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olio d'auto nei panini della mensa



dal corriere della sera di lunedi 2 aprile 2001

  
 
CRONACA_MILANO      
 
 
Enrico Fedrighini chiede l’autocertificazione dei prodotti usati per i
pasti dei bambini. Nel mirino anche la farina di soia

«Olio d’auto nei panini della mensa»

Un consigliere di Rifondazione accusa: l’hanno confermato gli esami fatti
da esperti


Panino all’olio. Dei motori. Sulla tavola dei bambini milanesi le sorprese
non mancano mai. Le mense scolastiche sono finite nel mirino per i vermi
nell’insalata, per le cacche di topo in cucina, per gli insetti nelle
verdure. Stavolta tocca al pane, che secondo un’indagine microbiologica
commissionata dal consigliere di Rifondazione Enrico Fedrighini a un
laboratorio specializzato non sarebbe proprio di alta qualità. Un mese fa
Fedrighini, con la collaborazione delle mamme della commissione mense, ha
prelevato due campioni (panini) dal centro cucina di via Oderzo, che serve
circa un migliaio di bambini tra asili e elementari, e li ha fatti
esaminare da esperti dotati di cromatografo, un’apparecchiatura per
rivelare la composizione degli alimenti. «L’esito è stato sconcertante -
denuncia il consigliere che ha già presentato un’interrogazione urgente in
Comune e ha richiesto l’intervento dell’Asl - Oltre al fatto che è emerso
che i panini non sono prodotti con una sola farina di grano (ma per il
venti per cento con un composto di farine di cui circa il 18 per cento è
soia e il resto residui vari), è risultato anche che poco meno dell’1 per
cento del prodotto, per l’esattezza lo 0,76 per cento, è fatto da olii
minerali industriali, cioè derivati dal petrolio, non commestibili e non
alimentari». Fedrighini chiarisce che si tratta dell’«olio dei motori,
quello che si trova negli ingranaggi delle macchine, nei pistoni». E la
cosa che più ha sorpreso il consigliere è che tale presenza negli alimenti,
appunto fino all’1 per cento, è consentita dalla normativa europea. «Ma il
problema della qualità resta - attacca - Non mi interessa se è legale, se
non c’è la frode. Certi settori non dovrebbero sottostare alle logiche
economiche: uno di questi è la ristorazione dei bambini, un servizio da 70
mila pasti al giorno». 
Insomma, per Fedrighini non importa se la soglia di legge non viene
superata. «E’ come per l’inquinamento. Non è che quando le centraline
dicono che siamo appena sotto i livelli d’allarme significa che l’aria è
buona». Stando agli esperti del laboratorio, «qualificatissimo», le
spiegazioni della presenza dell’olio minerale industriale potrebbero essere
tre: l’inquinamento delle colture originarie, un malaccorto utilizzo delle
macchine impastatrici in cui c’è fuoruscita di olii, un deliberato
miscuglio di tale olio con quelli commestibili per addensare e consentire
una maggiore tenuta del prodotto. Il consigliere di Rifondazione, papà di
una bimba di tre anni che frequenta una materna comunale, torna a chiedere
che la Milano Ristorazione Spa inserisca nel capitolato
l’autocertificazione dei prodotti a carico dei fornitori. Di sicuro, il
primo passo della società sarà quello di far esaminare il pane delle mense.
«Ho intenzione di rivedere la qualità del prodotto facendo ulteriori
analisi per identificarne la composizione - annuncia il presidente Ivan
Dragoni, uno dei massimi esperti in Italia di tecnologia e produzione degli
alimenti - In base al capitolato non può esserci la farina di soia: era
previsto l’esclusivo utilizzo di farina 00». 
Il professor Dragoni, peraltro, ha già avuto modo di precisare che l’idea è
quella di tornare al pane dei panettieri (oggi vengono distribuiti panini
di tipo industriale), anche se non nasconde che esiste il problema degli
appalti. La speranza della Spa, che intende rivoluzionare i menù e
insistere sempre più sulla qualità, è infatti che i piccoli produttori si
mettano d’accordo, magari riunendosi in consorzi. «Ci piacerebbe -
ribadisce il presidente - poter proporre anche forme particolari per il
pane dei bambini, per invogliarli a mangiarlo. E persino tipi differenti,
dal francese al mantovano alla michetta, con pezzature diverse».  
Rossella Verga