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verso un mondo piu' povero
- Subject: verso un mondo piu' povero
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 27 Nov 2001 06:30:30 +0100
da liberazione di mercoledi 21 novembre 2001 Pubblicato il rapporto Ocse sull’economia mondiale. Oggi è la volta dell’Fmi Verso un mondo più povero Gli effetti della guerra si riverberano sulle condizioni dello sviluppo L’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico tra i paesi più industrializzati, il Fondo monetario internazionale (Fmi), la Confindustria e il governo italiano non riescono proprio a mettersi d’accordo. Le previsioni di ciascuno di loro producono di volta in volta numeri che “ballano” e assieme ai numeri, ad esempio sulla crescita del prodotto interno lordo, per ogni punto di differenza percentuale ballano anche dai 20 ai 25mila miliardi di lire. Quasi un’intera manovra finanziaria. Economia mondiale in apnea Ieri è stata la volta delle previsioni pubblicate sul World Economic Outlook, il rapporto semestrale dell’Ocse che pone particolare attenzione sulla situazione economica dei paesi membri (Unione Europea, Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia) che inglobano, grosso modo, il 70% dell’intera ricchezza mondiale. Secondo gli economisti e i superesperti della potente organizzazione, il cui capo è l’italiano Ignazio Visco (nessuna relazione con l’omonimo ex ministro dell’economia Vincenzo), la crescita del Pil in Italia alla fine dell’anno dovrebbe attestarsi all’1,8% con un rapporto deficit-Pil che non riuscirà a scendere sotto l’1, 4%. Dati confermati nella sostanza anche dall’Fmi che oggi presenterà a Washington le sue stime, con qualche aggiustamento, ma diversi da quelli di Confindustria che prevede una crescita del Pil italiano all’1,9 e un deficit all’1,5, e ancor più divaricati rispetto all’ultimo aggiornamento del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef), operato in ottobre da Giulio Tremonti, che sostiene di poter raggiungere una crescita del 2% in un rapporto con il debito pubblico contenuto all’1, 1%. Non sono cifre di poco conto, considerato che siamo quasi a fine anno e che su quelle due esigue cifre si “giocano” da un lato le ipotesi sul gettito fiscale e conseguenti tagli dal lato del prelievo, dall’altro il rispetto dei parametri fissati dall’Unione Europea con il patto di stabilità, su cui tanto si sono scatenate le intemperanze verbali del ministro Tremonti ai tempi della presentazione “televisiva” sulla manovra del governo Berlusconi e sul presunto “buco” nei conti del centrosinistra. Crescita zero virgola nove Peggio ancora, se si vanno a spulciare i dati del 2002, quando il tasso di incremento del Pil rallenterà all’1,2 e il rapporto con il deficit all’1,1 - secondo l’Ocse - e all’1,4 e 0,9 rispettivamente - secondo l’Fmi -, mentre le previsioni di Confindustria parlano di un 1,9 per il Pil e di un 1% per il deficit e il Ministero dell’economia “giura” che l’Italia arriverà a una crescita del 2,3% e a un pareggio sostanziale del debito, che dovrebbe arrivare, secondo Tremonti, all’agognato 0, 5% promesso a Bruxelles. Come si può vedere, la differenza tra il 2,3 di Tremonti e l’1,2 di Ignazio Visco sposta in termini di ricchezza nazionale prodotta qualcosa come 25-30mila miliardi di lire. Che non sono esattamente, come diceva Totò, quisquilie e pinzillacchere. Per non parlare delle previsioni sull’andamento dei prezzi al consumo. Mentre il governo di centrodestra “ferma” il tasso di inflazione programmata all’1, 9, l’Fmi colloca l’Italia al 2, 7% e l’Ocse al 2,8, a ben tre decimali sulla media del 2,5 dei Dodici dell’eurozona e dei Quindici della Ue, contro una previsione del 2,1 per gli Usa e addirittura di una deflazione del -1, 6% per il Giappone. Disoccupati di tutto il mondo Ma il dato veramente sconvolgente riguarda il mercato del lavoro. Per l’Italia infatti l’Ocse prevede un tasso di disoccupazione del 10%, che dovrebbe arrivare al 10,2 il prossimo anno, contro l’8,5 per il 2001 in Eurolandia e il 7,8 nell’Unione, e contro una disoccupazione attestata attorno al 4, 8 negli Usa e al 5% (esattamente la metà) in Giappone. Come se non bastasse, ieri all’università californiana di Berkeley il presidente della Fed di S. Francisco, Robert Parry, ha ribadito il pessimismo delle autorità monetarie americane, secondo le quali: la disoccupazione è destinata ad aumentare ancora, il quarto trimestre del 2001 sarà peggio del terzo, il rallentamento dell’economia continuerà anche nella prima metà del 2002, con segnali di ripresa nella seconda metà del prossimo anno e nel 2003. «Se l’attuale clima di insicurezza sparisse e se la guerra in Afghanistan si concludesse rapidamente in modo positivo la crescita potrebbe ripartire» ha detto il capo degli economisti Ocse Ignazio Visco. Ma nessuno lo sta a sentire. Gemma Contin
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