non e' tempo di e-book



 
il manifesto - 07 Aprile 2002 
 
Non è tempo di e-book, se mai lo sarà 
Gli e-book tentano di insidiare il tradizionale libro su carta. Delusione
all'ultimo Salone di Parigi: per ora il libro elettronico non decolla
FRANCO CARLINI
Nel 2001 fu la star del salone del libro di Francoforte e di quello di
Parigi; quest'anno invece si è tornati dal Salon du Livre con una
sensazione di delusione, pudicamente chiamata "attesa". Parliamo del libro
elettronico al quale ben pochi stand erano dedicati nella più recente
edizione. Parliamo di un mercato che non decolla, al punto che per il
principale produttore francese di macchine per la lettura elettronica, la
società Cytale, sembra avere interrotto i pagamenti. Sotto lo stesso nome,
e-book, in realtà convivono (malamente) due cose assai diverse e anche
questa confusione semantica è dannosa. Da un lato l'apparato di lettura
vero e proprio e dall'altro i contenuti, ovvero i romanzi e i saggi
convertiti in formato elettronico. L'e-book inteso come «macchina» esiste
in diverse versioni, ma sempre si tratta di un oggetto grosso modo del
formato di un libro di carta, dove la copertina è sostituita da uno
schermo: è lì che si legge i vari libri-contenuti ospitati in memoria.
Viene simulato il girar di pagina e si può evidenziare, annotare,
commentare il testo: è il sostituto elettronico delle normali attività di
lettura su carta. In pratica è un Pc portatile, denudato di alcune
prestazioni, specializzato in altre.

Il vantaggio si concentra tutto nello spazio ridotto, dato che nei
centimetri cubi normalmente occupati da un libro di carta ce ne possono
stare molti. Dunque è possibile partire per la vacanza con l'equivalente di
una valigia di libri, oppure andare a scuola con zainetto leggerissimo,
anziché con gli attuali sacchi himalayani. I prezzi sono comunque tuttora
elevati (da 260 a 650 dollari negli Stati Uniti, e in Europa vengono
caricati dia un cambio pesante); troppo cari dunque per sfondare in un
mercato di massa già di per sé diffidente verso tali oggetti. Anche in
America ne sono comunque stati venduti solo 60 mila - ha rivelato
Jean-Pierre Arbon, responsabile in Francia dell'e-book chiamato Gemstar.

Quanto al libro-elettronico inteso come opera letteraria depositata su un
server lontano e in rete, scaricabile a pagamento e poi leggibile su una di
tali macchinette, il numero dei titoli è senza dubbio cresciuto; nulla di
più facile del resto, dato che ogni libro, anche quelli da stamparsi su
carta pregiata, ormai nasce come digitale, lunga sequenza di bit. Ma qui
entra in gioco un altro problema, anzi una moltitudine. Intanto la
questione del formato: i primi esperimenti di libri in rete erano spartani,
rudimentali, ma assolutamente universale; i loro promotori prendevano opere
non più coperte dal diritto d'autore, li digitalizzavano (magari
volonterosamente battendoli a mano) e mettevano a disposizione di tutti
quei testi, per lo più in formato Ascii puro, leggibile da ogni computer,
dotato di qualsiasi hardware e software. Tutto ciò avveniva (e avviene
tuttora) da parte di chi crede alla diffusione della cultura e allo spirito
di gratuità.

Se invece lo scopo primario diventa il guadagno, ecco allora che occorre
garantirsi che ogni copia scaricata sia pagata e che essa sia leggibile
solo da chi l'abbia legittimamente acquistata. Sono sorti dunque dei nuovi
formati del testo, offerti da diverse aziende come Adobe e Microsoft;
grazie ad essi le parole si presentano sul monitor in maniera più leggibile
(ma non sempre, a essere sinceri), ma soprattutto il volume digitale è
chiuso, inaccessibile e protetto. Chi ha provato a rivelare i codici
segreti delle protezioni di Adobe, come il programmatore russo Dmitri
Sklyarov venne immediatamente arrestato, addirittura per cinque mesi; il
processo è attualmente in corso e finirà probabilmente in nulla perché la
legge russa è diversa da quella americana, anche se le aziende Usa
vorrebbero che le loro leggi sulla protezione della proprietà intellettuale
fossero valide nell'universo mondo.