le nuove strategie ibm





Il software blu zampilla dal rubinetto
Il gran capo di Ibm costringe le sue teste d'uovo a produrre l'«idea che
vale una carriera»
La Grid. Una super-griglia di grandi snodi superpotenti, per lanciare
l'e-business on demand (la potenza che serve alle aziende, ma solo quando
serve)
LUCIANO LOMBARDI
Era il 5 agosto 2002: quando in tutto il mondo le attività lavorative
rallentano per l'estate, ad Armonk, New York, nel quartier generale
americano di Ibm, la Big Blue tanto amata dalla borsa, sarebbe un
normalissimo inizio di un'altrettanto comune e operosa settimana lavorativa.
Se non fosse per quell'ingresso alla spicciolata un po' inusuale dei
principali strateghi della società, chiamati a raccolta qualche giorno prima
dal loro capo supremo. Cioè da quel Samuel J. Palmisano, uomo nuovo alla
testa del marchio più noto nella storia dei computer, l'International
Business Machines. Dal marzo dello scorso anno, ovvero da quando ha raccolto
l'investitura di Chief Executive Office direttamente dalle mani del
leggendario Lou Gerstner, la missione di Palmisano è stata soprattutto una:
uscire dal cono d'ombra di quella pesante eredità di successo e stupire
tutti con una qualche impresa memorabile. Prima possibile, in modo da
stupire due volte. Palmisano decide quindi di far convergere sui suoi
obiettivi tutto il management operativo dell'azienda, consapevole di quanto
ineluttabile sia il contributo dei suoi luogotenenti. Senza di loro non
potrà andare da nessuna parte, nonostante la gran parte dei meriti finirà
soprattutto con l'abbellire il suo palmares. Nel corso della riunione di
vertice, scatta quasi subito una richiesta esplicita: disegnare un progetto
che valga una carriera. Il tema è libero, con un'unica avvertenza: dovrà
essere epocale, paragonabile - e se possibile anche di più - a quello che
diede il via all'epoca del computing con i grandi mainframe.

Il gruppo raccoglie l'appello e risponde all'unisono. Ma nella risposta non
si parla di un prodotto. Si parla invece di una visione: un modo per
modificare la distribuzione delle tecnologie, anziché una tecnologia di per
sé.

Durante le lunghe ore del meeting agostano, quella visione prende forma e
via via si delineano le caratteristiche del sistema; ne esce fuori un
modello inedito che richiama quello con cui oggi vengono erogati l'acqua o
la corrente elettrica. Ibm, come una novella utility dell'hi-tech, quindi,
che si dedica alla distribuzione di servizi a consumo? Grosso modo sì,
seppure con i dovuti distinguo.

La visione appassiona tutti, creatori, relatori, decisori. E soprattutto va
dritta a colpire l'immaginario di chi del gruppo è pagato per ratificare il
passaggio di un'idea al suo status concreto. Insomma, il cinquantunenne Ceo
resta letteralmente folgorato di fronte all'immagine di quel grande
rubinetto blu - come Big Blue, la Ibm - da cui esce potenza di calcolo,
miscelata al denaro destinato a rimpinguare le casse della società. A tal
punto da ordinare il passaggio immediato alla fase operativa. Nessuno dei
presenti, tuttavia, azzarda una tempistica, né tantomeno sa davvero da che
parte si debba cominciare. Ma ormai l'incipit è scritto e indietro non si
torna più. Il progetto dovrà essere assemblato e lanciato in 90 giorni.

I meccanismi di sviluppo notoriamente ben oliati di Ibm riescono a
rispettare la tabella di marcia ed è così che tre mesi più tardi, nella
cornice del museo di storia naturale di New York, viene tolto il velo
all'iniziativa, che viene battezzata «e-business on demand». L'effetto è
immediato e Big Blue si ritrova così proiettata nell'avanguardia mondiale
del computing. Tutto questo grazie anche a un investimento miliardario, che
sembra pari a un terzo degli investimenti complessivi di cinque miliardi di
dollari stanziati per ricerca e sviluppo.

Secondo la tabella di marcia preparata dai manager Ibm, per prima cosa è
necessario che ogni potenziale azienda-cliente intenzionata a portare a casa
propria tale soluzione cominci a far convergere i suoi sistemi informatici
su un unico network: una rete di tipo «Grid», cioè il sistema «a griglia»,
in cui grandi e potentissimi server centrali sono interconnessi tra loro e
fungono da centri di raccolta dei dati che verranno poi ridistribuiti nel
sistema sotto la gestione e la supervisione di Ibm e degli altri soggetti
coinvolti con lui. Oltre a godere di una velocità e di un'efficacia
nell'accesso alle informazioni, ogni appartenente al reticolato potrà
utilizzare la potenza di calcolo di cui ha bisogno, in teoria, fino a quella
corrispondente alla somma di tutte quelle prodotte dalle macchine che
appartengono alla Grid.

Ed è proprio a questo punto che si innesca l'e-business on demand: ogni
azienda che decide di entrare a far parte del reticolato può usufruire della
potenza, pagando soltanto quella che effettivamente utilizzerà.

Malgrado le risorse ingegneristiche di Ibm, gli ostacoli sono formidabili e
per ammissione della stessa Ibm oggi è disponibile soltanto il 10 per cento
dell'apparato tecnologico necessario a completare il sistema. Molti sono i
tasselli che ancora stazionano nei laboratori in attesa che le fasi di test
vengano completate. E' il caso, per esempio, del cosiddetto Autonomic
Computing, uno dei pezzi forti della nuova visione della società di Armonk,
un nuovo filone di ricerca che raccoglie contributi provenienti da vari rami
della computer science, dall'intelligenza artificiale alla cibernetica. Con
questo concetto (altrimenti detto «holistic e introspective computing»), si
intende la possibilità che i computer siano in grado di configurarsi,
ottimizzare le proprie performance e addirittura ripararsi da soli.
Semplificando ai minimi termini, questa tecnologia può essere assimilata al
sistema nervoso del corpo umano e alla sua capacità di tenere costantemente
sotto controllo le funzioni vitali dell'organismo.

Nelle ambizioni di Palmisano, l'e-business on demand dovrà fare un rapido ed
efficace ingresso nel mondo aziendale, nella speranza che lungo il tragitto
venga meno lo scetticismo fisiologico e generalizzato che accompagna
l'ingresso di ogni nuova tecnologia nello scenario hi-tech. La buona
riuscita del processo potrebbe dare il via libera alla trasposizione della
stessa filosofia di computing anche nel mercato di massa, dove la potenza di
calcolo potrà essere consumata da tutti gli utenti informatizzati, con lo
stesso principio con cui si consumano tutti gli altri servizi di base del
vivere quotidiano.