comunicazioni fuori mercato



dal manifesto

    
    
 
    
 

02 Dicembre 2001 
  
 
    
Quando lo scambio è gratuito
Crescono le nuove esperienze di comunicazione "fuori mercato" 
RAFFAELE MASTROLONARDO 




Per combattere i pregiudizi nulla funziona meglio di un esempio concreto.
Tuttavia proprio perché in contrasto con resistenti luoghi comuni gli
esempi richiedono un paziente lavoro di ricostruzione. Non è facile, in un
mondo in cui domina l'idea della competitività della natura umana e si
decantano le virtù del capitalismo, spiegare come possano nascere e
prosperare approcci alla produzione e alla diffusione di beni opposti a
quelli dominanti. Autori di un simile sforzo sono Mariella Berra e Angelo
Raffaele Meo in Informatica solidale (Bollati Boringhieri, 2001) in cui
descrivono storia e prospettiva del software libero, un movimento che
ambisce a creare "un grande volume di software che presenti le stesse
funzionalità del software proprietario, ma che possa essere distribuito
liberamente e gratuitamente, patrimonio collettivo dell'intera umanità".
Proprio perché fondato su principi in contrasto con quelli usuali, la
crescita e lo sviluppo del movimento che ha portato al sistema operativo
Linux possono essere comprese solo all'interno di una dinamica sociale e di
un modello socioeconomico che non rientrano in quello del mercato. Come
spesso accade, per spiegare un fenomeno nuovo è utile ricorrere a paradigmi
tratti da esperienze storiche passate. Berra e Meo scelgono il modello di
un'economia basata sullo scambio antico di doni, "una forma particolare di
scambio, caratterizzata da una natura collettiva, da finalità non puramente
utilitaristiche e dall'essere inserito in un insieme di obbligazioni
sociali". Una volta analizzato in profondità, il dono arcaico non mostra
solo gratuità ma rivela una combinazione di interessi e obbligazioni che
hanno una logica razionale. L'insieme di cooperazione, fattori non
economici come fiducia, stima e reputazione, finalità etiche quale era
presente nel dono antico dà luogo ad un sistema di produzione e
distribuzione razionale, efficiente e conveniente per l'individuo che è
coinvolto in questo ciclo. Nel caso di Linux in cui il codice sorgente
circola liberamente nella comunità dei programmatori e degli utenti sono
presenti i tre obblighi tipici del dono (dare, ricevere, restituire) e
consentono di avviare e sviluppare un circolo di creazione, produzione,
diffusione e miglioramento del software. Il ciclo virtuoso funziona per la
presenza contemporanea, come nel dono arcaico, di un obbligazione e di un
interesse. Nel caso Linux l'interesse riguarda "la nascita e lo sviluppo di
un prodotto alla cui riuscita i partecipanti collaborano e al cui esito non
basterebbe il contributo individuale". L'obbligazione è "sanzionata da
norme di carattere morale e deontologico che escludono dalla comunità chi
interrompe il ciclo".
La combinazione di interesse individuale, solidarietà e cooperazione che
caratterizza Linux capace di sfidare anche le più potenti organizzazioni
capitalistiche apre dunque nuove prospettive. Allo stesso tempo ci ricorda
che quel contenitore chiamato "natura umana" viene riempito dall'ideologia
il cui unico scopo è giustificare l'ordine di cose esistente imputandolo ad
un' immutabile, e competitiva, essenza dell'uomo.