trappola dorata firmata mcdonalds



     
 
il manifesto - 20 Luglio 2002
 
Una trappola dorata firmata McDonald's 
Dopo le proteste dei licenziatari indebitati, la Company dimezza gli
affitti. Ma pone condizioni proibitive
ANTONIO SCIOTTO
La rivolta dei Mc franchisee, i licenziatari del marchio per conto della
multinazionale dell'hamburger, ha dato i suoi primi frutti. Anche se -
aggiungono gli stessi concessionari - sono avvelenati. Il direttore
generale di McDonald's Italia, David Baney, per rispondere all'appello dei
franchisee («Ci applicate affitti troppo alti, siamo costretti a chiudere i
locali») ha proposto loro nei giorni scorsi un «emendamento» al contratto
di franchising - battezzato per l'occasione «emendamento Baney» - nel quale
si offre in sostanza un taglio del rent (affitto) fino al 50% per i
prossimi 4 anni. Una novità nel mondo Mac: una prima vittoria dei «piccoli»
concessionari organizzati contro il gigante del panino. Ma, come si è
detto, non è tutto oro quello che luccica. Vediamo perché. La «ribellione»
era partita da una situazione ormai insostenibile: gli affitti imposti
dalla Company sono troppo alti, molti franchisee sono oberati dai debiti e
dalle cambiali, alcuni di loro hanno già chiuso o stanno chiudendo i
locali, mettendo a rischio molti posti di lavoro. Una denuncia partita
dalle pagine del manifesto, che si era interessato alla situazione dei
concessionari - in tutto un centinaio, gestiscono 230 dei 300 locali
McDonald's - dopo che il licenziatario di Benevento aveva deciso di
chiudere, inviando le lettere di licenziamento ai 23 giovani dipendenti.
Bilanci alla mano, il franchisee beneventano ci aveva spiegato che a causa
delle numerose spese fisse imposte dalla Company andava in passivo ogni
mese del 17%. Una situazione comune a tutti quei concessionari, parecchie
decine, che hanno fatturati sotto i 2 miliardi di lire annui. Guido Freda,
il licenziatario di Benevento, parlando a nome di una quarantina di
franchisee, ci guida attraverso le pieghe dell'«emendamento Baney».

«Non esito a definirla una "trappola mortale" - dice Freda - perché a
fronte della riduzione del rent, di per sé positiva, ci vengono richieste
condizioni capestro che possono definitivamente annegarci. E' come gettare
a un naufrago un salvagente pieno di pietre». «La prima condizione - spiega
il franchisee - impone l'obbligo di sottoscrivere delle cambiali per
rifondere il debito pregresso, e di pagare il nuovo rent in rate
settimanali. Poi, ci viene richiesto di rinunciare a qualsiasi
cointenzioso, passato e futuro, con la Company. Ancora, dobbiamo assumere
l'obbligo di accettare tutte le promozioni imposte dalla multinazionale,
mentre prima potevamo rifiutarle. L'emendamento decade anche se non
paghiamo entro i termini una cambiale o una rata settimanale del rent.
Infine, ed è questa la condizione peggiore, l'emendamento viene ritirato se
durante le ispezioni periodiche condotte dalla Company otteniamo un voto F,
il peggiore nella pagella Mac. Un voto deciso unilateralmente, che non si
può contestare. E a quel punto, seppure avremo perso tutti i vantaggi del
taglio del rent, avremo comunque firmato le cambiali, e quelle di certo non
si possono stracciare».

Licenziatari ancora una volta sotto scacco, dunque: e se oggi circa il 20%
di loro ha firmato le cambiali con McDonald's, nel prossimo futuro, se
sceglieranno di siglare l'«emendamento Baney» per prendere un po' di
ossigeno, si trasformeranno quasi tutti in un esercito di pecorelle senza
alcuna voce in capitolo. Per il momento, uno dei pochi sistemi a loro
disposizione per farsi valere è quello delle votazioni del bilancio
pubblicitario. Già l'anno scorso respinsero il bilancio preparato da
McDonald's Italia perché troppo poco chiaro sulla destinazione delle spese.
La Company dovette renderlo più trasparente. Anche quest'anno, lo scorso 25
giugno, i licenziatari più coraggiosi (e inguaiati) hanno bocciato il
bilancio. L'obiettivo, contestare le politiche di marketing, e far emergere
le proprie difficoltà finanziarie - tutti insieme devono alla McDonald's
Italia qualcosa come 60-70 miliardi di lire. Quarantasei mani alzate in
assemblea, 40 miliardi bloccati - buona parte va a nutrire Mediaset, dove
vanno in onda la maggior parte degli spot Mac. Mario Resca, presidente di
McDonald's Italia, ha subito chiesto ai «ribelli» di alzarsi e depositare
il proprio voto sul palco. Nel frattempo, una telecamera a circuito chiuso
riprendeva le votazioni. Immagini alla mano, in questi giorni i dirigenti
della Company stanno certamente facendo shopping di voti, soprattutto tra
quelli che hanno già firmato le cambiali: il 25 luglio verrà di nuovo
votato il bilancio, è bene che i Mc franchisee non servano sul piatto
sgradite sorprese.