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a quali industrie giova la guerra
- Subject: a quali industrie giova la guerra
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 17 Feb 2003 06:47:47 +0100
dal sole24ore Mercoledì 12 Febbraio 2003 AEROSPAZIO-DIFESA A quali blue chips giova la guerra? Viaggio nei settori "sensibili". Sotto i riflettori il comparto aerospazio-difesa. I dati, i grafici, i giudizi degli analisti. di Nicola Borzi AEROSPAZIO-DIFESA La guerra in Iraq "non basta" a un settore a due velocità La crisi dell'aviazione civile grava sul settore: non saranno i 100 miliardi di dollari di spese nel possibile conflitto a ridare fiato alle multinazionali. di Nicola Borzi Non sarà una eventuale guerra contro l'Iraq a modificare le prospettive economiche e industriali del settore aerospazio-difesa. Su questo concordano pressoché tutte le voci degli esperti e degli analisti finanziari. Nonostante una spesa preventivata nell'ordine dei 100 miliardi di dollari, la possibile azione militare contro il Paese del Golfo Persico non cambierà radicalmente le tendenze del comparto. La spesa aggiuntiva porterà, com'è ovvio, benefici a una vasta platea di imprese e soggetti economici. Ma per una serie di ragioni che spiegheremo più avanti non sarà per nulla facile riuscire a "leggere" i dati. Sono stati invece altri due fattori, pressoché concomitanti, a modificare le prospettive del comparto: l'elezione alla Casa Bianca a fine 2000 di un presidente repubblicano, George Walker Bush Jr, e, poco più di nove mesi dopo, l'attacco dell'11 settembre agli Stati Uniti, con la ridefinizione integrale della politica militare statunitense. Fattori determinanti, questi, per un settore che ha vissuto la "lunga traversa del deserto" durante gli anni Novanta, quando le due amministrazioni democratiche di Clinton avevano deciso il progressivo contenimento della spesa militare statunitense. Top Una difficile ricognizione. Sono le stesse caratteristiche industriali del settore aerospazio-difesa a rendere difficile la piena individuazione delle linee di spesa (già di per sé quanto più possibile "riservate"). Quello che viene comunemente definito "il complesso industrial-militare statunitense", l'insieme cioé delle attività economiche-produttive che si muove in simbiosi con (e quindi cerca di influenzare il) Pentagono, non è un ordinato e lineare come un reparto militare schierato in parata. Le imprese che producono armi sono suddivise in due grandi "famiglie", a loro volta ulteriormente spezzettate: ci sono quelle interamente private e quelle gestite direttamente invece dal Governo di Washington. Ma esiste poi un vasto arcipelago, i cui continui mutamenti rendono pressoché impossibile tracciarne una mappa, di imprese minori, "subbappaltatrici", che vivono della riallocazione di parti delle megacommesse. Commesse che sono sostanzialmente di tre tipi: realizzate interamente dai privati; gestite da privati in impianti di proprietà del Governo Usa; gestite da personale pubblico in impianti pubblici. Il grosso calibro della grana di questa rappresentazione è poi dovuto a un'altra serie di fattori. C'è un densissimo alone di riservatezza che circonda non tanto la produzione in sé quanto il commercio internazionale delle armi. Inoltre, occorre considerare l'estrema lunghezza del ciclo produttivo che tra progettazione, commissione e realizzazione finale spesso richiede dal momento del concepimento a quello del dislocamento periodi superiori al decennio.Last but not least, il settore ha due "facce". La definizione "aerospazio-difesa" accomuna, talvolta nella stessa azienda, produzioni a fini civili (come quelle di aerei commerciali) e militari, quindi committenze diverse: una in gravissima crisi e una in ripresa Top I numeri del comparto: fatturato in calo. Secondo gli ultimi dati a disposizione diffusi dalla Aia, l'Aerospace Industries Association, l'associazione statunitense delle imprese del settore aerospazio-difesa, l'industria aerospaziale Usa nel 2002 ha realizzato un fatturato di 148 miliardi di dollari, in calo di 5 miliardi, pari al 3,2%, rispetto ai 153 miliardi del 2001. A sostenere il fatturato del settore sono state proprio le vendite di velivoli militari e sistemi d'arma al Pentagono che tuttavia non sono riuscite a bilanciare il tracollo degli ordini e del fatturato dei velivoli civili. Nonostante questo, però, le stime degli utili del settore lo scorso anno hanno toccato quota 9 miliardi di dollari, il picco dell'ultimo triennio. Tuttavia, le previsioni formulate prima dell'aumento delle tensioni in Iraq non erano certo positive per il settore. Secondo le stime della stessa Aia, nel 2003 il fatturato del comparto dovrebbe calare ulteriormente di 9,7 miliardi di dollari rispetto al 2002 a quota 138 miliardi, soprattutto a causa della fortissima contrazione delle vendite al settore civile per il secondo anno consecutivo. Top L'effetto Twin Towers. Non va dimenticato infatti che il 2002 è stato l'annus horribilis del trasporto aereo civile internazionale. Dopo gli attacchi dell'11 settembre, le sole nove maggiori compagnie aeree statunitensi hanno subito nello scorso anno perdite lorde per oltre 9 miliardi di dollari, a fronte di un indebitamento consolidato stimato in circa 100 miliardi di dollari. Dimensioni mostruose, se si considera che la capitalizzazione complessiva di Borsa delle nove aziende in questione non superava, a fine anno, i 15 miliardi di dollari. Una situazione, queste, che ha già causato i primi tracolli e che se non verrà velocemente recuperata potrebbe portare al "meltdown" dell'intero comparto. La scheda: il settore aerospazio-difesa in Italia La fotografia della novantina di imprese nazionali dei comparti aerospazio, navale, terrestre ed elettronico secondo gli ultimi dati 2001. Tutto ciò porta molti analisti a considerare comunque che l'eventualità di una guerra degli Stati Uniti (con o senza partner occidentali) contro l'Iraq non avrà grosse ripercussioni immediate sull'industria aerospaziale e della difesa. A "beneficiare" di più dell'investimento in un probabile conflitto saranno le imprese che producono i "materiali di consumo" (munizioni e missili in primis) e quelle impegnate nella logistica da, in e per il fronte. Top I beni più richiesti: munizioni, missili, carburante. Poiché le industrie del settore lavorano principalmente "per il magazzino", saranno queste imprese a dover rimpiazzare le scorte andate "esaurite" e a dover fare fronte alla domanda di mobilità delle decine o centinaia di migliaia di uomini e mezzi. In questo settore, l'unico risultato di medio periodo potrà essere ottenuto dall'eventuale miglioramento dei sistemi d'arma realizzato in base ai dati ottenuti nelle "prove dal vero". Lo ha confermato il 6 febbraio Mike Sears, responsabile finanziario della Boeing - primo gruppo aerospaziale del mondo -, in una intervista a Gianni Dragoni del Sole 24 Ore: «La guerra in Iraq, se ci sarà, non farà piovere manna dal cielo sulla Boeing. Come al solito, in una guerra si utilizzano soprattutto materiali che si consumano, bombe, munizioni, missili, carburante, prodotti che in larga parte non ci riguardano. Quindi, un eventuale conflitto in Iraq non si tradurrebbe in una manna per i nostri ricavi Nella prospettiva della guerra abbiamo aumentato la produzione di "Jdam" (le bombe intelligenti teleguidate utilizzate in Afghanistan, Ndr), questo può generare un aumento di un paio di centinaia di milioni di dollari di ricavi, nell'arco di dodici mesi». Top Gli investimenti dell'era Bush. Tuttavia, come spiegava Alessandro Plateroti sul Sole 24 Ore del 25 gennaio scorso, «se le prospettive dell'economia americana sono incerte, quelle dell'industria della difesa sono decisamente migliori», sia «a medio» che «a lungo termine..., le migliori dai tempi di Ronald Reagan. Per rispondere alla sfida del terrorismo internazionale e per combattere le "nazioni canaglia" come l'Iraq l'amministrazione Bush ha speso l'anno scorso 345 miliardi di dollari, ha chiesto 359 miliardi per il 2003 e prevede una spesa aggiuntiva di 100 miliardi in caso di guerra all'Iraq. Lo stesso Pentagono prevede un fabbisogno di 408 miliardi entro il 2007, mentre secondo il Congressional Budget Office la spesa americana in armamenti si attesterà su una media di 430-480 miliardi nei prossimi 20 anni; per quanto riguarda gli investimenti in nuovi sistemi d'arma, invece, la spesa dovrebbe salire dai 128 miliardi di quest'anno a 190 miliardi nel 2012». Non sarà una eventuale guerra contro l'Iraq, dunque, a modificare le tendenze del settore difesa. Come molti ritengono, semmai, più che a pacificare la regione il probabile conflitto nel Golfo potrebbe aumentare ulteriormente l'instabilità dell'area. E maggiore instabilità significa ulteriore necessità di difesa. AEROSPAZIO-DIFESA "Il trend di settore dipende dal tipo di conflitto" Secondo gli analisti l'indice del comparto si muoverà al rialzo. Ma il suo andamento e quello delle principali società è strettamente legato ai tempi e agli esiti della "guerra annunciata". di Nicola Borzi La Borsa non scommette sul settore aerospazio-difesa. Anzi, ritiene che nell'eventualità di un conflitto i titoli del comparto potrebbero seguire il ribasso generale dei mercati, anche se con una tendenza alla flessione meno accentuata del resto del mercato. E' questa l'opinione di alcuni analisti che seguono le azioni del settore quotate al Nyse, il New York Stock Exchange, ovvero la Borsa "storica" di Wall Street dove sono quotate le azioni delle aziende della cosiddetta "old economy". L'andamento del settore in Borsa Secondo l'opinione di un analista di un primario istituto di credito nazionale, «occorre innanzitutto considerare che i titoli del settore sono stati spinti al rialzo dalle aspettative di elevata crescita del settore seguite all'elezione di George Walker Bush Jr alla presidenza Usa alla fine del 2000. Attese che solo parzialmente mantenute, tant'è che oggi l'indice del settore sta ritracciando al ribasso, visto che quei tassi di crescita non sono stati raggiunti e che alcune delle maggiori società del comparto, colpite dalla crisi dell'aviazione commerciale, hanno presentato anche recentemente dei "profit warning", come nel caso di Boeing». Quanto alle prospettive a breve termine del comparto, l'esperto afferma: «Non mi aspetto che una eventuale guerra all'Iraq spinga i titoli al rialzo, visto che i fondamentali, al di là delle commesse, non sono tali da sostenere una ripresa delle quotazioni. In generale l'indice del settore potrebbe essere soggetto a un trend leggermente migliore dell'indice Dow Jones, ma non positivo, visto che dopo il primo grande aumento degli stanziamenti per il Pentagono gli anni successivi non potranno vedere il protrarsi di simili incrementi percentuali della spesa militare statunitense. Tuttavia il trend dipende anche dal tipo di conflitto che si può verificare, dalla sua estensione temporale e dal rischio di un suo allargamento ad altri Stati della regione mediorientale». "Difficile azzarda re previsioni" Arduo invece sbilanciarsi sui possibili scenari a medio termine: «Non entro direttamente nelle previsioni a tre-cinque anni. Ritengo che chi si avvicina a questo genere di analisi debba tenere in debita attenzione i multipli classici delle imprese industriali. In una analisi orientata più a breve, invece, suggerisco di considerare il "sentiment" e le indicazioni grafiche. Alcuni titoli sono vicini a doppi minimi, ma non scommetterei su una ripresa imponente, quanto piuttosto in operatività a breve concentrata su spread modesti». Un altro aspetto sul quale punta l'indice l'analista è il diverso peso delle commesse militari sui fatturati delle maggiori imprese del settore. «Occorre ovviamente fare dei distinguo tra i singoli casi di società quotate. Se prendiamo ad esempio United Tecnologies, uno dei giganti del settore con una capitalizzazione di 30 miliardi di dollari, occorre considerare che, a parte la produzione di elicotteri civili e militari e alla divisione Pratt & Whitney, l'impresa rappresenta un tipico caso di conglomerata industriale che raggruppa una delle maggiori società mondiali di ascensori e scale mobili, quale Otis, e un importante segmento attivo nella produzione di impianti di refrigerazione, condizionamento aria e riscaldamento. Un altro gigante, Boeing, si trova a dover fronteggiare soprattutto il calo delle commesse del settore dell'aviazione civile, che ha una incidenza maggiore sul suo fatturato». AEROSPAZIO-DIFESA Sei "giganti in armi" per contendersi la leadership I dati delle società del comparto aerospazio-difesa: fatturati in crescita per tutti (dall'1% al 32%), tranne che per Boeing (-5% nei primi nove mesi del 2002), appesantita dal calo delle vendite di velivoli civili. United Technologies (ticker: UTX) United Technologies è una conglomerata industriale attiva in quattro settori principali: Pratt & Whitney (motori aeronautici e sistemi di proulsione per veicoli spaziali), Flight Systems (sistemi elettrici per elicotteri), Otis (ascensori e scale mobili) e Carrier (sistemi di riscaldamento, condizionamento, refrigerazione). Nell'esercizio chiuso al 31 dicembre 2002, i ricavi di United Technologies sono cresciuti dell'1% a 28,21 miliardi di dollari, mentre il risultato netto di competenza è cresciuto del 16% a 2,21 miliardi di dollari, grazie soprattutto alla crescita del fatturato di Otis, a maggiori margini lordi e al calo degli oneri finanziari e delle spese per ammortamenti. Il titolo Utx è quotato al Nyse: nell'ultimo anno il range è stato tra un minimo di 48,83 dollari e un massimo di 77,75. Ieri ha chiuso a quota 62,62, in calo del 2,13 per cento sulla seduta precedente, con una capitalizzazione di 29,45 miliardi di dollari. Raytheon (ticker: RTN) Raytheon è una conglomerata industriale che produce sistemi elettronici per la difesa, missili, radar, sensori, apparati elettrottici; sistemi di intelligence, sorveglianza e riconoscimento; sistemi di comando, controllo, comunicazione e informazione; sistemi navali; sistemi di controllo del traffico aereo e servizi tecnici. Raytheon Aircraft produce velivoli commerciali e speciali e una vasta gamma di aerei con propulsione a turbina, turboprop e a pistoni. Nell'esercizio al 31 dicembre 2002, il fatturato di Raytheon è cresciuto del 5% a 16,76 miliardi di dollari. Il risultato delle attività correnti, al netto delle componenti straordinarie e degli effetti di cambio, è stato pari a 755 milioni di dollari, con un aumento di 18 milioni sull'esercizio precedente. La crescita del fatturato è stata trainata dalle attività nel settore della difesa, mentre quella del risultato netto è stata influenzata dal calo dei costi di marketing. Nell'ultimo anno il titolo RTN quotato al Nyse ha variato tra un minimo di 26,3 e un massimo di 45,7 dollari. Ieri il titolo ha chiuso a quota 29,47 dollari, in calo dello 0,87% sulla seduta precedente, con una capitalizzazione di 11,96 miliardi di dollari. Northrop Grumman (ticker: NOC) Northrop Grumman è una impresa della difesa che produce sistemi e apparati hi-tech, servizi e soluzioni per il settore militare e l'elettronica commerciale, integrazione di sistemi, tecnologie informatiche, sistemi e navi a propulsione nucleare e non-nucleare. Northrop Grumman ha impianti in 44 Stati Usa e 25 Paesi, al servizio dell'esercito degli Stati Uniti e di altre nazioni, di Governi e clienti corporate. Nel dicembre 2002 la società ha acquisito per incorporazione TRW Incorporated, industria produttrice di sistemi e servizi tecnologici