03-09/06 Roma: SETTIMANA DELL'IMPRONTA ECOLOGICA E SOCIALE



NODO di ROMA della RETE di LILLIPUT

SETTIMANA DELL'IMPRONTA ECOLOGICA E SOCIALE

Da lunedì 3 giugno a domenica 9 giugno 2002

Si svolgerà a Roma, dal 3 al 9 giugno, la Settimana
dell'impronta ecologica e sociale, organizzata dalla
Rete Lilliput per richiamare l'attenzione sui temi del
consumo critico e dell'ecologia ambientale e sociale.
L'edizione romana della Settimana (che si svolge ad
opera dei singoli nodi con forme e modalità diverse su
tutto il territorio nazionale - www.retelilliput.org)
vedrà diversi momenti di coinvolgimento della
cittadinanza: convegni quotidiani, eventi nei parchi e
nelle piazze di Roma, proiezioni cinematografiche,
biciclettata.

La settimana è patrocinata dall'Assessorato alle
Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo locale,
per il Lavoro e dal Municipio Roma I.


Spazio aperto...

9 giugno
La domenica con l'Impronta a p.zza del Popolo
10-13 Biciclettata da p.zza del Popolo al Circo
Massimo e ritorno
10-20 Tutto il giorno in piazza con:
Mostra Itinerante di Didattica Ambientale (Mida)
Le Botteghe del commercio equo e solidale
Il teatro di strada
Le associazioni che hanno partecipato alla Settimana

8 giugno
Mostra Itinerante Didattica Ambientale
(tutto il giorno a p.zza del Popolo)
Sabato al parco con l'Impronta
(dalle 10 alle 20:00 con le Botteghe del commercio
Equo e solidale a Villa Ada e villa Pamphili)
Marcia per la terra
Il nodo di Roma della Rete Lilliput invita tutti a
partecipare (partenza ore 16:00 p.zza Esedra)


Spazio approfondimenti
dal lunedì al venerdì, dalle 19.00 alle 21.00
(rialtosantambrogio, via S. Ambrogio, 4)

3 giugno La campagna dell'acqua (a cura di Luca
Cristaldi)
4 giugno Consumo critico e alimentazione (tavola
rotonda a cura di Marina Russo
con: RRCC, AIAB, Bilanci di giustizia, Commercio equo
e solidale, GAS)
5 giugno I temi del forum ong (a cura di Margherita
Arcieri) Interverrà tra gli ospiti Antonio Onorati.
6 giugno Il caso Mozambico (a cura di Santo, Il
Sassolino)
7 giugno Paradisi fiscali e Tobin Tax (a cura di
Andrea Baranes, ATTAC)


Spazio incontri
dalle 19:30 al Casale Podere Rosa, via Diego Fabbri
snc

7-8 giugno Proiezione e dibattito alla Biosteria
(film e ospiti da definire)


Spazio cinema
al cineclub Detour, via Urbana 47/a

6 giugno "Strane Storie" di Sandro Baldoni
7 giugno "L'albero, il sindaco, la mediateca" di Eric
Rohmer

Dopo i film documentari/dibattito sui temi
dell'Impronta


Spazio presentazioni

5 giugno
Giornata mondiale dell'ambiente

Mathis Wackernagel, direttore del Sustainability
Program di Redefining Progress
"Il manuale delle impronte ecologiche"
dall'impronta ecologica, il nostro "peso" sulla terra
e le soluzioni per il futuro
Interverranno: Gianfranco Bologna (Wwf), Alberto
Castagnola (Rete Lilliput), Cesare Costantino (ISTAT),
Alessandro Lanza (fond. Enrico Mattei), Antonio
Tricarico (Campagna per la riforma della banca
mondiale)
sede: Wwf di Roma, via Po 25/c, ore 10.30-13.00

8 giugno Filippo Laurenti presenta il libro Le parole
di Porto Alegre (sede da definire)


Spazio corsi
Ore 10.00-18.00, Aula 1 della Facoltà di Ingegneria di
Roma1, via Eudossiana

4 giugno The Sustainability Workout, Mathis
Wackernagel conduce un seminario intensivo di una
giornata rivolto a quanti vogliono impegnarsi nella
formazione e nella diffusione dell'Impronta Ecologica.



Cos'è l'Impronta Ecologica?
E' un metodo di calcolo che misura l'impatto del
nostro stile di vita sull'ambiente. Grazie ad esso è
possibile mettere in relazione il consumo di risorse e
la produzione di rifiuti di una popolazione con gli
ettari di territorio bioproduttivo necessari per
sostenerli. Da questo metodo emerge che per consentire
lo stile di vita europeo a tutti gli abitanti del
mondo servirebbero le risorse di tre pianeti.


eventuali precisazioni, aggiornamenti e modifiche al
programma
all'indirizzo Internet
http://nodi.retelilliput.org/roma


per contatti:
Marina Russo 3357248588 mariru61 at yahoo.it
Luigi Bertolo 0687141132 mc9376 at mclink.it


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Ti sei mai chiesto
qual è il nostro peso sull'ambiente in cui viviamo?

Una risposta ce la può dare l'Impronta Ecologica,
un metodo, utilizzato e promosso da grandi organismi
come il WWF Internazionale, per misurare l'impatto dei
consumi dell'uomo sul pianeta, che mette in relazione
i consumi e lo stile di vita di una persona o di un
gruppo di persone (es. una città) con:
- le risorse naturali necessarie per mantenere quel
tipo di vita e di consumi (es. campi per fare il
grano, alberi per la carta, prati per le mucche da
latte ecc.)
- gli spazi ambientali necessari per smaltire i
rifiuti generati (es. foreste per assorbire l'anidride
carbonica prodotta dalle auto).
Questo "fabbisogno" viene "trasformato" in ettari di
territorio naturale ed è l'impronta ecologica.
L'impronta ecologica misura quindi la superficie di
territorio necessaria per sostenere l'economia di una
nazione allo suo standard di vita attuale. I paesi
industrializzati, per via degli alti consumi, non
riescono a sostenere il proprio fabbisogno con le
risorse contenute nel loro territorio e, allo stesso
modo, non riescono ad assorbire i propri rifiuti (es.
anidride carbonica); finiscono quindi per utilizzare e
sfruttare i territori e gli spazi ambientali di altri
paesi del mondo (vedi tabella sotto).

E' importante rilevare che la materia, l'energia (es.
petrolio) e le risorse naturali utilizzate dai paesi
industrializzati non sono più a disposizione di altre
popolazioni. Ad esempio in Kenya il territorio
destinato alla produzione di ananas per l'esportazione
non è più disponibile per le necessità dei kenioti.

IL SISTEMA ECONOMICO DEL NORD DEL MONDO SI REGGE
QUINDI ANCHE SULLO SFRUTTAMENTO DEI TERRITORI DELLE
POPOLAZIONI IN VIA DI SVILUPPO.


Gli Italiani hanno bisogno di tre "Italie"...

I dati di Redefining Progress, la ONG che sta
promuovendo il concetto di impronta, indica che un
italiano medio per sostenere i suoi consumi ha bisogno
di 3,8 ettari di territorio naturale produttivo.
L'Italia gliene offre solo circa 1,3 pro capite.
Pertanto, un italiano medio, per mantenere il suo
stile di vita, deve, con il commercio o altri
processi, utilizzare risorse di territori al di fuori
della sua nazione per circa 2,5 ettari.

I POPOLI DEL MONDO, PER VIVERE AL LIVELLO DEGLI
EUROPEI, AVREBBERO BISOGNO DI DUE PIANETI... DOVE LI
ANDIAMO A PRENDERE?
Come minimo le nostre società più ricche devono
iniziare a ridurre il consumo di materia ed energia
usandole con più parsimonia: non farlo significa
condannare altri popoli a vivere nell'indigenza e, per
noi, significa rinunciare ad un futuro più sicuro e
sereno.


Ecco cosa possiamo fare concretamente
per ridurre la nostra impronta

Acquistare consapevolmente: controlliamo sempre
l'etichettatura dei prodotti che compriamo, per capire
da dove provengono e di che cosa e come sono fatti.

Esigere che i prodotti acquistati non siano il frutto
di lavoro minorile e non abbiano inquinato paesi
lontani: la corsa al massimo profitto porta le aziende
a cercare i minori costi di produzione andando in
nazioni dove la manodopera costa meno, i controlli
sono minori e dove spesso sono impiegati anche i
bambini. Sosteniamo la campagna acquisti trasparenti
(www.manitese.it).

Privilegiare l'acquisto di prodotti locali: per
ridurre l'inquinamento ed il consumo di risorse
necessari per il trasporto.

Privilegiare i prodotti dell'agricoltura biologica:
sono quelli a minor impronta ecologica (www.aiab.it).

Comprare i prodotti coloniali nei negozi del Commercio
Equo e Solidale: essi si riforniscono da associazioni
di produttori del Sud del Mondo pagati il giusto
(cioccolato, caffè, zucchero, artigianato ecc.) -
(www.assobdm.it).

Protestare quando ci incartano i prodotti con troppi
imballaggi: li paghiamo almeno tre volte (come costi
che il fornitore ricarica, come tassa smaltimenti
rifiuti e come ambiente depauperato).

Portare da casa i sacchetti per fare la spesa: meglio
ancora se usiamo borse in stoffa.

Chiedere che gli oggetti che compriamo siano
riparabili: è meglio spendere qualche cosa in più,
piuttosto che riempire le discariche di oggetti dalla
breve durata e che hanno comunque inquinato per essere
prodotti e trasportati. Rifuggiamo l'usa e getta:
l'apparente praticità nasconde la distruzione
dell'ambiente.

Riciclare con cura tutte le materie, chiedere al
nostro comune di adottare tutte le tecniche
disponibili per evitare lo spreco di materiali,
combattere l'incenerimento dei rifiuti, privilegiare i
prodotti in vetro, meglio se in vuoto a rendere.

Chiedere ai politici di detassare il lavoro e di
aumentare le tasse sulle materie prime: in questo modo
avremmo più soldi da spendere, che compenserebbero il
maggior costo dei beni. La manodopera però costerebbe
meno e quindi tornerebbe ad avere senso la riparazione
degli oggetti, si creerebbero posti di lavoro, ci
sarebbe meno spreco di preziose risorse.

Sostenere le associazioni che promuovono un consumo
rispettoso della salute e dell'ambiente e partecipare
alle loro campagne di pressione nei confronti delle
Istituzioni.

Informarsi: leggiamo libri come la "Guida al consumo
critico" (EMI Edizioni) del Centro Nuovo Modello di
Sviluppo (050/826354, www.retelilliput.org),
abboniamoci a riviste come "AltrEconomia",
(02/48953031, www.altreconomia.it)

Condividere l'esperienza con gli amici: il percorso è
più facile se fatto insieme ad altri.


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