enron-gate e il capitalismo texano



dal manifesto

     
    
 
    
 

02 Febbraio 2002 
  
 
   
Enron-gate, il capitalismo texano 
Nel '92 la Enron sostenne la campagna di Bush sr. Così Enron creò la New
Economy. Poi, a dicembre 2001, la bancarotta, con i dirigenti che
attraverso le "opzioni" hanno realizzato profitti miliardari, e i 4000
dipendenti sul lastrico e con i fondi pensione volatilizzati. MARCO D'ERAMO 

Riuscirà la bancarotta fraudolenta della settima più grande corporation
degli Stati uniti a influire sulla politica americana più di una macchia
sui pantaloni, per quanto presidenziali? Ce la farà il Congresso a indagare
sui rapporti tra il fallito colosso finanziario Enron, il vicepresidente
Dick Cheney e il presidente George Bush il giovane, con un accanimento pari
a quello che il procuratore speciale Kenneth Starr dimostrò per il sesso
orale di Monica Levinsky con Bill Clinton? La risposta a tali quesiti ci
illuminerà sulla reale efficacia politica degli scandali e sulle loro
differenze tra Europa continentale e mondo anglosassone. Fino a oggi
infatti, mentre nella prima nessun politico è mai caduto per ragioni
sessuali o per così dire personali, ma tutti sono stati abbattuti da
scandali di corruzione, negli Stati uniti e in Inghilterra è sempre stato
vero il contrario. Le eventuali dimissioni di Cheney smentirebbero questa
legge empirica. Non solo: per la particolare fase di lotta politica che
oggi si combatte all'interno alla Casa bianca, lo scandalo Enron è l'unico
granello (grande come un macigno) che può bloccare l'offensiva lanciata dal
clan di Cheney contro il segretario di Stato Colin Powell e la sua politica
(la banda Cheney comprende anche il ministro della difesa Rumsfeld e il suo
vice Paul Wolfowitz, ed esercita un'influenza quasi plagiaria sul giovane
Bush). Se lo scandalo Enron non lo fermerà, Cheney è in grado di provocare
le dimissioni a breve termine di Powell.
Certo è che mercoledì 30 gennaio, per la prima volta negli 80 anni di vita
del General Accounting Office, quest'organo di verifica del Congresso ha
deciso di fare causa alla Casa bianca perché consegni le trascrizioni dei
sei incontri avuti nello scorso anno da Cheney e dai suoi assistenti con il
presidente della Enron, Kenneth Lay, soprannominato familiarmente "Kenny
Boy" dai due presidenti Bush. Quindi il Congresso, in particolare il Senato
controllato dai democratici, sembra intenzionato a fare sul serio per
arrivare alle dimissioni di Cheney, la vera "anima nera"
dell'amministrazione Bush. L'unica domanda è: quanto sul serio? O forse si
appresta a usare lo scandalo Enron come arma per strappare a Bush
concessioni sul pacchetto economico in discussione?

