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ogm, scienziati e industria
- Subject: ogm, scienziati e industria
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 2 Apr 2003 06:52:43 +0200
da le monde diplomatique febbraio 2003 Ogm, gli accademici al servizio dell'industria Bernard Cassen Spesso gli scienziati vengono accusati di chiudersi in una torre d'avorio disinteressandosi dei problemi dei loro concittadini - le cui tasse, peraltro, finanziano la ricerca pubblica. Un esempio fra tutti: in Francia, negli anni '90, due istituzioni prestigiose quali l'Accademia delle scienze e l'Accademia di medicina hanno mantenuto il più totale silenzio sul grande scandalo del sangue infetto. Si trattava di indifferenza, o addirittura di ignoranza, da parte dei baroni della medicina in un settore di loro competenza? O, come qualcuno ha subito affermato, di un gesto d'omertà destinato a «coprire» i colleghi responsabili di mancata assistenza a trasfusi in pericolo? Per non essere tacciate di ignorare i problemi che appassionano l'opinione pubblica, le Accademie nazionali di medicina e farmacia, il 12 dicembre 2002, e il giorno dopo anche l'Accademia delle scienze si sono risolte tutte insieme a rendere pubblici i rapporti sugli eventuali pericoli per la salute degli organismi geneticamente modificati (Ogm). La scelta del momento non poteva essere più opportuna. A fine gennaio si sarebbe conosciuta la sorte di José Bové, condannato a quattordici mesi di carcere per aver strappato alcune piante transgeniche nel Centro di cooperazione internazionale di ricerca agronomica per lo sviluppo (Cirad). Sempre a fine gennaio, la Corte d'appello di Grenoble avrebbe emesso la sua sentenza sui dieci militanti della Confederazione contadina e di Attac condannati in prima istanza, a Valence, a periodi variabili di carcere per gli stessi motivi di Bové. Rapporti clonati Inoltre gli Ogm sono al centro di una dura battaglia commerciale a livello internazionale: ci si chiede se la moratoria europea sulle importazioni di piante transgeniche sarà tolta o meno. Pressata dalle multinazionali del complesso genetico-industriale, l'amministrazione Bush si mostra impaziente (1): alcuni stati membri dell'Unione europea (Ue) - tra cui la Francia - si ostinano a non dare seguito alle proposte della Commissione di Bruxelles che, al contrario, ha fatto suoi i desiderata di Washington. Per riprendere il titolo di un articolo del Financial Times (10 gennaio 2003), «sugli Ogm gli Stati uniti sono pronti a dichiarare guerra» denunciando l'Ue all'Organo per il regolamento delle vertenze (Ord) dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Il che rende evidente l'importanza dei rapporti fra i tre. Diciamolo chiaramente, gli industriali, il commissario europeo incaricato del commercio Pascal Lamy, e il suo collega americano Robert Zoellick, hanno tutti i motivi per essere soddisfatti: per gli accademici, gli Ogm non pongono particolari problemi di salute pubblica. I titoli dei capitoli del rapporto delle Accademie di medicina e farmacia (2) sono molto chiari: «non esiste alcun rischio particolare legato al modo di produrre gli Ogm», «gli eventuali rischi degli Ogm sulla salute sono controllabili», «i vantaggi attesi prevalgono sugli eventuali rischi», «i vincoli normativi che attualmente limitano la ricerca sugli Ogm e il loro uso, andrebbero rivisti». Zoellick, che fustigava «le politiche europee anti-scientifiche» ha infine trovato alleati di gran peso nell'Accademia delle scienze, il cui rapporto (3) supera addirittura le sue aspettative. Non è che un semplice clone del precedente: è insolito che il mondo della ricerca dia prova di una tale unanimità... Ma si tratta del mondo della ricerca o della cinghia di trasmissione dell'industria? La domanda è legittima per almeno tre ragioni: sono stati ignorati i lavori di altre istituzioni o personalità scientifiche sullo stesso argomento; le Accademie si sono pronunciate in un settore, la politica commerciale, che non è minimamente di loro competenza; infine, e questo probabilmente spiega tutto il resto, alcuni dei loro membri sono legati ai grandi gruppi industriali del settore. Sarebbe bastato che gli accademici sapessero leggere l'inglese per raffreddare il loro bell'ottimismo su, per esempio, la non nocività dell'ingestione di alimenti Ogm e sull'assenza di rischi delle coltivazioni di Ogm in pieno campo. Sia la prestigiosa Royal Society britannica che la British Medical Association (Bma) mostrano, al contrario, serie preoccupazioni in proposito (4). La Bma dichiara infatti che «una ricerca sui possibili effetti nocivi degli Ogm alimentari sulla salute dell'uomo non è ancora stata fatta. In nome del principio di precauzione, le sperimentazioni di Ogm in pieno campo non dovrebbero essere più autorizzate». Gli accademici non sembrano turbati neppure dalle domande formulate in francese questa volta, da Jacques Testart, ricercatore capo dell'Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm). «Quanti, tra gli accademici, sanno che nessun assicuratore è disposto a coprire i rischi di queste coltivazioni? Quanti hanno preso atto delle violazioni ai principi della sperimentazione effettuata in luogo aperto (cioè nei campi)? Quanti conoscono la distanza di disseminazione dei pollini? Quanti sanno che non è mai stato realizzato nessun controllo sanitario sistematico sui consumatori di Ogm, siano essi uomini o animali?» E si potrebbe aggiungere: quanti conoscono gli studi del Comité de recherche et d'information indépendantes sur le génie génétique (Crii-Gen) (5), il cui consiglio scientifico è presieduto dal professor Gilles-Eric Seralini? Sarà proprio questo comitato, peraltro, che a breve pubblicherà un'analisi scientifica - realmente indipendente - sui lavori delle Accademie. Questi studiosi, che sembrano ignorare completamente le ricerche che non concordano con le loro prese di posizione, sono in compenso molto prolissi su questioni che, queste sì, non hanno niente di scientifico. È forse compito loro ordinare al ministro degli interni Nicolas Sarkozy, come fa il rapporto dell'Accademia delle scienze, di «adottare una condotta ferma», in particolare «sul controllo dell'ordine pubblico intorno alle coltivazioni sperimentali di Ogm»? Sta a loro farsi paladini delle multinazionali americane esigendo la rimozione della moratoria europea: «Con l'entrata in vigore della nuova normativa, non c'è alcuna ragione obiettiva per prolungare una moratoria (priva di fondamenti giuridici) sulle autorizzazioni per la commercializzazione di Ogm»? Queste prese di posizione si capiscono meglio esaminando la composizione del gruppo di lavoro che ha preparato il rapporto dell'Accademia delle scienze. È quasi interamente costituito da personalità il cui entusiasmo per gli Ogm è conosciuto da tempo. Le sue conclusioni sono tanto credibili quanto quelle di un comitato chiamato a pronunciarsi sui rischi del tabagismo, che fosse formato da rappresentanti dei produttori di tabacco e da «scienziati» a loro legati da contratti di ricerca. Vediamo alcuni esempi. L'animatore del gruppo, Roland Douce, è stato opportunamente scelto: dal 1986 ha svolto le funzioni di responsabile della unité mixte Cnrs/Rhône Poulenc (diventato Aventis) Agrochimie (Umr 41). Scorrendo gli altri nomi, colpisce quello di Francine Cassé, il cui corso «Metodi di ottenimento e di applicazioni agroalimentari e biomediche delle piante transgeniche» prevede che alla fine lo studente sia capace di «citare esempi di applicazioni potenziali della transgenesi vegetale in agricoltura, nell'industria alimentare e farmaceutica». Non stupisce che in un articolo pubblicato su La Recherche abbia potuto scrivere che l'opposizione agli Ogm si basa su «motivazioni che le sfuggono». Soluzioni «per» il Sud I lavori di Alain Rérat, del Cirad, sono spesso citati sul sito dell'industria del vivente realizzato dalla Confédération française des semenciers (Cfs), dal Groupement national interprofessionnel des semences et plants (Gnis), e dall'Union des industries de la protection des plantes (Uipp). Bisogna ammettere che il titolo di una delle ricerche su cui sta lavorando è promettente: La transgenesi promuove un'agricoltura di lunga durata. Weil è invece uno dei due responsabili di un progetto congiunto del Cirad e della Fondation Aventis-Institut de France che si propone di condividere con i paesi del Sud i benefici dell'agricoltura «sostenibile». In particolare si tratta di dare «soluzioni alternative all'uso di prodotti fitosanitari» (traduzione: gli Ogm). Quanto a Bernard Le Buanec, è il segretario generale della Federazione internazionale dei semi (Fis) e dell'Associazione internazionale dei selezionatori. Un titolo che, curiosamente, il rapporto non menziona... Quello stesso principio di precauzione che ha contato tanto poco per i membri del gruppo di lavoro, sembra invece essere stato decisivo nella selezione dei partecipanti al gruppo stesso: grazie a loro, non c'è il minimo rischio di dispiacere agli industriali americani e ai loro colleghi francesi ed europei. note: (1) Si legga Susan George, «Gli Stati uniti alla guerra degli Ogm», Le Monde diplomatique/il manifesto, maggio 2002. (2) Bulletin de l'Académie nationale de médecine, 2002, 186, n° 9, seduta del 10 dicembre 2002. (3) Accademia delle scienze, «Les plantes génétiquement modifiées», rapporto Science et technologie, n° 13, dicembre 2002. (4) The Royal Society, Genetically Modified Plants for Food Use, settembre 1998; The British Medical Association, Board of Science, The Impact of Genetic Modification on Agriculture, Food and Health: an Interim Statement, 1999; Bma, The Health Impact of Gm Crop Trials, novembre 2002.
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