i costi energetici e ambientali del conflitto



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RIVISTA DI METEOROLOGIA, CLIMA E GHIACCIAI


Da: Luigi Sertorio, "Storia dell'abbondanza"

"Una persona non dotata di educazione scientifica non può assolutamente
valutare cosa siano le flotte aeronavali prodotte dalla guerra fredda: non
ci sono termini di paragone intuitivi. (.) Si va a parlare di numeri che
sono potenze di 10, cosa arcana."
"Non conosco altri campi della tecnologia in cui lo sviluppo sia così
direttamente legato alle motivazioni militari quanto lo è l'aeronautica."

Nell'Ovest come nell'est "i cittadini paganti sono stati inconsci portatori
di energie per la costruzione non di una piramide come quella che gli
antichi egizi vedevano crescere masso per masso, ma di un arsenale militare
comprensibile forse a meno dell'uno per mille dei cittadini".

"L'America, nel momento in cui diventa paese egemone con potenza militare
praticamente infinita, si trova a essere dipendente, per la propria
esistenza, dalla difesa di un unico fenomeno: il controllo delle sorgenti di
petrolio. Un arsenale immenso per difendere un esile cordone ombelicale."

"E' difficile passare dal ruolo di paese competitivo, cioè nella fase della
conquista, che è una cosa eccitante, e ideologicamente semplice, al ruolo di
paese egemone, cioè in una fase ben diversa, che dovrebbe estrinsecarsi con
la gestione di un equilibrio globale policentrico, cosa non eccitante,
culturalmente complicatissima, anzi aliena alla vocazione profonda di un
paese che ha identificato crescere con esistere."


 CLIMA DI GUERRA: QUALI SONO I COSTI ENERGETICI E AMBIENTALI DEL CONFLITTO
IRACHENO?
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana, 25 Marzo 2003

La bellezza della natura è efficienza.
All'opposto, le nazioni che vivono nel benessere, sprecano.
LUIGI SERTORIO, 2002

La Società Meteorologica Italiana è un'organizzazione apolitica e
apartitica. Tuttavia, l'articolo 5 del suo statuto sancisce come essa
persegua«la finalità di solidarietà sociale attraverso la tutela e la
valorizzazione della natura e dell'ambiente, in particolare promuovendo una
sensibilizzazione riguardo i cambiamenti climatici in atto», in accordo con
gli artt. 5 e 6 dell'UNFCC (United Nations Framework Convention on Climate
Change), 1992.

Ecco perché abbiamo deciso di fornire alcuni dati generalmente difficili da
reperire e lontani dal nostro pensiero quotidiano. Sono spunti per una
riflessione, meri ordini di grandezza di un processo perverso dell'uso delle
risorse planetarie magistralmente descritto dal fisico torinese Luigi
SERTORIO (che tra l'altro è stato anche membro della divisione affari
scientifici della NATO dal 1990-93) in Storia dell'Abbondanza (Bollati
Boringhieri, 2002), splendido libretto di 179 pagine che - a nostro modesto
parere - dovrebbe essere adottato dalle scuole come illuminante analisi del
paradigma della crescita infinita e dei suoi inevitabili contrasti con le
leggi della fisica.

Veniamo al dunque: quanto petrolio ci costa la guerra per il petrolio? E
quante emissioni di CO2 dannose all'atmosfera? Tentiamo di stimarle.

Servono dei dati di partenza, ed eccoli:

 - La combustione di 1 litro di benzina produce 2,35 kg di anidride
carbonica (CO2), quella di 1 litro di gasolio produce 2,66 kg di CO2, la
media, che useremo per i nostri calcoli sarà perciò di 2,5 kg di CO2 per
ogni litro di carburante.

Un carro armato Abrams M1, pesa 65 tonnellate e  fa 1 km con circa 4.5 litri
di carburante, quindi 450 litri per 100 km (il suo motore turbo è
soprannominato "gas guzzler", l'ingozzatore di benzina).

Altri tank consumano in media 200-300 litri per 100 km.

Un aereo da caccia tipo F-15E Strike Eagle o F16 Falcon consuma circa 16200
litri/ora.

Un bombardiere B52 consuma circa 12000 litri/ora.

Un elicottero da combattimento tipo AH64 Apache consuma circa 500 litri/ora.

