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l'acqua e' innocente
dal manifesto di martedi 17 ottobre 2000
L'acqua è innocente
MASSIMO SERAFINI
Tanta pioggia, violenta e concentrata nel tempo. Ancora morti da
aggiungere al lungo elenco dei caduti sul fronte delle "calamità
naturali". E' il clima che cambia? Sicuramente sono cambiate le piogge
che in poche ore scaricano ciò che una volta scaricavano in mesi. Ma che
il clima sia cambiato è noto, tanto che molti paesi tra cui l'Italia
avevano assunto impegni precisi per contrastare questo cambiamento. A
che punto siamo? Procediamo verso quelle riduzioni del 6,5% delle
emissioni di gas rispetto al '90? Per ora stanno crescendo del 6%
all'anno.
Ma siamo sicuri poi che è tutta colpa del clima? L'elenco delle catastrofi
è lunghissimo. Ormai basta una pioggia qualsiasi a provocare danni e
morti: è la verità amarissima con cui fare i conti. Perché il territorio
reagisce così, cioè sempre peggio? Perché ad assorbire le acque ci sono
sempre meno piante e foreste, divorate da incendi, disboscate per
costruire impianti di risalita o alberghi. Questa terra sempre più nuda
quanta acqua assorbe? Sempre meno, perché è ricoperta da un'orribile
crosta di asfalto e cemento. E quando l'acqua arriva a valle a grande
velocità e in grande quantità, si deve infilare in letti di fiumi da tempo
trasformati in piste da bob con argini altissimi che s'invocano sempre
più alti, dietro i quali si è voluto mettere di tutto: città, aree
industriali,
infrastrutture d'ogni genere. Altre se ne vorrebbero mettere perché
quando l'acqua si sarà ritirata ecco le Olimpiadi da organizzare, l'Alta
velocità da far passare la Cuneo-Asti da finire.
Tutta questa roba sta dentro le aree di sfogo delle piene dei fiumi e a
volte, come nel caso di Soverato, addirittura dentro l'alveo di piena. In
sei anni il Piemonte ha subito due alluvioni gravi. Tutti chiedono cos'è
stato fatto e nel porre questa domanda si pensa esclusivamente a
quanti soldi si sono spesi, a quanti argini rialzati, a quante briglie
stanno ferendo il fiume. Purtroppo si è speso molto, quasi sempre per
opere inutili. Ma si è fatto anche un buon piano di riassetto
idrogeologico che aveva individuato le aree a rischio. Dopo tre anni di
discussione questo piano è stato approvato nel maggio '99. Che
conseguenze ha avuto? Solo quella di scatenare novecento
contestazioni e ricorsi - in fotocopia - da parte dei comuni. Tutti tesi a
evitare il vincolo. Quelle carte che dicevano all'autorità di bacino che
non c'era nessun rischio, forse ora galleggiano sulle acque fangose che
si sono riprese tutto il maltolto. Lasciamo che il fiume le inghiotta.
A chi ha tentato di svuotare o bloccare quel piano faccio una proposta:
fotografiamo le zone colpite e si cartografi fin dove il fiume si è spinto.
Si vedrà che sono aree a alto rischio. Sarebbe una buona partenza,
l'unica, per evitare che la ricostruzione finisca sommersa dalle acque.
Magari tra sei anni.