Il capitalismo reale: la Andersen
In attesa di conoscere l'esito di questa battaglia, la bancarotta Enron sta
già entrando nei libri di testo che descrivono il funzionamento del
capitalismo reale, e non quello ideale, affrescato dalla scuola economica
di Chicago: la ditta di certificazione che doveva verificare i conti della
Enron e che invece a ottobre, a indagine federale già iniziata, ne ha
distrutto i documenti relativi, è la Andersen, con quartier generale a
Chicago.
Tutto comincia negli anni '80, in pieno reaganismo, quando una
relativamente piccola società di gasdotti, la Houston Natural Gas, respinge
con successo un'Opa (offerta pubblica di acquisto) ostile. Il suo
amministratore delegato, ex ufficiale di marina con un dottorato in
economia, Kenneth L. Lay, ne trae una lezione: per sopravvivere, la sua
ditta deve diventare abbastanza grande da non lasciarsi divorare. E così
nel 1985 Lay organizza la vendita della sua società a una delle più grandi
imprese di gasdotti del mondo, la Internorth del Nebraska, in modo da
essere nominato egli stesso amministratore della compagnia nata dalla
fusione. Alla nuova società vogliono dare il nome Enteron, ma scoprono che
in inglese è sinonimo di "intestino", e perciò lo mutano in Enron, per
sincope di una sillaba. La nuova impresa - come spesso accade ai risultati
di fusioni o di Opa - è carica di debiti provocati proprio dall'esborso per
l'Opa.
Da qui il colpo di genio di Lay: trasformare la ditta da distributrice di
gas a intermediaria di energia e delle sue fonti. Dall'85 in poi la Enron
si attrezza perciò a diventare un'intermediaria del commercio di petrolio,
gas, elettricità. Ma cosa significa in questo caso fare da intermediario?
Vuol dire intervenire sui prezzi di queste "merci", cioè organizzare un
mercato di futures dell'energia, del petrolio, del gas (ma anche
dell'acqua), esattamente come dal 1850 il Chicago Board of Trade (ancora
Chicago!) aveva organizzato il mercato dei futures del grano, del mais,
della carne di maiale e di bue. In questo mercato, la stessa tonnellata di
grano può essere venduta e comprata migliaia di volte, visto che si tratta
di un "grano futuro". Negli anni '90 il mercato mondiale dei futures è
esploso tanto che nel solo mese di giugno del 2000, nel mondo vi sono state
transazioni di futures per 100.000 miliardi di dollari (il triplo del
prodotto lordo annuo di tutto il pianeta).
L'idea della Enron era perciò geniale e in sintonia con i tempi, solo che
c'era un problema: il mercato dei futures di una merce ha senso se il corso
di questa merce può oscillare liberamente, ma negli anni '80 il mercato
dell'energia Usa era vincolato dai vari stati che fissavano i prezzi di
elettricità, gas, petrolio. La prima battaglia che la Enron ha combattuto
(in linea con la filosofia reaganiana) è stata per la deregulation del
mercato dell'energia. Quest'azione di deregulation è proseguita per tutti
gli anni '90 e ha trovato il suo trionfo, ma anche l'inizio del suo
tracollo, nella deregulation californiana degli anni '90: in California
infatti, con la crisi del 2000-2001, la deregulation ha portato penuria di
energia e prezzi alle stelle. Non per nulla la Enron è stata una delle più
importanti corporations implicate nella crisi californiana.

Il buco nero normativo
Come scriveva il New York Times, "la Enron non è stata solo il maggior
giocatore nei mercati deregolati dell'energia. Ha aiutato a crearli". E il
quotidiano aggiungeva: "E se i regolatori di Washington dormivano, era
perché la Enron aveva rimboccato i loro letti e spento le luci. I successi
finanziari della compagnia erano in non piccola parte l'effetto laterale
delle sue campagne politiche per la deregulation del mercato energetico.
Questo ha creato quel che un suo dirigente ha chiamato lo scorso anno un
buco nero normativo".
Al suo massimo, nel 1997, quando il suo giro d'affari annuo fu di 100
miliardi di dollari, la Enron copriva un quarto di tutto il commercio di
energia Usa, anche se di energia ne produceva pochina. Quel che infatti la
Enron dominava era il mercato dei futures, dei cosiddetti derivati.
Per accelerare la trasformazione della Enron da azienda industriale a
compagnia finanziaria, Lay fece sempre più ricorso a un consulente della
McKinseyCo., Jeffrey Skilling, che nel 1990 divenne capo della Enron
Finance Corporation. Nel 1997 Skilling fu nominato amministratore delegato
della Enron, prima di dimettersi all'improvviso nell'agosto scorso.
Ma alla Enron non bastava deregolare il mercato dell'energia: era
necessario che anche il mercato sui futures dell'energia rimanesse
deregolato. Ed è esemplare il modo, raccontato dal Los Angeles Times, con
cui la Enron conseguì lo scopo prefisso. Non per nulla nel 1992 Lay fu uno
dei maggiori finanziatori della campagna di George Bush il vecchio, fu
presidente della convenzione nazionale di Houston, dove sedette nello
stesso palco di Bush. Da allora la prodigalità della Enron, e personale di
Lay, verso i repubblicani e i Bush non è mai cessata fino ad ammontare a
più di 6 milioni di dollari, facendo di Lay il maggior finanziatore
individuale della campagna di Bush.
E così non stupisce che - se alla fine del 1992 la Commissione per il
commercio dei futures decise di esentare questo settore dal controllo
governativo - pochi mesi dopo, nel 1993 la presidentessa di quella
commissione, Wendy Gramm (moglie del senatore repubblicano del Texas, Phil
Gramm) entrò nel consiglio di amministrazione della Enron e fu assunta come
dirigente: nel 1998 Wendy Gramm ha venduto azioni Enron per 276.912
dollari, e Phil Gramm ha ricevuto durante gli anni 97.000 dollari dalla
Enron per le sue campagne.
Nel 2000, nonostante le fortissime obiezioni del presidente della
commissione per il commercio dei futures, William Rainier, la Enron riuscì
a far votare al Congresso una legge che esentava definitivamente il
commercio dei futures dai controlli governativi: come ha detto uno
specialista: "Siccome per commerciare in questo campo non devi registrarti,
non devi pubblicare i bilanci, non devi avere una base di capitale, puoi
mettere su un chiosco di gazzosa e fatturare 250 miliardi di dollari di
derivati". Il commercio dei futures è uno dei più spietati al mondo (Raul
Gardini si suicidò per le perdite subite sulla piazza di Chicago). I
profitti sono enormi, ma le perdite anche. Fino a che i prezzi dell'energia
continuano a salire, come è successo negli Usa fino al 2000, anche i
futures salgono, ma poi sono dolori, tanto più che la Enron si era
specializzata in un tipo particolarmente rischioso di futures, quello dei
derivati OTC (over-the-counter). Nel 2001 la Enron dichiarava di avere in
portafoglio 21 miliardi di dollari di futures, scambiati attraverso la sua
agenzia Internet, Enron Online. E la cifra era sottostimata perché, come è
venuto a galla poi, quando il 2 dicembre scorso la Enron ha dichiarato
bancarotta, per far quadrare i conti e attirare gli investitori, la Enron
ricorreva ad associate a cui affidava il portafoglio dei titoli più esposti
o di quelli in perdita, cancellando così queste voci dal bilancio
aziendale, che appariva sempre in attivo. Così per esempio la Enron aveva
trasferito a un'associata, la Raptor, 1,2 miliardi di dollari in azioni
Rhythms NetConnection (una compagnia high tech che ebbe un boom azionario
dopo che la Enron vi investì). Enron presentò questa cessione come un
profitto, ma trascurò di dire che la cessione era coperta da un contratto
sui derivati delle azioni, per cui la Enron doveva compensare la Raptor se
le azioni della Rhythms scendevano (come poi è avvenuto).

L'alfiere dello scambio via Internet
Con tecniche di questo tipo la Enron ha contribuito a creare la New Economy
(Enron Online è stata un alfiere dello scambio dei futures via Internet),
ne ha cavalcato l'onda speculativa. Le sue azioni continuavano a salire,
fino a che nel 2000 valevano 90 dollari l'una (ora valgono meno di un
dollaro). Anche perché il fondo pensioni dei dipendenti della Enron (in
particolare i 4.000 dipendenti statunitensi, sui 20.000 in tutto il mondo),
aveva investito in modo sproporzionato in azioni Enron. La Enron ha goduto
così della complicità di tutto l'establishment. Quando a fine ottobre era
già chiaro che la situazione era disperata , i grandi agenti di Wall Street
come Salomon Smith Barney, Goldman Sachs, Lehman Brothers e Ubs Warburg
consigliavano ancora i clienti di comprare azioni Enron. Solo all'ultimo
Moody's e Standard&Poor's, le grandi agenzie di rating, hanno deciso a
malincuore di retrocedere la Enron. E la Casa bianca si è battuta fino
all'ultimo per salvarla. Nel giugno scorso Cheney ha discusso con Sonia
Gandhi per permettere alla Enron di recuperare almeno una parte del
miliardo di dollari investito nel fallito progetto della megacentrale
indiana di Dabhol. "Kenny Boy" ha parlato anche con il ministro del tesoro
Paul O'Neill e quello del commercio Donald Evans.
Ma a novembre un'agenzia di certificazioni compiacente (e complice) come la
Andersen disse che la Enron doveva contabilizzare, almeno in parte, i
passivi delle sue associate: improvvisamente apparve un rosso per un
miliardo di dollari. A metà novembre il buco era salito a 4 miliardi di
dollari e le azioni Enron scendevano. L'estremo, diperato tentativo di
vendersi al proprio più potente concorrente, Dynegy, fallì: il 2 dicembre
la bancarotta. E poi le scoperte: che i dirigenti Enron avevano esercitato
per tutta la primavera 2001 le opzioni sulle azioni, realizzando milioni di
dollari (si parla di 200 milioni per "Kenny Boy"); che invece i 4.000
dipendenti Usa avevano perso tutte le proprie pensioni. E poi, una
settimana fa, il suicidio di Clifford Baxter, 43 anni, vicepresidente fino
al maggio 2000. Ora, i 4.000 dipendenti si sono riuniti per fare causa alla
direzione e cercare di recuperare un po' di soldi. Sempre in cerca di
visibilità ed exposure, non poteva mancare il reverendo Jesse Jackson che
si è presentato a Houston alla loro riunione.
Così finisce, per il momento, questa storia esemplare di "capitalismo
texano" che tante lezioni di efficienza ha dato al cosiddetto "capitalismo
renano".