[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
governo le pensioni? non ora
- Subject: governo le pensioni? non ora
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 26 Mar 2002 17:50:10 +0100
dal manifesto 19 Marzo 2002 Le pensioni? "Non ora" "Non è ancora il momento di innalzare l'età pensionabile". Governo e maggioranza frenano sul nuovo intervento previdenziale in attesa di vedere l'esito del braccio di ferro sull'art.18. E mettono a punto l'offensiva propagandistica: "Il solo obiettivo di Cofferati è far cadere il governo" ANDREA COLOMBO - ROMA Piovono smentite. Alcune ufficiali, molte altre ufficiose. Il ritornello è sempre lo stesso: dell'ipotesi di un imminente innalzamento dell'età pensionabile, i ministri in blocco affermano di non sapere nulla. Assicurano che non se ne farà niente. Aggiungono tutti un prudente "per ora". Dopo il ministro dell'Economia Tremonti, che già domenica sera aveva garantito che l'intervento sulle pensioni "resterà nell'alveo della delega" (nella quale di innalzamento non si parla), ieri è stato il ministro dell'Agricoltura Alemanno il più esplicito nell'escludere la mossa a sorpresa. "Credo - ha detto - che non ci siano indicazioni chiare e formalizzate da parte del governo ma solo indiscrezioni sulle quali non ho trovato conferme nel governo. Prima di fare qualsiasi scelta, credo si debba ricostruire il dialogo sociale". Una smentita, sì, ma sufficientemente prudente da far pensare che il governo potrebbe effettivamente giocare, non subito ma neppure in tempi biblici, la carta dell'innalzamento dell'età pensionabile. Va ricordato, del resto, che Alemanno fa parte della pattuglia governativa ostile sia a una riforma drastica delle pensioni che alla stessa delega sull'art.18. Anche al ministero del Lavoro, tutti assicurano di non aver mai sentito parlare di una mossa come quella suggerita da Berlusconi, a Barcellona, e poi da Tremonti, a Cernobbio. Il partito del ministro Maroni, la Lega, si preoccupa comunque di mettere la mani avanti bocciando in partenza l'ipotesi. "Non siamo dell'idea - dichiara il capogruppo alla Camera Cè - che sia il momento di intervenire su questo argomento, avendo aperto il fronte dell'art.18. Non c'è emergenza". No, emergenza non ce n'è. Ma che il progetto sia nella testa dei governanti, o almeno di buona parte di loro, è più che probabile. Ne fa fede quel martellante rinvio al "momento giusto", quel "non ora" che spunta in tutte le dichiarazioni, ufficiali o ufficiose che siano. Al momento, l'allusione mira soprattutto a far capire ai sindacati, o meglio alla Cisl e alla Uil, che il governo andrà avanti con o senza di loro, ma non certo con il medesimo passo. In cambio della rottura del fronte sindacale, si procederà con maggior tatto e con ben diversa cautela. Una volta data per perso l'asse con le due confederazioni "non estremiste", invece, si passerà alle maniere forti. Come sull'art.18. Ma a frenare (per ora) l'esecutivo non c'è solo la speranza di riportare all'ovile Pezzotta e Angeletti. Nella battaglia in corso sull'art.18 almeno un capitolo dal bilancio già disastroso per il governo c'è, ed è uno di quelli sui quali la sensibilità di Silvio Berlusconi è più desta: la comunicazione. Nel governo un po' tutti, premier incluso, pensano quel che Umberto Bossi ha detto apertamente, e cioè che la "campagna promozionale" del governo sull'a rt.18 è stata sinora disastrosa. Prima di passare ai prossimi obiettivi, occorre rimettere a punto la strategia comunicativa (compito che, va detto, sarà reso più facile dalla imminente colonizzazione dell'informazione Rai). In vista del 23 marzo, il governo fa le prove generali dell'offensiva sulla propaganda. La parola d'ordine è mostrare la massima fermezza e, allo stesso tempo fare il possibile per delegittimare la manifestazione accusandola di aver mire esclusivamente politiche. E stavolta Berlusconi vuole che il coro sia intonato, snza le stecche e le contraddizioni che hanno caratterizzato la comunicazione dell'esecutivo in proposito. Come è giusto, è il Maroni a dare il la: "Il governo non teme le piazze. Spero chela manifestazione del sindacato sia veramente a favore del governo, ma credo che sarà invece esclusivamente politica perché Cofferati ha deciso di provare a far cadere il governo". Più raffinato, il ministro per l'Attuazione del programma di governo, l'ex Dc Beppe Pisanu: "Emerge un nuovo frontismo politico-sociale, che assume le insegne di un'arcaica opposizione alla modernità e al governo Berlusconi. I Ds mettono insieme tutto quello che c'è in parlamento, da Mastella a Bertinotti, e si appellano alla piazza. La Cgil mette insieme tutto quello che si può portare in piazza e si appella all'opposizione parlamentare. Li tiene uniti solo l'avversione sorda al governo Berlusconi". Infine il capo dei senatori forzisti Schifani, quello che sembra sempre in gara per l'ambito titolo di mazziere numero uno della destra: "Non accettiamo lezioni da Cofferati, che trasuda ostilità contro il governo sin dal 14 maggio". Non è una coincidenza questa martellante monotonia. Per governo e maggioranza, la sfida sulla propaganda è determinante, e lo si vedrà nelle prossime settimane. Prima di passare a una nuova fase dell'offensiva, probabilmente proprio l'innalzamento dell'età pensionabile, Berlusconi vuole essere ben certo di non ripetere gli errori dell'art.18. Se e quando i sondaggi lo conforteranno, sarà pronto.
- Prev by Date: new economy il lavoro dopo la bolla
- Next by Date: certificazioni chi controlla i controllori
- Previous by thread: new economy il lavoro dopo la bolla
- Next by thread: certificazioni chi controlla i controllori
- Indice: