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la nuova frontiera dei telefonini
- Subject: la nuova frontiera dei telefonini
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 03 Oct 2002 06:45:56 +0200
il manifesto - 22 Settembre 2002 3G, la frontiera resta un buco Da Nokia a Motorola a Ericsson, la telefonia mobile, in mezzo al guado, arranca. Il mercato saturo aspetta innovazioni ma il primo passo verso i telefoni di terza generazione è ancora incerto e oberato di debiti. E tutti guardano al prossimo debutto in Gb del primo operatore europeo 3G, Hutchison Whampoa, gigante di...Hong Kong FRANCO CARLINI C'è crisi nel gigante finlandese Nokia, quello della telefonia cellulare? Non sembra proprio, visto che rimane tuttora l'azienda leader nella vendita di apparati telefonici portatili. Altre aziende del settore stanno molto peggio, come la svedese Ericsson che fu pioniera, che è stata superata dai vicini di casa finlandesi e che giusto poche settimane fa ha lanciato un messaggio di allarme agli alleati della Sony: se le vendite non riprendono (e per farlo occorre un marketing ben più valido), la joint venture potrebbe essere interrotta. Si è ripresa, per parte sua l'americana Motorola, che fu anch'essa tra gli innovatori iniziali ma che si fece trovare impreparata ai gusti dei consumatori, offrendo telefonini poco innovativi. Dunque Nokia resta saldamente al primo posto, il che non significa che non abbia i suoi problemi, due essenzialmente: il primo è figlio del successo delle comunicazioni telefoniche mobili che in molti paesi europei, Italia compresa, hanno portato a una quasi saturazione del mercato. Significa semplicemente che ormai tutti ce l'hanno e che dunque non ci sono più nuovi clienti da convincere al primo passo. Le più recenti indagini segnalano che persino nella fascia dei ragazzini sotto i 14 anni la diffusione dei cellulari è ormai elevata. Si tratta di oggetti della vita quotidiana che funzionano bene, per i quali pochi sentono l'esigenza di sostituirli frequentemente. Da qui il tentativo - di cui Nokia è nuovamente leader - di dotarli di altre prestazioni: nei mesi scorsi il modello 7650 è divenuto un oggetto del desiderio per molti e la lista delle prenotazioni si è allungata nei negozi, malgrado il costo assai elevato, pari a poco meno di 700 euro. E' quello con macchina fotografica incorporata che permette di scattare immagini al volo e di spedirle agli amici, a mo' di cartolina postale. E' il primo passo verso telefoni cellulari sempre più evoluti, quelli cosiddetti di terza generazione (3G) dotati di una banda trasmissivo molto ampia, capace per esempio di consentire anche le videotelefonate, ammesso che qualcuno le voglia fare. Ma la nuova frontiera del 3G è per l'appunto fonte di grandi mal di testa. Per gli operatori telefonici europei prima di tutto, ma di conseguenza anche per i costruttori di apparati come Nokia. Anche in questo caso il problema è duplice: da un lato c'è il pesante indebitamento cui le aziende telefoniche sono state costrette dalle gare nazionali per ottenere le licenze; il totale dei debiti vale circa 100 miliardi di dollari, cui ne vanno aggiunti altrettanti per realizzare le nuove reti trasmissivo. Se leggete di presidenti licenziati a Deutsche Telekom e a France Telecom, è proprio per questo, anche se non sono i singoli dirigenti gli unici responsabili di una voragine colossale che ha spinto all'ingiù il valore delle azioni di quasi tutte le aziende telefoniche. Alcuni stati e la stessa Unione europea ora stanno cercando di mettere qualche pezza al buco creato: così in Italia verrà prolungata la durata delle licenze, di modo che gli operatori che hanno vinto la licenza possano meglio distribuire gli oneri nel tempo; ma anche così le vittime sono già sul terreno: Ipse e Blu, tanto per cominciare, con qualche nube che si addensa anche su Wind, vista la recente dichiarazione del nuovo amministratore delegato dell'Enel che la telefonia non fa parte del core business del gruppo. L'altra faccia del problema sta in questo: che nessuno sa con ragionevole margine di certezza quale dei nuovi servizi 3G il popolo dei consumatori vorrà comprare, né a che prezzo. Per questo tutti guardano con interesse (e con ansia) al debutto in Inghilterra, il prossimo due ottobre, del primo operatore europeo di terza generazione, con tecnologia Umts. Si chiama «3», come 3G appunto, ed è il marchio dietro il quale sta un gigante di Hong Kong, il gruppo Hutchison Whampoa che opera nei trasporti e nelle grandi catene di supermercati. Un mese dopo, il 3 novembre, la «3» verrà proposta anche in Italia; a seguire gli altri paesi europei. Offrirà una connessione alla rete sempre attiva (non c'è bisogno di comporre alcun numero per connettersi) e a larga banda appunto, ad un prezzo base di 50 dollari circa al mese, cui però vanno aggiunti costi supplementari per la trasmissione di messaggi multimediali (MMS) e per i servizi premium. Gli obbiettivi annunciati prevedono di raggiungere sia in Inghilterra che in Italia un milione di abbonati entro la fine del 2003 e allo stato delle cose appaiono assai ambiziosi. La «3» deve correre perché è un operatore nuovo, che sull'Umts si gioca tutto. Le altre aziende europee della telefonia mobile ci vanno invece molto più caute, perché i clienti ce li hanno già e preferiscono vedere, sulla pelle di Hutchison Whampoa che cosa avrà successo e che cosa no, e a che costi. Da qui un altro elemento di difficoltà per le Nokia e per le Ericsson, non già sul fronte dei telefonini, ma su quello, ben più importante, delle tecnologie di rete (le antenne di cella). Gli ordini scarseggiano, o comunque non crescono ai ritmi sperati. Anche la decisione dell'Unione Europea di consentire ad alcuni operatori cellulari di mettersi in sinergia realizzando in comune le loro reti mentre offre una possibilità di risparmio agli operatori telefonici, al tempo stesso abbatte la domanda di nuovi apparati su cui contavano i costruttori di apparati.
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