la nuova frontiera dei telefonini



     
 
il manifesto - 22 Settembre 2002 
 
 
3G, la frontiera resta un buco 
Da Nokia a Motorola a Ericsson, la telefonia mobile, in mezzo al guado,
arranca. Il mercato saturo aspetta innovazioni ma il primo passo verso i
telefoni di terza generazione è ancora incerto e oberato di debiti. E tutti
guardano al prossimo debutto in Gb del primo operatore europeo 3G,
Hutchison Whampoa, gigante di...Hong Kong
FRANCO CARLINI
C'è crisi nel gigante finlandese Nokia, quello della telefonia cellulare?
Non sembra proprio, visto che rimane tuttora l'azienda leader nella vendita
di apparati telefonici portatili. Altre aziende del settore stanno molto
peggio, come la svedese Ericsson che fu pioniera, che è stata superata dai
vicini di casa finlandesi e che giusto poche settimane fa ha lanciato un
messaggio di allarme agli alleati della Sony: se le vendite non riprendono
(e per farlo occorre un marketing ben più valido), la joint venture
potrebbe essere interrotta. Si è ripresa, per parte sua l'americana
Motorola, che fu anch'essa tra gli innovatori iniziali ma che si fece
trovare impreparata ai gusti dei consumatori, offrendo telefonini poco
innovativi. Dunque Nokia resta saldamente al primo posto, il che non
significa che non abbia i suoi problemi, due essenzialmente: il primo è
figlio del successo delle comunicazioni telefoniche mobili che in molti
paesi europei, Italia compresa, hanno portato a una quasi saturazione del
mercato. Significa semplicemente che ormai tutti ce l'hanno e che dunque
non ci sono più nuovi clienti da convincere al primo passo. Le più recenti
indagini segnalano che persino nella fascia dei ragazzini sotto i 14 anni
la diffusione dei cellulari è ormai elevata. Si tratta di oggetti della
vita quotidiana che funzionano bene, per i quali pochi sentono l'esigenza
di sostituirli frequentemente. Da qui il tentativo - di cui Nokia è
nuovamente leader - di dotarli di altre prestazioni: nei mesi scorsi il
modello 7650 è divenuto un oggetto del desiderio per molti e la lista delle
prenotazioni si è allungata nei negozi, malgrado il costo assai elevato,
pari a poco meno di 700 euro. E' quello con macchina fotografica
incorporata che permette di scattare immagini al volo e di spedirle agli
amici, a mo' di cartolina postale. E' il primo passo verso telefoni
cellulari sempre più evoluti, quelli cosiddetti di terza generazione (3G)
dotati di una banda trasmissivo molto ampia, capace per esempio di
consentire anche le videotelefonate, ammesso che qualcuno le voglia fare.

Ma la nuova frontiera del 3G è per l'appunto fonte di grandi mal di testa.
Per gli operatori telefonici europei prima di tutto, ma di conseguenza
anche per i costruttori di apparati come Nokia. Anche in questo caso il
problema è duplice: da un lato c'è il pesante indebitamento cui le aziende
telefoniche sono state costrette dalle gare nazionali per ottenere le
licenze; il totale dei debiti vale circa 100 miliardi di dollari, cui ne
vanno aggiunti altrettanti per realizzare le nuove reti trasmissivo. Se
leggete di presidenti licenziati a Deutsche Telekom e a France Telecom, è
proprio per questo, anche se non sono i singoli dirigenti gli unici
responsabili di una voragine colossale che ha spinto all'ingiù il valore
delle azioni di quasi tutte le aziende telefoniche. Alcuni stati e la
stessa Unione europea ora stanno cercando di mettere qualche pezza al buco
creato: così in Italia verrà prolungata la durata delle licenze, di modo
che gli operatori che hanno vinto la licenza possano meglio distribuire gli
oneri nel tempo; ma anche così le vittime sono già sul terreno: Ipse e Blu,
tanto per cominciare, con qualche nube che si addensa anche su Wind, vista
la recente dichiarazione del nuovo amministratore delegato dell'Enel che la
telefonia non fa parte del core business del gruppo.

L'altra faccia del problema sta in questo: che nessuno sa con ragionevole
margine di certezza quale dei nuovi servizi 3G il popolo dei consumatori
vorrà comprare, né a che prezzo. Per questo tutti guardano con interesse (e
con ansia) al debutto in Inghilterra, il prossimo due ottobre, del primo
operatore europeo di terza generazione, con tecnologia Umts. Si chiama «3»,
come 3G appunto, ed è il marchio dietro il quale sta un gigante di Hong
Kong, il gruppo Hutchison Whampoa che opera nei trasporti e nelle grandi
catene di supermercati. Un mese dopo, il 3 novembre, la «3» verrà proposta
anche in Italia; a seguire gli altri paesi europei. Offrirà una connessione
alla rete sempre attiva (non c'è bisogno di comporre alcun numero per
connettersi) e a larga banda appunto, ad un prezzo base di 50 dollari circa
al mese, cui però vanno aggiunti costi supplementari per la trasmissione di
messaggi multimediali (MMS) e per i servizi premium. Gli obbiettivi
annunciati prevedono di raggiungere sia in Inghilterra che in Italia un
milione di abbonati entro la fine del 2003 e allo stato delle cose appaiono
assai ambiziosi.

La «3» deve correre perché è un operatore nuovo, che sull'Umts si gioca
tutto. Le altre aziende europee della telefonia mobile ci vanno invece
molto più caute, perché i clienti ce li hanno già e preferiscono vedere,
sulla pelle di Hutchison Whampoa che cosa avrà successo e che cosa no, e a
che costi. Da qui un altro elemento di difficoltà per le Nokia e per le
Ericsson, non già sul fronte dei telefonini, ma su quello, ben più
importante, delle tecnologie di rete (le antenne di cella). Gli ordini
scarseggiano, o comunque non crescono ai ritmi sperati. Anche la decisione
dell'Unione Europea di consentire ad alcuni operatori cellulari di mettersi
in sinergia realizzando in comune le loro reti mentre offre una possibilità
di risparmio agli operatori telefonici, al tempo stesso abbatte la domanda
di nuovi apparati su cui contavano i costruttori di apparati.