[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
enron l'energia con il buco
- Subject: enron l'energia con il buco
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 17 Dec 2001 06:37:48 +0100
dal manifesto 09 Dicembre 2001 Caso Enron, l'energia con il buco SERGIO FINARDI - DENVER Quei due tavoli riservati per la cena di gala sarebbero costati alla Enron circa 15.000 sterline, allora poco più di 43 milioni di lire. Correva il settembre 1998 e la cena concludeva il congresso del Labour Party, cui avrebbero partecipato Tony Blair e il suo stato maggiore. I dirigenti del gruppo texano, forti di altre più cospicue sposorizzazioni dell'evento, si sarebbero seduti a quei tavoli in compagnia di un parlamentare (garantito per tavolo). Stava loro a cuore quell'affaruccio pendente della Wessex Water di Bristol. Nel marzo dello stesso anno la Enron - oggi trascinata alla bancarotta dalla "scoperta" di buchi fraudolenti e clamorosi nei suoi bilanci, ma al tempo riverito e primario gruppo internazionale nel settore energetico - aveva infatti proposto l'acquisto, per 1,3 miliardi di sterline (nell'anno, circa 3.700 miliardi di lire), della stessa Wessex Water, azienda già pubblica e fornitrice di acqua all'Inghilterra del sud-ovest. Si doveva attendere il via libera di due direttorati generali inglesi preposti al controllo dell'operazione. Non ci è dato sapere che si dissero a quei tavoli parlamentari e dirigenti Enron, ma nel dicembre dello stesso anno i preposti direttorati avrebbero dato il proprio assenso all'operazione che poneva in mano statunitense un essenziale servizio pubblico inglese. Per la bisogna, la Enron aveva fondato la Azurix, gruppo internazionale per l'acquisto di società ex-pubbliche di servizi idrici e acque di scarico, con connessi impianti e condotte. La Wessex sarebbe stato il primo passo di un percorso che l'anno successivo avrebbe visto l'acquisizione o controllo di due società argentine (Azurix Buenos Aires e Obras Sanitarias de Mendoza), tre brasiliane (Geoplan; Aguacerta, Sistemas de Abasticemento; Aguacerta Saneamento), una messicana (Desarrollos Hidraulicos de Cancun). I cugini inglesi e gli amici sudamericani, e tanti altri sparsi in varie contrade, non avevano mostrato eccessivo interesse alla verifica dei conti di una società che aveva il vento in poppa ed era sostenuta dagli ottimi punteggi dati dalle società internazionali preposte a valutare il grado di rischio degli investimenti (come Standard & Poor's o Fitch Ibca). Nemmeno si sarebbero sognati di questionare, inoltre, l'attendibilità dei suoi bilanci, certificati da una grande società del ramo, la Andersen Llp, dove peraltro Jeffrey MacMahon, ultimo responsabile delle finanze del gruppo Enron, aveva ricoperto qualche anno prima importanti incarichi. Sembrava scortese farlo solo perché la stessa Andersen era finita tra il 1999 e l'agosto 2000 sotto indagine della Securities and Exchange Commission statunitense per aver mancato di segnalare patenti irregolarità nei bilanci della Waste Management Inc. E sembrava inopportuno sospettare come inappropriati quei 27 milioni di dollari che la Andersen stessa aveva preso dalla Enron in servizi di consulenza mentre stava certificandone i bilanci (per altri 25 milioni di dollari). Era anche passata inosservata la breve notazione fatta dalla Enron nel marzo 2000, nel principale documento (K-10) che si invia annualmente alle autorità di borsa, in cui si diceva che un "senior manager" del gruppo era anche elemento dirigente della società di investimento Ljm Cayman, L.P. Che c'è di male?, si saranno chiesti i soci d'affari della Enron, gli investitori e i sonnolenti cerberi dei conti? Beh, c'era il piccolo particolare che quella società trattava strumenti finanziari "derivati" le cui attività servivano a "proteggere" i rischi finanziari e commerciali della Enron stessa e che a dirigerla era, in modo gravemente inappropriato, un "senior manager" del gruppo. Tale manager si era poi rivelato essere nientemeno che lo stesso responsabile delle operazioni finanziarie Enron, Andy Fastow, dimessosi - dopo aver beneficiato per milioni di dollari dalla sua "derivata" attività - solo nel luglio del 2001 sull'onda tardiva della scoperta di grossi buchi nelle transazioni della Ljm (sarebbe stato sostituito dal già citato MacMahon, peraltro anch'egli parte con altri dirigenti della Enron della stessa Ljm e di altre 12 società simili legate o in partnership con il gruppo). Nemmeno il grande pasticcio della recente cosiddetta crisi energetica della California, in cui la Enron ed altre società erano state denunciate per grosse manipolazioni e frodi sui prezzi dell'energia venduti a quello stato, erano serviti a mettere "i mercati" sull'allerta. Disattenzioni, cavilli, del resto dove poteva essere il problema? La Enron aveva ottenuto prestiti di varie centinaia di milioni di dollari da grandi e famose banche d'investimento come JP Morgan e Salomon Smith Barney (bracci, nel settore, della JP Morgan Chase & Co. e della Citigroup Inc.), da gruppi bancari primari come l'inglese Abbey National e l'olandese Abn Amro (e in Italia, tra altre, da IntesaBci, Bnl e San Paolo), mentre i suoi titoli godevano della fiducia di molte società di gestione di fondi (tra le altre le giapponesi Japan Invesment Trust Management, Nikko Asset Management, Sumisei Global Investment Trust Management e Ufj Partners). La stessa ExIm Bank statunitense (preposta dal governo federale al rifinanziamento dei crediti all'esportazione erogati da banche commerciali) aveva fortemente sostenuto il gruppo nei suoi numerosi progetti esteri. E' che la Enron aveva più di qualche buona freccia al suo arco. Kenneth Lay, fondatore e amministratore delegato del gruppo, era un grande sostenitore di Bush senior (Bush, da ex-presidente, ricambierà aiutando Lay a vincere una grossa commessa per la ricostruzione della centrale elettrica Shuaiba Nord, Kuwait). Lo stesso Lay aveva sponsorizzato la Convenzione nazionale repubblicana ad Houston del 1992, rivolgendo in seguito i suoi favori verso le casse elettorali dei Democratici e il texano Lloyd Bentsen, che sarà il primo ministro del Tesoro di Clinton, sostituito nel 1994 da Robert Rubin, che con la Enron aveva avuto strette relazioni di affari quando era alla testa della grande banca di investimento Goldman Sachs. Erano comunque stati i soldi dati agli amici di Bush a servire meglio gli interessi del gruppo, se si considera che furono proprio i membri repubblicani della U.S. Commodity Futures Trading Commission (Cftc) a far passare - mentre Clinton si insediava - la richiesta avanzata dalla Enron e da altri otto gruppi per la fine del controllo federale sui contratti energetici e per la sottrazione di queste transazioni al controllo legislativo sulle frodi (quest'ultima misura poi ritirata). Una decisione che avrebbe fruttato alla Enron uno dei suoi business maggiori. A far partire il processo di deregolazione era stata Wendy Gramm, capo allora della Cftc, moglie dell'ultraconservatore senatore texano Phil Gramm, e - dopo l'insediamento di Clinton e le dimissioni dalla Cftc - accolta manco a dirlo nel consiglio di amministrazione della stessa Enron. Alla campagna presidenziale del 2000, con donazioni andate presumibilmente al partito di Bush j, la Enron aveva poi contribuito con circa 2,4 milioni di dollari. Tra i modesti inizi del 1985 e il 2000, la Enron di strada ne aveva così fatta tanta. Aveva basato la sua prima ascesa sull'acquisizione e gestione di reti di condotte per il gas e connessi impianti, negli Stati Uniti e all'estero (80% del suo giro d'affari iniziale) e sulla prospezione e produzione di