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enron-gate e il capitalismo texano
- Subject: enron-gate e il capitalismo texano
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 08 Feb 2002 06:44:29 +0100
dal manifesto 02 Febbraio 2002 Enron-gate, il capitalismo texano Nel '92 la Enron sostenne la campagna di Bush sr. Così Enron creò la New Economy. Poi, a dicembre 2001, la bancarotta, con i dirigenti che attraverso le "opzioni" hanno realizzato profitti miliardari, e i 4000 dipendenti sul lastrico e con i fondi pensione volatilizzati. MARCO D'ERAMO Riuscirà la bancarotta fraudolenta della settima più grande corporation degli Stati uniti a influire sulla politica americana più di una macchia sui pantaloni, per quanto presidenziali? Ce la farà il Congresso a indagare sui rapporti tra il fallito colosso finanziario Enron, il vicepresidente Dick Cheney e il presidente George Bush il giovane, con un accanimento pari a quello che il procuratore speciale Kenneth Starr dimostrò per il sesso orale di Monica Levinsky con Bill Clinton? La risposta a tali quesiti ci illuminerà sulla reale efficacia politica degli scandali e sulle loro differenze tra Europa continentale e mondo anglosassone. Fino a oggi infatti, mentre nella prima nessun politico è mai caduto per ragioni sessuali o per così dire personali, ma tutti sono stati abbattuti da scandali di corruzione, negli Stati uniti e in Inghilterra è sempre stato vero il contrario. Le eventuali dimissioni di Cheney smentirebbero questa legge empirica. Non solo: per la particolare fase di lotta politica che oggi si combatte all'interno alla Casa bianca, lo scandalo Enron è l'unico granello (grande come un macigno) che può bloccare l'offensiva lanciata dal clan di Cheney contro il segretario di Stato Colin Powell e la sua politica (la banda Cheney comprende anche il ministro della difesa Rumsfeld e il suo vice Paul Wolfowitz, ed esercita un'influenza quasi plagiaria sul giovane Bush). Se lo scandalo Enron non lo fermerà, Cheney è in grado di provocare le dimissioni a breve termine di Powell. Certo è che mercoledì 30 gennaio, per la prima volta negli 80 anni di vita del General Accounting Office, quest'organo di verifica del Congresso ha deciso di fare causa alla Casa bianca perché consegni le trascrizioni dei sei incontri avuti nello scorso anno da Cheney e dai suoi assistenti con il presidente della Enron, Kenneth Lay, soprannominato familiarmente "Kenny Boy" dai due presidenti Bush. Quindi il Congresso, in particolare il Senato controllato dai democratici, sembra intenzionato a fare sul serio per arrivare alle dimissioni di Cheney, la vera "anima nera" dell'amministrazione Bush. L'unica domanda è: quanto sul serio? O forse si appresta a usare lo scandalo Enron come arma per strappare a Bush concessioni sul pacchetto economico in discussione? Il capitalismo reale: la Andersen In attesa di conoscere l'esito di questa battaglia, la bancarotta Enron sta già entrando nei libri di testo che descrivono il funzionamento del capitalismo reale, e non quello ideale, affrescato dalla scuola economica di Chicago: la ditta di certificazione che doveva verificare i conti della Enron e che invece a ottobre, a indagine federale già iniziata, ne ha distrutto i documenti relativi, è la Andersen, con quartier generale a Chicago. Tutto comincia negli anni '80, in pieno reaganismo, quando una relativamente piccola società di gasdotti, la Houston Natural Gas, respinge con successo un'Opa (offerta pubblica di acquisto) ostile. Il suo amministratore delegato, ex ufficiale di marina con un dottorato in economia, Kenneth L. Lay, ne trae una lezione: per sopravvivere, la sua ditta deve diventare abbastanza grande da non lasciarsi divorare. E così nel 1985 Lay organizza la vendita della sua società a una delle più grandi imprese di gasdotti del mondo, la Internorth del Nebraska, in modo da essere nominato egli stesso amministratore della compagnia nata dalla fusione. Alla nuova società vogliono dare il nome Enteron, ma scoprono che in inglese è sinonimo di "intestino", e perciò lo mutano in Enron, per sincope di una sillaba. La nuova impresa - come spesso accade ai risultati di fusioni o di Opa - è carica di debiti provocati proprio dall'esborso per l'Opa. Da qui il colpo di genio di Lay: trasformare la ditta da distributrice di gas a intermediaria