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finanziamento allo sviluppo?
- Subject: finanziamento allo sviluppo?
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 21 Mar 2002 18:42:17 +0100
dal manifesto 20 Marzo 2002 Le briciole di Monterrey Finanziamento allo sviluppo. Oggi in Messico via al vertice Onu. Ma ong e no global lo condannano senz'appello GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTOBAL SE LAS CASAS (CHIAPAS) Comincia oggi a Monterrey, nel nord del Messico, la conferenza mondiale sul finanziamento allo sviluppo. Convocata dall'Onu su un tema di enorme importanza in tempi di globalizzazione accelerata, la conferenza, che riunirà per cinque giorni i rappresentanti di 180 paesi e una sessantina di capi di stato e di governo - Bush e forse Castro compresi - dovrà pronunciarsi su un problema irrimandabile: possono i paesi ricchi salvare dal baratro della miseria il sud del mondo? Negli stessi giorni, dal 18 al 22 marzo, Monterrey ospita una grande assemblea internazionale della società civile, cui partecipano decine di migliaia di globalifóbicos, come si chiamano qui i no global. La manifestazione di apertura ha riempito le strade di Monterrey con più di 30mila dimostranti e il tema della prima conferenza, tenuta da Pablo Gonzalez Casanova, non lasciava adito a dubbi: "Globalización del neoliberalismo de guerra, resistencias y alternativas". Gli organizzatori spiegano che, in questi giorni, si tenterà di coniugare proposte e manifestazioni:"Daremo gli argomenti di risposta al modello di globalizzazione che si pretende di imporre, ma esistono anche ragioni perché si scenda in strada a protestare". Fino a questo momento, però, niente lascia prevedere che finirà come a Barcellona, con dure cariche della polizia. Il presidente Vicente Fox esibisce un sorriso soddisfatto, dichiara una grande disponibilità ad ascoltare "tutte le voci" ed è visibilmente orgoglioso di ospitare la conferenza dell'Onu, come se questo comportasse un crescente ruolo internazionale del suo paese. Apparentemente non si rende conto che il Messico è stato scelto solo per evitare New York, una città ormai tabù per questo genere di incontri Il Graal dello 0.7 % Nel lontano 1969, l'anno in cui l'uomo camminò sulla luna, un'apposita commissione delle Nazioni unite, la commissione Pearson, si pose il problema di come i paesi ricchi potevano aiutare in maniera efficace allo sviluppo del Terzo mondo. Si individuò un meccanismo per cui, se tutti i paesi industrializzati consacrassero lo 0.7 del loro prodotto interno lordo per aiutare i paesi più poveri, si creerebbe un volano di sviluppo irreversibile, capace di mettere fine perlomeno all'estrema povertà che affligge vaste zone del pianeta. Lo spirito prevalente era quello della solidarietà disinteressata e la coscienza di appartenere a un'unica comunità mondiale. Una globalizzazione "buona", per così dire, con motivazioni di ordine morale. Tempi dorati, a rivederli oggi, con tutta la guerra fredda. Il mondo, purtroppo, è andato in un'altra direzione. Quando la commissione Pearson redigeva il suo rapporto, la media degli aiuti concessi dai paesi sviluppati era dello 0.8%. Oggi è scesa a un drammatico 0.22%. L'Europa, che si può vantare di essere l'avanguardia della solidarietà internazionale, è ferma a un rachitico 0.33 ed ha appena deciso a Barcellona di aumentarlo allo 0.39 entro il 2006. L'Italia è il fanalino di coda dell'Unione europea: il suo contributo (0,13%) è poco consono ai sogni di grandeur berlusconiani e fa francamente arrossire. Solo gli Stati uniti sono più tirchi, con il loro vergognoso 0.10. Per gli ultraliberisti nordamericani l'aiuto allo sviluppo è un rimedio inutile, che va sostituito dalla responsabilità individuale e dal buon governo. Dalle buone parole, insomma. O dall'elemosina unilaterale dei 5 miliardi di dollari annunciata ieri da Bush in concomitanza con il rifiuto di accettare l'imposizione di percentuali fisse del Pil. I fatti si incaricano di smentire qualunque ottimismo: la distanza fra paesi