Mezzi di appoggio, logistica varia: si può stimare in media un consumo di 1
litro/km.

Ora bisogna stimare le forze in gioco. I vari dati reperibili sull'attuale
conflitto sono molto variabili secondo le fonti, incerti e non convincono.
Del resto durante le operazioni, si tratta di informazioni classificate.
Per avere un ordine di grandezza ci si può basare sui dati diffusi a seguito
del precedente conflitto "Desert Storm" del febbraio-marzo 1991.

Per esempio, in Desert Storm gli F117 erano 42 e volarono per 6900 ore in 38
giorni, quindi con una media di circa 4 h/giorno. Gli altri aerei
complessivamente impiegati nell'operazione furono 2400.  I carri armati
Abrams furono 1848, i veicoli d'appoggio oltre 50000.


 Un caccia F15 vola ad oltre 2000 km/h e consuma tra 16000 e 20000 litri di
cherosene all'ora
Furono effettuati rifornimenti di carburante in volo per un impressionante
volume di 675 milioni di litri (ci si potrebbe fare il pieno a circa 17
milioni di autovetture normali), tanto  che un pilota di F-15 commentò:
"There was more gas in the sky over Saudi than in the ground below" (Fonte:
White Paper - Air Force Performance in Desert Storm, Department of the Air
Force, April 1991). Ovviamente si tratta del solo carburante erogato in volo
dai tankers, e non tiene conto di tutto quello erogato direttamente a terra.

A questo punto, assegnando un parco mezzi più o meno di questa consistenza,
e applicando un coefficiente di utilizzo molto prudente di 1 h al giorno per
mezzo, si ottiene un consumo giornaliero di 45 milioni di litri di
carburanti (solo per la coalizione USA-UK), a cui va aggiunto il consumo
dell'esercito iracheno e i pozzi di petrolio in fiamme. Le unità navali non
sono state considerate, in quanto almeno le grandi portaerei sono a
propulsione nucleare.
In sostanza ogni giorno di guerra si consuma tanto carburante che basterebbe
a fare il pieno a 1.125.000 autovetture.

Veniamo ora alle emissioni in atmosfera: moltiplicando i 45 milioni di litri
giornalieri per 2,5 kg di CO2 si hanno 112,4 milioni di kg di CO2 (cioé
112.400 tonnellate).
Poiché ogni italiano ha un carico pro-capite di emissioni pari a 9800 kg di
CO2 derivante dal proprio consumo energetico, ciò significa che ogni giorno
di guerra equivale all'emissione annua di circa 11.500 persone ovvero un
paese come Rivarolo Canavese in provincia di Torino.

Si tratta quasi certamente di una valutazione per difetto, infatti bisogna
conteggiare anche tutto il carburante consumato nei mesi precedenti per
trasportare truppe e mezzi nel teatro delle operazioni e quello che
inevitabilmente viene sprecato in incidenti, azioni belliche e così via, ma
serve a dare un ordine di grandezza.

Tornando dunque alle valutazioni parziali del solo consumo di carburante da
parte delle forze terrestri e aeree della coalizione, abbiamo che:

se la guerra dura 10 giorni: consumo 450 milioni di litri, emissioni 1,124
milioni di tonnellate di CO2 (equivalente a una città italiana di 115.000
abitanti per un anno).

se la guerra dura 30 giorni: consumo 1,35 miliardi di litri, emissioni  3,38
milioni di tonnellate di CO2 (equivalente a una città italiana di 344.000
abitanti per un anno).

Da ciò si constata come, oltre ai problemi di ordine etico che difficilmente
giustificano un tale sperpero di risorse volto a danno di una nazione
(quindi si preparano altri costi energetici per ricostruire quanto
distrutto), un tale volume di emissioni gassose in atmosfera vanifica in
pochi giorni gli sforzi di intere nazioni per ridurre i consumi e
risparmiare energia, alla faccia del Protocollo di Kyoto.

Poiché l'Italia, per ottemperare agli accordi di Kyoto dovrebbe ridurre il
suo carico di emissioni di circa 80 milioni di tonnellate di CO2 all'anno,
pari a circa 220.000 tonnellate al giorno, l'emissione giornaliera derivante
dal conflitto iracheno equivale almeno alla metà di questa massa.