[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
condoni l'edilizia della vergogna
- Subject: condoni l'edilizia della vergogna
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 04 Sep 2002 06:53:34 +0200
il manifesto - 01 Settembre 2002 CONDONI L'edilizia della vergogna VEZIO DE LUCIA Non sono ottimista e non mi convincono le smentite dei ministri. Il condono è organico alla cultura della casa delle libertà e dei padroni in casa propria. Lo pretendono le imprese contigue alla malavita che costruiscono edifici abusivi e la borghesia meridionale che li abita: tutti elettori del governo Berlusconi. Nessuno può ragionevolmente pensare che il condono possa produrre un ritorno rilevante per le casse dello stato, tariffe troppo alte sarebbero impopolari. Potrebbe perciò anche non esserci un'iniziativa legislativa del governo, sapientemente sostituita da una proposta parlamentare, come nel caso del legittimo sospetto, o da altri marchingegni (ipotesi di condono sono implicite nella vendita dei beni demaniali). Può essere che per ora non se ne faccia nulla, l'occasione non mancherà. Intanto l'abusivismo continua imperterrito, favorito proprio dalle ipotesi di sanatoria. Da Roma in giù, non solo in Sicilia, lottizzazioni, ville e villette si inseguono lungo la costa, nelle campagne, nelle periferie urbane. Sono snaturati anche luoghi celeberrimi, dalla costiera amalfitana alla campagna romana. Le precedenti sanatorie, quelle del governo Craxi (ministro Franco Nicolazzi) del 1984 e del primo governo Berlusconi (ministro Roberto Radice), di dieci anni dopo, hanno determinato conseguenze drammatiche, non solo per il paesaggio. Gli uffici tecnici di quasi tutti i comuni del sud sono ancora ingolfati dalle pratiche generate dai precedenti provvedimenti. Norme volutamente contorte favoriscono comportamenti arbitrari e pasticciati, in una spirale d'illegalità irriducibile. L'opposizione è giustamente scatenata. Ma è bene non dimenticare le responsabilità del governo di centro sinistra. Furono assunti impegni solenni (istituendo addirittura un'apposita direzione generale per la lotta all'abusivismo), ma in pratica fu fatto ben poco, a eccezione dell'abbattimento del mostro di Fuenti, assunto a simbolo. Nell'attesa di una legge ad hoc che restò bloccata per anni alla camera, furono trascurate quelle azioni che potevano essere proficuamente condotte dal governo. Nulla fu fatto per sollecitare e sostenere l'azione dei comuni, pochissimi, impegnati nella repressione. Il demanio costiero continuò a essere una specie di pascolo d'oro per la criminalità organizzata. Nessun ministro dell'Interno fu capace di mobilitare prefetti e forza pubblica per impedire sul nascere nuovi crimini edilizi. Il ministero dei Lavori pubblici non utilizzò i provveditorati alle opere pubbliche per mettere a disposizione dei comuni imprese capaci di effettuare demolizioni e di resistere alle intimidazioni della malavita. Lo stesso ministero non ha più trasmesso al parlamento la relazione annuale sull'abusivismo come avveniva prima: nessuno sa davvero quante sono le costruzioni illegittime, e si accreditano stime approssimative. Anche la magistratura, salvo rare e pregiate eccezioni (le procure di Latina e di Agrigento, per esempio) è in larga misura latitante. Più di ogni altra, va però segnalata l'inerzia assoluta delle regioni, dal Lazio in giù. Nel tempo del federalismo, nessuna delle amministrazioni costituzionalmente competenti in materia di governo del territorio ha assunto la lotta all'illegalità edilizia come compito prioritario. Non possiamo crogiolarci nel pessimismo. Credo che sia urgente un'iniziativa adeguata alla gravità della situazione. Mi permetto allora di proporre che il 14 settembre, all'indignazione contro il disegno di legge per il legittimo sospetto, sia affiancato anche lo sdegno per la rovina del territorio e per lo spregio dei cittadini onesti connaturato a ogni condono.
- Prev by Date: se l'impresa perde l'anima
- Next by Date: la trappola dei consumi
- Previous by thread: se l'impresa perde l'anima
- Next by thread: la trappola dei consumi
- Indice: