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Re: Re: [Richiesta Amministrativa] politica dei rifiuti a Brescia
ti invio ultimi articoli apparsi sul giornale locale Bresciaoggi relativi
alle sorti della terìza linea dell'INCENERITORE.
maggiori particolari puoi trovarli tra le pagine dedicate all'energia sul
sito www.otherx.org
ciao.
davide ferrari
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Inceneritore, la Procura vuol vederci chiaro
Bresciaoggi - venerdì 26 marzo 2004 - pag. 7
Un'inchiesta sulla terza linea. Mesi fa l'esposto di Cittadini per il
riciclaggio e Comitato ambiente
INCENERITORE, la Procura vuol vederci chiaro
Tarquini: «Siamo attenti ai problemi ambientali, la realtà bresciana è
complessa»
Non c'è pace per l'INCENERITORE di Brescia.
Dopo la messa in mora della terza linea da parte della Commissione europea
adesso scende in campo anche la Procura bresciana. Sulla terza linea del
termoutilizzatore, quella destinata a bruciare 250.000 tonnellate di rifiuti
speciali in aggiunta alle due linee già in funzione per rifiuti urbani e
speciali per un totale di 750.000 tonnellate all'anno, stanno lavorando i
magistrati della procura di Brescia.
«La procura è attenta alle problematiche ambientali - si limita a commentare
il procuratore della Repubblica Giancarlo Tarquini - e la realtà di Brescia
è molto complessa. Stiamo lavorando e valutando bene la situazione».
Il fascicolo sarebbe stato aperto nei giorni scorsi, ma per ora non ci
sarebbero persone indagate, nè sarebbe stata formulata una precisa ipotesi
di reato. La Procura di Brescia vuole solo fare chiarezza su un argomento di
pubblico interesse, su una situazione che sta a cuore ai bresciani che
vogliono sapere quali e quanti rifiuti finiscono nel maxi-bruciatore di via
Codignole e che rischi ci sono per l'ambiente e la combustione che impatto
ha sull'aria che si respira ogni giorno. Per molti cittadini le
rassicurazioni che vengono da Asm e Comune non sono sufficienti. E la
situazione, ovviamente, è peggiorata in questi ultimi giorni mentre monta la
polemica sull'arrivo dei rifiuti dalla Campania: tonnellate in più di
spazzatura, è il pensiero più diffuso, non possono che peggiorare la
situazione.
Non è escluso che l'esposto inviato qualche tempo fa in procura dal Comitato
Ambiente e dai Cittadini per il riciclaggio abbia «solleticato»
ulteriormente l'attenzione della magistratura ai problemi ambientali della
nostra città.
Nell'esposto in questione, inviato dai Cittadini per il riciclaggio, di cui
è portavoce Marino Ruzzenenti, e dal Comitato ambiente città di Brescia
(portavoce Luigi Tosetti) sono state elencate una serie di perplessità.
«Abbiamo evidenziato una serie di possibili irregolarità - commenta
Ruzzenenti - e per scrupolo abbiamo inviato le nostre perplessità, di cui
parliamo da tempo con i cittadini e gli amministratori, anche alla procura».
Tra le possibili irregolarità evidenziate dai comitati ci sarebbe uno
«sgarro» nella raccolta.
«Il termoutilizzatore - dice Ruzzenenti - continua a bruciare rifiuti
speciali provenienti da fuori provincia, senza alcuna autorizzazione. Quelle
che vengono chiamate "biomasse" altro non sono che rifiuti speciali». I due
comitati nutrono anche perplessità sulle emissioni, i limiti previsti per il
pcb sono incongruenti con la legislazione.
La terza linea del termoutilizzatore, come spiega l'assessore comunale all'
Ambiente Ettore Brunelli che non sapeva dell'inchiesta avviata in procura,
sta funzionando da febbraio: «È in una fase di messa a punto - spiega l'
assessore - dal punto di vista tecnico. La terza linea sta funzionando con
"biomasse", cioè rifiuti speciali non pericolosi indicati nel decreto Ronchi
del '98. Si stanno bruciando tessuti vegetali, scarti di cartiera, legno». E
per quanto riguarda la messa in mora, la commissione aveva chiesto al
Governo italiano di spiegare le scelte compiute. Il Governo avrebbe risposto
alla commissione di Bruxelles. «Secondo il Governo - aggiunge Brunelli - la
terza via, essendo un impianto di recupero energetico, sarebbe in regola con
la legge italiana». Per il Governo è tutto ok. E per la procura?
