il grande gates fa i conti con gli altri



     
 
il manifesto - 08 Settembre 2002
 
Il grande Gates fa i conti con gli altri 
FRANCO CARLINI
 
 
Il grande Gates fa i conti con gli altri 
Microsoft esce indenne dalla tempesta del dopo Enron, ma deve cambiare
strategia: finito il monopolio assoluto, anche l'egemonia è difficile da
mantenere
FRANCO CARLINI
Due giorni fa il valore delle azioni di Microsoft era di 48,21 dollari, il
che significa che il patrimonio personale di Bill Gates ammonta a oltre 54
miliardi di dollari, in sole azioni Microsoft ed escludendo gli altri
investimenti del suo portafoglio titoli. Nessun problema per il futuro, né
per lui né per i figli, ai quali peraltro in ripetute dichiarazioni
pubbliche William Gates III ha già detto che non verrà comunque lasciata
una grande eredità, perché dovranno imparare a farsi strada da soli. In
generale le azioni e i bilanci della grande casa di software di Redmond,
nello stato di Washington, nei pressi di Seattle, vanno comunque abbastanza
bene, nonostante i crolli di borsa e lo sgonfiarsi della bolla legata alla
New Economy. Oggi sono grosso modo al livello di un anno fa e nei primi
mesi dell'anno 2002 erano persino risalite fino a quasi 70 dollari. Certo
sono lontane dalla vetta dei 110 dollari toccata a inizio 2000, ma hanno
perso solo la metà del loro valore, mentre molti altri nomi illustri hanno
visto scendere il loro valore di un fattore 10 o addirittura 100. Non solo:
a differenza di altre aziende del settore, la Microsoft non si è trovata
impelagata in nessuna grave violazione contabile e certamente nessuno l'ha
mai potuta accusare di avere gonfiato indebitamente i bilanci per tenere
tranquilli gli azionisti. Semmai il contrario: nel giugno scorso è stata
chiusa l'indagine della Sec (la commissione di controllo americana sulla
borsa) sui bilanci della Microsoft, rilevando alcune pratiche contabili
discutibili e non conformi ai principi Gaap (Generally Accepted Accounting
Principles): in sostanza la Microsoft negli anni scorsi avrebbe evitato di
fare comparire immediatamente certi utili per spalmarli nei trimestri
successivi, di modo che i suoi andamenti apparissero sempre lineari e
sempre in crescita; una contabilità più precisa avrebbe invece segnalato
agli investitori oscillazioni più vistose, ma comunque in crescita. Lo
scopo dunque era di precostituirsi un paracadute per i mesi a seguire, nel
caso di discese troppo brusche e questa pratica è stata giudicata dalla Sec
non trasparente. La commissione dunque ha emesso una ordinanza con cui
ingiunge di cessare tali pratiche, che la Microsoft ha accettato. Si tratta
comunque di violazioni minori, paragonate a quelle delle Enron, WorldCom e
Qwest, solo per citare alcuni dei protagonisti più noti degli scandali di
Wall Street.

Non da questo fronte insomma vengono le preoccupazioni, ma semmai dalla
percezione sempre più netta che il monopolio assoluto del gigante è ormai
seriamente messo in discussione e che le strategie individuate per
mantenere il suo ruolo egemone non stanno funzionando a dovere. Vediamo,
dunque, più da vicino.

La questione monopolio richiama alla mente la causa antitrust, che si va
prolungando al di là del ragionevole; attualmente un giudice, la signora
Colleen Kollar-Kotelly la quale deve decidere se l'accordo raggiunto tra il
Dipartimento della Giustizia e la Microsoft stessa per chiudere la causa è
adeguato a risolvere il problema, in nome dell'interesse generale oppure se
hanno ragione i nove stati americani che non hanno aderito a quell'accordo
chiedendo provvedimenti più severi. Fare previsioni è difficile e l'intera
questione oramai puzza di stantio, se non altro perché nel frattempo il
panorama tecnologico e di mercato è cambiato vistosamente dal momento di
inizio della causa, il 27 ottobre del 1997.

Tuttavia qualcosa è comunque successo in questi cinque anni: intanto la
conduzione legale da parte della Microsoft, assai aggressiva e persino
arrogante ha mutato nell'opinione pubblica l'immagine di Bill Gates e della
sua azienda; magari non sarà il caso di penalizzare troppo un gruppo così
importante, magari la Microsoft si comporta semplicemente come tante altre
aziende, in un mercato duro e assai competitivo, ma in ogni caso Bill non
appare più come un vivace innovatore, ma semmai come un conservatore, uno
che frena l'innovazione anziché promuoverla, e proprio questa
rappresentazione è quella che più ferisce l'uomo Bill. Anche a questa
eccessiva esposizione è dovuta la decisione dello stesso Gates di ritirarsi
dalla gestione diretta, che è stata delegata all'estroso Steve Ballmer, per
assegnarsi il ruolo di Chief Software architect, che vorrebbe dire colui
che disegna le strategie e le architetture, appunto, del futuro.

Il secondo effetto che la causa antitrust ha prodotto, per il semplice
fatto di essere stata aperta, è che diverse case di computer che erano
state intimidite dalla Microsoft e obbligate a installare il suo sistema
operativo pieno e totale, senza modifiche né varianti sul monitor dei loro
computer, si sono sentite più libere di introdurre delle varianti e in
qualche caso di offrire altre soluzioni. Nelle settimane scorse, per
esempio, è arrivata la notizia che due rinomate aziende di computer, la
Hewlett-Packard (unificata con la texana Compaq) e la Dell Computer
offriranno un insieme di pacchetti software della canadese Corel: si tratta
di WordPerfect e della tabella elettronica Quattro Pro, in alternativa al
classico sistema Windows Office. Cinque anni fa sarebbe stato impensabile
perché la Microsoft imponeva ai costruttori di Pc delle condizioni
capestro, tese a scoraggiare la presenza di software della concorrenza.

La stessa Microsoft ha preso atto del panorama mutato e del clima a lei
sfavorevole e così proprio domani, lunedì, rilascia un aggiornamento del
suo sistema operativo Windows XP che contiene qualche significativa novità:
il Service Pack 1 liberamente scaricabile dalla rete non solo contiene le
doverose «pezze» ai difetti riscontrati nella edizione precedente, ma
permette ai produttori di computer e agli stessi utenti, di scegliere più
facilmente dei software altrui, per esempio per ascoltare musica e per
navigare in rete (è ora disponibile la più versione 7 di Netscape e sta per
arrivare la versione 7 di Opera, un ottimo software norvegese, da molti
ormai apprezzato).

Ancora la Microsoft in agosto ha finalmente rese pubbliche le specifiche di
molte sue interfacce software (tecnicamente si chiamano Api), anticipando
quanto l'accordo con il Dipartimento della Giustizia prescriveva: le Api
dicono in sostanza come i diversi programmi si parlano l'uno con l'altro, e
con il sistema operativo e la loro segretezza era divenuta da tempo una
poderosa arma in mano al monopolista perché i concorrenti che volessero
realizzare dei software che «girano» sotto Windows non riuscivano mai a
ottimizzarli, non conoscendo quei dettagli cruciali.

Il terzo effetto positivo della causa, malgrado il suo ridimensionamento
voluto dall'amministrazione Bush è stato un incentivo di fatto alla stessa
Microsoft per migliorare i suoi prodotti e servizi. Ma questo merita una
descrizione a parte