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microsoft un monopolio ansiogeno
- Subject: microsoft un monopolio ansiogeno
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 08 May 2002 19:41:32 +0200
il manifesto - 05 Maggio 2002 Un monopolio ansiogeno Bill Gates promette un futuro grandioso, ma concentra la sua ricerca sul business della «sicurezza» Cercasi idee, in fretta Bill lancia il TablePc, ma è ancora alla ricerca del prodotto che gli consenta di diversificare la produzione e di rinverdire l'immagine del gruppo FRANCO CARLINI Ascoltare (e leggere) con attenzione le parole avverse è sempre utile, anche quando può generare sentimenti di frustrazione o persino di rabbia. Serve non solo a esercitare lucida pazienza intellettuale, ma anche a meglio capire l'avversario che si intende contrastare e magari anche a trovare elementi di verità anche nelle posizioni più antagoniste. Così vi proponiamo di fare tale esercizio, avendo come testo base di riferimento una lunga conversazione che il Presidente e Architetto capo del software di Microsoft, Bill Gates, ha tenuto a Seattle il 17 aprile scorso, parlando in una Government Leaders' Conference. Il testo completo è disponibile sul sito web della stessa Microsoft, all'indirizzo http://www.microsoft.com/billgates/speeches/2002/04-17glc.asp. E' un appuntamento che si ripete ogni anno: nello scorso aprile circa 400 alti funzionari governativi da 70 paesi di tutto il mondo sono stati ospitati da Microsoft, visitato il grande campus, e partecipato a sessioni di dibattito sul ruolo delle tecnologie dell'informazione come poderoso motore della crescita economica globale. Una parte dell'intervento di Gates era nettamente dedicata al marketing della propria azienda. Gates sembra avere infine capito che negli ultimi anni la sua immagine personale e quella della Microsoft in generale hanno subito un vistoso deterioramento. Certo suscitano tuttora intensa ammirazione per il successo economico che hanno realizzato, ma Gates non è più una figura in cui i giovani programmatori amino identificarsi; al contrario appare il prototipo del «cattivo ragazzo», eccessivamente spregiudicato e aggressivo. Queste doti caratteriali sono sempre state sue, ma l'intera conduzione della causa antitrust che ha visto i legali della casa e lo stesso Gates esibire dispregio e insofferenza verso la giustizia (senza mai raggiungere i livelli berlusconiani, ma con un analogo sottofondo di acrimonia) ha riplasmato in negativo l'immagine dell'uomo, senza che essa venisse mitigata dalle generose donazioni per cause umanitarie che lo stesso Bill e la moglie Melinda vanno facendo da tempo. Sul fronte delle aziende che usano i prodotti Microsoft, lo stato d'animo che si registra nei responsabili It dei centri di calcolo anche di grossi gruppi è del tipo: «ci piacerebbe tanto fare a meno di Microsoft, perché i loro prezzi sono alti e l'assistenza non sempre adeguata; soprattutto non ci piace di sentirci legati (locked) mani e piedi ai loro prodotti e ai loro tempi di sviluppo». E' esattamente la stessa frustrazione un po' rassegnata e un po' cinica che i loro antecessori provavano nei confronti della Ibm negli anni `70 e `80 del secolo scorso. Gates dunque nella conferenza di Seattle ha voluto intanto rassicurare e spiegare come la sua azienda stia tenendo il piede ben schiacciato sul pedale della ricerca e dello sviluppo. L'imminente innovazione - che si vedrà in autunno - sarà dunque il Tablet Pc, ovvero un oggetto delle dimensioni del libro, ma dove la copertina è uno schermo a cristalli liquidi; in sostanza una versione potenziata e decente del famoso e-book: in questo caso dentro il libro c'è tutta la potenzialità di un personal computer, comprese le potenzialità per andare in rete, con o senza fili. Il presidente Gates ha anche rinnovato, forse in maniera un po' rituale, la grande promessa del riconoscimento vocale: chip e software capaci non solo di ascoltare la voce umana, ma anche di capirla, trasformandola in parole scritte e in comandi elettronici che i computer possano eseguire. Il sogno è l'eliminazione della tastiera: in questo modo i piccoli apparati mobili (computer palmari, telefoni cellulari e la stessa Tablet) potranno essere usati in maniera umano, anziché ricorrere al ridicolo stilo usato nei palmari per cliccare le lettere su una minitastiera e senza prodursi deformazioni al pollice, per il troppo diteggiare sul tastierino dei cellulari (un quotidiano ha intervistato la settimana scorsa un mostro di ragazzina giapponese capace di battere 100 caratteri al minuto sul telefonino, con una mano sola e naturalmente usando solo il pollice: dimostrazione meravigliosa di quanto adattabile sia la specie umana alle condizioni ambientali più avverse, ma anche di quanto inumani siano gli oggetti della tecnologia che ci vengono proposti come meravigliosi). Progressi vistosi in questo campo sono stati realizzati, ma non ci si faccia illusioni - aggiungiamo noi: quello della comprensione intelligente (o almeno «furba») del linguaggio naturale non è un problema di tecnologia spinta, ma di teoria e di conoscenza; ci hanno sbattuto il naso duramente i primi entusiasti cultori dell'Intelligenza Artificiale e una comprensione soddisfacente dei meccanismi del linguaggio continua a essere lontana; non saranno i softwaristi di Microsoft a risolverla. Ma la vera novità recente in casa Microsoft è l'enfasi che da qualche mese il colosso di Redmond sta mettendo sui problemi della sicurezza. Non è una banale conseguenza della tragedia dell'11 settembre; quel fatto può semmai avere contribuito, talora in maniera ossessiva e paranoica, a accentuare i timori della «gente» e dei governi verso tecnologie apparentemente fuori controllo; ma non sembra proprio, peraltro, che l'Internet o i computer abbiano finora svolto un ruolo significativo nelle azioni terroristiche, non più di alte tecnologie banali come il telefono o le carte di credito. Il vero motivo per cui nei mesi scorsi lo stesso Gates e il Chief Executive Steve Ballmer hanno praticamente bloccato molti nuovi progetti e dirottato energie e persone ai problemi della sicurezza del software è l'eccessivo numero di «buchi» e di errori che i programmi Microsoft stavano rivelando. Che il sistema operativo Windows ogni tanto impazzisse e bloccasse un singolo personal computer poteva essere seccante (molto) ma il danno di solito era limitato o inesistente (una seccatura). Quando invece il sistema di posta elettronica Outlook che Microsoft fornisce con il suo software si rivela mese dopo mese straordinariamente predisposto a incursioni esterne e virus informatici, allora il fenomeno riguarda milioni di persone contemporaneamente: è un fatto di rete, e globale. Avendo una tale fama di software bacato, la stessa Microsoft non può certo candidarsi a infrastruttura generale dell'intera Internet, come invece vorrebbe con la sua strategia chiamata .Net. Nessuno le affiderà tranquillamente carte di credito e dati personali se avrà anche il minimo dubbio che essi non siano conservati in uno scrigno ben blindato e inaccessibile. Per questo, ha spiegato Gates ai leader del mondo, «quest'anno abbiamo fatto della sicurezza una priorità assoluta. Qui c'è tuttora molto da imparare per trasferirlo poi agli sviluppatori software in tutto il mondo. In questo settore siamo passati dal 15 al 40 per cento dei nostri investimenti in Ricerca e Sviluppo. E i nostri migliori ingegneri, il gruppo d'elite, dovranno dedicare la metà del loro tempo a queste pratiche».
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