Wilma Petenzi
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«Rifiuti, Brescia non rischia»
BresciaOggi - domenica 21 marzo 2004 - pag. 11
Domani il Consiglio comunale affronta l'argomento. L'assessore regionale all
'Ambiente rassicura la Loggia
«Rifiuti, Brescia non rischia»
Nicoli: «Anche le altre province lombarde sono autosufficienti»
Il consiglio comunale di Brescia torna a riunirsi domani alle ore 15. La
seduta è considerata «straordinaria» in quanto non prevista dalla
programmazione trimestrale.
Nell'ultimo Consiglio non era stato possibile discutere un problema
considerato particolarmente urgente, e i capigruppo hanno convenuto di
dedicare una seduta ad hoc al tema della politica dei rifiuti. La
maggioranza ulivista, su proposta dei Verdi, ha elaborato un documento che
fa il punto sull'intera materia, ricorda la decisione di chiedere un decreto
di Valutazione di impatto ambientale su termoutilizzatore e polo energetico
di Asm, e dichiara apertamente la contrarietà del Comune rispetto a una
recente decisione regionale. Il Pirellone, infatti, in materia di rifiuti
urbani ha «abbattuto» i confini dei bacini provinciali definendo un unico
bacino regionale. Il timore dichiarato è che il termoutilizzatore bresciano
possa essere chiamato - d'imperio - a bruciare nella nostra città ciò che
altre province non riescono a smaltire.
Una preoccupazione che l'assessore regionale alla Qualità ambientale, l'
azzurro Franco Nicoli Cristiani, considera destituita di fondamento. «Le
novità che suscitano allarme a Brescia - chiarisce Nicoli - sono contenuta
nella legge sulle pubbliche utilities che abbiamo approvato tre mesi fa: lì
si stabilisce che il bacino dei rifiuti non è più provinciale ma regionale,
ma questo avviene perchè si recepisce un decreto ministeriale. Ritengo
tuttavia che non ci saranno particolari effetti a Brescia alla luce di
questa norma».
Nicoli articola il suo ragionamento a partire da due punti. «Anzitutto il
termoutilizzatore di Brescia già oggi non sta bruciando tutti i rifiuti che
si producono in provincia di Brescia. Fermo restando il 15% di margine
previsto per la solidarietà interprovinciale, la restante capienza non
esaurisce la produzione bresciana di rifiuti». Neanche volendo, fa capire l'
assessore, Brescia potrebbe risolvere problemi di altre province attraverso
il proprio INCENERITORE.
Ma c'è un secondo elemento che Nicoli apporta alla discussione, ed è una
carrellata su scala regionale: «La legge 91 è in vigore da dieci anni. In
questo lasso di tempo le province hanno saputo chiaramente che avrebbero
dovuto provvedere a se stesse, e non si può dire che non si siano
attrezzate. Milano ha realizzato tre termoutilizzatori, Brescia uno, Mantova
si sta attrezzando, Cremona e Lecco hanno raddoppiato le proprie strutture.
Mi sento perciò di rassicurare nel modo più assoluto i bresciani sul fatto
che non ci sarà la corsa a portare qui i rifiuti».
I rifiuti forse no, ma altri materiali combustibili sì. «Già oggi però -
sottolinea Nicoli - il cosiddetto "cdr", cioè il combustibile derivato dai
rifiuti, può circolare anche fuori dai confini provinciali e regionali. E
poi può anche darsi che Brescia non abbia una produzione di biomasse
sufficiente per alimentare la terza linea del termoutilizzatore. Ma anche in
questo caso, già oggi, non esiste alcun bacino provinciale e vige la
circolazione nazionale del materiale». m.te.
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----- Original Message -----
From: <satis@tele2.it>
To: "Stefano Manfredini" <stefano.manfre@libero.it>
Cc: <ecologia@peacelink.it>
Sent: Tuesday, March 30, 2004 9:17 AM
Subject: Re: Re: [Richiesta Amministrativa] politica dei rifiuti a Brescia
>
> >
> > Da: Stefano Manfredini <stefano.manfre@libero.it>
> > Data: 2004/03/27 sab PM 06:11:32 GMT+01:00
> > A: satis@tele2.it
> > Oggetto: Re: [Richiesta Amministrativa] politica dei rifiuti a Brescia
> >
> > Salve, è probabile che il messaggio venga rigettato dalla lista a causa
> > dell'allegato.
> > Può inviarlo in testo semplice?
> >
> invio un altro articolo più recente che ho trovato in word. Saluti.
>
> Max
>
>
> L'Unione europea mette in mora il governo italiano sull'ambiente per
l'inceneritore Asm di Brescia
>
> Il 19 dicembre l'Unione europea ha inviato all'Italia una lettera di messa
in mora per la terza linea dell'inceneritore Asm di Brescia. Si tratta di
un'iniziativa di straordinaria rilevanza sia perché denuncia l'inadempimento
di ben 4 direttive europee sull'ambiente, sia perché riguarda il più grande
inceneritore d'Europa, proposto in giro per l'Italia come un modello da
imitare. In particolare interviene sulla terza linea, costruita senza
preventiva valutazione d'impatto ambientale, destinata a bruciare 250.000
tonnellate di rifiuti speciali in aggiunta alle due linee già in funzione
per rifiuti urbani e speciali per un totale di 750.000 tonnellate anno,
oltre 2.000 tonnellate giorno (tenendo presente che neppure le precedenti
due linee sono state sottoposte a valutazione di impatto ambientale,
sfruttando le more del recepimento della Direttiva europea).
> Si tratta, con evidenza, di rilievi su questioni fondamentali, come il
procedimento autorizzativo, la valutazione di impatto ambientale e l'accesso
alle informazioni da parte del pubblico (Direttive 75/442/CEE del Consiglio
del 15 luglio 1975, 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente
la valutazione dell'impatto ambientale, 2000/76/CE del Parlamento Europeo e
del Consiglio, del 4 dicembre 2000, sull'incenerimento dei rifiuti e
96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla prevenzione e la
riduzione integrate dell'inquinamento).
> Asm di Brescia, per evitare la valutazione di impatto ambientale (Brescia
è una delle città che vanta una delle più elevate contaminazioni al mondo da
PCB e diossine in relazione al "caso Caffaro"), aveva costruito la terza
linea dell'inceneritore destinata a bruciare rifiuti speciali e "urbani
camuffati da Cdr (Combustibile derivato dai rifiuti)", senza alcuna
autorizzazione preventiva, confidando di ottenere ad opera compiuta il
"silenzio-assenso" della Provincia (com'è avvenuto) in applicazione delle
procedure semplificate di cui agli artt. 31-33 del Decreto "Ronchi" 22 /97,
quelle stesse famigerate "procedure semplificate" che erano state oggetto di
referendum insieme all'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori.
> Per rientrare nelle "procedure semplificate" Asm aveva propagandato che la
terza linea dell'inceneritore (250.000 tonnellate di rifiuti all'anno)
avrebbe bruciato solo "biomasse", costruendo a tal fine un setto separatore
nella vasca di raccolta dei rifiuti, per delimitarla dalle altre due linee
già funzionanti dal 1998. In realtà non si tratta di "biomasse", ma di
rifiuti speciali, in particolare pulper di cartiera, cioè rifiuti delle
lavorazione della carta da riciclo, Cdr e di altri rifiuti industriali ed
agroindustriali importati da tutta Italia.
> La decisone dell'Ue non va ovviamente interpretata come una sentenza di
condanna, ma neppure come un semplice avviso di garanzia, poiché una prima
istruttoria è già stata compiuta: Asm, Comune e Regione hanno già avuto modo
di presentare attraverso il governo italiano le loro controdeduzioni,
compreso il fatidico "muretto" separatore e l'autorizzazione in
semplificata.
> Ma, al di là del seguito procedurale, l'iniziativa della Commissione
europea assume di fatto un valore dirompente nel contesto della vicenda
dell'inceneritore Asm, anche perché i capi di imputazione sono di grande
rilievo. Gli sforzi messi in atto da dieci anni per illustrare il modello
Asm e proporlo in tutta Italia e l'impalcatura faticosamente costruita per
celebrare la bontà ambientale dell'inceneritore sembrano crollare
fragorosamente di fronte alle puntuali e qualificate contestazioni giunte
dall'Unione europea: non sono serviti due convegni internazionali
appositamente convocati per celebrare il megaimpianto; non hanno convinto la
"vecchia Europa" gli autorevoli pareri e le sentenze scientifiche dei
numerosi docenti universitari che si sono avvicendati per garantire la bontà
ambientale dell'inceneritore; non sono neppure bastati gli scienziati
invitati da Asm in visita al proprio impianto da ogni parte del mondo per
esaltare una macchina tanto portentosa da esserci !
> invidiata perfino dagli Stati Uniti d'America.
> In sostanza l'Unione europea, a differenza della Provincia e della
Regione, non si è fatta "ingannare" dall'escamotage del setto separatore e
dalla favola delle "biomasse" e ha ribadito che la terza linea è un normale
inceneritore di rifiuti che in quanto tale abbisogna di un procedimento
autorizzativo, con relativa informazione al pubblico e preventiva
valutazione di impatto ambientale.
> L'acquiescenza ad Asm delle istituzioni locali, Regione, Provincia e
Comune, è stata tale che, qualche mese fa, perfino lo stesso assessore
all'Ambiente dei Verdi del Comune, sollecitato da alcuni comitati che da
anni si battono contro il megaforno dell'Asm, aveva liquidato la valutazione
di impatto ambientale come una procedura "dai tempi incerti: sai quando la
inizi, non quando la finisci". In ogni caso, è difficile per Asm, per il
Comune e per la Provincia di Brescia sottrarsi ora ad una discussione
pubblica vera che azzeri tutto quanto, visto la carenza informativa rilevata
dall'Ue, e che affronti finalmente e apertamente il tema di fondo: se, per
fare dei "bei soldini", come dice il Presidente di Asm, abbia senso sul
piano ambientale e della tutela della salute dei cittadini, ma anche sul
terreno della semplice ragionevolezza, attivare una terza linea di
incenerimento di rifiuti, non necessaria, che imporrà a Brescia per decenni
l'importazione di milioni di tonnellate!
> di rifiuti, con il carico di emissioni inquinanti e di ulteriori scorie
(di cui circa un milione di tonnellate pericolose) da interrare in un
territorio già massacrato da un secolo di intensissima industrializzazione.
> Il procedimento di inadempimento del diritto comunitario relativo
all'inceneritore Asm, se è di gran lunga il più rilevante, non è il solo
avviato dall'Unione europea nei confronti dell'Italia in tema di rifiuti. In
un comunicato del 24 luglio 2003 la Commissione europea per l'applicazione
del diritto comunitario informava di aver avviato procedimenti di
infrazione nei confronti dell'Italia in ben sette casi diversi, che ora, con
quello a carico di Asm, sono diventati otto. A commento delle decisioni
adottate, il commissario per l'Ambiente, Margot Wallström, aveva affermato:
"La normativa dell'Ue in materia di rifiuti punta a far sì che i rifiuti non
danneggino più l'ambiente e la salute pubblica. Per realizzare questo
obiettivo decisivo gli Stati membri devono attuare e rispettare la normativa
in materia che hanno approvato"
> A ciò si aggiunga un nuovo possibile conflitto tra Unione europea e Stato
italiano in relazione agli orientamenti che il Governo sta tentando di far
passare nella bozza di DPR 'recepimento della direttiva 2001/77/CE sulla
promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche
rinnovabili', attualmente all'esame del Parlamento italiano, laddove si
prevede, all'articolo 15, che i rifiuti, compresa la frazione non
biodegradabile, siano ammessi a beneficiare del regime riservato alle fonti
energetiche rinnovabili, anche se tale parte non biodegradabile dovrebbe
essere esclusa dagli incentivi in quanto non in linea con la stessa
direttiva 2001/77/CE.
> Nel novembre scorso, tra l'altro, la Commissione ambiente dell'Unione
europea ha approvato un'importante relazione che dovrebbe tradursi in una
risoluzione del Parlamento europeo, in cui denuncia con forza come molti
stati membri, fra cui soprattutto l'Italia, non stiano correttamente
applicando le direttive europee in tema di rifiuti. La Commissione rileva
come, mentre alcuni Paesi hanno realizzato già una raccolta differenziata
per oltre il 40%, altri, tra cui l'Italia, sono al di sotto del 10%. Inoltre
la Commissione ricorda che il Quinto programma d'azione in materia di
ambiente prevedeva la stabilizzazione della produzione di rifiuti nel 2000
al livello del 1985 di 300 kg pro capite, mentre in Italia siamo a 516 kg e
nelle realtà più "avanzate" dell'Italia come Brescia, con il suo
megainceneritore, siamo ad oltre 700 kg all'anno!
> Insomma un'Italia sempre più lontana dall'Europa, che ignora le priorità
della riduzione e del riuso e riciclo, e dove la produzione di rifiuti
continua ad aumentare, la discarica rappresenta ancora la destinazione
primaria, mentre, nelle realtà più "avanzate" come Brescia, al "tutto in
discarica" si sostituisce semplicemente il "tutto nell'inceneritore", magari
senza neppure adempiere alle direttive comunitarie.
> Brescia 15 gennaio 2003 Marino
Ruzzenenti
>
> L'Unione europea mette in mora il governo italiano sull'ambiente per
l'inceneritore Asm
>
> La rilevanza della lettera di messa in mora del Governo italiano per le
terza linea dell'inceneritore Asm di Brescia è straordinaria sia perché
denuncia l'inadempimento di ben 4 direttive europee sull'ambiente, sia
perché riguarda il più grande inceneritore d'Europa, proposto in giro per
l'Italia come un modello da imitare, in particolare la terza linea destinata
a bruciare 250.000 tonnellate di rifiuti speciali in aggiunta alle due linee
già in funzione per rifiuti urbani e speciali per un totale di 750.000
tonnellate anno, oltre 2.000 tonnellate giorno (tenendo presente che neppure
le precedenti due linee sono state sottoposte a valutazione di impatto
ambientale, sfruttando le more del recepimento della Direttiva europea).
> Queste sono le diverse normative comunitarie di cui l'Ue lamenterebbe
l'inadempimento:
> articoli 9 e 11 della direttiva 75/442/CEE del Consiglio del 15 luglio
1975 sui rifiuti modificata dalla direttiva 91/156/CEE del Consiglio del 18
marzo 1991 (art. 9: 1. Ai fini dell'applicazione degli articoli 4, 5 e 7
tutti gli stabilimenti o imprese che effettuano le operazioni elencate
nell'allegato II A debbono ottenere l'autorizzazione dell'autorità
competente di cui all'articolo 6. Tale autorizzazione riguarda in
particolare: - i tipi ed i quantitativi di rifiuti, - i requisiti
tecnici, - le precauzioni da prendere in materia di sicurezza, - il luogo di
smaltimento, - il metodo di trattamento; art. 11, possono essere dispensati
dall'autorizzazione di cui all'articolo 9 o all'articolo 10: a) gli
stabilimenti o le imprese che provvedono essi stessi allo smaltimento dei
propri rifiuti nei luoghi di produzione e b) gli stabilimenti o le imprese
che recuperano rifiuti: Tale dispensa si può concedere solo: - qualora le
autorità competenti abbiano adottato per ciascun tipo !
