lavorare nell'it microaziende e tanta formazione



dal corriere.it 22 - 7 - 2002
 
Lavorare nell'It: mini-aziende e tanta formazione
In Italia, a produrre nuove tecnologie sono tante minuscole imprese
(46.349), con un massimo di 15 addetti e poche grandi aziende (165) con
centinaia di occupati. In mezzo, il nulla. A fotografare l'high-tech
nostrano è un'indagine realizzata da Federcomin - la federazione delle
associazioni di categoria affiliata alla Confindustria - in collaborazione
con il Censis. 

Il Rapporto analizza le due diverse tipologie delle micro e piccole imprese
e delle medie e grandi aziende, concludendo che la net economy italiana è
ancora lontana dal compiere un salto di qualità, per il quale occorrerebbe
una crescita dimensionale e produttiva. Il dato da cui partire è la forte
crescita del settore: dal 1997 al 2001 le imprese It (escluse le
telecomunicazioni) sono cresciute da circa 57mila ad oltre 73mila, mentre
solo tra il 1999 ed il 2001 l'occupazione nell'intero comparto Ict è
aumentata del 24%. Le principali attività di business delle imprese prese
in esame sono lo sviluppo software per il 42,5% e la consulenza It nel
17,6%. Seguono la fornitura di servizi di outsourcing (7,4%),
l'installazione e manutenzione di apparati software e hardware (5,4%),
l'installazione e manutenzione di reti locali (4,1%).

Dall'Osservatorio Federcomin emergono innanzitutto i fattori che hanno
portato il settore informatico, nell'ultimo decennio, a una ridefinizione
delle modalità di lavoro delle imprese, degli assetti organizzativi, delle
competenze professionali e dei fabbisogni formativi. Il dato di sintesi è,
appunto, la polverizzazione del tessuto produttivo e la concentrazione
occupazionale in un numero ristretto di imprese medio-grandi: l'87% delle
aziende ha meno di 5 addetti, mentre le aziende con più di 250 addetti
costituiscono meno dello 0,1% del totale ma concentrano un terzo del totale
degli addetti.

Gli addetti. Il comparto, caratterizzato da una larga presenza di aziende
sorte negli ultimi cinque anni (+28%), è cresciuto in aree di business
nuovissime, attraendo giovani - il 92% degli addetti di aziende
informatiche non ha ancora compiuto 45 anni - e creando nuove
professionalità, caratterizzate da elevati livelli di scolarità: circa il
70% dei dipendenti è in possesso di diploma di scuola media superiore,
mentre i laureati sono il 29%. La bassa anzianità di lavoro negli addetti,
appena superiore a 3 anni tra i dipendenti e di circa due anni tra i
collaboratori coordinati e continuativi, pone forti problemi di turn over
alle aziende, soprattutto per le figure più richieste dal mercato. La
permanenza media delle risorse in azienda è di 39 mesi. Quanto ai profili
professionali, la figura di riferimento del mercato It è quella del
progettista di software applicativo, che rappresenta il 20,7% degli addetti
specializzati, seguita dal tecnico di reti locali (12,2%) Nelle aziende
medie e grandi si evidenziano anche figure diverse, come lo specialista di
sistemi web e di sistemi di rete, specialisti di linguaggi e tecnologie
multimediali.

Nelle micro e piccole imprese (fino a 15 addetti), l'area del lavoro
dipendente rappresenta appena il 46,7% delle risorse complessive
utilizzate; i rimanenti sono lavoratori indipendenti o atipici. Nel gruppo
di aziende con più di 15 addetti, invece, l'area del lavoro dipendente
rappresenta ancora la maggioranza (67,5%); rapporti di lavoro
"indipendenti" sono invece pari all'8%, mentre quelli atipici raggiungono
il 24,5%, con una prevalenza di collaboratori occasionali rispetto ai
collaboratori parasubordinati legati alle aziende da contratti di
collaborazione coordinata e continuativa.

I contratti. I rapporti di lavoro nelle imprese di minori dimensioni
tendono ad assicurare una sostanziale discrezionalità operativa ai propri
addetti e quindi una relativa autonomia nel lavoro. La maggioranza delle
imprese prese in esame (54,4%) utilizza orari spezzati, o contempla (52,6%)
un modello organizzativo che tende a creare una disponibilità di fatto dei
lavoratori. Scarsa la diffusione del telelavoro (4,4%), che diventa però
più significativo nel caso di soggetti autonomi rispetto all'azienda
(14,1%). I contratti collettivi vengono adottati nel 56,5% delle imprese
(distinguendo in base alle dimensioni, vi fanno ricorso il 48,3% delle
imprese piccolissime e il 92,6% di quelle fino a 99 dipendenti). Il
contratto del commercio viene applicato dal 54,7% delle aziende prese in
esame dall'indagine Federcomin; al secondo posto, quello dei metalmeccanici
(40,5%), con una maggiore concentrazione tra le imprese con almeno 16
addetti (48%). Tutte le imprese informatiche medie e grandi adottano un
contratto collettivo nazionale, anche se ambedue i contratti, commercio e
metalmeccanici, sono ritenuti distanti dalle esigenze aziendali e non
confacenti alle necessità organizzative e produttive. Gran parte delle
medie e grandi aziende, a prescindere dal contratto adottato, sono concordi
nella richiesta di un contratto ad hoc valido per tutte le imprese del
settore.

La formazione. Nel settore, caratterizzato da un alto turn over che
danneggia la crescita delle imprese, la formazione è fondamentale, si legge
nel Rapporto, poichè assume "la funzione di snodo strategico che consente
ai lavoratori di accrescere la propria professionalità e alle aziende di
mantenere la propria competitività". La formazione di personale
qualificato, infatti, "rappresenta l'unica maniera per dominare
consapevolmente e responsabilmente la continua evoluzione tecnologica, che
denota in maniera crescente la connotazione di variabile indipendente
all'interno del sistema". La formazione viene promossa in quasi l'80% di
tutte le piccole aziende informatiche: un dato che le differenzia dalle
piccole imprese degli altri settori. Il 52,4% fa formazione continua e per
il 41,5% è fondamentale la formazione al momento dell'ingresso in azienda.

A. D. G