per l'aerospazio, l'informatica e l'auto. Il business principale di TRW, che ora è una delle divisioni di Northrop Grumman, è la costruzione di prodotti e la vendita di servizi di engineering, ricerca e tecnologie per l'industria e il Governo Usa nei settori dell'auto, dei sistemi informatici, della difesa e dell'aerospazio. Nell'esercizio al 31 dicembre 2002, grazie all'effetto della fusione per incorporazione le vendite di Northrop Grumman sono cresciute del 32% a 17,21 miliardi di dollari mentre il risultato netto è aumentato del 52% a 697 milioni di dollari, grazie alle acquisizioni di Newport News and Litton e di un calo della tassazione dovuto all'eliminazione dell'ammortamento dell'avviamento. Nell'ultimo anno il titolo NOC quotato al Nyse ha variato tra un minimo di 87,2 e un massimo di 135 dollari. Ieri il titolo ha chiuso invariato a 91,4 dollari, con una capitalizzazione di Borsa di 10,34 miliardi di dollari. Lockheed Martin (ticker: LMT) Lockheed Martin è una società industriale attiva nella ricerca, progettazione, produzione e integrazione di prodotti e servizi ad alta tecnologia in settori che variano dai velivoli ai veicoli spaziali ai sistemi di lancio di missili, dall'elettronica ai sistemi informatici e alla gestione dell'energia. Nell'esercizio chiuso al 31 dicembre 2002, il fatturato della Lockheed Martin è cresciuto dell'11% a 26,58 miliardi di dollari, mente il risultato netto ha raggiunto i 533 milioni di dollari con un aumento sull'anno precendente di 43 milioni realizzato grazie alla crescita delle attività commerciali spaziali e a un calo degli oneri finanziari. Nell'ultimo anno il titolo LMT quotato al Nyse ha variato tra un minimo di 48,57 e un massimo di 71,52 dollari. Ieri il titolo ha chiuso invariato a 48,8 dollari, con una capitalizzazione di Borsa di 22,26 miliardi di dollari circa. Boeing (ticker: BA) Boeing, società quotata al Nyse, sviluppa e produce aerei commerciali, velicoli militari e sistemi spaziali e missilistici in tre aree distinte: velivoli commerciali, velivoli militari e missili, aerospazio e comunicazioni. Secondo l'ultima trimestrale al 30 settembre scorso, nei primi nove mesi del 2002 il fatturato di Boeing è calato del 5% rispetto allo stesso periodo del 2001 a 40,37 miliardi di dollari, mentre il risultato netto è diminuito del 37% su base annua a 1,73 miliardi di dollari. La contrazione è stata causata dal calo delle vendite di velivoli civili, da una contrazione dei margini lordi e dall'aumento degli oneri finanziari. Nell'ultimo anno il titolo BA quotato al Nyse ha variato tra un minimo di 28,53 e un massimo di 51,07 dollari. Ieri il titolo ha chiuso invariato a 29,84 dollari, con una capitalizzazione di Borsa di 23,85 miliardi di dollari circa. General Dynamics (ticker: GD) General Dynamics, società quotata al Nyse, realizza sistemi per la difesa per l'esercito Usa e i Paesi occidentali alleati di Washington operando nei comparti dei sistemi di combattimento, marina, sistemi e tecnologie dell'informazione e aerospaziale. Secondo gli ultimi dati della trimestrale al 30 settembre dello scorso anno, nei primi nove mesi del 2002 i ricavi di General Dynamics sono cresciuti del 15% a 9,92 miliardi di dollari rispetto al fatturato al 30 settembre 2001, mentre il risultato netto è aumentato del 9% sullo stesso periodo del 2001 a 760 milioni di dollari. La crescita delle vendite riflette l'accelerazione del comparto tecnologie e sistemi di informazione realizzata grazie ad alcune acquisizioni. La crescita degli utili è stata ridotta parzialmente da una contrazione del margine operativo. Nell'ultimo anno il titolo GD quotato al Nyse ha variato tra un minimo di 63,36 e un massimo di - 111,18 dollari. Ieri il titolo ha chiuso invariato a 65,4 dollari, con una capitalizzazione di Borsa di 13,14 miliardi di dollari circa.
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