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concorrenza con piu' attenzione ai diritti
- Subject: concorrenza con piu' attenzione ai diritti
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 07 Mar 2002 06:48:47 +0100
dal sole24ore Mercoledì 06 Marzo 2002 ore 19:30 Concorrenza con più attenzione ai diritti di Alberto Pera Per il tono, e per il contesto in cui è avvenuta, la critica del ministro dell'EconomiaGiulioTremonti agli ambiziosi progetti di innovazione della Commissione nell'applicazione del la normativa antitrust europea aveva un sapore tutto di politica interna. Tuttavia, ha avuto il pregio di attirare l'attenzione su processi che potranno avere importanti conseguenze sulle regole di funzionamento dei mercati in Europa. Si tratta, come noto, di due proposte: la cosiddetta "modernizzazione" nell'applicazione delle regole relative alle intese e agli abusi di posizione dominante; e la riforma del regolamento che dal 1990 consente alla Commissione di controllare le concentrazioni. Esse prevedono novità importanti. In primo luogo, nei criteri di applicazione. Nel caso delle pratiche restrittive, si vuole passare da un sistema autorizzatorio a uno basato su un criterio di proibizione. Nel caso delle concentrazioni, la valutazione dovrebbe essere maggiormente basata sulla formazione di situazioni oligopolistiche, piuttosto che sulla esistenza di posizioni dominanti. In secondo luogo, si intende passare da un sistema accentrato, monopolio della Commissione, a uno in cui le norme comunitarie sarebbero applicate più ampiamente da autorità e giudici nazionali (nel caso delle pratiche restrittive) e in cui sarebbe possibile un più flessibile passaggio dalla competenza della Commissione a quella delle autorità nazionali (nel caso delle concentrazioni). Infine, i poteri: sia sanzionatori, con la previsione che la Commissione possa ricorrere a rimedi strutturali nei confronti di situazioni di abuso o intese; sia investigativi, con i maggiori poteri di ispezione che hanno destato la preoccupazione del ministro. Gli aspetti positivi sono molti: in astratto, il passaggio a un sistema di proibizione dovrebbe consentire maggiore libertà alle imprese e un più vasto ricorso a un approccio economico alla valutazione dei comportamenti; il decentramento delle decisioni, anche da parte dei giudici, dovrebbe assicurare una più ampia applicazione delle norme di concorrenza, così più facilmente assorbite nella cultura giuridica: infine, molte delle proposte, in particolare nel campo delle concentrazioni, rappresentano significative semplificazioni. Vi sono tuttavia anche elementi assai problematici. Il decentramento pone il problema del raccordo tra livelli decisionali, in un contesto nel quale non esiste nella Comunità una vera "Corte Suprema"; la flessibilità nella distribuzione delle competenze in materia di concentrazioni indebolisce il principio della "fermata unica" o one-stop shop, che ha finora reso così gradito alle imprese il regolamento comunitario; dietro il più ampio ricorso all'analisi economica, e alla modifica del criterio di valutazione delle concentrazioni, si cela il rischio di una sempre maggiore discrezionalità della Commissione, soggetta solo a limitate revisioni giurisdizionali; infine, c'è la previsione di ampi poteri istruttori e ispettivi, in una situazione in cui l'organo che conduce l'istruttoria è anche il giudice. È la revisione giurisdizionale, in effetti, il vero problema: il rilievo sempre maggiore della concorrenza nell'ordinamento giuridico non può essere che benvenuto da chi auspica il prevalere di un ordinamento europeo liberale e basato sul mercato, e non sull'arbitrio degli stati. Ma proprio la maggiore importanza di questo criterio ordinatore fa sì che esso condizioni in maniera sempre più pervasiva i comportamenti dei soggetti. Di qui la necessità che essa sia applicata non solo in maniera indipendente, ma tale da garantire che le posizioni dei soggetti coinvolti nei procedimenti siano valutate in maniera bilanciata. In particolare, la richiesta di poteri maggiori nell'applicazione delle norme antitrust, d'altra parte non differenti da quelli a disposizione degli organi di investigazione statunitensi, appare giustificata; ma dovrebbe avere come controparte una revisione delle modalità di svolgimento dei procedimenti che assicuri garanzie per i soggetti oggetto di investigazione e soprattutto la terzietà del giudice. Insomma, ripropongono il vecchio dilemma tra modello amministrativo e modello giurisdizionale nell'applicazione del diritto della concorrenza. Hanno qualcosa da dire i Governi, e quello italiano in particolare, in questa materia? Certamente sì. Se non altro perché il regolamento che attuerà la modernizzazione, e quello che eventualmente modificherà il meccanismo di controllo delle concentrazioni, dovranno essere approvati dal Consiglio Europeo. Ed è bene che, se hanno delle preoccupazioni, le manifestino in quella sede. Il punto è che il loro intervento non deve mirare a bloccare il processo che tende a far diventare la concorrenza la "regola del territorio"; ma a sottolineare che questa regola riguarda l'applicazione di diritti fondamentali, quali il diritto di iniziativa economica, e adesso la riservatezza del domicilio, sulla tutela dei quali è giusto che vigili un giudice terzo. E richiedendo quindi che il processo di modernizzazione e aggiornamento della normativa comunitaria preveda soluzioni anche in questo senso.
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