gas e liquidi. Utilizzando la deregolazione del settore, si era poi espansa dall'89 ai primi anni 90 nella commercializzazione di gas prima e di elettricità poi (divenendone leader). In seguito aveva avviato altre iniziative in mercati molto differenti quali appunto le forniture di acque o la costruzione di reti di fibre ottiche e gestione di servizi collegati. Il tutto con uno stile di management che faceva del continuo turbinoso cambiamento una delle sue bandiere (invece di insospettire era divenuto un caso-guida per la teoria della "management revolution"). A tale spinta innovativa era legata, in particolare, l'entrata del gruppo nelle transazioni di materie prime ('97), l'offerta di bande della propria rete di cavi ottici, la creazione di Enron-On-Line ('99), per la trattativa in rete di prodotti energetici diversi e metalli vari (vi si sono trattati sino a pochi giorni fa più di un migliaio di prodotti, con una media di cinquemila transazioni giornaliere). Nel frattempo il buon nome politico della Enron aveva fruttato una espansione mondiale dalle proporzioni considerevoli, oltre che parecchi problemi con i tanti gruppi che si erano ribellati alle devastazioni portate, all'ambiente e alle economie locali di alcuni paesi, dalle sue iniziative (Marina Forti su queste colonne ne ha più volte parlato, dal grande imbroglio della mega centrale elettrica di Dabhol, 160 km a sud di Bombay, nello stato indiano del Maharashtra, ai progetti di condotte nella foresta boliviana del Chiquitano). Oltre alle attività sommariamente descritte sopra, nel K-10 Enron di quest'anno si elencavano impianti energetici in Turchia, India, Brasile, Guatemala, Nicaragua, Porto Rico, Panama, Guam, Filippine, Cina, Argentina, Colombia, Bolivia. Alle già citate attività della Azurix, si coniugavano inoltre quelle di vari altri progetti, energetici e non, in corso di attuazione o completati, dal Golfo del Messico (con Seagul) al Centramerica (Trinidad e Tobago, con Bp-Amoco); dal Sudamerica (la sussidiaria Transredes per i gasdotti interessanti Bolivia, Argentina e Brasile) agli Emirati (progetto Dolphin, ora ritirato, con Total/Elf/Fina per condotte dai campi di gas offshore del Qatar ad Abu Dhabi e Dubai); dall'Arabia Saudita (con Exxon/Mobil e Occidental per prospezione e produzione di gas) alla Palestina (giacimenti offshore di Gaza, con la compagnia elettrica palestinese), al Bangladesh (centrale di Dahka); alla Cina (con Petro-China per la condotta di gas Zhongxian-Hubei), alla Nigeria e all'Uzbekistan (con Uzbek-neftegaz). Alla fine del 2000, il gruppo impiegava nel complesso 20.600 dipendenti (5.000 in Europa). Ai massicci licenziamenti già annunciati in tutte le società del gruppo si sovrapporrà per i dipendenti statunitensi la rovina delle proprie pensioni. In buona compagnia con i dipendenti di molte società statunitensi maggiori, quelli della Enron avevano accettato infatti che i loro fondi pensione a beneficio definito (401K), valutati poco tempo fa a 2,1 miliardi di dollari, fossero in parte formati da azioni della stessa società (alla fine circa il 60% del valore dei fondi). Il titolo si trattava a 90,5 dollari nell'agosto 2000. Nell'agosto 2001, dopo le dimissioni dell'amministratore delegato Jeffrey K. Skilling dopo sei mesi di gestione, il titolo era però già sceso a 42 dollari, per poi precipitare a circa 10 all'inizio di novembre e a qualche decina di centesimi di dollaro alla fine. Ai lavoratori italiani che fossero tentati di andare su questa strada consiglio di fare il calcolo di quanto possa rimanere del fondo pensioni dei loro improvvidi colleghi.
- Prev by Date: il sindacato nella globalizzazione
- Next by Date: ambiente:appuntamento con la sete
- Previous by thread: il sindacato nella globalizzazione
- Next by thread: ambiente:appuntamento con la sete
- Indice: