microsoft un monopolio ansiogeno



il manifesto - 05 Maggio 2002 
 
Un monopolio ansiogeno 
Bill Gates promette un futuro grandioso, ma concentra la sua ricerca sul
business della «sicurezza» 
Cercasi idee, in fretta Bill lancia il TablePc, ma è ancora alla ricerca
del prodotto che gli consenta di diversificare la produzione e di
rinverdire l'immagine del gruppo
FRANCO CARLINI
Ascoltare (e leggere) con attenzione le parole avverse è sempre utile,
anche quando può generare sentimenti di frustrazione o persino di rabbia.
Serve non solo a esercitare lucida pazienza intellettuale, ma anche a
meglio capire l'avversario che si intende contrastare e magari anche a
trovare elementi di verità anche nelle posizioni più antagoniste. Così vi
proponiamo di fare tale esercizio, avendo come testo base di riferimento
una lunga conversazione che il Presidente e Architetto capo del software di
Microsoft, Bill Gates, ha tenuto a Seattle il 17 aprile scorso, parlando in
una Government Leaders' Conference. Il testo completo è disponibile sul
sito web della stessa Microsoft, all'indirizzo
http://www.microsoft.com/billgates/speeches/2002/04-17glc.asp.

E' un appuntamento che si ripete ogni anno: nello scorso aprile circa 400
alti funzionari governativi da 70 paesi di tutto il mondo sono stati
ospitati da Microsoft, visitato il grande campus, e partecipato a sessioni
di dibattito sul ruolo delle tecnologie dell'informazione come poderoso
motore della crescita economica globale.

Una parte dell'intervento di Gates era nettamente dedicata al marketing
della propria azienda. Gates sembra avere infine capito che negli ultimi
anni la sua immagine personale e quella della Microsoft in generale hanno
subito un vistoso deterioramento. Certo suscitano tuttora intensa
ammirazione per il successo economico che hanno realizzato, ma Gates non è
più una figura in cui i giovani programmatori amino identificarsi; al
contrario appare il prototipo del «cattivo ragazzo», eccessivamente
spregiudicato e aggressivo. Queste doti caratteriali sono sempre state sue,
ma l'intera conduzione della causa antitrust che ha visto i legali della
casa e lo stesso Gates esibire dispregio e insofferenza verso la giustizia
(senza mai raggiungere i livelli berlusconiani, ma con un analogo
sottofondo di acrimonia) ha riplasmato in negativo l'immagine dell'uomo,
senza che essa venisse mitigata dalle generose donazioni per cause
umanitarie che lo stesso Bill e la moglie Melinda vanno facendo da tempo.

Sul fronte delle aziende che usano i prodotti Microsoft, lo stato d'animo
che si registra nei responsabili It dei centri di calcolo anche di grossi
gruppi è del tipo: «ci piacerebbe tanto fare a meno di Microsoft, perché i
loro prezzi sono alti e l'assistenza non sempre adeguata; soprattutto non
ci piace di sentirci legati (locked) mani e piedi ai loro prodotti e ai
loro tempi di sviluppo». E' esattamente la stessa frustrazione un po'
rassegnata e un po' cinica che i loro antecessori provavano nei confronti
della Ibm negli anni `70 e `80 del secolo scorso.

Gates dunque nella conferenza di Seattle ha voluto intanto rassicurare e
spiegare come la sua azienda stia tenendo il piede ben schiacciato sul
pedale della ricerca e dello sviluppo. L'imminente innovazione - che si
vedrà in autunno - sarà dunque il Tablet Pc, ovvero un oggetto delle
dimensioni del libro, ma dove la copertina è uno schermo a cristalli
liquidi; in sostanza una versione potenziata e decente del famoso e-book:
in questo caso dentro il libro c'è tutta la potenzialità di un personal
computer, comprese le potenzialità per andare in rete, con o senza fili.

