[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
il rombo dell'idrogeno
- Subject: il rombo dell'idrogeno
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 11 Feb 2003 06:47:24 +0100
da lanuovaecologia.it Lunedì 10 Febbraio 2003 Il rombo dell'idrogeno Auto a idrogeno al distributore Torna in voga il più leggero dei gas. Un'alternativa ai combustibili fossili trascurata per decenni. Ora però si moltiplicano i prototipi. E i malintesi L'Europa rinnovabile di Emanuele Scoppola Respira idrogeno il futuro della mobilità pulita e sostenibile. Continuano a moltiplicarsi i prototipi di automobili alimentate dal più leggero dei gas. Con linee avveniristiche, come per la Fine-S Toyota, la Hy-wire General Motors e la Peugeot H2o, oppure su modelli già diffusi, come la Opel Zafira o la Mercedes classe Autobus ad idrogeno A. Intanto prosegue, anche in Italia, la sperimentazione per l'utilizzo delle celle a combustibile sugli autobus per il trasporto pubblico e sempre più spesso, nei motorshow o sulle riviste del settore, l'idrogeno viene presentato come la soluzione ottimale per risolvere il problema smog ed effetto serra. Eppure l'utilizzo in autotrazione della tecnologia"fuel cell", che rende possibile la conversione dell'idrogeno in energia elettrica, non è una novità. Già nel 1961 lo scienziato austriaco Karl Kordesch, trasferitosi in una cittadina dell'Ohio, negli Stati Uniti, montò un motore elettrico alimentato da celle a combustibile su una vecchia Austin A-40 che aveva fuso il motore. Con sei bombole da sub montate sul tetto la macchina di Kordesch poteva percorrere 300 chilometri a 80 chilometri all'ora con un rifornimento di idrogeno effettuato in circa due minuti. E soprattutto, non inquinava. Negli anni successivi gli studi sulle celle a combustibile continuarono in diversi paesi. L'ingegnere inglese Francis Bacon (discendente del più noto e omonimo scienziato e filosofo del Seicento) progettò e brevettò celle pressurizzate tanto efficienti che Hy-wire, il futuro è l'idrogeno furono utilizzate per la produzione di elettricità nelle spedizioni Nasa dell'Apollo e, più tardi, dello Space Shuttle. Anche per i trasporti su ruote furono realizzati eccellenti veicoli a idrogeno, dal primo pulmino della Daimler Benz del 1975 fino alla nuova ondata dei modelli più recenti aperta dalla Necar 2, ancora Daimler-Benz, presentata a Berlino nel maggio 1996, la Fcev della Toyota, presentata a Osaka nell'ottobre dello stesso anno. Mentre la Bmw, con la sua berlina 750hl, ha puntato sulla soluzione poco innovativa di bruciare idrogeno in un normale e meno efficiente motore a scoppio. Se dunque l'utilizzo dell'idrogeno si è dimostrato sicuro, efficiente e pulito, perché si continuano a utilizzare gli idrocarburi che inquinano e surriscaldano l'atmosfera? Il giornalista scientifico americano Peter Hoffmann, che ha lavorato per anni in tutto il mondo sull'argomento e di recente ha pubblicato uno studio approfondito (L'era dell'idrogeno. Energia per un pianeta più pulito, edito dalla Franco Muzzio) nota che restano da risolvere alcuni problemi tecnologici per rendere meno costoso produrre in modo pulito, gestire e immagazzinare l'idrogeno. «Ma vanno compresi una serie di fattori complessi Hy-wire, il prototipo di GM e interdipendenti – aggiunge Hoffmann – Uno di questi è che finché vi erano ancora ampie risorse petrolifere e di gas naturale e fintanto che le preoccupazioni ambientali erano espresse soltanto da una piccola minoranza, non vi è stato un significativo impiego dell'idrogeno». Un problema doppiamente grave se si considera che le soluzioni basate sull'uso dell'idrogeno non riguardano solo il sistema dei trasporti. Oltre al carburante che brucia nei cilindri degli autoveicoli, i combustibili di origine fossile sono utilizzati anche per la produzione di calore e di elettricità. Nel suo ultimo lavoro Economia all'idrogeno (Mondadori), l'economista Jeremy Rifkin sostiene che l'utilizzo delle celle a combustibile possa essere l'elemento chiave per la transizione al nuovo modello della generazione distribuita, in cui l'energia elettrica non viene prodotta dalle megacentrali bensì capillarmente, in molti piccoli impianti interconnessi da una rete informatica che permetteranno di sfruttare il calore refluo prodotto inevitabilmente nella generazione termoelettrica per riscaldare la struttura o generare ulteriore energia. «Un passaggio generalizzato dalla generazione centralizzata alimentata Interni dell'Hy-wire a combustibili fossili – spiega Rifkin – a una rete di generazione distribuita alimentata da celle a combustibile a idrogeno – soprattutto nel caso in cui l'idrogeno venisse prodotto utilizzando energia solare, eolica, idroelettrica o geotermica – potrebbe drasticamente ridurre le emissioni di CO2». Il richiamo alle fonti rinnovabili è particolarmente importante: sebbene sia abbondantemente presente in natura, l'idrogeno non si trova sulla Terra in forma libera. Va dunque prodotto e non è una "fonte" energetica. Il metodo attualmente più economico per isolare l'idrogeno, destinato principalmente all'industria chimica, per la raffinazione del petrolio e per sintetizzare fertilizzanti, è quello di estrarlo dal gas naturale con un processo detto "steam reforming". Questo libera però, come sottoprodotto, l'anidride carbonica e dunque non risolve la questione delle alterazioni climatiche. Alcuni scienziati hanno ipotizzato di poter ovviare all'inconveniente isolando la C02 prodotta dallo steam reforming e "sotterrandola", per iniettarla ad esempio nei giacimenti petroliferi esauriti. Ma un processo del genere comporta al momento troppe incognite di carattere ambientale e tecnico, oltre che Interni dell'Hy-wire economico. Un altro sistema per produrre idrogeno è a partire dall'acqua, separandolo dall'ossigeno con l'elettrolisi, consumando energia elettrica. Si tratta del processo inverso a quello che avviene nella cella a combustibile ed è indubbiamente il sistema più pulito, a patto però che l'elettricità in questione sia stata prodotta da fonti rinnovabili. «Le rinnovabili, come l'eolico o il solare fotovoltaico, le biomasse o idroelettrico, sono effettivamente "fonti" pulite – spiega l'ingegner Alexei Sorokin, consulente energetico internazionale e membro del comitato scientifico di Legambiente – in quanto generate, più o meno direttamente, dal sole. Ma proprio per questo possono soffrire di discontinuità: il solare, ad esempio, di notte non funziona, mentre l'eolico dipende dalla presenza del vento. L'utilizzo di un vettore come l'idrogeno – continua Sorokin – che permette di immagazzinare l'energia pulita delle rinnovabili e di utilizzarla poi, quando serve, senza produrre emissioni nocive all'ambiente e al clima, è il loro complemento ideale. Ma è necessario che insieme alla ricerca sull'idrogeno continuino anche gli investimenti sulle fonte rinnovabili».
- Prev by Date: piu' evadi meno paghi
- Next by Date: la guerra e' un pessimo affare
- Previous by thread: piu' evadi meno paghi
- Next by thread: la guerra e' un pessimo affare
- Indice: