[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Taranto: tremendo sospetto sui veleni della Cokeria
Tremendo sospetto sui veleni della Cokeria
di Michele Tursi (Corriere del Giorno 15/2/2001)
Il più giovane aveva 43 anni. Il più "anziano" 55. Entrambi erano addetti
alle batterie 1/6 della Cokeria Ilva. Il primo è morto nel '90, l'altro ad
aprile del '98. Identica la causa: neoplasia polmonare. Ed è la stessa per
altre 21 persone, decedute nello stesso arco di tempo e per altre sei
ammalatesi di cancro.
Tutte erano o sono ancora in servizio alla Cokeria e dieci di loro
operavano sulle batterie 1/6. E' questa la sconcertante sequenza di morti
registrata nel reparto oggetto dell'ordinanza del sindaco Di Bello e prima
ancora della relazione del Pmp (presidio multizonale di prevenzione) che il
18 novembre scorso aveva evidenziato le gravi carenze dell'impianto,
suggerendone la fermata.
Un reparto in cui idrocarburi policiclici aromatici e benzo-a-pirene
vengono immessi in atmosfera in grosse quantità come hanno dimostrato
diverse indagini effettuate nel reparto, non ultima quella del collegio
peritale incaricato dal gip del tribunale di Taranto, nell'ambito
dell'inchiesta a carico dell'Ilva e di altre industrie del territorio.
I numeri, seppur preoccupanti (frutto di un lavoro dell'esecutivo di
fabbrica Uilm), non rendono perfettamente l'idea di quanto drammatica sia
la situazione all'interno del reparto. Nella Cokeria complessivamente
operano 370 unità. In percentuale, quindi, tra il '90 ed il '98 si è
ammalato di tumore quasi l'8% del personale. La percentuale dei morti si
aggira, invece, intorno al 6%.
Un dato statistico impressionate se messo in relazione a quanto scritto
dalcoordinatore del Pmp di Taranto nell'ormai famosa relazione del 18
novembre in cui si evidenziava «il permanere di situazioni operative
deficitarie, da ricollegarsi sostanzialmente a carenze strutturali legate
alla vetustà dei forni delle batterie 3/6, nonchè alla mancanza di un
impianto di aspirazione e depolverazione delle emissioni diffuse nella fase
di sfornamento coke».
Purtroppo, i morti in Cokeria non sono una novità. In uno studio del 1987,
ripreso nel '95 dai chimici Roberto Giua e Maria Spartera, i dati
epidemiologici riferiti ai lavoratori dei forni a coke negli anni '53/'70
per le categorie maggiormente esposte, sono drammatici.
Tra 78 addetti con una esposizione tra i 5 ed i 9 anni, si sono verificati
9 decessi. Con un periodo compreso tra i 10 ed i 14 anni e 43 addetti, i
morti sono stati 8. Stesso numero di "vittime" tra i 29 operatori rimasti
in cokeria tra i 15 ed i 17 anni.
Giua e Spartera rilevano ancora che «il fattore determinante di una
maggiore esposizione sembra essere il lavoro in zona vicina ai punti di
emissione di fumi, in particolare sul piano di carica. Gli addetti che
operano lateralmente ai forni (sfornatrice, guida, carro) o con esposizione
discontinua (inversionisti), mostrano valori di un ordine di grandezza
inferiore rispetto a quelli che si trovano sopra l'impianto».
Nella loro ricerca i due chimici hanno considerato soltanto gli Ipa e tra
questi, in particolare, il Benzo-a-pirene, cui viene attribuito il 70% del
potere cancerogeno di tutti gli Ipa. I valori più alti (tra 10 e 100
microgrammi per m³) è stato rilevato tra gli addetti ai coperchi, alle
caricatrici ed ai bariletti; quelli più bassi (tra 1 e 10 microgrammi per
m³) in tutte le altre mansioni.
Va ricordato, a tal proposito, che la legge attuale per il Benzo-a-pirene
negli ambienti di vita, prevede un valore per l'obiettivo di qualità di 1
microgramma per m³.