea e anzi sembra possibile ipotizzare un obiettivo più ambizioso: 4.000 MW al 2010. Tuttavia il 2002 è stato un anno tutt'altro che roseo. La lentezza delle procedure amministrative, i problemi legati alla connessione alla rete, l'impatto paesaggistico, l'accettabilità locale e la scarsa informazione a livello nazionale hanno costituito delle barriere all'ulteriore diffusione degli impianti eolici nel nostro paese. Il risultato è stato che nel 2002, da gennaio a fine settembre, sono stati installati solo 73 MW, portando così la potenza istallata eolica complessiva a 755 MW. La diffusione delle centrali eoliche ha innescato aspre polemiche nel Belpaese. Chi si oppone a un ulteriore sviluppo di questi impianti nel territorio italiano parte da giuste preoccupazioni, ma giunge, a volte, a posizioni estreme, estranee a una cultura veramente ambientalista. È troppo comodo dichiararsi impegnati contro l'effetto serra, dirsi favorevoli all'uso delle energie rinnovabili, ma escludere a priori gli impianti eolici da tutte le aree protette, da tutte le zone sottoposte a vincolo, da tutti i siti Sic (Siti di importanza comunitaria) e Zps (Zone di protezione speciale) e addirittura da tutte le zone adiacenti: non rimane molto del territorio italiano! L'impatto ambientale di un impianto eolico presenta dei problemi che vanno affrontati al momento della scelta del sito e della definizione del progetto. L'impatto visivo e paesaggistico dipende strettamente dalla zona di istallazione e dalla vicinanza a siti di larga fruizione. Probabilmente è impossibile redigere delle linee guida in cui fornire indicazioni su distanze, forme e colori da considerare. E va sottolineato che i margini di azione sul progetto per ridurre l'impatto visivo non sono molti: nasconderlo è impossibile. L'impostazione alternativa è quella di cercare di coinvolgere e stimolare il mondo dei paesaggisti, dell'architettura e del design italiano, per realizzare impianti che sappiano interagire con il territorio e la sua storia, leggerne attentamente i segni e aggiungerne altri valorizzandolo, innovandolo ma rispettandolo. EOLICO|Un settore in crescita continua negli ultimi vent'anni Il Vecchio continente si rinnova AerogeneratoreCirca 21.000 Megawatt istallati in Europa. In Danimarca l'obiettivo è quello di coprire il 40-50% dei consumi elettrici entro il 2030 Negli ultimi venti anni la potenza degli impianti eolici collegati alla rete elettrica da virtualmente nulla è cresciuta fino a quasi 30.000 MW a fine 2002, dei quali circa 21.000 istallati in Europa. Alcuni osservatori ritengono che, entro il 2010, la potenza istallata nel mondo possa crescere fino a circa 100.000 MW. La Danimarca, per esempio, persegue l'ambizioso obiettivo di coprire con l'eolico il 40-50% dei consumi elettrici entro il 2030, facendo decisamente uscire le rinnovabili dalla loro cosiddetta «nicchia» e dimostrando che è possibile, in opportune condizioni e con idonee soluzioni tecnico-gestionali, realizzare un'alta penetrazione di elettricità da fonti aleatorie. Per una tabella sulla potenza eolica installata in Europa, visitare la pagina www.anemon.it/sviluppoeuropa.htm. Per saperne di più: enelgreenpower.enel.it/it/energia/eolico.html di Luca Benedetti IMPATTO|Stop della Regione alle fattorie eoliche La Marche bocciano quattro impianti Eolico 4Non passano l'esame della valutazione d'impatto ambientale le centrali che dovevano essere istallate nei territori di nove comuni marchigiani. Alcune aree interessate sono fondamentali per la conservazione di specie animali d'interesse comunitario Il giorno 28 aprile, durante una riunione per la Valutazione di impatto ambientale (Via), la Regione Marche ha bocciato l'istallazione di quattro impinati eolici che sarebbero ricaduti nel territorio montano dei comuni di Serravalle del Chienti, Montecavallo, Visso, Pievetorina, Fiordimonte, Pievebovigliana, Camerino, Serrapetrona e Caldarola. La motivazione è che: «I progetti sono in evidente contrasto con il Piano paesistico ambientale regionale e perciò non possono avere un parere positivo». Così facendo la Regione Marche ha affermato, ancora una volta, il valore centrale che ha il paesaggio nella pianificazione del suo territorio. In questa decisione la Regione è stata appoggiata dalla Provincia di Macerata, dalla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio, da alcuni comuni e dal Parco nazionale dei Monti Sibillini. «Le sommità di numerosi rilievi montuosi tra i più incontaminati e delicati dell'alto maceratese, alcuni dei quali al confine con il Parco nazionale dei Monti Sibillini - ha dichiarato Carlo Albero Graziani, presidente del Parco - sono per ora salve, ma occorre sottolineare che se si vuole un'effettiva valutazione d'impatto ambientale di progetti così critici come quelli delle centrali eoliche è necessario che la Regione provveda a dotarsi di un'apposita pianificazione, oggi inesistente, e soprattutto a chiarire chi e come deve intervenire nella valutazione. Si deve tener presente - continua - che alcuni territori interessati sono fondamentali per la conservazione di specie animali d'interesse comunitario, come l'aquila reale, che nidificano all'interno del Parco». Resta certamente il problema delle aspettative di alcuni Comuni che speravano di ottenere dei soldi dalla realizzazione degli impianti. Aggiunge, in proposito, il presidente del Parco: «Tutti ci rendiamo conto dei problemi finanziari che assillano i Comuni, e non solo loro. Ma quello che oggi serve al territorio è realizzare un modello di sviluppo legato al turismo sostenibile: questa è la strada che abbiamo imboccato con le Comunità montane e i Comuni nell'ambito del nuovo Sistema turistico locale che ha sposato questa filosofia». di Margherita Scaramella INTERVISTA|A colloquio con Oreste Vigorito, rappresentante della Ivpc «Regole certe e meno burocrazia» AerogeneratoriLa Italian vento power corporation in pochi anni ha realizzato impianti che sfruttano l'energia eolica. Nel 2002 l'azienda ha installato 224 turbine per 145,5 MW di Emanuele Scoppola La Ivpc, Italian Vento Power Corporation, nata nel 1993, è l'azienda leader del settore. In pochi anni ha realizzato fattorie eoliche per 170 MW. E sulla base dell'esperienza acquisita gli stessi operatori, nel 1996, hanno danno vita alla Ivpc 4. I primi cantieri per la realizzazione di impianti di aerogenerazione Ivpc 4 sono partiti a marzo 2000, in provincia di Avellino, per proseguire a un ritmo eccellente. Alla fine dello stesso 2000, l'impresa aveva installato 127 turbine per una produzione complessiva di 84,24 MW. L'anno successivo è andata ancora meglio. Ma nel 2002 la crociata contro i mulini a vento condotta dal Comitato nazionale per il paesaggio ha portato al blocco dello sviluppo di molti altri impianti, arrestando lo slancio dell'azienda. All'avvocato Oreste Vigorito, amministratore delegato, abbiamo chiesto quali sono gli accorgimenti adottati dall'azienda per minimizzare l'impatto degli impianti eolici sul paesaggio. «La nostra azienda segue tutti i criteri di minimizzazione possibili in fase di progettazione e realizzazione delle opere come: l'interramento dei cavi, l'utilizzo di materiali locali per le stradine di accesso, la colorazione delle pale e dei tralicci fra il bianco e il grigio, la mimetizzazione delle cabine. Inoltre la Ivpc, quale socia di Anev (l'Associazione nazionale energia dal vento, che proprio con Legambiente ha sottoscritto un protocollo di intesa) segue i criteri concordati e ritenuti più opportuni per l'inserimento degli impianti eolici nel paesaggio italiano» Alcuni architetti pensano che le torri tubolari rappresentino una soluzione migliore, dal punto di vista estetico. Ivpc continuerà a utilizzare esclusivamente tralicci per i propri impianti? Fino a oggi abbiamo utilizzato il traliccio perché riteniamo che abbia un impatto visivo minore, in quanto non nasconde il paesaggio retrostante. Comunque non escludiamo l'uso di torri tubolari, qualora fossero esplicitamente richieste o si dimostrassero più adatte a particolari condizioni ambientali del luogo. Quali sono le misure adottate per coinvolgere le comunità che vivono nelle aree degli impianti di aerogenerazione? Le amministrazioni locali ricevono l'1,5% del fatturato complessivo degli impianti che si creano sui loro territori, mentre i proprietari dei terreni interessati, sia dagli aerogeneratori che dal passaggio dei cavi, ricevono un canone annuo rivalutabile. A questi profitti, tutt'altro che irrilevanti, bisogna aggiungere iniziative di vario genere che vanno dal restauro di opere del patrimonio architettonico e artistico locale alla realizzazione di strutture utili per la comunità. Infine, per tutti i lavori relativi alla realizzazione degli impianti vengono coinvolte le imprese locali, mentre i tecnici che presiedono alla manutenzione e assistenza degli impianti sono residenti nei comuni interessati. Quale può essere la soluzione dello "stallo" che ha colpito il settore dell'eolico? Credo che il settore dell'eolico possa riprendere il suo straordinario sviluppo, che in molti altri paesi d'Europa e del mondo non ha subìto alcuna frenata, soltanto attraverso regole chiare, con uno snellimento burocratico e, al tempo stesso, con principi certi e uniformi, per quanto riguarda la Valutazione di impatto ambientale. Queste regole si potranno avere solo con una decisa volontà politica, che potrebbe esprimersi in una legge che regoli tutti i problemi legati al settore. Per saperne di più, il sito della Italian vento power corporation si trova alla pagina www.ivpc.com BELPAESE|Un eolico compatibile con l'estetica e la sicurezza del territorio Paesaggi del vento AerogeneratoreNel luglio del 2001 è stato bandito un concorso con l'obiettivo di realizzare progetti per due impianti a basso impatto paesaggistico. Uno a Cinisi, in provincia di Palermo, e l'altro a Pescopagano, in provincia di Potenza Nel luglio 2001 Legambiente, Enel Green Power - la società dell'Enel per le energie rinnovabili - e il ministero dell'Ambiente hanno bandito il concorso internazionale di idee "Paesaggi del vento". L'obiettivo era quello di coinvolgere il mondo dell'architettura per affrontare una delle sfide più difficili e affascinanti data la qualità del paesaggio italiano: realizzare progetti per due impianti eolici a basso impatto paesaggistico, uno a Cinisi in provincia di Palermo e l'altro a Pescopagano in provincia di Potenza. Il successo è stato straordinario. I progetti che sono stati inviati e hanno partecipato al concorso sono risultati interessanti, dimostrando come si può ribaltare il classico punto di vista secondo cui le fattorie del vento deturpano il paesaggio, facendo di un impianto eolico un elemento di pregio di un territorio. A una visione apocalittica come quella prospettata dal Comitato nazionale del paesaggio se ne può dunque contrapporre un'altra, che capovolge completamente l'ottica senza voler essere blasfema: «Gli aerogeneratori saranno visibili da lontano nelle diverse luci della giornata, come le colonne di un tempio greco in rovina, come un filare di cipressi che ritagliano il cielo con il loro profilo scuro» spiega, ad esempio, il progetto vincitore per l'area di Cinisi. Per citare, infine, una voce autorevole, è opportuno ricordare la dichiarazione fatta in Senato da Giulio Carlo Argan nel corso del dibattito sulla legge 431/85 sui piani paesistici e le aree di rispetto: «La cosiddetta bellezza della natura è in realtà il prodotto dell'intelligenza, del pensiero e del lavoro umano». PAESAGGIO|Le opinioni dei movimenti ecologisti italiani Pale pulite Un aerogeneratore C'è chi sostiene che l'impatto estetico sia troppo pesante. Ma Wwf, Greenpeace e Legambiente concordano: «Questa fonte va sostenuta rispettando il paesaggio» di Emanuele Scoppola «Fra le rinnovabili l'eolico è una fonte particolarmente promettente. Ma autorevoli voci dell'ambientalismo si oppongono allo sviluppo di questa soluzione sostenendo che l'impatto sul paesaggio sia troppo pesante». Sono parole del ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, pronunciate lo scorso ottobre in occasione della presentazione del Piano d'azione nazionale per la riduzione dei gas serra. In effetti il Comitato nazionale del paesaggio, costituito a Roma sul finire del 2001, con l'appoggio di molte sezioni di Italia Nostra, ha aperto su tutto il territorio nazionale una vertenza contro le centrali eoliche esistenti, in allestimento o soltanto annunciate. Eppure non sono soltanto gli ambientalisti a criticare gli aerogeneratori: lo stesso ministro Matteoli li ha pubblicamente definiti «un obbrobrio», mentre il ministro Urbani ne ha criticato l'efficacia arrivando a mettere in dubbio l'obbligo di produrre almeno il 2% dell'elettricità da fonti rinnovabili. Nonostante questo, alcune delle più importanti associazioni ambientaliste si sono dichiarate tutt'altro che contrarie allo sviluppo dell'eolico. LA POSIZIONE DEL WWF... «Per riportare su un binario compatibile con l'emergenza climatica un mercato in cui il processo di liberalizzazione rischia di favorire un utilizzo massiccio del carbone e un ritorno al nucleare - spiega il responsabile dell'unità Energia-clima-rifiuti del Wwf Italia, Andrea Masullo - è necessario sviluppare oggi gli impianti eolici, l'unica fonte rinnovabile attualmente in grado di competere in questo discutibile processo di liberalizzazione che esclude dai suoi calcoli i problemi ambientali». ... E QUELLA DI GREENPEACE Una posizione condivisa da Fabrizio Fabbri, direttore scientifico di Greenpeace Italia, che dichiara: «Evidentemente per gli impianti di aerogenerazione, come per molte opere di altro genere, esistono casi di interventi progettati male o utilizzati poco e poi abbandonati. Questo non toglie che lo sviluppo dell'eolico è cruciale per la conversione verso un modello energetico sostenibile». Per quanto riguarda la necessità di posizionare le fattorie del vento in luoghi spesso sensibili come i crinali montuosi Fabbri aggiunge: «Quando si ha a che fare con la complessità degli ecosistemi la legge "occhio non vede cuore non duole" è particolarmente assurda. Per non vedere le pale che girano sopra gli alberi di un bosco si condanna quel bosco, e tutto il territorio, alle piogge acide, agli eventi climatici estremi, all'invasione di parassiti esotici e alle altre disastrose conseguenze ecologiche dell'utilizzo dei combustibili fossili». COSA NE PENSA LEGAMBIENTE Legambiente si è impegnata con varie iniziative a favore dell'eolico ben ponderato, come nel caso del concorso Paesaggi del vento o con il Protocollo per la promozione dell'eolico in Italia, sottoscritto lo scorso dicembre con l'Associazione nazionale energia dal vento (Anev). «Legambiente stà cercando di evitare che l'Italia resti drammaticamente indietro anche nel settore dell'eolico - spiega il responsabile nazionale energie, Massimo Serafini - a parità di potenza una centrale termoelettrica costa circa la metà di una eolica, ma la spesa annuale per il carburante equivale ai costi di costruzione. La gestione di una fattoria del vento riguarda invece solo la manodopera per la manutenzione - conclude Serafini - creando occupazione invece che danno ambientale». Per saperne di più sulla posizione del Wwf andare alla pagina www.wwf.it/ambiente/earthpolicy/eolica.asp, mentre le ragioni del Comitato nazionale per il paesaggio sono alla pagina www.cnp-online.it/homecnp.htm
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