auto condivisa nuova proposta antinquinamento



dal nuovo.it
  
  
Mercoledi, 10 Aprile 2002    06:58  
  
 
 Parte il car sharing, l'auto è da 'dividere'


Il progetto del ministero dell'Ambiente sarà attivo da maggio in due città.
Sarà possibile disporre di una macchina 24 ore su 24 pagando l'iscrizione e
una quota annuale. L'obiettivo è ridurre l'inquinamento. 
 di Barbara Acquaviti 
 
ROMA - Non è una multiproprietà. Nè una forma di autonoleggio. In italiano
può essere tradotto come "auto condivisa". Ossia, per chiamarla come si fa
in tutto il resto del mondo, car sharing . In pratica è la macchina di cui
non si è proprietari ma che può essere usata 24 ore su 24, senza doversi
sobbarcare le spese di assicurazione bollo o gestione.

E' il nuovo servizio di mobilità voluto dal ministero dell'Ambiente che
sarà attivato grazie a un finanziamento di 9,5 milioni di euro. E' uno dei
progetti che fa parte del pacchetto d'interventi varato dal responsabile
del dicastero ecologico, Altero Matteoli, per combattere l'inquinamento
atmosferico. Perché l'obiettivo del car sharing è quello di diminuire il
numero di vetture in circolazione con l'immediata conseguenza di migliorare
la qualità dell'aria. Un'occhiata ai numeri: le stime prevedono che in un
anno si arrivi in media a una riduzione procapite di 6-7mila chilometri in
meno effettuati.

A maggio partirà a Torino e Venezia. Entro l'anno sarà attivo a Modena,
Bologna, Genova e in provincia di Rimini e nel corso del 2003 a Roma,
Firenze, Parma, Palermo, Reggio Emilia, Brescia e Provincia di Milano. Ma,
altre cinque amministrazioni (Bari, Catania, Milano, Perugia e Trieste)
stanno completando le procedure per accedervi. E secondo una ricerca
effettuata dal ministero nelle 13 maggiori città italiane risulta che che
il 3% dei patentati, e quindi circa 150mila persone, è già pronto a
utilizzare il servizio.

Come  funziona. Prima di tutto ci si deve associare attraverso il pagamento
di una quota di iscrizione e poi di un abbonamento annuale che consente
all'utente di dotarsi di una card e di un codice personalizzato. A quel
punto si chiama il call center e si specifica quale tipo di macchina, a che
ora e per quanto tempo sarà utilizzata. Dopo aver avuto la conferma della
prenotazione, si potrà prelevare l'auto nell'area di parcheggio
convenzionata più comoda. Ovviamente anche la riconsegna dovrà essere
effettuata in una delle zone attrezzate. Con la stessa scheda si potrà
usufrire del servizio in tutte le città che hanno aderito al progetto. 

I costi. Le tariffe saranno determinate dai gestori d'intesa con le
amministrazioni locali. Per l'iscrizione il costo sarà tra i 50 e i 100
euro, per l'abbonamento annuale tra i 60 e i 150. A questi bisognerà poi
aggiungere quelli relativi ai tempi di utilizzo (da 1,55 a 2,60 euro
all'ora) e ai chilometri percorsi (da 0,15 a 0,40 euro per chilometro).
Saranno gli stessi comuni che aderiscono all'Ics, ossia all'Iniziativa Car
Sharing che ha il compito di coordinare e sviluppare il progetto, a
scegliere i gestori a cui sarà affidato il servizio. Ai finanziamenti del
ministero accederanno soltanto i partner che avranno varato un progetto
approvato dalla Ics. Gli associati godranno però di alcuni vantaggi come ad
esempio l'accesso alle zone a traffico limitato o alle corsie preferenziali.

"Una scommessa". Così l'ha definita il ministro Altero Matteoli. Che non a
caso sottolinea come questo progetto "certo da solo non può risolvere le
emergenze ma rappresenta un approccio culturale diverso al problema
ambientale" in un paese in cui la macchina di proprietà resta ancora uno un
caposaldo della mentalità comune. Il car sharing ha dei precedenti negli
Stati Uniti e in Europa. Le prime esperienze sono partite negli anni '80 e
soltanto adesso, e con molta fatica, hanno cominciato a funzionare in
Germania Svizzera e Olanda. In Italia sono stati già avviati due progetti
sperimentali in provincia di Milano in collaborazione con Legambiente.
Perché il ministero pensa che il progetto possa decollare nel nostro paese?
"Abbiamo creato questo coordinamento - spiega Marco Mestretta, presidente
dell'Ics - proprio per fare in modo che ci sia una diffusione capillare ma
allo stesso tempo uniforme. E' chiaro che un'iniziativa come quella del car
sharing funziona meglio quanto più si diffonde sul territorio. La nostra
speranza è quella di arrivare al 3% di utenti nel giro di qualche anno, e
se nel medio periodo saremo riusciti a coinvolgere il 10% della popolazione
allora potremmo dire di aver ottenuto un grande successo".