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il pesce giusto
- Subject: il pesce giusto
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 24 Apr 2003 21:57:43 +0200
da lanuovaecologia.it Sabato 19 Aprile 2003 VADEMECUM|I consigli del professor Piccinetti, esperto di itticoltura Il pesce giusto Banco del pesceD'allevamento o "selvatico"? Il benessere degli animali e quello di chi li mangia. Guida ragionata per portare in tutta sicurezza il mare a tavola di Marco Giovenco Pesce "selvatico" o allevato? Questo è il dilemma che affligge buona parte dei consumatori italiani attenti ad acquistare un prodotto sicuro e garantito. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto di servizi per il mercato agro-alimentare (Ismea), circa il 40% del pesce consumato in Italia è d' allevamento e tra le specie spiccano trote salmonate, spigole, saraghi, rombi, anguille e grandi quantità di bivalvi. Il termine "allevato" non può certo essere considerato sinonimo di scarsa qualità però, anche tra i freddi banconi del pesce, è necessario orientarsi verso la scelta migliore. «La qualità dipende da fattori ambientali, climatici, di alimentazione, d' allevamento e conservazione» - spiega il professor Corrado Piccinetti, uno dei massimi esperti a livello internazionale nel settore ittico e direttore del Laboratorio di biologia marina e pesca di Fano (Pu), dipartimento dell' Università di Bologna - Tra l'altro, da un po' di tempo a questa parte, nell 'ottica del rispetto sia fisico che qualitativo della risorsa, si è cominciato a considerare anche il "benessere" della specie allevata». In tutti i tipi di allevamento, sia a terra che in mare aperto, il pesce viene nutrito con mangimi bilanciati specifici e dall'alimentazione dipende buona parte della qualità. «Mangimi più o meno grassi - precisa Piccinetti - conferiscono alle carni determinate caratteristiche, più o meno buone». E su questo punto un grande aiuto al consumatore viene dal cartellino previsto dalla legge dallo scorso anno, che contiene informazioni relative alla denominazione della specie, il metodo di produzione o l'area di cattura e le modalità di conservazione. «Il marchio del produttore non è ancora obbligatorio - dice Piccinetti - ma chi vende un prodotto di qualità ha tutto l'interesse ad applicare il proprio nome e fidelizzare la clientela». Una strada intrapresa da un sempre maggior numero di produttori, molti dei quali hanno già richiesto e ottenuto le certificazioni Iso-9001. «È importante precisare che, a differenza di quanto accade con il bestiame, il mangime medicato per i pesci va usato con cautela e solo nel caso di provate epidemie o malattie. Le specie ittiche sono piuttosto delicate e sensibili a questi trattamenti che, se mal gestiti o prolungati, possono penalizzare la produzione». Piccinetti sottolinea anche che una cura particolare va riservata al confezionamento e alla conservazione del prodotto: temperatura tra 0 e 2 gradi, ghiaccio e, qualora venga acquistato in vaschetta, è preferibile quella in atmosfera modificata che, come accade con l'ortofrutta, impedisce il proliferare di microbi. E nei prossimi anni si potrebbe anche giungere alle denominazioni "Dop" e Igp" anche nel settore della pesca. «Non è facile - conclude il professore - ma negli ultimi tempi il processo ha subito una notevole accelerazione. Le maggiori difficoltà derivano dal fatto che i pesci non vivono entro confini ben definiti, ma compiono lunghe e cicliche migrazioni». Ma si lavora anche su questo fronte e per il momento «ci si basa esclusivamente su analisi scientifiche di diffusione delle specie e su informazioni provenienti dall' esame del Dna». Il processo quindi presenta oggettivi ostacoli che, probabilmente, porteranno a denominazioni di origine in riferimento a macro-aree. 18 aprile 2003
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