I predatori dell'acqua



A proposito dei contatti  con i partiti e di proposte per le primarie, noto
che da una parte una parte dei DS ( Folena) insieme con Realacci e Vendola
propongono emendamenti all'art.35 della finanziaria 2002 e contro
l'obbligatorietà da parte degli amministratori pubblici di far gestire ai
privati i servizi pubblici, invece altra parte dei DS (Bassanini) pensa
esattamente l'opposto. Come la mettiamo ?
Un saluto di pace

Nino Lo Bello
Questo è l'articolo apparso oggi su Liberazione
Leggiamolo:
--------------
La strategia liberista del comitato Grillo (Fi), Bassanini (Ds) e Tarolli
(Udc)
I predatori dell'acqua
Massimo Rossi,
sindaco di Grottammare
Enti locali per l'Acqua
Stefano Zolea...

Il tentativo di chiudere in sei mesi la partita della privatizzazione
Nonostante i disastri in ogni in ogni parte del mondo causati dai processi
di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici, i fautori
nostrani della concorrenza e del mercato dopo il famigerato articolo 35
della passata Finanziaria, che obbligava i comuni alla completa apertura in
pochi anni al mercato dei servizi pubblici locali, tornano diabolicamente
sul luogo del delitto per completare l'opera.

Il comitato "d'affari"
Sabato notte, infatti, è stato approvato dalla Commissione bilancio del
Senato un emendamento al testo della Finanziaria 2003, predisposto da un
fantomatico "comitato" trasversale composto dai parlamentari Grillo (Fi),
Bassanini (Ds) e Tarolli (Udc), con il quale, oltre ad una drastica
riduzione della durata degli affidamenti diretti di tali servizi già
effettuati dagli enti locali nei confronti di società di loro proprietà o
controllo, si cancellerebbe, per quanti non hanno ancora trasformato in
Società per azioni (spa) le proprie aziende pubbliche e non hanno affidato
ad esse la gestione del servizio idrico, la stessa possibilità
dell'affidamento diretto dello stesso (sebbene transitorio e condizionato
alla vendita entro due anni di almeno il 40% della proprietà), attualmente
previsto dal comma 5 del suddetto "articolo 35". L'emendamento cancellando
il comma 5 di tale norma lascerebbe spazio alla sola gara d'appalto
immediata. Cioè vere e proprie "gare al massacro" con colossi multinazionali
che rischiano di buttare alle ortiche anni di esperienze e competenze oltre
che risorse economiche e diritti dei lavoratori coinvolti. Ciò avverrà anche
negli ambiti territoriali ove gli enti locali stanno consapevolmente
resistendo alle trasformazioni in società di capitali delle proprie aziende
pubbliche o per quanti semplicemente non hanno ancora completato tale
operazione per ragioni di tempo, considerato peraltro che la scadenza al
riguardo è attualmente fissata al 30 giugno 2003.

Questo tentativo di chiudere rapidamente la partita delle liberalizzazioni,
in particolare sull'acqua, in realtà fa seguito alle pesanti pressioni in
tal senso del ministro dell'ambiente Matteoli ed a un precedente tentativo
alla Camera dove un emendamento dell'Udc Tabacci volto allo stesso scopo era
stato ritirato e trasformato in ordine del giorno, per le divisioni interne
alla maggioranza (vedi le resistenze della Lega). A Palazzo Madama invece,
con la Lega, in debito nei confronti i soci di maggioranza dopo il voto
sulla devolution e grazie alla presenza nelle file dell'"opposizione" di
zelanti sostenitori del mercato (vedi il senatore Bassanini), la strada
appare decisamente spianata.


La corsa alle Spa
L'annuncio di tale manovra dirompente sta producendo come effetto immediato
una forte accelerazione delle trasformazioni in spa delle aziende pubbliche,
allo scopo dichiarato di evitare con un seppur breve affidamento diretto
(possibile con l'attuale formulazione della legge), l'immediata messa sul
mercato del servizio idrico. Ma in realtà tale soluzione rischia di essere
"peggiore del male": infatti è proprio la trasformazione in "persona
giuridica privata soggetta al diritto societario" che fa scattare, secondo
la Commissione Ue, l'obbligo a rispettare le direttive comunitarie in
materia di concorrenza che prevedono la gara; c'è da osservare infatti che
in materia di ciclo idrico, al contrario di gas ed elettricità, non esiste
alcuna norma europea che impone l'apertura al mercato di tale settore.
D'altro canto l'unica norma che introduce, in relazione al servizio idrico,
l'obbligo alla trasformazione in spa delle municipalizzate e l'imposizione
dell'apertura al mercato è il più volte richiamato articolo 35. Articolo
però non applicabile in mancanza del regolamento attuativo da emanarsi, e
mai emanato, entro il 30 giugno 2002; inoltre tale articolo è contestato e
sottoposto al giudizio di costituzionalità da parte di ben cinque regioni.

Oltre ad una strenua opposizione parlamentare contro l'emendamento
Grillo-Bassanini-Tarolli, che faccia leva sulle convergenze politiche
realizzate proprio in questa fase con ampi settori dei Ds e dell'Ulivo sul
tema del diritto all'acqua, nonché sulle divisioni della stessa maggioranza,
si impone un'ulteriore fase di resistenza sul territorio. Negli ambiti
territoriali dove esistono consorzi pubblici e municipalizzate, questi non
vanno trasformati ma al contrario va affidato ad essi il servizio idrico
integrato; laddove invece tali consorzi pubblici non esistono ancora per via
della frammentazione delle attuali gestioni essi vanno costituiti, invece
che società di capitali, per poi affidare ad essi lo stesso servizio.


La difesa del controllo
E' chiaro che laddove, purtroppo, le spa sono già state costituite non resta
che attestarci su di una linea più arretrata rappresentata dalla difesa del
controllo pubblico sulle società, dal mantenimento fin quando è possibile
dell'intera proprietà pubblica delle stesse considerato peraltro che
l'attuale quadro normativo lascia un tempo di due anni, per la cessione di
parte del loro pacchetto azionario. Ovviamente l'intera partita deve essere
giocata nella prospettiva di una "ripubblicizzazione" dei servizi pubblici
locali. A tale riguardo va anche osservato che la forte riduzione della
durata degli affidamenti in essere, operata tramite il nuovo emendamento,
determinerebbe paradossalmente una drastica riduzione del valore delle quote
di proprietà delle spa pubbliche attualmente in vendita (ad esempio a
Firenze e a Pisa) in quanto le stesse, per effetto della gara d'appalto,
senza alcuna garanzia, potrebbero perdere a breve scadenza la gestione del
servizio, trasformandosi di fatto in scatole vuote da porre in
"liquidazione". E' altrettanto chiaro che questa delicatissima e
difficilissima partita può vederci vittoriosi solo se saremo capaci di
coinvolgere in una forte mobilitazione i nostri concittadini tra i quali,
come dimostrato "clamorosamente" da una recente ricerca svolta dall'Swg di
Trieste per conto dell'Anci, nonostante l'imperante e nauseante propaganda
liberista, la gestione pubblica dei servizi è quella che riscuote il
migliore indice di fiducia. E comunque, al di là degli aspetti "tecnici"
della questione, è inaccettabile che il nodo della
privatizzazione/liberalizzazione dei servizi pubblici locali si decida sulle
colonne dei giornali della Confindustria senza coinvolgere i cittadini e il
parlamento (se non al momento fuggente della votazione di un qualche
improvviso emendamento della finanziaria). Ci si rende conto che stiamo
parlando della privatizzazione del ciclo dell'acqua, cosa su cui ormai
centinaia tra enti locali, istanze di base ed associazioni chiedono una
moratoria, ritenendo l'acqua non una merce, bensì un diritto da tutelare,
anche mediante tariffe che non possono continuare a crescere a go go?