l'economia sommersa cresce piu'di quella legale



dal corriere della sera di venerdi 22 novembre 2001
 
 
L'economia "sommersa" cresce più di quella legale
Le indicazioni sono contenute in un rapporto del Censis, che ha come
riferimento i dati Istat del 1999 e fornisce delle proiezioni relative all'
anno in corso. Secondo queste ultime, il lavoro nero è forte nel settore
dei servizi domestici presso le famiglie (17,2%), e in quello dei trasporti
e delle comunicazioni (12%), mentre è in crescita nell'ambito del settore
agricoltura e pesca, dove è pari all'11,9%. Tra gli altri settori
intaccati, il Censis evidenzia quello alberghiero e dei pubblici servizi
(11,4%), delle attività immobiliari, dei noleggi e degli studi
professionali (10,8%). Inoltre il Censis calcola che nel 79,9% dei casi il
lavoro nero si configura secondo le modalità dell'impiego dipendente.

Geograficamente, il lavoro nero prevale al sud, soprattutto in Sicilia,
Calabria e Campania, ma sta aumentando anche in Lombardia, regione che
figura comunque in fondo alla lista del sommerso (è penultima, subito prima
del Veneto). 

L'istituto ha anche realizzato una proiezione sulla realtà familiare del
lavoro precario o in nero. Ammontano infatti a 600 mila le famiglie che
vivono di sole entrate "irregolari", ma il numero sale a 3 milioni 950 mila
se si considerano i nuclei familiari con almeno un componente che
percepisce un reddito precario o in nero.

Proprio per via di questa radicalizzazione, avverte poi il Censis, i
provvedimenti legislativi che dovrebbero favorire l'emersione del lavoro
invisibile potrebbero andare incontro alla diffidenza dei destinatari,
ossia alla paura di "sopravvivere alla normalità" dei lavoratori in nero e
delle piccole aziende. "Gli incentivi per l' emersione - spiega infatti il
Censis - potranno interessare lo strato intermedio del sommerso, quello
cioè presente in aziende con livelli organizzativi strutturati e già
avviate verso una logica di mercato. Difficilmente potranno riguardare le
piccole aziende". Per queste ultime infatti, il Censis prevede che la
regolarizzazione a regime (dopo il triennio di riduzione) porterebbe ad un
incremento dei costi di circa l'87%.