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Legambiente: inquinamento luminoso



26 Ottobre 2000 

    RIDATECI LA VIA LATTEA. LEGAMBIENTE E UAI CONTRO L'INQUINAMENTO LUMINOSO 

    1.750.000.000 chilowatt non consumati; 450 miliardi di lire l'anno
risparmiati; 430.000 tonnellate di olio combustibile non bruciato; 130
miliardi di lire di combustibili non importati; 1.350.000 tonnellate di CO2
non immessa in atmosfera; 1.480.000 tonnellate di Ossigeno, non bruciato.
Questi i numeri del risparmio ottenibile dalla riduzione dell'inquinamento
luminoso nelle nostre città, presentati oggi a Roma da Legambiente e Uai,
nel corso del convegno sull'inquinamento luminoso, cui hanno partecipato
tra gli altri, Carlo Rossi (Uai), Francesco Ferrante (Legambiente), Valerio
Calzolaio (Ministero Ambiente) e Giuseppe Gambale (Ministero Pubblica
Istruzione). Riduzione urgente e necessaria, e non solo per questioni
economiche. Attualmente in città riusciamo a distinguere mediamente solo
240 stelle circa sulle 6000 che potremmo vedere ad occhio nudo, ci è
rimasto da osservare quindi solo il 4% delle stelle osservabili
(Monitoraggio effettuato da 3500 studenti nell'ambito del progetto "Gli
studenti fanno vedere le stelle" del Ministero Pubblica Istruzione). Gli
animali, le piante e gli uomini, hanno ritmi biologici legati
all'alternarsi del dì e della notte (ritmi circadiani), nei quali si
distribuiscono il sonno e la veglia, le fasi della fotosintesi
clorofilliana (da cui proviene l'ossigeno che respiriamo) e la respirazione
cellulare: illuminare a giorno la notte crea squilibri notevoli sia agli
uni che alle altre. Le troppe luci che si disperdono verso l'alto fanno
perdere le rotte agli uccelli che si orientano di giorno col sole e di
notte con la stella polare. L'aumento di calore provocato dall'eccesso di
luci notturne è all'origine del permanere degli uccelli anche in inverno
nelle nostre città con evidenti problemi di convivenza con gli umani. Galli
e pettirossi stressati scambiano la notte per il giorno e diventano
l'ossessione di chi non riesce a dormire. Uno studio dell'Orto Botanico di
Padova, già nel 1971 aveva verificato che le foglie delle piante di
magnolia costantemente illuminate finiscono per avere una riduzione della
fotosintesi clorofilliana e questo, su vasta scala, comporta la riduzione
della produzione di ossigeno da parte delle piante. Per gli uomini poi sta
diventando problematico ottenere il buio adeguato a conciliare il sonno e
il giusto relax. Sul piano dello spreco energetico, è ormai assodato che il
25 - 30% circa dell'energia elettrica degli impianti di illuminazione
pubblica serve a illuminare il cielo, viene cioè dispersa verso l'alto,
senza utilità alcuna. Da un punto di vista puramente pratico, la migliore
efficienza delle lampade non va automaticamente a braccetto con la tutela
dell'ambiente, quindi l'indicazione da seguire è quella di ridurre al
minimo indispensabile la potenza delle luci, scegliere quelle al sodio, ad
alta o bassa pressione invece di quelle al mercurio, e utilizzare tutte le
tecnologie contro la dispersione, schermando verso l'alto le lampade. Studi
della Commissione Inquinamento Luminoso dell'UAI, rivelano che
l'abbattimento dell'inquinamento luminoso con la riconversione degli
impianti pubblici e privati può far risparmiare fino a 1.750.000.000
chilowatt; 450 miliardi di lire; 430.000 tonnellate di olio combustibile;
130 miliardi di lire di combustibili non importati; 1.350.000 tonnellate di
CO2 (non immessa nell'atmosfera); 1.480.000 tonnellate di Ossigeno non
bruciato. L'allarme degli astrofili per la perdita di "cieli bui", ha posto
all'attenzione dell'opinione pubblica il problema, sia per gli effetti
deleteri che provoca sugli esseri viventi sia per lo spreco energetico.
Dopo anni di assoluta immobilità legislativa, in questi ultimi mesi si è
mosso qualcosa e finalmente la Commissione ristretta del Senato ha
esaminato le proposte di legge contro l'inquinamento luminoso e preparato
un testo che ora dovrà passare al vaglio delle camere per l'approvazione.
Intanto Regioni e Comuni si sono attivati e sono state approvate varie
leggi regionali e regolamenti comunali in materia. Per prime il Veneto e la
Val D'Aosta, seguite poi da Lazio, Toscana e Lombardia, si sono dotate di
una normativa per ridurre l'inquinamento luminoso. I Comuni dovranno ora
recepire le nuove norme nei Piani Comunali dell'Illuminazione Pubblica,
ottenendo così un significativo risparmio sui costi (oltre 400 miliardi di
lire ogni anno). Un ulteriore passo avanti consiste poi nel limitare, con
maggiore cura, l'inquinamento luminoso nelle aree naturali protette. La
proposta di legge dell'on. Stefano Semenzato dei Verdi "Inserimento del
cielo stellato nel patrimonio naturale del paese. Norme per le aree
protette in materia di inquinamento luminoso e di istituzione dei "punti di
osservazione astronomica" risponde molto bene a questa esigenza e colma le
"lacune di tutela" presenti nelle proposte di legge precedenti, dando
risposte interessanti ai bisogni di astrofili e ambientalisti di tutela
delle aree naturali dalle troppe luci. La perdita del cielo stellato è
considerata perdita di un patrimonio naturale, importantissimo per la
cultura e per le tradizioni ad esso legate. I parchi appaiono dunque come
zona da proteggere dall'inquinamento luminoso e ottico e come sede di
iniziative capaci di costruire una nuova cultura del cielo stellato. Di qui
la proposta che gli Enti parco individuino delle zone specifiche da
attrezzare come "punti di osservazione astronomica", come luoghi nei quali
si possa compiere la riscoperta del cielo, valorizzando ed estendendo la
proposta di "parchi di stelle" degli astrofili . La proposta di legge da
una parte fissa vincoli e tetti di inquinamento, ma dall'altra istituisce
anche un fondo, di 15 miliardi l'anno, per pianificare i nuovi impianti e
permettere la riconversione di quelli vecchi e inquinanti, permettendo
quindi di valorizzare le tante disponibilità esistenti nel mondo delle aree
protette.