> di attività norme generali che fissano i tipi e le quantità di rifiuti e
le condizioni alle quali l'attività può essere dispensata
dall'autorizzazione e - qualora i tipi o le quantità di rifiuti ed i metodi
di smaltimento o di ricupero siano tali da rispettare le condizioni imposte
all'articolo 4.2. Le autorizzazioni possono essere concesse per un periodo
determinato, essere rinnovate, essere accompagnate da condizioni e obblighi,
o essere rifiutate segnatamente quando il metodo di smaltimento previsto non
è accettabile dal punto di vista della protezione dell'ambiente);
> articoli 2 e 4 della direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985
concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti
pubblici e privati, come modificata dalla direttiva 97/11/CE del Consiglio
del 3 marzo 1997 (art. 2 : 1. Gli stati membri adottano le disposizioni
necessarie affinché, prima del rilascio dell'autorizzazione, i progetti per
i quali si prevede un impatto ambientale importante, segnatamente per la
loro natura, le loro dimensioni o la loro ubicazione, formino oggetto di una
valutazione del loro impatto. Detti progetti sono definiti nell'articolo
4.);
> articolo 12 della direttiva 2000/76/CE del Parlamento Europeo e del
Consiglio, del 4 dicembre 2000, sull'incenerimento dei rifiuti (art. 12:
Accesso alle informazioni e partecipazione del pubblico. 1. Fatte salve la
direttiva 90/313/CEE del Consiglio e la direttiva 96/61/CE del Consiglio, le
domande di nuove autorizzazioni per impianti di incenerimento e di
coincenerimento sono accessibili in uno o più luoghi aperti al pubblico,
quali le sedi di istituzioni locali, per un periodo adeguato di tempo
affinché possa esprimere le proprie osservazioni prima della decisione
dell'autorità competente. La decisione, comprendente almeno una copia
dell'autorizzazione e di qualsiasi suo successivo aggiornamento, è parimenti
accessibile al pubblico);
> articolo 15, comma 1, della direttiva 96/61/CE del Consiglio, del 24
settembre 1996, sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento
(art. 15, comma 1: Accesso all'informazione e partecipazione del pubblico
alla procedura di autorizzazione. 1. Fatto salvo quanto stabilito nella
direttiva 90/313/CEE del Consiglio, del 7 giugno 1990, concernente la
libertà di accesso all'informazione in materia di ambiente, gli Stati membri
adottano le misure necessarie per garantire che le domande di autorizzazione
di nuovi impianti e di modifiche sostanziali siano rese accessibili per un
adeguato periodo di tempo al pubblico affinché possa esprimere le proprie
osservazioni, prima della decisione dell'autorità competente. La decisione,
comprendente almeno una copia dell'autorizzazione e di qualsiasi suo
successivo aggiornamento, deve del pari essere messa a disposizione del
pubblico).
> Si tratta, con estrema evidenza, di rilievi su questioni fondamentali,
come il procedimento autorizzativo, la valutazione di impatto ambientale e
l'accesso alle informazioni da parte del pubblico.
> Come è noto, lo Stato italiano avrà due mesi di tempo per presentare le
proprie osservazioni. Se l'Italia dovesse continuare a non ottemperare ai
propri obblighi e se la Commissione non dovesse modificare il proprio punto
di vista a seguito delle osservazioni trasmesse dallo Stato membro in
risposta alla lettera di messa in mora, la Commissione emetterà un parere
motivato al quale lo Stato membro dovrà conformarsi entro un determinato
termine. Se l'Italia non dovesse conformarsi al parere motivato, la
Commissione potrà adire la Corte di giustizia.
>
> No alle procedure semplificate
>
> Asm, per evitare la valutazione di impatto ambientale, aveva costruito la
terza linea dell'inceneritore destinata a bruciare rifiuti speciali e
"urbani camuffati da Cdr", senza alcuna autorizzazione preventiva,
confidando di ottenere ad opera compiuta il "silenzio-assenso" della
Provincia (com'è avvenuto) in applicazione delle procedure semplificate di
cui agli artt. 31-33 del Decreto "Ronchi" 22 /97e.
> Per rientrare nelle "procedure semplificate" Asm aveva propagandato che la
Terza linea dell'inceneritore (250.000 tonnellate di rifiuti all'anno)
avrebbe bruciato solo "biomasse", costruendo a tal fine un setto separatore
nella vasca di raccolta dei rifiuti, per delimitarla dalle altre due linee
già funzionanti dal 1998. In realtà non si tratta di "biomasse", ma di
rifiuti speciali, in particolare pulper di cartiera, cioè rifiuti delle
lavorazione della carta da riciclo, e di altri rifiuti industriali ed
agroindustriali importati da tutta Italia.
> L'Ue ha ribadito che la terza linea è un normale impianto di incenerimento
di rifiuti e che come tale deve essere preventivamente autorizzato, nonché
sottoposto a valutazione di impatto ambientale con relativa informazione al
pubblico.
>
>
> >
> > satis@tele2.it ha scritto:
> >
> > >Segnalo articolo importante per tutti i comitati attivi contro gli
inceneritori
> > >scritto da parte del comitato bresciano per l'ambiente
> > >
> > >max
> > >
> > >-------------------------------------------------
> > >WebMail Tele2 http://www.tele2.it
> > >-------------------------------------------------
> > >
> > >
> >
> >
> >
>
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> --
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>
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