di energia e delle sue fonti. Dall'85 in poi la Enron si attrezza perciò a diventare un'intermediaria del commercio di petrolio, gas, elettricità. Ma cosa significa in questo caso fare da intermediario? Vuol dire intervenire sui prezzi di queste "merci", cioè organizzare un mercato di futures dell'energia, del petrolio, del gas (ma anche dell'acqua), esattamente come dal 1850 il Chicago Board of Trade (ancora Chicago!) aveva organizzato il mercato dei futures del grano, del mais, della carne di maiale e di bue. In questo mercato, la stessa tonnellata di grano può essere venduta e comprata migliaia di volte, visto che si tratta di un "grano futuro". Negli anni '90 il mercato mondiale dei futures è esploso tanto che nel solo mese di giugno del 2000, nel mondo vi sono state transazioni di futures per 100.000 miliardi di dollari (il triplo del prodotto lordo annuo di tutto il pianeta). L'idea della Enron era perciò geniale e in sintonia con i tempi, solo che c'era un problema: il mercato dei futures di una merce ha senso se il corso di questa merce può oscillare liberamente, ma negli anni '80 il mercato dell'energia Usa era vincolato dai vari stati che fissavano i prezzi di elettricità, gas, petrolio. La prima battaglia che la Enron ha combattuto (in linea con la filosofia reaganiana) è stata per la deregulation del mercato dell'energia. Quest'azione di deregulation è proseguita per tutti gli anni '90 e ha trovato il suo trionfo, ma anche l'inizio del suo tracollo, nella deregulation californiana degli anni '90: in California infatti, con la crisi del 2000-2001, la deregulation ha portato penuria di energia e prezzi alle stelle. Non per nulla la Enron è stata una delle più importanti corporations implicate nella crisi californiana. Il buco nero normativo Come scriveva il New York Times, "la Enron non è stata solo il maggior giocatore nei mercati deregolati dell'energia. Ha aiutato a crearli". E il quotidiano aggiungeva: "E se i regolatori di Washington dormivano, era perché la Enron aveva rimboccato i loro letti e spento le luci. I successi finanziari della compagnia erano in non piccola parte l'effetto laterale delle sue campagne politiche per la deregulation del mercato energetico. Questo ha creato quel che un suo dirigente ha chiamato lo scorso anno un buco nero normativo". Al suo massimo, nel 1997, quando il suo giro d'affari annuo fu di 100 miliardi di dollari, la Enron copriva un quarto di tutto il commercio di energia Usa, anche se di energia ne produceva pochina. Quel che infatti la Enron dominava era il mercato dei futures, dei cosiddetti derivati. Per accelerare la trasformazione della Enron da azienda industriale a compagnia finanziaria, Lay fece sempre più ricorso a un consulente della McKinseyCo., Jeffrey Skilling, che nel 1990 divenne capo della Enron Finance Corporation. Nel 1997 Skilling fu nominato amministratore delegato della Enron, prima di dimettersi all'improvviso nell'agosto scorso. Ma alla Enron non bastava deregolare il mercato dell'energia: era necessario che anche il mercato sui futures dell'energia rimanesse deregolato. Ed è esemplare il modo, raccontato dal Los Angeles Times, con cui la Enron conseguì lo scopo prefisso. Non per nulla nel 1992 Lay fu uno dei maggiori finanziatori della campagna di George Bush il vecchio, fu presidente della convenzione nazionale di Houston, dove sedette nello stesso palco di Bush. Da allora la prodigalità della Enron, e personale di Lay, verso i repubblicani e i Bush non è mai cessata fino ad ammontare a più di 6 milioni di dollari, facendo di Lay il maggior finanziatore individuale della campagna di Bush. E così non stupisce che - se alla fine del 1992 la Commissione per il commercio dei futures decise di esentare questo settore dal controllo governativo - pochi mesi dopo, nel 1993 la presidentessa di quella commissione, Wendy Gramm (moglie del senatore repubblicano del Texas, Phil Gramm) entrò nel consiglio di amministrazione della Enron e fu assunta come dirigente: nel 1998 Wendy Gramm ha venduto azioni Enron per 276.912 dollari, e Phil Gramm ha ricevuto durante gli anni 97.000 dollari dalla Enron per le sue campagne. Nel 2000, nonostante le fortissime obiezioni del presidente della commissione per il commercio dei futures, William Rainier, la Enron riuscì a far votare al Congresso una legge che esentava definitivamente il commercio dei futures dai controlli governativi: come ha detto uno specialista: "Siccome per commerciare in questo campo non devi registrarti, non devi pubblicare i bilanci, non devi avere una base di capitale, puoi mettere su un chiosco di gazzosa e fatturare 250 miliardi di dollari di derivati". Il commercio dei futures è uno dei più spietati al mondo (Raul Gardini si suicidò per le perdite subite sulla piazza di Chicago). I profitti sono enormi, ma le perdite anche. Fino a che i prezzi dell'energia continuano a salire, come è successo negli Usa fino al 2000, anche i futures salgono, ma poi sono dolori, tanto più che la Enron si era specializzata in un tipo particolarmente rischioso di futures, quello dei derivati OTC (over-the-counter). Nel 2001 la Enron dichiarava di avere in portafoglio 21 miliardi di dollari di futures, scambiati attraverso la sua agenzia Internet, Enron Online. E la cifra era sottostimata perché, come è venuto a galla poi, quando il 2 dicembre scorso la Enron ha dichiarato bancarotta, per far quadrare i conti e attirare gli investitori, la Enron ricorreva ad associate a cui affidava il portafoglio dei titoli più esposti o di quelli in perdita, cancellando così queste voci dal bilancio aziendale, che appariva sempre in attivo. Così per esempio la Enron aveva trasferito a un'associata, la Raptor, 1,2 miliardi di dollari in azioni Rhythms NetConnection (una compagnia high tech che ebbe un boom azionario dopo che la Enron vi investì). Enron presentò questa cessione come un profitto, ma trascurò di dire che la cessione era coperta da un contratto sui derivati delle azioni, per cui la Enron doveva compensare la Raptor se le azioni della Rhythms scendevano (come poi è avvenuto). L'alfiere dello scambio via Internet Con tecniche di questo tipo la Enron ha contribuito a creare la New Economy (Enron Online è stata un alfiere dello scambio dei futures via Internet), ne ha cavalcato l'onda speculativa. Le sue azioni continuavano a salire, fino a che nel 2000 valevano 90 dollari l'una (ora valgono meno di un dollaro). Anche perché il fondo pensioni dei dipendenti della Enron (in particolare i 4.000 dipendenti statunitensi, sui 20.000 in tutto il mondo), aveva investito in modo sproporzionato in azioni Enron. La Enron ha goduto così della complicità di tutto l'establishment. Quando a fine ottobre era già chiaro che la situazione era disperata , i grandi agenti di Wall Street come Salomon Smith Barney, Goldman Sachs, Lehman Brothers e Ubs Warburg consigliavano ancora i clienti di comprare azioni Enron. Solo all'ultimo Moody's e Standard&Poor's, le grandi agenzie di rating, hanno deciso a malincuore di retrocedere la Enron. E la Casa bianca si è battuta fino all'ultimo per salvarla. Nel giugno scorso Cheney ha discusso con Sonia Gandhi per permettere alla Enron di recuperare almeno una parte del miliardo di dollari investito nel fallito progetto della megacentrale indiana di Dabhol. "Kenny Boy" ha parlato anche con il ministro del tesoro Paul O'Neill e quello del commercio Donald Evans. Ma a novembre un'agenzia di certificazioni compiacente (e complice) come la Andersen disse che la Enron doveva contabilizzare, almeno in parte, i passivi delle sue associate: improvvisamente apparve un rosso per un miliardo di dollari. A metà novembre il buco era salito a 4 miliardi di dollari e le azioni Enron scendevano. L'estremo, diperato tentativo di vendersi al proprio più potente concorrente, Dynegy, fallì: il 2 dicembre la bancarotta. E poi le scoperte: che i dirigenti Enron avevano esercitato per tutta la primavera 2001 le opzioni sulle azioni, realizzando milioni di dollari (si parla di 200 milioni per "Kenny Boy"); che invece i 4.000 dipendenti Usa avevano perso tutte le proprie pensioni. E poi, una settimana fa, il suicidio di Clifford Baxter, 43 anni, vicepresidente fino al maggio 2000. Ora, i 4.000 dipendenti si sono riuniti per fare causa alla direzione e cercare di recuperare un po' di soldi. Sempre in cerca di visibilità ed exposure, non poteva mancare il reverendo Jesse Jackson che si è presentato a Houston alla loro riunione. Così finisce, per il momento, questa storia esemplare di "capitalismo texano" che tante lezioni di efficienza ha dato al cosiddetto "capitalismo renano".
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