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le nuove strategie ibm
- Subject: le nuove strategie ibm
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 1 Apr 2003 07:13:27 +0200
Il software blu zampilla dal rubinetto Il gran capo di Ibm costringe le sue teste d'uovo a produrre l'«idea che vale una carriera» La Grid. Una super-griglia di grandi snodi superpotenti, per lanciare l'e-business on demand (la potenza che serve alle aziende, ma solo quando serve) LUCIANO LOMBARDI Era il 5 agosto 2002: quando in tutto il mondo le attività lavorative rallentano per l'estate, ad Armonk, New York, nel quartier generale americano di Ibm, la Big Blue tanto amata dalla borsa, sarebbe un normalissimo inizio di un'altrettanto comune e operosa settimana lavorativa. Se non fosse per quell'ingresso alla spicciolata un po' inusuale dei principali strateghi della società, chiamati a raccolta qualche giorno prima dal loro capo supremo. Cioè da quel Samuel J. Palmisano, uomo nuovo alla testa del marchio più noto nella storia dei computer, l'International Business Machines. Dal marzo dello scorso anno, ovvero da quando ha raccolto l'investitura di Chief Executive Office direttamente dalle mani del leggendario Lou Gerstner, la missione di Palmisano è stata soprattutto una: uscire dal cono d'ombra di quella pesante eredità di successo e stupire tutti con una qualche impresa memorabile. Prima possibile, in modo da stupire due volte. Palmisano decide quindi di far convergere sui suoi obiettivi tutto il management operativo dell'azienda, consapevole di quanto ineluttabile sia il contributo dei suoi luogotenenti. Senza di loro non potrà andare da nessuna parte, nonostante la gran parte dei meriti finirà soprattutto con l'abbellire il suo palmares. Nel corso della riunione di vertice, scatta quasi subito una richiesta esplicita: disegnare un progetto che valga una carriera. Il tema è libero, con un'unica avvertenza: dovrà essere epocale, paragonabile - e se possibile anche di più - a quello che diede il via all'epoca del computing con i grandi mainframe. Il gruppo raccoglie l'appello e risponde all'unisono. Ma nella risposta non si parla di un prodotto. Si parla invece di una visione: un modo per modificare la distribuzione delle tecnologie, anziché una tecnologia di per sé. Durante le lunghe ore del meeting agostano, quella visione prende forma e via via si delineano le caratteristiche del sistema; ne esce fuori un modello inedito che richiama quello con cui oggi vengono erogati l'acqua o la corrente elettrica. Ibm, come una novella utility dell'hi-tech, quindi, che si dedica alla distribuzione di servizi a consumo? Grosso modo sì, seppure con i dovuti distinguo. La visione appassiona tutti, creatori, relatori, decisori. E soprattutto va dritta a colpire l'immaginario di chi del gruppo è pagato per ratificare il passaggio di un'idea al suo status concreto. Insomma, il cinquantunenne Ceo resta letteralmente folgorato di fronte all'immagine di quel grande rubinetto blu - come Big Blue, la Ibm - da cui esce potenza di calcolo, miscelata al denaro destinato a rimpinguare le casse della società. A tal punto da ordinare il passaggio immediato alla fase operativa. Nessuno dei presenti, tuttavia, azzarda una tempistica, né tantomeno sa davvero da che parte si debba cominciare. Ma ormai l'incipit è scritto e indietro non si torna più. Il progetto dovrà essere assemblato e lanciato in 90 giorni. I meccanismi di sviluppo notoriamente ben oliati di Ibm riescono a rispettare la tabella di marcia ed è così che tre mesi più tardi, nella cornice del museo di storia naturale di New York, viene tolto il velo all'iniziativa, che viene battezzata «e-business on demand». L'effetto è immediato e Big Blue si ritrova così proiettata nell'avanguardia mondiale del computing. Tutto questo grazie anche a un investimento miliardario, che sembra pari a un terzo degli investimenti complessivi di cinque miliardi di dollari stanziati per ricerca e sviluppo. Secondo la tabella di marcia preparata dai manager Ibm, per prima cosa è necessario che ogni potenziale azienda-cliente intenzionata a portare a casa propria tale soluzione cominci a far convergere i suoi sistemi informatici su un unico network: una rete di tipo «Grid», cioè il sistema «a griglia», in cui grandi e potentissimi server centrali sono interconnessi tra loro e fungono da centri di raccolta dei dati che verranno poi ridistribuiti nel sistema sotto la gestione e la supervisione di Ibm e degli altri soggetti coinvolti con lui. Oltre a godere di una velocità e di un'efficacia nell'accesso alle informazioni, ogni appartenente al reticolato potrà utilizzare la potenza di calcolo di cui ha bisogno, in teoria, fino a quella corrispondente alla somma di tutte quelle prodotte dalle macchine che appartengono alla Grid. Ed è proprio a questo punto che si innesca l'e-business on demand: ogni azienda che decide di entrare a far parte del reticolato può usufruire della potenza, pagando soltanto quella che effettivamente utilizzerà. Malgrado le risorse ingegneristiche di Ibm, gli ostacoli sono formidabili e per ammissione della stessa Ibm oggi è disponibile soltanto il 10 per cento dell'apparato tecnologico necessario a completare il sistema. Molti sono i tasselli che ancora stazionano nei laboratori in attesa che le fasi di test vengano completate. E' il caso, per esempio, del cosiddetto Autonomic Computing, uno dei pezzi forti della nuova visione della società di Armonk, un nuovo filone di ricerca che raccoglie contributi provenienti da vari rami della computer science, dall'intelligenza artificiale alla cibernetica. Con questo concetto (altrimenti detto «holistic e introspective computing»), si intende la possibilità che i computer siano in grado di configurarsi, ottimizzare le proprie performance e addirittura ripararsi da soli. Semplificando ai minimi termini, questa tecnologia può essere assimilata al sistema nervoso del corpo umano e alla sua capacità di tenere costantemente sotto controllo le funzioni vitali dell'organismo. Nelle ambizioni di Palmisano, l'e-business on demand dovrà fare un rapido ed efficace ingresso nel mondo aziendale, nella speranza che lungo il tragitto venga meno lo scetticismo fisiologico e generalizzato che accompagna l'ingresso di ogni nuova tecnologia nello scenario hi-tech. La buona riuscita del processo potrebbe dare il via libera alla trasposizione della stessa filosofia di computing anche nel mercato di massa, dove la potenza di calcolo potrà essere consumata da tutti gli utenti informatizzati, con lo stesso principio con cui si consumano tutti gli altri servizi di base del vivere quotidiano.
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