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taranto condannati i riva
- Subject: taranto condannati i riva
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 11 Dec 2001 18:15:39 +0100
dal manifesto 08 Dicembre 2001 Palazzina lager, condannati i Riva Taranto, due anni e tre mesi di reclusione a padroni e dirigenti Ilva per mobbing. Tra il 1997 e il 1999 avevano relegato una settantina di dipendenti nel reparto confino noto come Laf. Soddisfatti i lavoratori ORNELLA BELLUCCI - TARANTO E' crollato con la condanna dei vertici Ilva il castello d'infamia innalzato tra le mura del siderurgico per educare alle regole aziendali i lavoratori insubordinati. Dodici i capi che a vario titolo dovranno scontare dai 2 ai 3 anni di reclusione per aver commesso il reato di tentata violenza privata ai danni dei 79 lavoratori confinati negli ex uffici del laminatoio a freddo per aver rifiutato la novazione aziendale. Tra loro Emilio e Claudio Riva, presidente ed amministratore delegato dell'Ilva, il direttore dello stabilimento, Claudio Capogrosso, e l'allora responsabile dell'ufficio personale, Anelo Greco, insieme ad altri nove dirigenti incaricati dalla proprietà di individuare i presunti esuberi da destinare alla palazzina. Consistenti anche le condanne di risarcimento che dovranno essere corrisposte nella misura di 20 milioni a lavoratore, escluse le spese processuali. Assoluzione piena invece per la frode processuale di cui rispondevano i due Riva, il direttore di stabilimento e lo stesso responsabile del personale. Quest'ultimo reato era stato ipotizzato a seguito della modifica dello stato dei luoghi della palazzina alla vigilia del sequestro disposto dalla procura. Il caso della Palazzina Laf divenne famoso già qualche anno fa, quando fu scoperto che molti impiegati, a cui veniva proposto un abbassamento di grado, si rifiutavano di sottostare alle direttive aziendali. Dal 1997 al 1999, anno in cui la magistratura ordinò la chiusura della palazzina, fu messo in piedi un vero e proprio reparto-confino. I lavoratori erano relegati in ambienti fatiscenti, con poche sedie e tavoli per stanza, tanto che spesso dovevano fare a turno per sedersi. Nessuno di loro sapeva quali fossero i compiti giornalieri, e così, nonostante fossero regolarmente retribuiti, passavano intere giornate nell'ozio. Una situazione che ha condotto molti di loro verso la depressione, contribuendo anche a rompere l'equilibrio di molte famiglie. Una sentenza attesa, quella di ieri, dunque, e "presidiata" dai lavoratori che si sono raccolti numerosi nell'aula di tribunale, insieme a parte dalla difesa e faccia a faccia con uno solo dei capi condannati. E l'aria sofferta e punitiva della Laf,con il suo cumulo di macerie umane, si è rarefatta improvvisamente davanti al verdetto. Segno che la lotta dei lavoratori, azzerati psicologicamentedall'inoperosità cui erano stati forzati nella palazzina, ha avuto un senso. Unanime il coro di soddisfazione per la pronuncia. Emozionate, le loro voci si sono sovrapposte in echi di smarrimento misto a gioia. "Nemmeno il potere economico di Riva ha potuto comprare la giustizia. Non cercavamo vendetta, anche un giorno di condanna per noi sarebbe stato sufficiente". E ancora: "Sono soddisfatto della pronuncia del giudice. Non devono esistere padroni, e Riva, attraverso i suoi uomini, si è sentito padrone di tutti noi". Ma la condanna oltre ad essere un ammonimento alle coscienze, segna un evidente risultato politico. "Il problema è che il verdetto sia coinciso con il rientro in fabbrica dei lavoratori banditi dalla stessa per una preordinata strategia aziendale", ha pecisato ErnestoPalatrasio dello Slai Cobas. "Gli stessi che in questi anni al loro fianco hanno avuto solo episodicamente i mass media e quasi mai le direzioni sindacali".Emozionato il commento del pm Franco Sebastio: "Come magistrato sono soddisfatto, seppure sia difficile esprimere questo tipo di sentimento di fronte ad una condanna detentiva. Come tarantino dico che forse una vicenda come questa avrebbe potuto trovare soluzione molto prima e fuori dalle aule di un tribunale".
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