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il capitalismo e' senza etica
- Subject: il capitalismo e' senza etica
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 26 Jul 2002 18:12:11 +0200
da liberazione 25 - 7 - 2002 Emiliano Brancaccio, economista: la politica assuma la responsabilità di direzione «Il capitalismo è senza etica» Castalda Musacchio «Oggi la borsa americana ha un effetto macroeconomico globale più che nel passato» «Il capitalismo è per definizione senza etica». Emiliano Brancaccio, giovane docente "a contratto" di economia politica dell'università di Napoli Federico II, non ha dubbi sui commenti da fare sulla crisi finanziaria che sta attanagliando il sistema economico dei paesi avanzati. «Dire che il capitalismo abbia un'etica è un paradosso. Significa affermare che fino a qualche tempo fa si poteva parlare di un capitalismo con un'etica. Non mi pare che ciò sia possibile. SI vuole far credere che la crisi di questi mesi derivi dal comportamento spregiudicato e immorale di pochi manager. La verità è che la crisi è strutturale al capitalismo». Per il capitalismo è ora, dunque, di fare un bell'esame di coscienza? Proprio quello che sta accadendo in questi giorni dimostra che dare le redini della dinamica economica al mercato finanziario significa generare instabilità e ingiustizia finale. Il problema non riguarda solo i piccoli risparmiatori, le "famiglie formica" che perdono i soldi, anche se tra questi ci sono molti pensionati. Ma è soprattutto l'effetto finale sulla redistribuzione del reddito a produrre conseguenze nefaste. Poi c'è un altro problema. Quale? Quello che sta avvenendo chiarisce bene un aspetto importante su una possibile analisi del capitalismo. In particolar modo, la completa deregolamentazione dei nostri giorni genera un completa instabilità. In secondo luogo: quando si parla di un governo politico sovranazionale del capitalismo si dovrebbero tenere sempre ben presenti gli obiettivi. Vale a dire la gestione degli interessi. Una crisi può essere gestita sulla base di certi interessi piuttosto che sulla base di altri. E' questo il perno fondamentale da analizzare. Non è tanto la necessità di risolvere la crisi ma valutare quali sono gli interessi. Oggi senza dubbio quando si gestisce una crisi non si fanno certo gli interessi dei più deboli della società. Giacomo Vaciago, oggi sul Sole240re, ha parlato dell'innesto di una serie di reazioni a catena nell'economia che dovrebbero preoccupare i paesi di tutto il mondo. E che si dovrebbe tener conto della governance dell'economia, invece di discutere di etica e di governance delle aziende... Ripeto: è difficile affidare un'etica al capitalismo che, di per sé, non la possiede. Oggi, se mai, è ora che alcuni accademici rivedano alcune posizioni. Soprattutto quelli che hanno sempre avuto una piena fiducia verso il capitalismo governato dalla finanza. E' plausibile presumere che questa crisi sia simile a quella del '29? La questione è che le crisi finanziarie in un certo senso si somigliano tutte. In quasi tutti i casi si verificano fenomeni comuni con picchi di ottimismo a cui fanno seguito ondate di panico e pessimismo. Quello che distingue in modo significativo la crisi del '29 da quella di oggi è la gestione della politica economica della crisi. Nel '29 si commise un errore spaventoso quello di praticare una politica creditizia restrittiva. Questo errore oggi non è stato commesso. Le borse europee continuano a scendere. L'effetto avvitamento prezzi-borse potrebbe creare una pericolosa deriva deflazionistica... Diffido di chiunque faccia previsioni quando si tratta di borse. Detto questo: non sappiamo che cosa succederà domani. E' estremamente difficile saperlo. Quello che si può dire è che, sicuramente, in particolar modo negli Stati Uniti, la borsa può avere un effetto macroeconomico globale oggi più che sul passato. Perché le famiglie contavano sulle ricchezze della borsa per poter finanziare i loro consumi. E' la politica, oggi, però che deve assumersi la responsabilità di ridiscutere il governo del capitalismo e abbandonare l'idea che il mercato finanziario ci avrebbe resi tutti ricchi e felici.
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