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inquinamento: Riva snobba il sindaco di Taranto



E Riva diserta l'incontro con la Di Bello
(Corriere del Giorno 15/2/2001)
Nella partita a scacchi con l'Ilva, il Comune di Taranto ieri ha effettuato 
un'altra mossa. Nell'incontro svoltosi a Palazzo di città, il sindaco 
Rossana Di Bello ha delineato due possibili scenari sui quali i 
responsabili del centro siderurgico si esprimeranno entro lunedì prossimo, 
giorno in cui scadono i quindici giorni contemplati nell'ordinanza di fermo 
delle batterie 3/6 della Cokeria.
Ne' Claudio, nè Emilio Riva hanno partecipato al vertice convocato dal 
primo cittadino, giustificandosi con i soliti "improrogabili impegni". La 
delegazione trattante era composta dal direttore dello stabilimento Ilva di 
Taranto Luigi Capogrosso, dal responsabile del settore ambiente Giovanni 
Nocca e dal responsabile delle relazioni esterne Romolo Vescovi. Dall'altra 
parte, oltre al sindaco, l'assessore alla Sanità Giuseppe Merico, il 
consulente dell'Amministrazione Guido Colavini, il nuovo responsabile del 
settore Ecologia Michele Mirelli, il presidente ed il vicepresidente della 
Commissione Ambiente, rispettivamente Aldo Ranieri e Nello De Gregorio. 
Hanno partecipato anche numerosi capigruppo comunali.
L'Amministrazione comunale, di fronte alla possibilità dell'assunzione di 
tattiche dilatorie da parte dell'Ilva, ha formulato una proposta che 
prevede due possibili scenari, ma il cui fine ultimo è comunque «la 
costruzione di una nuova batteria di capacità adeguata oppure la 
ricostruzione delle attuali secondo i più avanzati criteri tecnologici».
La prima ipotesi è quella più drastica: la fermata delle batterie 3/6. «La 
conseguenza - spiega il documento - è costituita dalla mancata produzione 
di coke e, quindi, di acciaio (circa 2milioni di tonnellate all'anno in 
meno). La mancata produzione di acciaio può essere in parte limitata 
attraverso l'acquisto di coke sul mercato (ad oggi abbastanza turbato dalla 
presenza, nel mondo occidentale, di situazioni analoghe a quella di 
Taranto) e la minimizzazione del consumo di coke in altoforno e di ghisa 
liquida in acciaieria. Anche il bilancio energetico dello stabilimento, in 
questo caso, viene sensibilmente influenzato».
Il secondo scenario considera il mantenimento in marcia delle batterie 
oggetto dell'ordinanza sindacale. Una soluzione «accettabile - afferma 
l'Amministrazone comunale - solo ed esclusivamente per il tempo necessario 
al passaggio alla fase successiva, a condizione che l'esercizio delle 
batterie venga supportato da un rigoroso rispetto delle pratiche operative, 
di manutenzione e di pulizia internazionalmente riconosciute come valide 
nella conduzione di questo tipo di impianto. Nel mentre i rilevamenti 
strumentali previsti e già concordati e/o prescritti devono essere comunque 
effettuati. Il giudizio effettivo sull'efficacia delle contromisure che 
verranno intraprese, non potrà prescindere da adeguate ispezioni visive 
effettuate in loco».
E se l'Ilva non accettasse nessuna delle due? «Andremo avanti» è stata la 
risposta perentoria del sindaco secondo cui «l'assenza di Riva è un fatto 
grave che si commenta da solo». Il primo cittadino ha ribadito che «agli 
interventi programmati ed in parte attuati dall'Ilva, bisogna affiancare 
risposte urgenti e concrete che diano soluzione alle carenze manifestate 
nell'ordinanza».
La partita, dunque, è aperta, anzi apertissima ed è importante che la città 
la conduca nella massima unità. I momenti deputati alla realizzazione di un 
ampio confronto politico su questi temi sono due. Il primo si svolgerà 
domani sera, alle 18.00, nel Salone degli Specchi di palazzo di Città. Si 
tratta di un incontro con le segreterie provinciali e politiche di tutti i 
partiti convocato dal sindaco «per il raggiungimento degli obiettivi per le 
politiche ambientali». Il secondo è il Consiglio comunale monotematico 
sull'inquinamento che sarà convocato per mercoledì o giovedì della prossima 
settimana.
Dal canto suo l'Ilva ha ribadito di aver effettuato negli ultimi 5 anni 350 
miliardi di investimenti in campo ambientale, con la realizzazione di 
impianti come quello per la desolforazione «i cui benefici - ha detto 
Vescovi - sono facilmente riscontrabili da tutti». Ed è questa la strada su 
cui l'azienda siderurgica ha detto di voler proseguire: «Siamo disponibili 
al dialogo con gli Enti locali - ha proseguito Vescovi - ed anche modulare 
i nostri piani sulla scorta delle esigenze che ci vengono proposte». Nulla, 
però, è trapelato, nel merito delle decisioni che la società adotterà per 
quanto riguarda l'ordinanza, nè sulla possibilità di un eventuale ricorso 
al Tar.
Qualcosa in più Vescovi, invece, si è lasciato scappare su un'eventuale 
richiesta di proroga di esercizio della centrale Cet/1. «L'Ilva - ha 
affermato - ha fatto presente alle autorità competenti cosa significa la 
centrale termoelettrica 1 per le attività condotte nello stabilimento e 
quali vincoli comporta. per quanto riguarda l'impatto ambientale, riteniamo 
che sia compatibile con le norme vigenti in materia». Una mezza conferma 
sulle intenzioni della società siderurgica.
Commenti in "stand-by" per Guido Colavini che dopo trent'anni trascorsi 
nello stabilimento di Taranto, possiede l'esperienza per arrivare al 
nocciolo della questione. «Il problema - ha detto al termine della riunione 
- non è la quantità di investimenti effettuata, ma come si spendono i soldi 
e quali risultati producono in termini di miglioramento dell'impatto 
ambientale. Non secondaria è, infine, la vetusta degli impianti di cui si 
discute. Aspettiamo. vediamo cosa ci risponderanno lunedì».
Anche il capogruppo dei Ds, Carlo Petrone rimanda i commenti a lunedì 
prossimo, però stigmatizza l'assenza della famiglia Riva. «Non sappiamo 
quali siano questi motivi urgenti, però, mi auguro che il confronto 
prosegua senza strumentalizzazioni politiche».
Uno dei protagonisti della riunione è stato l'assessore all'Ambiente Merico 
il quale in apertura di lavoro, ha "accolto" i dirigenti Ilva mostrando 
loro un mucchietto di minerale raccolto in un edificio in prossimità 
dell'area industriale. «Ecco qual è il problema - ha dichiarato agitando la 
polvere - questa arriva in casa dei tarantini che sono stanchi di aspettare 
e che ora vogliono risposte chiare ed esaustive. Non è più tempo di 
esitazioni: la strada imboccata con l'ordinanza del sindaco nè è una chiara 
ed evidente dimostrazione».
Sulla stessa scia si muove il capogruppo di Forza Italia, Mimmo Nevoli. 
«Non possiamo più farci portare a spasso da nessuno. Sulla vertenza 
ambientale dobbiamo creare il massimo coinvolgimento della città in modo 
che l'Ilva non possa più nicchiare. Non basta lavarsi la coscienza, 
occorrono interventi concreti».
Dal coro dissentono Ciccio Voccoli di Rifondazione Comunista e Pino Cosmai 
dello Sdi. «L'Ilva - ha detto il primo - diluisce il tempo di attuazione 
dell'ordinanza dichiarando che servono almeno due anni per la costruzione 
di nuove batterie. Mi sembra, inoltre, che una delle due possibilità 
afferte dal Comune scarichi sui lavoratori la responsabilità di contenere 
le emissioni della cokeria e non mi pare giusto».
Secondo Cosmai, invece, «l'assenza della proprietà è grave perchè la 
delegazione presentatasi oggi (ieri, ndr) non ha alcun potere decisionale. 
In ordine alla proposta del Comune, credo che in alcuni passaggi offra una 
vera e propria ciambella di salvataggio a Riva».
Secondo De Gregorio «si tratta di un confronto difficile che bisognerà 
portare avanti sino in fondo. Per non lasciare scappatoie all'Ilva abbiamo 
disegnato più scenari, tutti ugualmente praticabili, fermo restando 
l'obiettivo finale del rifacimento degli impianti». Per Ranieri «il 
confronto avviato con l'Ilva può portare a soluzioni che soddisfino sia le 
esigenze produttive che quelle, urgentissime, di tutela ambientale e della 
salute dei lavoratori e dei cittadini».