ricchi e poveri si sta ampliando tragicamente. Sono gli stessi dati ufficiali (Pnud) a denunciarlo. Se vent'anni fa i 1300 milioni di abitanti dei paesi più poveri erano 22 volte meno ricchi dei nordamericani, oggi lo sono 86 volte meno. Con la Dichiarazione del Millennio, redatta dall'Onu nel 2000, ci si proponeva di dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015, ma, così come vanno le cose, l'obiettivo sembra allontanarsi. Nel 2000, le risorse che i paesi industrializzati hanno trasferito al sud del mondo come "cooperazione allo sviluppo" - un'etichetta talmente ampia che comprende a volte perfino le forniture d'armi - ammontavano a 56 miliardi di dollari. Una cifra che può sembrare considerevole in assoluto ma che rappresenta meno di un sesto degli interessi pagati annualmente dal Terzo mondo per il debito estero, che, solo in America latina, ha raggiunto i 737 miliardi di dollari. Il muro di Burlín La città di Monterrey, capitale dello stato di Nuevo León, costituisce il polo industriale del Messico, voltato agli Stati uniti e dedicato all'esportazione. Se si voleva offrire un simbolo dello sviluppo iniquo e degradante prodotto dall'attuale "dittatura del libero mercato", non si poteva scegliere di meglio. Di fronte all'area che ospita la conferenza delle Nazioni unite è stato costruito un muro per nascondere un'imbarazzante baraccopoli, in lotta da più di vent'anni per la sua legalizzazione. L'amministrazione cittadina, come il governo dello stato, è in mano al Pan, il partito della destra cattolica a cui appartiene il presidente Fox. Di fronte a un evento che sta attirando l'attenzione internazionale, il comune ha fatto ritirare dalle strade bambini e mendicanti, relegandoli in rifugi allestiti per l'occasione e ha mimetizzato, facendole dipingere, le bidonville che non si potevano nascondere. Più di 6000 poliziotti presidiano la città per il mantenimento dell'ordine pubblico. Da alcuni giorni, la città ribolle di iniziative e manifestazioni. Fra il 14 e il 16 marzo, più di 700 ong , invitate dall'Onu, si sono riunite per discutere gli stessi temi che vengono trattati in questi giorni dai rappresentanti dei governi. Le loro conclusioni hanno criticato fortemente quello che viene definito il Consenso di Monterrey, un documento redatto in anticipo e chiuso, per volontà degli Stati uniti, ad ogni tentativo di modificazione (che dovrebbe fare da contraltare a quel Cinsenso di Washington che è stato lo strumento del dominio imperiale sull'America latina). "Le ong presenti a Monterrey dichiarano di non avere alcuna fiducia nei risultati di questa conferenza, visto che nel passato le decisioni adottate in precedenti riunioni di questo tipo non hanno contribuito all'eliminazione della povertà e delle ineguaglianze. Oggi, dopo vent'anni di politiche di aggiustamento strutturale e l'avvio della globalizzazione neoliberale, i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri". I due maggiori canali televisivi - Televisa e TvAzteca - dedicano dirette continue alla conferenza dell'Onu, con qualche sguardo folclorico alle grandi manifestazioni. Il movimento si esprime con le consuete mille voci e, dopo Porto Alegre, sembra più propositivo che mai. Chi si dedica a denigrarlo professionalmente, dovrebbe leggere le sue proposte, sicuramente più efficaci delle presunte panacee che indicherà la conferenza dell'Onu: "Annullare totalmente il debito dei paesi poveri; mettere in piedi una regolamentazione del debito che sia generosa, giusta ed equa; definire le garanzie per impiegare i finanziamenti futuri in uno sviluppo duraturo; ottenere che i paesi ricchi stanzino un effettivo 0.7% per il finanziamento dello sviluppo; riequilibrare i termini dell'intercambio fra il Nord e il Sud; garantire la sovranità alimentare di tutti i paesi; controllare i trasferimenti irrazionali di capitali; annullare il segreto bancario; dichiarare illegali i paradisi fiscali; imporre una tassa internazionale sulle transazioni finanziarie".
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