Il presidente Gates ha anche rinnovato, forse in maniera un po' rituale, la
grande promessa del riconoscimento vocale: chip e software capaci non solo
di ascoltare la voce umana, ma anche di capirla, trasformandola in parole
scritte e in comandi elettronici che i computer possano eseguire. Il sogno
è l'eliminazione della tastiera: in questo modo i piccoli apparati mobili
(computer palmari, telefoni cellulari e la stessa Tablet) potranno essere
usati in maniera umano, anziché ricorrere al ridicolo stilo usato nei
palmari per cliccare le lettere su una minitastiera e senza prodursi
deformazioni al pollice, per il troppo diteggiare sul tastierino dei
cellulari (un quotidiano ha intervistato la settimana scorsa un mostro di
ragazzina giapponese capace di battere 100 caratteri al minuto sul
telefonino, con una mano sola e naturalmente usando solo il pollice:
dimostrazione meravigliosa di quanto adattabile sia la specie umana alle
condizioni ambientali più avverse, ma anche di quanto inumani siano gli
oggetti della tecnologia che ci vengono proposti come meravigliosi).
Progressi vistosi in questo campo sono stati realizzati, ma non ci si
faccia illusioni - aggiungiamo noi: quello della comprensione intelligente
(o almeno «furba») del linguaggio naturale non è un problema di tecnologia
spinta, ma di teoria e di conoscenza; ci hanno sbattuto il naso duramente i
primi entusiasti cultori dell'Intelligenza Artificiale e una comprensione
soddisfacente dei meccanismi del linguaggio continua a essere lontana; non
saranno i softwaristi di Microsoft a risolverla.

Ma la vera novità recente in casa Microsoft è l'enfasi che da qualche mese
il colosso di Redmond sta mettendo sui problemi della sicurezza. Non è una
banale conseguenza della tragedia dell'11 settembre; quel fatto può semmai
avere contribuito, talora in maniera ossessiva e paranoica, a accentuare i
timori della «gente» e dei governi verso tecnologie apparentemente fuori
controllo; ma non sembra proprio, peraltro, che l'Internet o i computer
abbiano finora svolto un ruolo significativo nelle azioni terroristiche,
non più di alte tecnologie banali come il telefono o le carte di credito.

Il vero motivo per cui nei mesi scorsi lo stesso Gates e il Chief Executive
Steve Ballmer hanno praticamente bloccato molti nuovi progetti e dirottato
energie e persone ai problemi della sicurezza del software è l'eccessivo
numero di «buchi» e di errori che i programmi Microsoft stavano rivelando.
Che il sistema operativo Windows ogni tanto impazzisse e bloccasse un
singolo personal computer poteva essere seccante (molto) ma il danno di
solito era limitato o inesistente (una seccatura). Quando invece il sistema
di posta elettronica Outlook che Microsoft fornisce con il suo software si
rivela mese dopo mese straordinariamente predisposto a incursioni esterne e
virus informatici, allora il fenomeno riguarda milioni di persone
contemporaneamente: è un fatto di rete, e globale. Avendo una tale fama di
software bacato, la stessa Microsoft non può certo candidarsi a
infrastruttura generale dell'intera Internet, come invece vorrebbe con la
sua strategia chiamata .Net. Nessuno le affiderà tranquillamente carte di
credito e dati personali se avrà anche il minimo dubbio che essi non siano
conservati in uno scrigno ben blindato e inaccessibile.

Per questo, ha spiegato Gates ai leader del mondo, «quest'anno abbiamo
fatto della sicurezza una priorità assoluta. Qui c'è tuttora molto da
imparare per trasferirlo poi agli sviluppatori software in tutto il mondo.
In questo settore siamo passati dal 15 al 40 per cento dei nostri
investimenti in Ricerca e Sviluppo. E i nostri migliori ingegneri, il
gruppo d'elite, dovranno dedicare la metà del loro tempo a queste pratiche».