concorrenza con piu' attenzione ai diritti



dal sole24ore

  
 Mercoledì 06 Marzo 2002  ore 19:30  
 
Concorrenza con più attenzione ai diritti  
di Alberto Pera Per il tono, e per il contesto in cui è avvenuta, la
critica del ministro dell'EconomiaGiulioTremonti agli ambiziosi progetti di
innovazione della Commissione nell'applicazione del la normativa antitrust
europea aveva un sapore tutto di politica interna. Tuttavia, ha avuto il
pregio di attirare l'attenzione su processi che potranno avere importanti
conseguenze sulle regole di funzionamento dei mercati in Europa. Si tratta,
come noto, di due proposte: la cosiddetta "modernizzazione"
nell'applicazione delle regole relative alle intese e agli abusi di
posizione dominante; e la riforma del regolamento che dal 1990 consente
alla Commissione di controllare le concentrazioni. Esse prevedono novità
importanti. In primo luogo, nei criteri di applicazione. Nel caso delle
pratiche restrittive, si vuole passare da un sistema autorizzatorio a uno
basato su un criterio di proibizione. Nel caso delle concentrazioni, la
valutazione dovrebbe essere maggiormente basata sulla formazione di
situazioni oligopolistiche, piuttosto che sulla esistenza di posizioni
dominanti. In secondo luogo, si intende passare da un sistema accentrato,
monopolio della Commissione, a uno in cui le norme comunitarie sarebbero
applicate più ampiamente da autorità e giudici nazionali (nel caso delle
pratiche restrittive) e in cui sarebbe possibile un più flessibile
passaggio dalla competenza della Commissione a quella delle autorità
nazionali (nel caso delle concentrazioni). Infine, i poteri: sia
sanzionatori, con la previsione che la Commissione possa ricorrere a rimedi
strutturali nei confronti di situazioni di abuso o intese; sia
investigativi, con i maggiori poteri di ispezione che hanno destato la
preoccupazione del ministro. Gli aspetti positivi sono molti: in astratto,
il passaggio a un sistema di proibizione dovrebbe consentire maggiore
libertà alle imprese e un più vasto ricorso a un approccio economico alla
valutazione dei comportamenti; il decentramento delle decisioni, anche da
parte dei giudici, dovrebbe assicurare una più ampia applicazione delle
norme di concorrenza, così più facilmente assorbite nella cultura
giuridica: infine, molte delle proposte, in particolare nel campo delle
concentrazioni, rappresentano significative semplificazioni. Vi sono
tuttavia anche elementi assai problematici. Il decentramento pone il
problema del raccordo tra livelli decisionali, in un contesto nel quale non
esiste nella Comunità una vera "Corte Suprema"; la flessibilità nella
distribuzione delle competenze in materia di concentrazioni indebolisce il
principio della "fermata unica" o one-stop shop, che ha finora reso così
gradito alle imprese il regolamento comunitario; dietro il più ampio
ricorso all'analisi economica, e alla modifica del criterio di valutazione
delle concentrazioni, si cela il rischio di una sempre maggiore
discrezionalità della Commissione, soggetta solo a limitate revisioni
giurisdizionali; infine, c'è la previsione di ampi poteri istruttori e
ispettivi, in una situazione in cui l'organo che conduce l'istruttoria è
anche il giudice. È la revisione giurisdizionale, in effetti, il vero
problema: il rilievo sempre maggiore della concorrenza nell'ordinamento
giuridico non può essere che benvenuto da chi auspica il prevalere di un
ordinamento europeo liberale e basato sul mercato, e non sull'arbitrio
degli stati. Ma proprio la maggiore importanza di questo criterio
ordinatore fa sì che esso condizioni in maniera sempre più pervasiva i
comportamenti dei soggetti. Di qui la necessità che essa sia applicata non
solo in maniera indipendente, ma tale da garantire che le posizioni dei
soggetti coinvolti nei procedimenti siano valutate in maniera bilanciata.
In particolare, la richiesta di poteri maggiori nell'applicazione delle
norme antitrust, d'altra parte non differenti da quelli a disposizione
degli organi di investigazione statunitensi, appare giustificata; ma
dovrebbe avere come controparte una revisione delle modalità di svolgimento
dei procedimenti che assicuri garanzie per i soggetti oggetto di
investigazione e soprattutto la terzietà del giudice. Insomma, ripropongono
il vecchio dilemma tra modello amministrativo e modello giurisdizionale
nell'applicazione del diritto della concorrenza. Hanno qualcosa da dire i
Governi, e quello italiano in particolare, in questa materia? Certamente
sì. Se non altro perché il regolamento che attuerà la modernizzazione, e
quello che eventualmente modificherà il meccanismo di controllo delle
concentrazioni, dovranno essere approvati dal Consiglio Europeo. Ed è bene
che, se hanno delle preoccupazioni, le manifestino in quella sede. Il punto
è che il loro intervento non deve mirare a bloccare il processo che tende a
far diventare la concorrenza la "regola del territorio"; ma a sottolineare
che questa regola riguarda l'applicazione di diritti fondamentali, quali il
diritto di iniziativa economica, e adesso la riservatezza del domicilio,
sulla tutela dei quali è giusto che vigili un giudice terzo. E richiedendo
quindi che il processo di modernizzazione e aggiornamento della normativa
comunitaria preveda soluzioni anche in questo senso.